Canta che ti passa
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Anteprima del libro
Canta che ti passa - Stefano Venturini
Stefano Venturini
Canta che ti passa
UUID: f555fa6c-b2ae-11e5-bfed-119a1b5d0361
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)
un prodotto di Simplicissimus Book Farm
A Laura,
la donna fattapposta per me
Il giorno della finalissima era finalmente arrivato.
La prima entusiasmante edizione del concorso canoro Canta che ti passa era giunta all'epilogo.
Da giorni nel Paese non si dibatteva d'altro. Televisione, radio e carta stampata pubblicizzavano puntualmente l'evento contagiando chiunque. Il successo era stato clamoroso; giornalisti ed esperti di tutta Italia non smettevano di ripeterlo.
Nel giro di poco tempo Canta che ti passa era diventato un vero fenomeno di massa. Ogni momento della giornata era buono per discutere del programma. Le persone avevano cambiato le proprie abitudini quotidiane: lavoravano, mangiavano e dormivano sempre meno.
Il punto era che nessuno voleva perdere tempo: tutti fremevano per incontrarsi in un bar, un ristorante, un luogo pubblico qualunque dove condividere opinioni, critiche e speranze.
Psicologi e psichiatri avevano soppiantato i politici nei più disparati dibattiti televisivi. Parlavano di psicosi collettiva. Di vortice pericoloso dal quale non farsi risucchiare. Alcuni, addirittura, di tunnel senza uscita. Tutto ciò aveva un effetto contrario sulla gente, perché anche parlarne male diventava un pretesto per parlarne.
I social network erano attivi come mai prima d'ora, al punto che spesso i server andavano in pappa mandando letteralmente in panico gli utenti (la cronaca raccontava ogni giorno di appassionati del reality che minacciavano il suicidio se i problemi di mal funzionamento delle piattaforme non venivano risolti).
Sulla pagina ufficiale di Facebook i mi piace erano arrivati a qualcosa come trenta milioni e gli hastag su Twitter si moltiplicavano come cellule impazzite.
In breve tempo Canta che ti passa era diventato un culto con adepti ovunque.
Gaetano Senzaquattrini, Felice Disgraziati e Loredana Cantacessi erano i tre fortunati finalisti che stavano per mettere in scena lo spettacolo più atteso del secolo.
In realtà, che tu sapessi cantare, all'ideatore del programma Claudio Menestrelli non era mai fregato un accidenti. Il canto era solo un pretesto. Visto il clamoroso successo che continuavano ad ottenere i concorsi canori, infatti, l'idea di una gara di quel tipo era nata per attirare il maggior numero di spettatori possibile alla prima puntata; per avere da subito grande visibilità.
La vera trovata era stata quella di annoverare, tra i dieci cantanti, tre concorrenti che con il canto non avessero nulla a che fare, e che piuttosto fossero classificabili sotto la voce: "casi umani disperati".
Claudio Menestrelli era convinto che il pubblico, nonostante lo spiazzamento iniziale, non avrebbe fatto troppo caso alle scarse doti vocali dei tre antagonisti, e che si sarebbe viceversa appassionato sempre di più alle loro storie tristi e strappalacrime.
La parola d'ordine tra gli spettatori sarebbe ben presto diventata: riscatto.
Secondo l'autore del format, fare breccia in questa maniera nei cuori delle persone era il modo migliore per ottenere un rapido successo.
Benché scettica, la produzione a cui Menestrelli aveva presentato la sua idea gli aveva comunque concesso un budget che, seppure risicato rispetto a quello dei grandi progetti, gli aveva permesso di mettere in piedi cinque puntate.
Gli avevano dato credito perché i suoi precedenti lavori minori erano piaciuti, e perché appariva come un uomo molto ambizioso, pronto a tutto pur di sfondare nel mondo dello spettacolo.
La fiducia era stata largamente ripagata, visto il clamoroso successo ottenuto dalla trasmissione in poche settimane.
La selezione dei tre casi umani disperati - avvenuta in gran segreto - era stata severa e rigorosa. I requisiti di ammissione molto rigidi.
Gaetano, Felice e Loredana, che avevano ampiamente dimostrato di essere delle pippe incommensurabili con il canto, non avevano avuto alcun problema a passare le audizioni. Le mirabolanti vicissitudini delle loro vite erano apparse fin da subito a tal punto tragiche, comiche e così inenarrabili che Menestrelli aveva deciso di scommettere su di loro l'intera carriera.
Sarà un successo senza precedenti!
profetizzava.
E così era stato.
Infatti, quando alla prima del reality le clip video avevano presentato le rispettive storie, i tre avevano fatto incetta di consensi. Nessuno sembrava aver fatto caso alle terribili performance di cui erano stati protagonisti. Gli spettatori presenti in sala erano impazziti. Un pianto di commozione unico. Fazzoletti di carta stropicciati ovunque. Il delirio. In meno di due ore i social network si erano riempiti di affettuosi attestati di stima. Delle esibizioni nettamente migliori degli altri cantanti non era rimasta alcuna traccia.
Così, televoto dopo televoto, un'eliminazione dietro l'altra, i casi umani disperati più famosi d'Italia erano approdati alla grande finale tra milioni di ovazioni.
Ciononostante, per l'ideatore del format televisivo più esplosivo di sempre, quello era stato solo l'inizio.
Alessandro Fattapposta era alla quinta serie di addominali. Ci teneva al suo fisico: era un cultore del fitness. Nel suo camerino si stava allenando in mutande davanti allo specchio lungo perché adorava guardare i suoi muscoli contrarsi. Si sentiva sexy e irresistibile. Del resto il suo motto era: un presentatore deve essere prima di tutto presentabile. E lui lo era: alto, bello e avvenente. Gli spettatori lo adoravano come un Dio e lui non voleva deluderli.
Con un agile balzo si mise in piedi per fare dello stretching. Dopodiché ammirò il proprio riflesso mentre assumeva delle pose da body builder esperto. Si giudicava un vero adone, quanto bastava per avere tutti ai suoi piedi.
Il giudizio che la stampa di settore gli riservava all'unanimità era entusiastico: di lui scrivevano che era brillante, intelligente e ironico. In breve: di un altro pianeta.
Quello che nessuno sapeva, però, era che Alessandro Fattapposta fosse davvero di un altro pianeta. Proveniva, infatti, da Zob90210, un piccolo mondo situato in una remota galassia sconosciuta distante milioni e milioni di anni luce dalla terra.
Gli zobiani presentano anatomie identiche a quelle dell'uomo; respirano ossigeno, bevono acqua, mangiano carne, verdura, uova, pasta e tutto il ben di Dio che sa offrire il loro meraviglioso pianeta incontaminato. Come noi, si riproducono con l'accoppiamento.
Le numerose affinità che legano tra di loro zobiani e terrestri sono riconducibili al fatto che l'uomo, in realtà, discende proprio da Zob90210. O almeno questo è quello che sostengono i suoi abitanti. Come fanno molte altre forme di vita intelligenti che abitano l'universo, del resto, anche gli zobiani si vantano di aver colonizzato per primi la terra. Si narra che qui vi abbiano condotto un giorno un maschio e una femmina spogliati di tutto e che qualcuno abbia detto loro: Dominerete sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra.
Che prima di andar via quel qualcuno abbia aggiunto: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela.
E che proprio un attimo prima di chiudere lo sportello dell'astronave si sia ricordato di dire anche: Io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.
Lo zobiano vide quanto aveva fatto, e secondo lui era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: lui se ne andò e i due rimasero per un tempo immemore a guardarsi inebetiti negli occhi provando la netta sensazione di non averci capito granché.
Da quel momento, ogni tot anni, gli zobiani inviano sulla terra un ispettore in incognito con il compito di controllare, di verificare i progressi che hanno compiuto i terrestri e, quando le circostanze lo richiedano, di aiutarli nella loro evoluzione; a volte rimangono stupefatti dei risultati raggiunti dai loro discendenti, ma molte altre, invece, ne restano delusi. Sperano che un giorno anche il pianeta terra possa risplendere come il loro, un autentico paradiso costellato di città ricche di vie lussuose e di case meravigliose. Un mondo in cui tutti hanno un lavoro, godono di ottima salute e un hanno un fisico bestiale.
Bestiale proprio come quello di Alessandro Fattapposta - il cui vero nome era Juteer-X6377 - che era stato inviato come ispettore sulla terra cinque anni prima. Per la precisione, dal giorno alpha
era il duecentomilanovantanovesimo funzionario della Direzione Interplanetaria Galattica (DIG) ad esservi stato spedito in missione in gran segreto.
Acquisita la nuova identità, avrebbe dovuto limitarsi alla raccolta di quanti più dati sarebbe riuscito a ricavare sui passi in avanti compiuti dagli umani nel mondo dello spettacolo. Gli abitanti di Zob90210, infatti, adorano gli spettacoli. Su Zob90210 ogni show televisivo si trasforma in un mirabolante evento mediatico capace di raccogliere intorno a sé una moltitudine infinita di spettatori. I conduttori zobiani, inoltre, sono considerati i migliori in assoluto di tutto l'universo, e in effetti il loro humour e la loro verve sono estremamente rinomate in tutte le galassie.
Sulla terra, invece, il livello dei programmi televisivi era piatto, e di questo gli abitanti di Zob90210 si rammaricavano molto. Si chiedevano se mai i terrestri sarebbero riusciti a portare i loro show ad un livello quanto meno accettabile.
Non producendo alcun risultato significativo, però, molti anni prima la Direzione Interplanetaria Galattica aveva preso la decisione di affidarsi all'esperienza e all'estro della nota conduttrice zobiana Kalel-Y9978 (altrimenti conosciuta come Raffaella Carrà), inviandola sul pianeta terra con il preciso compito di portare nel mondo dell'entertainment nostrano lo scossone necessario alla sua evoluzione.
La conduttrice zobiana era sembrata riuscire nell'impresa. Per diverso tempo era stata considerata un'autentica beniamina dal pubblico di tutto il mondo. Aveva lanciato balli, mode e inventato carambate di ogni genere.
Tuttavia, quando si era ritirata dalle scene - questo perché si era concluso il suo mandato intergalattico - i programmi in televisione era tornati anonimi e banali come prima, e così le speranze degli zobiani erano andate definitivamente a farsi benedire.
La DIG aveva dunque deciso di inviare sulla terra un ispettore, in Italia, il luogo dove quell'illusione era germogliata, perché conducesse uno studio approfondito su ciò che di buono era rimasto dell'ottimo lavoro fatto dalla Carrà.
In men che non si dica, però, Juteer-X6377, operativo sotto copertura con il nome in codice di Alessandro Fattapposta, si era fatto prendere la mano e, spinto da una grande ambizione, contravvenendo alla missione che gli era stata affidata, si era ritrovato a cavalcare da protagonista le scene televisive italiane e a diventare il più grande showman che un terrestre avesse mai conosciuto prima d'allora.
Era bravo in tutto quello che faceva, e per questo era stato selezionato dalla DIG come duecentomilanovantanovesimo funzionario interplanetario. Aveva sempre superato i test con il massimo dei voti riuscendo ad ottenere i passaporti intergalattici necessari per viaggiare ovunque nello spazio. Un gioco da ragazzi per lui. Quando gli era stata prospettata la possibilità di essere inviato sulla terra come agente in missione, i suoi occhi si erano illuminati d'immenso. Aveva tutte le carte in