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Confessioni di anime perdute
Confessioni di anime perdute
Confessioni di anime perdute
E-book71 pagine58 minuti

Confessioni di anime perdute

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Info su questo ebook

Il romanzo si sviluppa in quattro drammatici racconti.
Tre di essi sono storie di amore, passione, tradimenti che hanno una tragica fine perché i protagonisti non hanno saputo tenere a freno i loro istinti di possesso.
Il quarto racconto descrive la tragica fine di un gruppo di pensionati, quale logica conclusione del loro accecamento dall’invidia e dalla mancanza di un senso di bontà e di solidarietà.
LinguaItaliano
Data di uscita3 apr 2015
ISBN9788190983617
Confessioni di anime perdute

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    Confessioni di anime perdute - Vincenzo Turba

    perdute

    Confessioni di anime perdute

    Opera dell’autore Vincenzo Turba

    Proprietà letteraria riservata

    Pubblicato in formato e-book dalle Edizioni Alef

    Edizioni Alef Ltd.

    Gibraltar G7 Cornawalll's Centre PMB 105

    Sede operativa: Edizioni Alef

    Via Liri 7 65010 Spoltore PE

    www.edizionialef.it

    info@edizionialef.it

     +39 085 9117245

    Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso scritto dell'editore.

    Copyright©2015 by Edizioni Alef

    Isbn 9788190983617

    Giacinto e Clotilde

    In un remoto e sperduto angolo dell’Universo, al di fuori da ogni galassia, esisteva,forse ancora esiste, un piccolo corpo celeste,una strana oasi ricoperta, in una parte da una nera fanghiglia melmosa, disseminata,nell’altra, da oscure caverne.

    Vi regnava,in quel luogo,un tenebroso silenzio, rotto, in eccezionali circostanze, da un misterioso scatenarsi di sconvolgenti lamenti, da un disperato singhiozzare.

    La suprema ed eterna Armonia, che ha creato ogni mondo e ne regola il vivere, era ben consapevole del mistero di quell’oasi.

    Ne conosceva gli eventi, che tramite i potenti raggi scrutatori, originati dalle sue primordiali costitutive energie, arrivano in ogni dove.

    Questi raggi impediscono il sopravvento, in ogni corpo celeste ed in ogni sua creatura, delle forze maligne che possano sovvertire l’ordine indispensabile alla vita dell’Universo.

    Un disordine, anche solo nella vita delle anime,in effetti, se non venisse all’istante annullato da una forza intesa a ristabilire l’equilibrio violato, che rendeva possibile una determinata esistenza della materia o dello spirito,che sono un tutt’uno, verrebbe in definitiva a minare i presupposti di ogni vivere.

    E, di questa severa ed imprescindibile esigenza, ne eran ben consci quella colonia di disperati spiriti, che avevano tragicamente abbandonato nel loro mondo il proprio corpo, stroncandone la vita con un inconsulto sussulto di resa incondizionata al dovere di amare,gioire ed anche a quello di soffrire.

    Quelle povere anime vittime ,in definitiva del terrore di dover portare a naturale conclusione, pur dolorosamente superando stati d’animo incontenibili nella loro virulenza, la vita loro donata dall’energia dell’Universo,si erano rintanate, vergognose, ognuna in una delle numerose immaginarie caverne.

    Nella profonda oscurità,però, uscivano di soppiatto dalle loro diurne dimore e venivano ad immergersi nella nera fanghiglia che, in estese zone, aveva l’altezza sufficiente a tenervele immerse : era stato infatti così innaturale il loro distacco dalla vita, che una virtuale sagoma del corpo se l’erano portata addietro.

    La notte,al lacerarsi del silenzio per il loro disperato lamento, l’oasi della prigionia veniva invasa da tragiche urla e squassanti singhiozzi, che si diffondevano nei cieli giungendo alle orecchie degli spiriti sensibili.Vennero quindi alla luce tragiche storie,persino commoventi nelle loro originali, complesse causalità e modalità di svolgersi.

    L’anima che era uscita per prima,in una notte più nera del solito,aveva una sagoma singolare,tanto affusolata da esser persino tagliente.

    Si era immersa senza difficoltà,quindi, nell’immobile lago di fango,ma come i singhiozzi della sua eterna pena inondarono l’oasi,anche la melmosa fanghiglia fu agitata da robuste onde.

    Come poi l’ondeggiare della melma, riuscì a scuotere la memoria di quel reprobo spirito,gli strazianti lamenti raccontarono una terribile storia:

    "Tanto struggenti furono le dolcezze e le pene che si impadronirono del mio cuore per l’innamoramento dell’unica donna che amai,Clotilde,che la sua perdita non poteva certo che condannarmi ad un eterno e violento spurgo della mia disperazione.

    Clotilde era giovane, bella,piena d’amore,d’ideale, robusta di sentimento,d’onestà, di voglia di vivere rispettoso della morale del tempo.

    Io invece,ero un giovane mezzo debosciato e pieno di vizi, succube del gioco d’azzardo e delle varianti dell’amore, comprato a suon di danaro, asportato dalle tasche altrui.

    Clotilde era pura,ingenua e non si accorse,i primi tempi di miele,della meschinità del mio spirito,indubbiamente bacato.

    E immensamente generoso fu il suo amarmi.

    Nel baciarla succhiavo un’ambrosia portentosa che, giorno dopo giorno,notte dopo notte, riuscì a lenire l’inconsapevole sofferenza del mio spirito.

    Fu bastevole qualche mese perché venissi ad assomigliare, quasi ad essere, una persona per bene.

    Purtroppo i focosi baci che diedi a Clotilde, nei primi tempi dell’amore, travasarono in lei il veleno ed il fiele che allora avevo ancora in corpo e la giovane amata ne venne infettata.

    La verginità della sua coscienza la mise a riparo,per un certo periodo,dalla malattia con cui la contagiai.

    Ma poi,dopo alcune primavere piene di letizia, un inaspettato paradosso si affacciò all’orizzonte.

    Mentre,infatti,l’ambrosia di Clotilde ripuliva il mio animo,il veleno ed il fiele che senza dolo o colpa le iniettavo in corpo,provocavano l’ammorbarsi del suo.

    Le conseguenze di queste contaminazioni non tardarono a farsi sentire.

    Il mio agire diveniva sempre più retto e responsabile, mentre la mia amata,in cuor suo,cominciava a covare malignità.

    Passarono solo alcuni mesi e Clotilde venne a perdere, senza che al momento me ne accorgessi, gli elevati sentimenti e la purezza d’animo e di cuore, che mi avevano spinto a buttarmi tra le sue braccia.

    Come potevo accorgermene? Ero diventato una persona per bene ed il sospetto non mi era quindi più congeniale. Anzi,non vedevo l’ora di unirmi in matrimonio a Clotilde e lei

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