Vittorini e le mille e una notte. Pittura, fumetti e pubblicità nell’opera editoriale di Elio Vittorini
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Anteprima del libro
Vittorini e le mille e una notte. Pittura, fumetti e pubblicità nell’opera editoriale di Elio Vittorini - Annalisa Stancanelli
VITTORINI LETTORE
A sei anni Elio Vittorini si ammalò gravemente di morbillo e gli altri fratelli furono allontanati da casa. «Elio aveva paura di stare solo- raccontò la sorella Jole¹- e la mamma lo avvolgeva nelle coperte e gli leggeva le favole di Andersen. Forse fu quello il primo contatto con la favola della lettura». Una volta lo zio Nini² , si legge sempre nelle memorie di Jole Vittorini, «portò in dono a Elio fanciullo Pinocchio di Collodi ma ci ripensò perché lo trovò che leggeva Il Memoriale di Sant’Elena
di Napoleone». Pinocchio, poi, sarà messo da Vittorini in un’intervista del 1949 fra i dieci libri da salvare del XX secolo³.
Notissima la passione di Elio per le storie de le Mille e una notte
, lettura che s’intreccia con una spiccata propensione per la recitazione; infatti, Elio costringeva fratelli e cugini ad improvvisarsi personaggi del libro impersonando spesso lui stesso Al Rascid, Ugo il Vizir, Jole Zobeida.
Elio sin dalla fanciullezza si dedicava alla poesia ed alla immaginazione anche di copioni
per queste piccole scene teatrali, la sorella Jole ne ricorda uno dal titolo Principessa pallida
⁴ . Ma Vittorini era anche un bravo mimo. A Terranova di Sicilia sul terrazzo di casa percorreva i gironi infernali come Sommo poeta accompagnato dal fratello Ugo-Virgilio, e molti anni più tardi anche a Bocca di Magra, come racconta il figlio Demetrio, si distinse nell’interpretare Dante nell’Inferno nel momento in cui cadde come corpo morto cade
lasciando a Sereni il ruolo di Virgilio.
Cosa lesse Elio da piccolo? Tutti sanno che fu colpito dal Robinson Crusoe di Defoe (e la povera Jole era costretta dai fratelli avventurosi spesso a impersonare Venerdì); «sulla spiaggia di Terranova i miei fratelli divennero dei Robinson Crusoe, mentre io impersonavo il solito Venerdì» ricordava Jole.⁵ Nello scritto Della mia vita fino ad oggi
, pubblicato nel 1949, Elio Vittorini racconta; «in una di queste stazioni (forse Butera 1920) ho letto sotto un ciuffo di canne il primo libro che mi fece grande impressione. Era una riduzione per bambini del Robinson Crusoe che recava disegnata sulla copertina la figura di Robinson chino a esaminare sulla sabbia dell’isola deserta l’orma del piede di un altro uomo». Forse pochi conoscono la passione di Vittorini per la Divina Commedia che, fanciullo, comprò a fascicoli alla fine della guerra; si trattava della versione illustrata da Dorè, con il commento di Eugenio Camerini, edita da Sonzogno e le illustrazioni del poema lo seguirono fino agli anni del Politecnico quando pubblicò alcuni disegni di George Grosz. E poi le Vite dei Santi e le storie della Bibbia, in particolar modo lo affascinarono quelle di Sodoma e Gomorra, il diluvio e l’Arca di Noè.
Il luogo più agognato per Elio lettore era la biblioteca paterna⁶ che gli era negata e che lui violò più volte, invece, grazie alla complicità dei fratelli che si appostavano all’esterno e lo avvertivano dell’arrivo del padre, chiamato in codice La Morale
; quel padre che lo obbligò a intraprendere gli studi tecnici mentre il ragazzo aveva una spiccata propensione verso le discipline umanistiche dove otteneva i voti più alti e non solo. Un suo compagno di banco raccontò che durante i compiti in classe di italiano svolgeva il suo tema, quello del compagno di banco e di altri studenti e sempre in uno stile diverso e spesso componeva elaborati anche per gli studenti del Liceo classico a cui li consegnava attraverso le finestre. Si vedeva sempre con un libro in mano alla Villetta Aretusa, accanto alla statua di Archimede, o sulle gradinate del Duomo dove, prima di entrare in classe, leggeva brani tratti da libri o alcune poesie da lui composte. E poi nella ricostruzione della sua infanzia e prima adolescenza non bisogna dimenticare il sogno di viaggiare che lo portò a strappare le carte geografiche da un prezioso Atlante di Storia Illustrata per tappezzare le pareti della sua stanza. Per diverse volte, usando i biglietti gratuiti del padre ferroviere, lasciò Siracusa e viaggiò in Italia, tornando sempre. Una volta non tornò e rimase a spaccare pietre
in Friuli fino a diventare assistente ai lavori e partecipare alla costruzione di un ponte. Fatto che egli considera uno dei più importanti della sua vita⁷.
I viaggi, come già rilevato, prima che reali, furono sulle carte alla maniera ariostesca; da quel momento in poi Elio iniziò a leggere (1917 circa) e non smise più. Approfittando della biblioteca di Failla e della Biblioteca Alagoniana, dai racconti di chi