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Ponte e porta. Saggi di estetica
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E-book114 pagine1 ora

Ponte e porta. Saggi di estetica

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Info su questo ebook

L'esigenza di coniugare forma e vita trova per Georg Simmel un terreno particolarmente ricco nella riflessione estetica: l'opera d'arte è infatti contenuta nei suoi limiti, ma al tempo stesso possiede in sé quella forma che la spinge sempre al di fuori di essi, autotrascendendosi. Il modo in cui l'opera d'arte rende sensibile l'intero flusso di vita che converge in essa è racchiuso nella duplice, pura e rappresentativa immagine del saggio che dà il titolo al volume, Ponte e porta, dove la vita si esprime nella forma, ma al tempo stesso non può esaurirsi in essa, spezzandola ogni volta. Il tratto costitutivo di ogni essere umano sarebbe appunto questo suo essere sempre al di là di se stesso, in una continua trascendenza, frattura e insieme sutura.
LinguaItaliano
Data di uscita14 giu 2011
ISBN9788889891995
Ponte e porta. Saggi di estetica
Autore

Georg Simmel

Georg Simmel (1858–1918) war einer der vielfältigsten Denker seiner Zeit. Der Philosoph und Soziologe, Begründer der formalen wie der Stadtsoziologie, hatte auf die nachfolgende Kulturphilosophie, aber auch auf die Kritische Theorie nachhaltigen Einfluss.

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    Anteprima del libro

    Ponte e porta. Saggi di estetica - Georg Simmel

    introduttiva.

    I. Ponte e Porta

    L’immagine delle cose esterne comporta per noi l’ambiguità in base alla quale tutto nella natura può sembrare collegato ma anche separato. Le continue trasformazioni della materia e delle energie pongono ogni cosa in relazione con le altre e fanno di tutte le singolarità un cosmo. D’altro canto però questi stessi oggetti rimangono costretti nella spietata esteriorità spaziale in cui nessuna parte di materia può essere comune a quello di un’altra perché nello spazio non si dà una concreta unità del molte­plice. E l’esistenza naturale delle cose, implicando concetti che si escludono vicendevolmente, sembra semplicemente sfuggire alla loro funzione.

    Soltanto l’essere umano di fronte alla natura possiede la capacità di unire e dividere, grazie a questo modo di procedere in base al quale ogni cosa ne implica sempre un’altra. Del resto già nell’estrarre due oggetti naturali dal loro contesto immobile e nel volerli designare come «separati», in fondo nella nostra coscienza, mentre li distinguiamo da tutto ciò che sta loro intorno, li stiamo già riferendo uno all’altro. Viceversa noi percepiamo come collegato qualcosa che abbiamo in qualche modo precedentemente isolato: è necessario quindi che le cose siano distinte per essere in seguito collegate. Del resto sarebbe privo di senso pensare, sia da un punto di vista pratico che logico, di unire ciò che prima non era separato, perfino ciò che ancora non è separato. In base a quale formula nell’operare umano stanno insieme queste due attività? L’unione o la separazione di due concetti sono da considerare come dati naturali oppure piuttosto come una nostra attività? Secondo questi problemi si può articolare la nostra analisi. In senso letterale come in senso metaforico, in senso corporeo come in senso spirituale, siamo noi che in ogni istante separiamo ciò che è unito e colleghiamo ciò che è separato.

    I primi uomini che segnarono la strada tra due luoghi, portarono a termine una delle più grandi imprese dell’umanità: essi potevano andare e venire da entrambi i luoghi, avendoli collegati per così dire in modo soggettivo. Sarebbe stato loro necessario, però, incidere visibilmente sulla terra il percorso affinché i due luoghi fossero collegati anche oggettivamente: in questo modo la volontà di connessione diviene configurazione delle cose, che si offrono ogni volta di nuovo a tale volontà, senza che questa dipenda dalla frequenza o scarsità dei nuovi percorsi. Quella di costruire un camminamento è una prestazione specificamente umana; anche gli animali superano di continuo le distanze e spesso lo fanno in modo più abile e articolato, tuttavia per essi non c’è un collegamento tra la fine e l’inizio di un percorso, essi non operano mai il miracolo del cammino: far coagulare il movimento in una struttura stabile, che inizia e finisce in

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