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La diva proletaria. Storia di Eva Perón e delle sue avventure Post Mortem
La diva proletaria. Storia di Eva Perón e delle sue avventure Post Mortem
La diva proletaria. Storia di Eva Perón e delle sue avventure Post Mortem
E-book81 pagine59 minuti

La diva proletaria. Storia di Eva Perón e delle sue avventure Post Mortem

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Info su questo ebook

Romanzo storico. Vita di Eva Perón. Sequestro e omicidio del generale Aramburu per mano dei montoneros. L'entusiasmo per Evita. Rivoluzione Peronista. Juan D. Perón. Le “cabecitas negras”. L'odio dei paquetes argentini (i ricchi) nei confronti dei grasas (i poveri) e del Peronismo. Colpi di Stato in Argentina. 

LinguaItaliano
Data di uscita4 lug 2016
ISBN9781507146101
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    La diva proletaria. Storia di Eva Perón e delle sue avventure Post Mortem - Borja Loma Barrie

    LA DIVA PROLETARIA

    Storia di Eva Perón e delle sue avventure Post Mortem

    Borja Loma Barrie

    La Diva Proletaria. Storia di Eva Perón e delle sue avventure Post Morten.

    © BORJA LOMA BARRIE 2015

    Tutti i diritti riservati.

    Eva Perón è fin troppo peronista

    Juan D. Perón (1952)

    CAPITOLO I

    ––––––––

    Il tenente generale Pedro Eugenio Aramburu cercava di appisolarsi per facilitare un po' la digestione del controfiletto con senape, verdure e patatine che aveva appena finito di gustare nella sua casa nel centro di Buenos Aires, in calle Montevideo vicino a calle Santa Fe, di fronte al collegio Champagnat.

    Era davvero buono, il controfiletto.

    L'aveva fatto sbavare e si era pure leccato i baffi.

    E l'aveva anche fatto pensare che forse, con l'età, era diventato un uomo sensibile ai piaceri.

    Non solo ai piaceri della carne in senso stretto ma anche e soprattutto al desiderio erotico.  Aveva notato infatti che il desiderio aumentava sempre di più in lui, soprattutto verso le ragazze giovani, fossero o meno maggiorenni.

    E lo considerava il massimo della sventura. Per tutta la vita era stato un cattolico morigerato, puritano, ortodosso e integralista, ma sospettava di non comportarsi come un vero cattolico da molti anni.

    Era però riuscito fino ad allora a mettere un freno se non a tutti, alla maggior parte dei desideri e delle tentazioni quotidiane, che assalivano lui così come gli altri uomini e, probabilmente, anche le donne.

    E ora, verso il tramonto della sua vita, quando meno se lo aspettava e nel momento meno opportuno, era pieno di desideri. Pieno di desideri, di appetiti, di pulsioni sessuali insignificanti ma ardenti che lo facevano vergognare quando usciva in strada.

    E ora, durante la sua vecchiaia, era pieno di desideri lussuriosi a volte inverosimili e sempre peccaminosi e forse miserabili e addirittura mostruosi e perversi.

    E, doveva riconoscerlo, erano dettati sia dalla pancia sia dall'uccello.

    Come se lui, lui, lui, generale papista e clericale, fosse un volgare sacco di pelle e ossa nel quale racchiudere tutti quegli istinti primordiali. Come se lui, ex presidente de facto della repubblica, fosse un adolescente, pigro e pieno di ormoni, che si masturba.

    Aveva 67 anni e sapeva benissimo che non doveva mangiare così pesante a pranzo, né tanto meno a cena. Ma ogni tanto, ultimamente sempre più spesso, si concedeva qualche strappo alla dieta perché gli piaceva tantissimo la cucina della moglie, soprattutto quando preparava piatti semplici come la carne alla griglia, le uova fritte o il sotto filetto. Per qualche ragione che il tenente generale ignorava, sua moglie, Sara Herrera, 52 anni, cucinava la carne in modo divino, senza eguali, molto sugosa, artistica, perfetta... In quel momento mentre si sforzava di pensare a qualcosa che gli provocasse un po' di sonno, coricato sul letto, sopra il copriletto, in pantaloncini e maglietta, pensava che sua moglie aveva quella che gli spagnoli, quei coloni ignari devoti da secoli allo stomaco, chiamano mano de santo, sarebbe a dire un'abilità unica e straordinaria in cucina, forse addirittura di origine soprannaturale, che permette di cucinare alcuni piatti che in altri focolari risulterebbero addirittura volgari e prosaici.

    Improvvisamente sentì una sensazione di acidità provenirgli dallo stomaco e, temendo di non poter riposare a causa dei disturbi gastrici, allungò la mano verso il tavolino da notte per prendere una pillola anti gastrite che gli alleviasse quel bruciore, che sentiva arrivare più dalla trachea che dallo stomaco e che provocò qualcosa di strano.

    Quelle manifestazioni del corpo, che gli sembravano misteriose e fatali, da qualche tempo lo preoccupavano molto. Non sapeva perché avvenissero. E sempre, sempre, sempre aveva pensato che il corpo fosse una maledizione di Dio. E il mezzo con il quale Egli, maliziosamente e astutamente, aveva disposto la distruzione degli esseri umani.

    Da un paio di anni Aramburu pensava che, alla fine della vita, saremmo finiti tutti per combattere fino alla morte con la biologia.

    La vita finiva perché così diceva il corpo o il suo irrimediabile disfacimento, anche se la volontà andava in ben altra direzione.

    La porta della sua stanza si aprì silenziosamente.

    Sua moglie Sara, della quale vedeva solo la bionda chioma ossigenata, con dei riflessi azzurri che rivelavano la bassa qualità della sua tinta, apparve sulla soglia e gli chiese gentilmente se stesse dormendo.

    -Non ancora. Magari ci riesco fra dieci minuti. - rispose stiracchiandosi – E se no mi alzo,così questa notte dormirò di più e meglio. - aggiunse mentre si rigirava nel letto, girandosi verso la finestra della stanza, la sua posizione preferita per prendere sonno.

    -  Tu e la tua testardaggine. - Commentò ironicamente Sara sollevando le sopracciglia - ... Sono venuti degli ufficiali, Pedro. - aggiunse con un tono più gentile e risoluto.

    - Degli ufficiali? - chiese Aramburu stupito rigirandosi nel letto.

    - Sì, dello Stato Maggiore. Chiedono di te.

    - Che strano... Chi sono? - chiese mentre sollevava il busto con le braccia distese in avanti e guardava sua moglie dritta negli occhi.

    Sara si strinse nelle spalle.

    - Uno è il

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