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Tecnoinganni: Storie brevi da un problematico futuro
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E-book85 pagine1 ora

Tecnoinganni: Storie brevi da un problematico futuro

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Tutti i racconti di questa antologia sono collegati da un filo rosso di finzioni, illusioni, dissimulazioni. Di inganni, naturalmente, tecnologici: tecnoinganni, quindi.
Proprio come quelli indotti da cuccioli truccati, bombe nucleari artigianali, guerre pulite, ping-pong di viaggi nel tempo, coraggiosi uomini insetto, apocalissi dissimulate, avventure da cartone animato tra confini dell’universo e pianura padana, gatti nascostamente telepatici.
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2019
ISBN9788832583496
Tecnoinganni: Storie brevi da un problematico futuro

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    Anteprima del libro

    Tecnoinganni - Carlo Crescitelli

    Note

    Prefazione

    ovvero di come perdersi nello spazio profondo… e non avere nessuna voglia di venirne fuori!

    L’ardita operazione, lanciata recentemente dal Terebinto Edizioni, di bandire in contemporanea più concorsi letterari di genere – affidando la gestione e la cura delle relative pubblicazioni da essi derivanti ai propri autori o collaboratori storici, o maggiormente rappresentativi sulla scorta dei loro rispettivi interessi o personali passioni – mi ha messo da subito, nella mia qualità di curatore individuato per il genere fantascienza, di fronte a più di una sfida.

    Anzitutto, il dovermi districare tra ispirazioni singolarmente varie ed eterogenee; ma forse neppure tanto singolarmente, considerato che l’ecletticità, per non dire l’eccentricità, rappresenta forse una delle caratteristiche precipue della letteratura sci-fi di ogni tempo. Resta tuttavia il fatto che le storie pervenute prospettavano argomenti, situazioni, vicende, mondi spesso lontani fra loro oltre ogni mia immaginazione e aspettativa. Il che mi rendeva sin da subito improbabile e dunque impraticabile una loro selezione e suddivisione in sottogeneri immediatamente classificabili: spaziale, tecnosociologico, di denuncia politica, fiabesco, teratologico, cyberpunk etc…

    Altra questione, poi, il mood che singolarmente contraddistingueva i singoli lavori in gara: teso e drammatico, ma anche ironico e divertente, fino ad apertamente dadaista o nonsense . Ed anche qui: che fare? Leggerezza o impegno? Entrambe? Sì, ma come?

    Infine, i vari grandi temi sottesi alle storie proposte… e tra questi mi è sembrato di poter finalmente individuare un filo rosso degno di esser dipanato. Perché – come del resto suggerisce il titolo stesso, proprio per questo assegnato all’antologia – tutti gli autori e le autrici, ognuno a suo modo, hanno raccontato di finzioni, illusioni, dissimulazioni: di inganni appunto. E di inganni tecnologici, naturalmente: tecnoinganni quindi, a volerli creativamente definire.

    Proprio come quelli indotti da cuccioli truccati, bombe nucleari artigianali, guerre pulite, ping-pong di viaggi nel tempo, coraggiosi uomini insetto, apocalissi dissimulate, avventure da cartone animato tra confini dell’universo e pianura padana, gatti nascostamente telepatici. Ebbene sì, è precisamente questo che vi proponiamo e vi aspetta, cari lettori: una bella serie di numeri a sensazione nei quali potervi calare per scorrazzare felici come ho già avuto il piacere di fare io, lasciandoci trasportare dalla sospensione dell’incredulità verso ed oltre i mille possibili infiniti dei nostri infiniti possibili.

    Ma attenti, senza mai abbassare la guardia, perché la realtà resta sempre lì dietro l’angolo, e quella sì non si fa mai problemi a dolorosamente ingannarci… ed è appunto a questo che mi auguro possano tornarci in qualche modo utili i fantasiosi tecnoinganni dei nostri bravi autori qui da noi premiati: a saper trovare la bussola, a indirizzare il navigatore nella giusta direzione, per vivere al meglio le consapevolezze del nostro presente, e trovarci di conseguenza il meno impreparati possibile ad affrontare gli innumerevoli, imprevedibili tecnoinghippi del problematico futuro che davvero ci attende.

    Perciò buona lettura, e buon divertimento: non prendiamoci troppo sul serio ma, mi raccomando, non sottovalutiamo mai neppure la profonda serietà insita nel saperci distaccare e talvolta sorridere di noi stessi.

    Carlo Crescitelli

    Tutti noi amiamo i cuccioli, per l’aria innocua e il bisogno di protezione che emanano… e tutti noi ne risultiamo in qualche modo per gli stessi motivi soggiogati.

    Aggiungete l’appeal che potrebbero esercitare splendidi piccoli esemplari di nuove razze aliene… ed avrete l’ingrediente principale di questo simpaticissima avventura: una vera e propria cyberfiaba la cui morale si può riassumere nel popolare concetto mai fidarsi delle apparenze.

    Che altro manca? Un pizzico di surreali intuizioni della piccola coautrice, il gusto marpione del papà nell’imbastire la love story di contorno, mescolate il tutto… ed ecco serviti i vostri deliziosi alien pets ! Sono sicuro che piacerebbero molto a Steven Spielberg: scommettiamo?

    Luigi & Federica Giampetraglia - Alien Pets

    Dedicato alla

    migliore mamma

    dell’Universo… la mia!

    (Fede)

    Negli ultimi due secoli l’umanità era sopravvissuta a sei guerre nucleari, tre pandemie zombie, un numero imprecisato di invasioni aliene e una pioggia di meteoriti che aveva trasformato il pianeta in una forma di groviera alla periferia dell’universo.

    Ma fu nel 2294 che la razza umana rischiò più seriamente l’estinzione.

    La colpa fu tutta di quei maledetti Alien Pets : i Conigli Rosa di Leb.

    Per la verità i guai coi Pets erano cominciati già nel 2167, quando una specie proveniente da Album aveva imparato ad usare i nostri gabinetti.

    All’epoca nessuno poteva immaginare che le scimmie verdi di Album fossero spesso infestate da un parassita vermiforme (l’ Infernalis Pluto ) che se ne serviva come incubatrice per le proprie uova. Le uova di Pluto finivano, insieme alle feci delle Monk, nelle fogne delle città e, grazie alle condizioni favorevoli offerte dal microclima delle cloache, si schiudevano nella metà del tempo che impiegavano sul pianeta d’origine.

    Senza contare che su Album, delle migliaia di uova deposte dagli Infernalis, circa il 98% finiva nello stomaco dei Suck Dejection, una specie di grossi formichieri che si cibavano delle feci delle Monk. I Suck predigerivano il cibo con l’acido, in maniera da uccidere tutti i parassiti presenti, uova di Infernalis comprese.

    La percentuale che sfuggiva ai succhiatori doveva vedersela, alla schiusa, con un gran numero di predatori; di un’intera covata di Pluto solo lo 0,01% raggiungeva l’età adulta. Ma sulla Terra questi numeri si moltiplicarono, e così i Pluto divennero presto una vera piaga. Da adulti erano grandi come un pitone, solo più veloci e dotati di centinaia di piedi a ventosa che gli consentivano di risalire i canali fognari fino ai gabinetti delle case.

    Morirono milioni di persone prima che il governo si decidesse ad affrontare

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