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La danza della libellula
La danza della libellula
La danza della libellula
E-book176 pagine2 ore

La danza della libellula

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Info su questo ebook

Questa storia narra di una bambina chiamata Nadine, che con fede sincera si affida segretamente a Madre Natura. La fanciulla sin da tenera età scopre di avere predilezione per la danza, che col passare degli anni si tramuta in vera e propria vocazione. Nonostante i desideri di Nadine vengano ostacolati continuamente dalle avversità della vita, un giorno fortunatamente conosce la Libellula Jolie, che l’aiuta a realizzare magicamente il sospirato sogno.
La danza è nobile arte, forma d'espressione innata nell'uomo, impulso alla vita e all'unione; è potere magico, forza del volere, sogno che alimenta la speranza, tra quotidiane avversità; è porta misteriosa per accedere con aggraziata eleganza e coinvolgimento dei sensi, al profondo di noi stessi.
LinguaItaliano
Data di uscita22 set 2015
ISBN9788898894550
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    Anteprima del libro

    La danza della libellula - Elga Moretto Giuseppe Marchese

    INDICE

    INTRODUZIONE

    * PARTE PRIMA *

    ** PARTE SECONDA **

    *** PARTE TERZA ***

    **** PARTE QUARTA ****

    Titolo: La danza della libellula

    Autori: Elga Moretto, Giuseppe Marchese

    Editore: Temperino rosso edizioni

    Prima edizione 2015

    © 2015 Temperino Rosso Edizioni Fortini

    Le immagini nel testo e in copertina sono di Elga Moretto

    ISBN 978-88-98894-55-0

    INTRODUZIONE

     Un mondo impercettibile di suoni, armonie e colori brulica giorno e notte intorno a noi, col magico fluire delle essenze: gnomi, ondine, fate, amadriadi, folletti ecc., ecc. Essi infatti, seppure invisibili a occhio nudo, tessono instancabilmente i fili del nostro destino, assoggettandosi nel bene o nel male al libero arbitrio dell’essere umano.

     Questa storia narra di una bambina chiamata Nadine, che con fede sincera si affida segretamente a Madre Natura. La fanciulla, sin da tenera età scopre di avere predilezione per la danza, che col passare degli anni si tramuta in vera e propria vocazione. Nonostante i desideri di Nadine vengano ostacolati continuamente dalle avversità della vita, un giorno fortunatamente conosce la Libellula Jolie, che l’aiuta a realizzare magicamente il sospirato sogno. 

     La giovinetta, con l’insegnante Jolie e in compagnia della cornacchia Nerina coltiva progetti e aspirazioni per giungere alla meta finale. Nel silenzio della Natura percepisce con cuore palpitante i fremiti delle foglie lievissimi come sottili desideri, i sospiri delle piante, dei fiori, e di ogni verdeggiante filo d’erba, che le donano forza e coraggio.

     La protagonista Nadine si affida con volontà irradiante alla saggezza atavica, per sconfiggere le amarezze quotidiane e non divenire straniera di se stessa. Così, obbediente al volere divino, attua la propria esistenza sinfonicamente, con gli altri esseri del Creato.

    * PARTE PRIMA *

    In una tranquilla cittadina, nei pressi di un bosco, tra due pendici montuose di una verdeggiante vallata viveva una bambina di nome Nadine, col babbo e tre fratellini: il piccolino soprannominato Buffèt, perché mangiava continuamente, il mezzano Sleepy perché amava dormire, e il più grandicello Speedy perché aveva la frenesia di correre.

    Per un crudele destino i fanciulli erano rimasti orfani della giovane mamma, e affidati quindi alle cure di una loro anziana zia che abitava nel centro del Paese. Il babbo Jurghen Hubertus, per fronteggiare le necessità economiche familiari faceva il minatore nel ventre di una vicina montagna. Spesso s’intratteneva in miniera fino a notte inoltrata e rientrava a casa molto stanco, con numerose ore di duro lavoro sulle spalle.

    Un triste giorno purtroppo, anche la tutrice zia Joanna venne a mancare, così il problema dell’affidamento dei bimbi si ripresentò. I fratellini, addolorati per il tragico avvenimento e privati dell’affetto materno si sentivano ancora più tristi e soli. Alla fine la sorellina maggiore, seppure anch’essa bisognosa di amorevoli cure, dovette farsi carico della situazione familiare.

    Nadine era una bella bambina, buona e ben educata, abituata alla semplicità della vita, rispettosa con chiunque. Tuttavia ben presto i doveri quotidiani le impedirono di giocare spensieratamente, e per mancanza di tempo, piano, piano dovette abbandonare scuola e amici.

    La bimba, nel profondo del cuore soffriva molto per la mancanza di cure materne. Quand’era piccina sua mamma l’aveva iscritta a una scuola di danza classica, insieme a tre sue cuginette. Lei aveva dimostrato grande predilezione per quella disciplina, tant’è che gli insegnanti più volte le avevano detto: Piccola Nadine, tu da grande diventerai una vera ballerina!

    Sin dal giorno dell’improvvisa dipartita di sua mamma, Nadine era stata costretta a interrompere più volte la danza, contrariamente alle sue cuginette, che seppure poco inclini a quella disciplina, venivano sollecitate dalla loro mamma Sascia, a frequentare regolarmente le lezioni.

    Man mano che il tempo passava, Nadine si prendeva cura pazientemente del babbo e dei fratellini, fino a reprimere il sogno della danza. Spesso nei suoi occhi si leggeva profonda tristezza, velata di malinconia. Una sera la giovinetta, terminate le faccende domestiche si era seduta ai piedi del letto pensierosa, con la testa tra le mani. Mentre il babbo e i suoi fratellini dormivano, guardò attraverso i vetri della finestra, in direzione della fitta vegetazione, e col cuore pieno di nostalgia pensò: Oh, se potessi danzare come una leggiadra Libellula da un fiore all’altro! Che bello…! Volare… volare tra gli alberi! Libera… libera e spensierata!

    Ogni volta che Nadine aveva qualche minuto di riposo, si affacciava alla finestra e si soffermava a salutare i suoi amici del bosco: cornacchie, merli, scoiattoli, farfalle colorate e gaie rondinelle che volavano felici nell’aria. Il tetto della sua piccola dimora era diventato il punto di ritrovo di numerosi uccelli.

    Sul piazzale antistante l’abitazione di Nadine, davanti alla porta principale vi era un magnifico salice piangente, la cui cupola frondosa spiegava i rami danzanti fino ad accarezzare l’acqua fresca e le sponde di un ruscello, che scorreva accanto alla casetta. Quattro radici dell’albero emergevano lievemente dal terreno, abbracciate fedelmente al suolo. Loro sì… si contendevano le più dolci carezze protettive di Madre Terra. Sotto quel salice, da un po’ di tempo vi abitava una famigliola di Libellule. La loro figlia maggiore Libellula argentata, amava danzare anche di notte insieme alle falene intorno a un solitario lampione, che emanava tutt’intorno soffuso chiarore. In quel clima fantastico, ma nello stesso tempo realistico, la bambina soffocava nel profondo del cuore il sogno di danzare, che non poteva svelare a nessuno, nemmeno ai suoi familiari. Una sera di luna piena, la bambina prima di addormentarsi era raccolta in preghiera, come le aveva insegnato sua mamma, quando improvvisamente si scatenò un brutto temporale con lampi e tuoni. Guardò attraverso i vetri della finestra e notò una grossa Libellula argentata che volava impaurita. La leggiadra creatura non ebbe il tempo di mettersi al riparo, e in men che non si dica, fu sbatacchiata qua e là violentemente al suolo. Nadine, senza esitare si precipitò a soccorrerla in mezzo al temporale. Con un retino la prese e la portò nella sua cameretta al sicuro. Appena adagiò la Libellula sul letto si accorse che era gravemente ferita, quindi la medicò e le immobilizzò una zampetta lesionata.

    Grazie alle amorevoli cure della bambina, la lepidotterina in breve tempo si ristabilì. Cosicché da quel momento Nadine e la Libellula divennero amiche inseparabili. Un mattino la bimba in preda all’emozione si rivolse alla neo compagna e disse: Amica lepidotterina ho deciso… ti chiamerò Jolie! Lo sai che quand’ero piccina, piccina danzavo?

    Ma è meraviglioso! Perché non me lo hai detto subito? rispose la Libellula stupita. Ti prego Nadine… danza, danza per me!

    Mi dispiace amica mia… non posso! E’ trascorso molto tempo e non sono più allenata! Inoltre, non mi vanno più bene le scarpette!

    Oh graziosa bambina… non ti preoccupare! Non è mai troppo tardi! Non bisogna ingannare se stessi! Almeno una volta nella vita bisogna guardare la verità dritto negli occhi!

    Proprio così… guardare la verità dritto negli occhi! rispose la bambina con rincrescimento. Fino a subire la dura realtà, che a volte cinicamente ci sbarra tutte le vie!

    Piccola, getta alle spalle la patina di negatività che ti attanaglia! Suggerì la Libellula volandole su una spalla. Non bisogna lasciarsi sbatacchiare qua e là dal destino! Affidati all’Onnipotente e confidagli i tuoi desideri! Lo scopo della vita è di superare tutto ciò che di meschino e illusorio cerca di soffocare la nostra libertà! Suvvia… Suvvia! Reagisci alla sfiducia! Allora una gioia nuova e profonda scenderà nel tuo cuoricino, come il sole al far del mattino! Oh povera piccina… toglimi una curiosità! chiese la Libellula, asciugando con un’ala una lacrima sul viso della bambina.

    Allora… conosci il pas jeté, il pas glissade, il pas assemblé e il pas échappé; oppure il pas de bourrée! Sono tutti passi di danza!

    La Libellula aveva una voce angelica e profonda a tal punto che Nadine rincuorata rispose: Beh sì… qualcosa ricordo! Ma purtroppo è solo una chimera! Ora ho il compito di occuparmi delle faccende domestiche, di mio padre e dei miei tre fratellini! Insomma… devo accontentarmi di danzare nei sogni, visti i miei numerosi impegni quotidiani!

    La Libellula nel vedere la bambina rassegnata, si accostò a un orecchio e sussurrò: Oh povera piccina… tu hai la virtù incarnata della pietas! Il tuo bel visino non dovrà più essere adombrato di malinconia! Sappi che ho un dovere di riconoscenza nei tuoi confronti! Come posso dimenticare che mi hai salvato la vita? Lascia fare a me! Puoi starne certa… ti aiuterò a realizzare il sogno! Chiederò udienza al Re degli Gnomi del bosco in persona, e gli esporrò il problema!

    Nadine, con un leggero sorriso sulle labbra ironicamente esclamò: Ma no amica mia, ormai è troppo tardi! E dimmi… dove, quando e come farò a coltivare questa disciplina? Non ho mica il dono dell’ubiquità!

    Oh piccola mia, non scoraggiarti! Da oggi sorridi alla vita! Pensa che il tuo sogno diviene realtà, tutto il resto verrà da sé! Per prima cosa dobbiamo riuscire a ottenere un posto tutto per noi, dove poter danzare liberamente senza essere disturbate! Vedrai… un giorno diventerai una danzatrice professionista! Parola di Libellula!

    Detto ciò, accarezzò dolcemente una guancia di Nadine, la salutò, e uscita dalla finestra si alzò leggiadra in volo, scomparendo nei meandri del bosco. Nei giorni che seguirono, Nadine non rivide la Libellula per qualche tempo, tanto che quel magico incontro le sembrò un sogno. Vistosamente preoccupata andava avanti e indietro nella cameretta, desiderosa di rincontrare al più presto l’amica Libellula. Anche a tavola, durante i pasti in famiglia, la si poteva vedere assente, col pensiero altrove, lontano. Una sera infatti il babbo, il signor Hubertus, vedendola triste e pensierosa la chiamò in disparte e disse: Mia cara figliola, io e i tuoi fratellini ti siamo infinitamente grati per la tua preziosa collaborazione! Ma da un po’ di tempo ci sembri turbata! Sappi che la tua cara mamma ci è sempre vicina in ogni istante della giornata! Non hai nulla da temere! Lei veglia su di te dal cielo, e saprà attenuare ogni tua preoccupazione!

    Improvvisamente Nadine si alzò da tavola, gettò commossa le braccia intorno al collo del babbo, lo strinse forte, forte a sé, e singhiozzando rispose: Oh sì… sì papino mio caro, hai ragione! Grazie…! Grazie per il bene che mi vuoi! Purtroppo a volte mi lascio prendere dallo sconforto! Pregherò Gesù affinché mi renda più forte e non trasmetta tristezza a chi mi sta vicino!

    Così padre e figlia si diedero il bacio della buona notte e se ne andarono a dormire. Tuttavia nei giorni seguenti la bambina, nonostante i suoi buoni propositi, spesso era soggetta ad altalenanti cambiamenti d’umore, e passava improvvisamente dall’esaltante euforia alla tristezza. Oberata di lavoro, lottava con tutte le forze per dominare il proprio carattere. Approfittando delle belle giornate, Nadine pensò di fare qualche passeggiata nel bosco per svagarsi un po’. Ma gli assillanti doveri domestici quotidiani: lavare, stirare, cucire, cucinare, rassettare la casa e via dicendo, rubavano molto tempo ai suoi svaghi personali. Intanto l’instancabile Libellula continuava a cercare la Reggia del Re degli Gnomi. Ma dove poteva andare? Si trovava a percorrere intricati sentieri, su coste di torrenti boscosi. Avanzava ai margini di distese erbose, in luoghi solitari, su alture spoglie. Il silenzio crepuscolare era interrotto soltanto dal fluttuante soffice volo di piccole creature notturne. Nell’immensa foresta, le tracce del tugurio del Re Gnomo erano perse. La Libellula avanzò a caso, animata da forte speranza: Lo troverò… lo troverò, fosse anche in capo al mondo!

    Dopo tanto faticare la lepidotterina grazie alla galerucella, sua cugina coleottera venne a sapere dove viveva il Re degli Gnomi. Si trattava di un luogo segreto: Il bosco delle querce rosse. Così finalmente Jolie, aiutata da due aironi investigatori con acrobatiche evoluzioni tra giganteschi rovi riuscì a individuare la Reggia. Al primo albeggiare vide sua Maestà incoronato che passeggiava meditando, tra i viali dei giardini con le mani dietro la schiena. Frettolosamente scese dalla muraglia e gli sfrecciò più volte davanti. Il Re contrariato esclamò: Oh piccola intrusa… come osi profanare il mio spazio vitale! Accedere in questo luogo è privilegio riservato a creature pure di cuore, che hanno da esporre importanti problemi di carattere filantropico!

    Lì per lì la Libellula rimase ammutolita. Osservandolo attentamente vide che indossava una lunga veste candida cangiante, aveva la bocca a forma di cuore, le guance rubiconde, gli occhi diamantini, e sul capo teneva una corona d’oro tempestata di pietre preziose colorate. La piccina fluttuandogli davanti nell’aria, si posò su un rametto di biancospino e timidamente sussurrò: Oh venerabile Maestà di Madre Terra… perdonatemi, perdonatemi se vi rubo del tempo prezioso! Sono disperata! Ho bisogno di chiedervi un importantissimo favore!

    Dimmi…! Dimmi tutto Libellula argentata! Mi auguro tu non sia venuta a portare scompiglio nel nostro Regno boschivo! domandò il Re con freddezza.

    No…! No… Sire! E’ una storia lunga e triste!

    Su… su…! Dai piccola Libellula, accomodati sulla mia mano e raccontamela!

    Ecco Sire… dovete sapere che ai margini del bosco vive una bambina orfana di mamma! La poveretta accudisce il babbo e tre fratellini, perciò è costretta a rinunciare al gioco con gli amici, alla scuola, e reprimere il sogno della danza!

    Ma insomma… in definitiva cosa vuoi da me lepidotterina?

    Maestà… vorrei il vostro consenso, affinché questo sogno si avveri! Mi servirebbe un luogo dove poter insegnare danza alla bambina, senza essere viste e disturbate dagli esseri umani!

    "Oh vediamo un

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