Otto minuti
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Anteprima del libro
Otto minuti - Raffaele Costantini
illuminato.
UNO
Avevano trascorso gli ultimi dieci anni da soli, mamma e figlio. Con un padre ad intermittenza ed un marito altrove.
Loro sembravano arrivati dal nulla, anni prima, freschi di nozze. Negli anni in cui la vita ti srotola davanti un tappeto rosso su cui i flash dell'ammirazione gridano al mondo la tua esistenza, mentre i genitori invecchiano e i libri da leggere si accumulano sul comodino. Negli anni della felice confusione di foto di gruppo che sbiadiranno senza preavviso.
Quegli anni.
Lei, una deliziosa gonna fiorata e lui, un hippie di fine millennio dagli occhi azzurri e una sigaretta nuova di zecca tra le dita.
Quando si erano conosciuti, tra le braccia di una vallata verde, durante la primavera di Hale Bopp, lei praticava yoga e lui dava lezioni di chitarra. Una comunità di sognatori, di miglioratori del mondo che si nutrivano di libertà, coltivando l'orto e barattando i loro bisogni con bisogni di altri in un sogno vivido di una purezza primordiale. Come uomini primitivi decoravano le pareti delle loro vite con terra colorata, sostituendo alle scene di caccia una visione della vita lontana da ogni conflitto e da ogni prevaricazione. I fiori che li avevano partoriti, rinnegando madri e padri, erano tutti intorno a loro come un infinito tappeto ai loro piedi. Luna e Felipe impararono presto ad amare le stesse cose, le loro anime vibravano all’unisono. Erano forti ed erano sicuri che il mondo lo avrebbero cambiato a forza di assemblee, occupazioni e concerti rock. Anche se i cannoni, là fuori, continuavano a sparare, se i muri tra i popoli resistevano, le loro tinte erano quelle dell’arcobaleno. Il mondo ospitava i loro giovani cuori come un grande paese da percorrere a piedi, in autostop, in moto o solo col pensiero. L’India era vicina, la liberazione a portata di mano.
- Partiamo domani - le disse passandole due dita tra i capelli.
Iniziò per loro un lungo viaggio, con pochi soldi e due bisacce. Misero sotto i sandali asfalto e polvere. Al ritorno lei ne sapeva di più di yoga, lui ne sapeva di più di droghe. Ognuno nutre la sua anima come può.
Si sposarono a piedi nudi quando ancora il futuro non esisteva e i ponti col passato furono ricostruiti.
- Mamma, papà, Felipe è un uomo buono. Lo amo e sono felice con lui. - Voleva rassicurarli prima di salire nell’auto che l’avrebbe portata in chiesa. Quando i genitori invecchiano vanno rassicurati, è una questione di riconoscenza.
Anni dopo, Luna si trovò al capezzale del suo vecchio e fu confortata come quando era una bambina. Di nuovo.
- Figlia, non uscirò più da questo pantano. - Non aveva paura negli occhi, solo una profonda tristezza. Una voglia di vivere sopraffatta dalla malattia che spalancava abissi sull’ignoto. - Ma non voglio che ti senti sola. In qualche modo e da qualche parte mi ritroverai quando ne avrai bisogno. Inizia dal tuo cuore, tanto per essere sicuri. Ci sono ancora vero? Nel tuo cuore, c’è sempre un posticino per me vero? - Una lacrima tremolante trattenne il fiato.
- Certo papà, il mio grande papà...
Giù per le scale le lacrime inondarono l’universo intero ed il cuore si fece piccolo piccolo. Luna lo raccolse in mano come si fa con un uccellino e nel ventre il pianto divenne una ninna nanna.
Aster prese forma attimo dopo attimo in quei giorni. Il suo diventare uomo passò prima per una lenticchia, un fagiolo, una ranocchia, una lucertola, un cucciolo di dinosauro. Dentro una bolla di acqua dolce la voce di una mamma cullava i suoi pensieri fatti di niente. La voce di un padre pure. Da un giradischi.
Sarebbe nato, avrebbe riempito l’etere del suo grido di felice disperazione, per essere stato messo al mondo in un giorno, una data precisa, che ne contiene un’altra, altrettanto precisa, quella della morte. Avrebbe, messo su i primi dentini e pronunciato le prime parole, quelle più vere. Avrebbe mosso i primi passi sulla terra degli uomini. Avrebbe poi scoperto la doppiezza delle parole usate come coltelli e le carezze sincere di un compagno di giochi al riparo dal mondo dei grandi. Avrebbe provato la gioia ed il dolore che è fatto per gli uomini. Avrebbe avuto domande a cui trovare risposte e due polmoni a respirare l'aria di primavera che ti annuncia che l’inverno è finalmente finito.
Madre e figlio furono un’ottima squadra. La migliore. Vissero a Lupabella, uno dei tanti puntini della Via Lattea, come luna e stella.
DUE
«Perché mai dovrei assumerti in falegnameria il quindici di luglio, Aster?». Lucio il falegname dette tre colpi di raspa a uno stipite, poi ci soffiò sopra per spazzare via segatura e dubbi. «Dì un po’, non ti piace il mare?».
«Mi piace l’odore del legno».
«Più del mare?».
«Il mare è un’altra cosa, ma il profumo del legno mi piace tanto». Aggiunse Aster dal basso dei suoi 11 anni.
«Guardati in giro, Aster. Vedi qualcun altro, oltre me, in questo buco?».
Effettivamente Lucio era il falegname più piccolo del mondo nella falegnameria più piccola del mondo.