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Figli della notte - La trilogia completa
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E-book426 pagine4 ore

Figli della notte - La trilogia completa

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Info su questo ebook

ROMANZO (229 pagine) - FANTASY - Sono i Ribelli. Non hanno padre né madre. Sono i Figli della notte...

Molti anni sono trascorsi dalla grande epidemia che ha decimato il pianeta. Nella città di Roma, isolata dal resto del mondo, i discendenti dei sopravvissuti vivono in gran parte in schiavitù sotto il giogo del governo militare guidato dai Sauri, una razza di mutanti generata dagli effetti collaterali del vaccino usato per debellare il morbo. La maggior parte di coloro che riescono a sfuggire ai rastrellamenti dei soldati si nascondono nelle catacombe o nei palazzi in rovina del centro storico. Alcuni uomini liberi, invece, non si limitano a nascondersi, ma si muovono col favore del buio alla ricerca di bambini dalle doti speciali, e combattono contro i Sauri per la libertà. A guidarli un anziano monaco di nome Tai Shi, l'unico essere umano sopravvissuto al morbo senza l'aiuto del vaccino che ha modificato il codice genetico delle nuove generazioni. Egli ha istruito e raccolto attorno a sé schiere di bambini, e ne ha fatto l'unico baluardo contro chi vuole creare un nuovo mondo, e una nuova unica razza. Questi bambini non hanno padre né madre. Sono i Ribelli. Sono i Figli della notte.

Luigi Brasili è nato a Tivoli, in provincia di Roma, dove vive tuttora. Ha sempre amato la parola scritta, fin da bambino, ma ci si è messo d'impegno a partire dalla fine del 2003, ottenendo un centinaio di riconoscimenti nei concorsi letterari. Ha pubblicato opere con vari editori e riviste tra cui Fanucci, Rai-Eri, "Cronaca Vera", "Writers Magazine Italia", "Delos Science Fiction". Alcuni racconti sono stati letti in trasmissioni radiofoniche e università. Con Delos Books ha già pubblicato, oltre a un racconto vincitore del premio WMI nel 2008, il romanzo "Lacrime di drago" e i racconti "Forse domani", "Seta" e "Match Point" nelle antologie "365 racconti". Per Delos Digital ha pubblicato "Il lupo" e "Il ritorno del Lupo" nella collana "The Tube exposed; La scomparsa dell'elfo" nella collana "Delos Crime" e due titoli per la collana "Fantasy Tales": "Il tempio dei sette" e "Stelle cadenti". Ha pubblicato inoltre "La strega di Beaubois" (Magnetica, Napoli 2006) e due libri editi da "La Penna blu di Barletta": "La stirpe del sentiero luminoso" (2011) e "C'era una volta un re" (2014). A dicembre 2015 è uscito il libro "Sotto rete, tutta un'altra storia" (Associazione Sportiva Andrea Doria, Tivoli).
LinguaItaliano
Data di uscita1 nov 2016
ISBN9788865309209
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    Anteprima del libro

    Figli della notte - La trilogia completa - Luigi Brasili

    Luigi Brasili

    Figli della notte

    La trilogia completa

    Romanzo

    Prima edizione novembre 2016

    ISBN 9788865309209

    © 2016 Luigi Brasili

    Edizione ebook © 2016 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano

    Versione: 1.0

    Font Fauna One by Eduardo Tunni, SIL Open Font Licence 1.1

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.

    Informazioni sulla politica di Delos Books contro la pirateria

    Indice

    Il libro

    L'autore

    Figli della notte - La trilogia completa

    Episodio 1: Il tempio dei Sette

    Parte prima Ragni

    Parte seconda Premonizioni

    Parte terza L’adunanza

    Parte quarta Sepolcri

    Parte Quinta Illusioni

    Parte Sesta Fotografie

    Episodio 2: Stelle cadenti

    Parte prima Ombre

    Parte seconda Bambole

    Parte terza Scelte

    Parte quarta Icaro

    Parte quinta Il Nautilus

    Parte sesta Spettri

    Parte settima Stelle cadenti

    Episodio 3: Esodo

    Prologo

    Uno

    Due

    Tre

    Quattro

    Cinque

    Sei

    Sette

    Otto

    Nove

    Dieci

    Undici

    Dodici

    Tredici

    Quattordici

    Quindici

    Sedici

    Diciassette

    Diciotto

    Diciannove

    Venti

    Ventuno

    Ventidue

    Ventitre

    Ventiquattro

    Venticinque

    Ventisei

    Ventisette

    Ventotto

    Ventinove

    Trenta

    Trentuno

    Trentadue

    Trentatre

    Trentaquattro

    Trentacinque

    Trentasei

    Trentasette

    Trentotto

    Trentanove

    Quaranta

    Quarantuno

    Quarantadue

    Quarantatre

    Quarantaquattro

    Quarantacinque

    Quarantasei

    Quarantasette

    Quarantotto

    Epilogo

    Delos Digital e il DRM

    In questa collana

    Tutti gli ebook Bus Stop

    Il libro

    Sono i Ribelli. Non hanno padre né madre. Sono i Figli della notte...

    Molti anni sono trascorsi dalla grande epidemia che ha decimato il pianeta. Nella città di Roma, isolata dal resto del mondo, i discendenti dei sopravvissuti vivono in gran parte in schiavitù sotto il giogo del governo militare guidato dai Sauri, una razza di mutanti generata dagli effetti collaterali del vaccino usato per debellare il morbo. La maggior parte di coloro che riescono a sfuggire ai rastrellamenti dei soldati si nascondono nelle catacombe o nei palazzi in rovina del centro storico. Alcuni uomini liberi, invece, non si limitano a nascondersi, ma si muovono col favore del buio alla ricerca di bambini dalle doti speciali, e combattono contro i Sauri per la libertà. A guidarli un anziano monaco di nome Tai Shi, l'unico essere umano sopravvissuto al morbo senza l'aiuto del vaccino che ha modificato il codice genetico delle nuove generazioni. Egli ha istruito e raccolto attorno a sé schiere di bambini, e ne ha fatto l'unico baluardo contro chi vuole creare un nuovo mondo, e una nuova unica razza. Questi bambini non hanno padre né madre. Sono i Ribelli. Sono i Figli della notte.

    L'autore

    Luigi Brasili è nato a Tivoli, in provincia di Roma, dove vive tuttora. Ha sempre amato la parola scritta, fin da bambino, ma ci si è messo d’impegno a partire dalla fine del 2003, ottenendo un centinaio di riconoscimenti nei concorsi letterari. Ha pubblicato opere con vari editori e riviste tra cui Fanucci, Rai-Eri, Cronaca Vera, Writers Magazine Italia, Delos Science Fiction. Alcuni racconti sono stati letti in trasmissioni radiofoniche e università. Con Delos Books ha già pubblicato, oltre a un racconto vincitore del premio WMI nel 2008, il romanzo Lacrime di drago e i racconti Forse domani, Seta e Match Point nelle antologie 365 racconti. Per Delos Digital ha pubblicato Il lupo e Il ritorno del Lupo nella collana The Tube exposed; La scomparsa dell’elfo nella collana Delos Crime e due titoli per la collana Fantasy Tales: Il tempio dei sette e Stelle cadenti. Ha pubblicato inoltre La strega di Beaubois (Magnetica, Napoli 2006) e due libri editi da La Penna blu di Barletta: La stirpe del sentiero luminoso (2011) e C’era una volta un re (2014). A dicembre 2015 è uscito il libro Sotto rete, tutta un’altra storia (Associazione Sportiva Andrea Doria, Tivoli).

    Dello stesso autore

    Luigi Brasili, Lacrime di drago Dragonz ISBN: 9788865300213 Luigi Brasili, Il lupo The Tube Exposed ISBN: 9788867751051 Luigi Brasili, Il ritorno del Lupo The Tube Exposed ISBN: 9788867751730 Luigi Brasili, Il tempio dei sette Fantasy Tales I figli della notte ISBN: 9788867752386 Luigi Brasili, Stelle Cadenti Fantasy Tales I figli della notte ISBN: 9788867753307 Luigi Brasili, La scomparsa dell'elfo Delos Crime ISBN: 9788867757879

    Episodio 1: Il tempio dei Sette

    Parte prima

    Ragni

    I fari proiettano le ombre dei Sauri nell’ingresso della catacomba, allungandole fino a renderle uguali a nere creature striscianti. Axel si appiattisce contro la parete di tufo del cunicolo, e aspetta. Cerca di individuare la posizione di Tony, annidato in un’altra cavità, a pochi metri di distanza. Ma è impossibile riconoscere un ragno nero nella sua tana buia. Come ragni nella tana, sarete come ragni nascosti nel buio. La voce musicale del maestro Tai Shi risuona nella testa di Axel, evocata dai ricordi e dalla paura. Non dovrete mai pensare di essere invincibili, dovrete mantenere la paura, perché sarà anche grazie a quella se riuscirete a sopravvivere.

    Gli anfibi dei soldati calpestano il corridoio, ora Axel distingue la sagoma di un fucile profilarsi sul pavimento, il corpo del Sauro ingrandirsi e dominare la polvere millenaria.

    Il soldato punta la torcia, la lascia scorrere sul muro che interrompe il corridoio, la sposta ancora. Nuovi cunicoli si aprono a destra e a sinistra, immagini e parole di un mondo perduto nascono, danzano e muoiono lungo le pareti. La torcia sale al soffitto a volta, scopre altri nomi e storie che sono state.

    Axel si muove piano, indietreggia millimetro dopo millimetro. I Sauri sono ancora nel corridoio iniziale, non possono vederlo, ma potrebbero se raggiungessero la biforcazione e puntassero le luci nelle aperture sovrastanti.

    Diventerete come ragni, imparerete a strisciare senza farvi sentire. Sarete agili sul terreno o sottoterra, o sugli alberi. Sarete ragni, e falchi, e gatti affamati. No, non volerete. Ma sarete veloci e letali e quando dovrete, senza alternativa, cadrete in picchiata sulla preda, Sauri o Umani, non farà differenza. Dovrete colpire, sbranare, e fuggire. Ricordate, la paura vi salverà.

    La luce torna a sondare il terreno, piccole orme sopra orme più grandi; orme fresche, decide Axel, un giorno, al massimo. Il fascio luminoso insegue la processione di impronte lungo un corridoio che viene inghiottito dalla roccia dopo una ventina di metri. Adesso sono due i Sauri affiancati nel budello d’entrata, le schiene ingobbite per evitare di sbattere la testa al soffitto del corridoio. Ecco un braccio squamato tendersi a indicare le impronte. Se i fuggiaschi sono nascosti in un vicolo cieco per loro non c’è scampo. Tony, stai calmo, ricorda la regola: i bambini sono preziosi ma non dovete rischiare. È più importante tenere al sicuro i nostri. Ci saranno altri bambini da prendere.

    I Sauri raggiungono lo slargo da cui si diramano i nuovi corridoi. Indietro, come ragni, un millimetro per volta. Quello in testa al drappello alza un braccio per fermare l’avanzata degli altri. È furbo, sa che in quel poco spazio a disposizione i loro movimenti sarebbero ostacolati dalla loro stessa corporatura. Sarebbero topi in trappola.

    Sì, l’odore della paura si diffonde nell’aria, pesante come la polvere ai loro piedi. – Zono impvonte di un gvuppo numevozo – dice il capo, rivolto alla galleria alle sue spalle. – Almeno zette bambini, e cinque o zei adulti. Hanno dei zandali, non zono i Vibelli…

    Già, ma i Ribelli sono molto vicini.

    – Dovo, chiama Muztev là fuovi, qui dentvo gli auvicolavi non funzionano, digli di avvizave l’autizta di chiedeve un fuvgone via vadio…

    Axel conta fino a cinque: Doro, Muster, l’autista e i due sotto la sua tana.

    – Almeno due femmine, divei… – Il capo della pattuglia colpisce col gomito il fianco del compagno e inizia a ridere e a toccarsi la patta dei pantaloni mimetici. – E ze zono zolo bambine? – domanda l’altro. Il capo alza le spalle e prende a muovere il bacino. – Meglio ancova – risponde ridendo. La torcia gli sfugge dalla mano e tocca il terreno rotolando verso la parete di diramazione. L’alone di luce si allarga e fotografa l’immagine di Tony fermo sul bordo del cunicolo.

    Che sta facendo? Tony, no! Vattene, torna nella tana!

    Il guanto che copre la mano destra del ragazzo si apre a ventaglio; cinque. Sotto il cappuccio, le pupille di Tony sono fessure più strette di quelle dei Sauri. No! Aspetta! Ma Tony è già in volo, in picchiata sulla preda. Dalla sinistra sporge il pugnale che si infila dritto nella nuca del capopattuglia in ginocchio per raccogliere la torcia, gli occhi spalancati a fissare impotenti la furia nera lanciata all’attacco. Le torce si agitano nell’ombra per offrire ad Axel istantanee confuse. L’altro Sauro sferra un calcio sulla schiena di Tony. Il ragazzo rotola su se stesso e si gira saltando a mezz’aria, la gamba destra tesa; un colpo a girare al viso, il secondo di piatto al braccio che regge il fucile, il terzo di punta sul pomo d’Adamo del Sauro. Il pugnale abbandona la nuca del capopattuglia e si fonde con il cuore dell’altro soldato. Poi un lampo e il tuono del fuoco. Tony giace a terra sulla schiena, una mano che arranca verso il fucile dei Sauri. – Baztavdo – dice il Sauro sopraggiunto, (Doro? Muster?) puntando la canna del fucile sul petto di Tony.

    – È ancova vivo Dovo! – urla a quello che gli sta dietro. – Povtiamolo fuovi, il pvezidente ci davà un pvemio ze lo povtiamo vivo.

    Afferra Tony per un piede. Il corpo del ragazzo scivola oltre i cadaveri e la chiazza scura che si è formata nell’antro. Axel vede scintille negli occhi semichiusi del suo giovane amico e un’altra nelle dita della mano sinistra chiusa a pugno. Nessun prigioniero, ammonisce Tai Shi, nessun prigioniero deve finire nelle loro mani.

    I Sauri indietreggiano puntando le torce nel corridoio, il riflesso di uno dei fucili abbandonati a terra brilla come oro. È il momento di seguire Tony.

    Scivola lungo la parete, sei un ragno, scivola, si ferma, si mette in piedi con il fucile pronto e una piccola torcia tra i denti.

    Uno, due, tre. Ragno; poi gatto. Topi.

    Due lampi. Doro, no, Muster, sbarra gli occhi e spara un solo colpo che raggiunge il soffitto mentre gli occhi restano fissi sul ragno nero che è apparso attraverso il corridoio e lo supera con un balzo leggero.

    Doro si affretta verso il blindato trascinando Tony tra il fogliame. Spara a vuoto nell’apertura e indietreggia. – Apvi! – urla all’autista, – Apvi! Ce n’è un altvo! Apvi!

    Il portello del blindato sibila e scorre sulla fiancata metallica.

    Doro continua a sparare mentre scivola con la schiena lungo la lamiera.

    Tony è immobile sul terreno.

    Axel aspetta che l’autista si avvicini al portello per aiutare Doro.

    Ecco le altre mani squamate che sparano a caso verso l’apertura. Doro sale all’indietro, una mano stretta sulla caviglia di Tony.

    Adesso.

    Salto, capriola, tuffo dietro un albero, fuoco, salto, capriola, fuoco.

    L’autista cade a faccia in giù sul terreno. Doro rimane seduto sul bordo del pianale, a guardare il vuoto attraverso il vuoto che occupa il posto lasciato dall’occhio sinistro.

    Axel li raggiunge e si sdraia accanto a Tony, gli sfila il cappuccio nero e preme le dita sul collo. C’è battito.

    La ferita sul petto è profonda. Axel solleva la schiena dell’amico per controllare il foro d’uscita. Non ne trova. Il sangue e la saliva schiumano dalla bocca di Tony, che batte gli occhi debolmente.

    – Stai fermo, puoi farcela, puoi…

    Gli occhi del ragazzo scendono verso la mano sinistra. Axel li segue e comprende. Nessun prigioniero. La mano si apre e la capsula vuota rotola nell’erba.

    La radio del blindato gracchia un messaggio.

    – Ziamo in cammino, ma ci zono oztacoli, dobbiamo aggivave macevie, ziamo da voi in venti minuti…

    Axel annuisce. Basteranno.

    Chiude le palpebre dell’amico e ne solleva il corpo adagiandolo al’ingresso della catacomba. Sfila il guanto dalla mano immobile di Tony e torna indietro. Con un calcio butta a terra Doro e gl’infila il guanto nella cavità dell’occhio sfondato lasciando dritto solo il medio. Poi sale a bordo e si mette alla guida.

    L’acqua è vicina. E profonda.

    La radio continua a gracchiare, Axel la spegne mentre il mezzo si ferma in folle sul dirupo che corre verso il fosso. Lascia lo sportello aperto e raccoglie un ramo nodoso. La punta del bastone fa scattare la leva del cambio automatico e il blindato schizza via. Axel lo guarda cadere seguito da un fragore di terra e sassi. Rimbalza una, due volte e poi s’inabissa nel fosso.

    Un minuto dopo restano solo lenti cerchi di fango a testimoniare la scomparsa del blindato.

    Axel corre alla catacomba, afferra un fucile e si mette Tony sulle spalle. Supera il corpo di Muster e poi sale sopra alla faccia impietrita del capo pattuglia. Poggia Tony e il fucile a terra e spinge i corpi dei Sauri fino alla parete. Torna sui suoi passi per afferrare Muster e con un grugnito di fatica lo trascina all’interno. Impila i soldati uno sopra l’altro e sale tirandosi dietro il corpo di Tony. Un ultimo sforzo e il ragazzo è di nuovo nella sua tana.

    Axel si arrampica e spinge il corpo all’interno. Un metro, tre, cinque, dieci metri.

    Va bene così.

    Incrocia le braccia del ragazzo sul petto e gli sfiora la fronte con un bacio.

    Di nuovo a terra, Axel sparpaglia i tre corpi tra il corridoio e lo spiazzo. Nessun Sauro andrà a cercare Tony.

    Si mette due fucili a tracolla e altri due in ciascuna mano. S’incammina sulle orme dei bambini procedendo all’indietro. Ogni passo si ferma e cancella le impronte con il suo cappuccio. Dopo circa trenta metri arriva a un’altro bivio; il terreno è duro e la polvere quasi inesistente. Axel scruta con attenzione e individua la direzione presa dai fuggitivi.

    Il ronzio di un motore inizia a riempire il vuoto dell’antico cimitero.

    Dovrete essere sempre pronti a stare in agguato. E a mettervi in caccia.

    Axel spegne la torcia e avanza perdendosi per l’ennesima volta nel regno dei morti, alla ricerca di bambini vivi.

    Parte seconda

    Premonizioni

    Anya lo guardava al di sopra delle teste allineate nell’aula. Ionut ricambiò il sorriso.

    Uno dei bambini alzò una mano.

    Ionut si concentrò senza successo per ricordare il nome del bambino. Era uno degli ultimi, arrivato all’inizio della primavera appena trascorsa. Otto o nove anni, ancora mingherlino per la fame patita durante la sua esistenza di fuggiasco. Ma si riprendeva in fretta, come tutti gli altri. Alzò le spalle e si soffermò ad ascoltare.

    – Ma se Loro hanno l’elicotteri e li puotono portare in giro perché non so’ capaci di volare coll’aeroplani e andare in quelle città che hai detto prima?

    Anya annuì e puntò un dito verso l’immagine tridimensionale di un grosso velivolo, poi indicò uno dei piccoli elicotteri a motore solare in dotazione all’esercito dei Sauri.

    – Per due motivi principali: gli elicotteri monoposto sono piccoli e maneggevoli, non serve una particolare esperienza per pilotarli; invece gli aerei hanno bisogno di piloti esperti, anche per quelli che decollano in verticale. E poi serve un centro di controllo a terra per dare ai piloti le coordinate giuste sulla rotta visto che gli strumenti di bordo non sono più affidabili, inoltre sono pochissimi gli aerei con i motori a energia solare, la maggior parte funzionano ancora con combustibili che derivano dal petrolio e che non sono più…

    Una bambina alzò una mano: – Che sono le cordinate?

    E un altro: – E i copustipili?

    Ionut attraversò il fiume di punti interrogativi e raggiunse la porta della stanza mentre una voce chiedeva se nella città di Milano si parlasse un’altra lingua. Già, si disse Ionut, chissà come parlano, chissà se qualcuno è ancora in grado di parlare la stessa lingua al di fuori di Roma, sempre se esiste ancora qualcuno oltre la Barriera…

    Prima di uscire incrociò di nuovo lo sguardo di Anya. Lei gli fece l’occhiolino e tornò a dedicarsi ai piccoli studenti. Mentre parlava si passava spesso in modo inconsapevole una mano sul ventre come a proteggersi dal fuoco verbale dei bambini. Come se quel gesto potesse preservare dai pericoli del mondo esterno ciò che stava crescendo dentro di lei.

    Discese le scale interne del palazzo fino a raggiungere il secondo piano. Nell’appartamento adibito a laboratorio Giulio stava armeggiando con i pezzi di qualcosa che Ionut valutò vecchio come un reperto archeologico. Si fermò a un paio di metri alle spalle dell’amico, sedendosi sul bordo di un tavolo pieno di pezzi meccanici e fili colorati.

    Giulio non si voltò nemmeno, immerso completamente nel suo lavoro.

    – Cosa combini? – gli chiese Ionut dopo qualche minuto.

    L’altro saltò sulla sedia sorpreso, un giraviti gli cadde dalla mano.

    – Ionut! Mi hai fatto venire un colpo! Da quando sei qui?

    Ionut scosse la testa e si avvicinò al tavolo dell’amico.

    – Sei irrecuperabile, tutto quel tempo a farti apprendere le tecniche di sopravvivenza è stato tempo perso. Se ero uno di Loro eri già morto…

    Giulio lo guardò offeso.

    – Be’ se tu eri uno dei Sauri allora tutti i sistemi di sicurezza erano già saltati e noi già morti tutti… e comunque quello che sto combinando riguarda proprio te.

    Ionut si avvicinò scrutando con sospetto la scatola metallica piena di altri piccoli apparati dall’aspetto misterioso.

    – Me, che vuoi dire? Cos’è quella sigla… DVD… che significa?

    Giulio si appoggiò soddisfatto allo schienale della sedia e accavallò le gambe.

    – È un lettore di dischi, me l’ha portato Marcos che l’ha trovato esplorando il vecchio centro storico. Una volta con questa roba la gente vedeva i film mettendoci dentro un disco, che si chiama proprio DVD…

    Ionut annuì. – Va bene, ma io che c’entro?

    – Semplice, Anya mi ha parlato di un libro di carta che ha letto, e mi ha detto che nella copertina del libro si parla di un film tratto da quella storia. Insomma, voleva vedere quel film, ma nei nostri archivi digitali non l’ha trovato. Così ho pensato di aggiustare questo lettore, e farle una sorpresa.

    – Ho capito, ma il film?

    Gli occhi di Giulio si fecero ancora più azzurri del solito mentre infilava una mano in un cassetto.

    – Ecco qua, come nuovo – disse mostrando una custodia di plastica impolverata.

    Ionut lo prese in mano.

    Sotto la plastica campeggiava il volto di una giovane donna vestita di nero, con un gioiello a fermarle i capelli scuri avvolti in uno chignon.

    – Colazione da Tiffany… – mormorò Ionut.

    – Già, una di quelle storie romantiche che piacciono tanto a lei.

    – E che mi dovrò vedere pure io, immagino.

    – Te l’ho detto, sto lavorando per te…

    Giulio scansò abilmente la mano sinistra di Ionut, scesa per colpirlo con il palmo sulla testa rasata.

    – Visto? – esclamò Giulio alzandosi in piedi, – che quando voglio sono in grado di…

    – Evitare ogni attacco… – concluse rialzandosi dal pavimento dove Ionut l’aveva fatto finire con una veloce spazzata del piede.

    – O quasi…

    – Io vado nel mio appartamento, ci vediamo più tardi all’adunanza, campione…

    – Va bene, ehi senti, ma ci sono notizie di Axel e Tony?

    – Nessuna – rispose Ionut con un grugnito.

    Nel corridoio che portava alle scale incrociò due ragazzini che salivano dal piano di sotto.

    – Ciao Ionut – disse uno dei due, – siamo scesi al terrario a prendere qualcosa da sgranocchiare, vuoi?

    In una ciotola si agitavano alcune decine di larve rosate.

    Ionut afferrò i due per le orecchie. – Allora, quante volte vi hanno raccomandato che dovete prima cuocerle? Larve o insetti vanno sempre cucinati prima di mangiarli!

    Il ragazzino con il sacchetto alzò le spalle. – Ma così sono più buone, io…

    – Va bene, per questa volta, adesso datele a me e tornate subito in aula da Anya, chiaro?

    I due sgattaiolarono di corsa verso le scale.

    Ionut infilò una mano nella ciotola e prese una manciata di larve. Sì, erano decisamente più buone, crude. Svuotò rapidamente la ciotola e si diresse dalla parte opposta del palazzo. Raggiunse un’altra rampa e salì per una decina di piani, fino a un terrazzo chiuso da ampie vetrate di plexiglas. – Ehi Ionut, disse una ragazza dagli occhi a mandorla, china su un grande vaso di plastica. – Ciao Jade, come procede con gli innesti?

    La ragazza indicò le piantine nel vaso. – Direi bene, però i frutti sono ancora troppo piccoli, forse è il tipo di terra…

    Ionut annuì e continuò a camminare tra i vasi. Davanti a un melo staccò un piccolo frutto verde. – Queste mele sono squisite, complimenti Jade.

    La ragazza gli afferrò il braccio fermandolo mentre cercava di prenderne un’altra mela. – Con permesso, Ionut, queste mi servono, se hai fame scendi alla mensa, ci trovi sicuramente qualche mela avanzata dal pranzo di oggi. Ionut incassò con un sorriso e alzò le spalle. – Va bene, scusa.

    Continuò a girare tra i meli fino a fermarsi davanti alla vetrata. La piramide brillava come un diamante nel riflesso solare. Ionut indugiò a fissare l’antico monumento, quasi cercando di penetrare la pietra e raggiungere ciò che si nascondeva sotto. Volse lo sguardo oltre l’edificio percorrendo il panorama che si profilava dal terrazzo. La stazione ferroviaria giaceva nel silenzio, i convogli sui binari come lunghi vermi metallici in letargo. Anonimi e deserti parallelepipedi di cemento svettavano in mezzo agli edifici storici, con le loro terrazze argentate che ingoiavano senza sosta la luce del sole per produrre quell’energia che forse nessuno avrebbe mai più utilizzato. Un grosso insetto metallico spuntò dalla collina oltre la quale giacevano i resti del Circo Massimo. Il velivolo percorse la distanza che lo separava dalla stazione, arrivò fino a metà dei binari e svettò immobile sopra alle rotaie. Ionut s’irrigidì, percependo gli occhi cattivi del Sauro a bordo del piccolo elicottero. Occhi di carne dentro occhi metallici che sondavano i palazzi alla ricerca di Ribelli.

    Jade affiancò Ionut e gli sfiorò una mano con la sua. – Fa impressione, vero? Io ci sono abituata, passano quasi tutti i giorni, se ne stanno lì fermi per un po’ e poi scompaiono. Non c’è problema, finché ci sono i Sette. Ionut seguì l’indice della ragazza, puntato verso la Piramide.

    – I nostri ragazzi fanno un ottimo lavoro là sotto. I Sauri non ci troveranno mai finché nel Tempio dei Sette ci saranno quei bambini…

    Ionut sorrise alle parole di Jade e le accarezzò una guancia. – Mi chiedo fino a quando avremo la loro protezione: tre delle bambine sono già grandi, e negli ultimi mesi non abbiamo trovato nessun altro per prenderne il posto.

    – E il Maestro che dice? – chiese Jade tornando alle sue piante.

    – Lui dice sempre di stare tranquilli, che tutto va bene.

    Jade non rispose. Ionut uscì mentre l’elicottero scompariva lasciando il cielo di nuovo immacolato.

    Risalì le scale per un altro piano e si addentrò nell’ampio corridoio. Indugiò davanti alla porta dell’appartamento di Tai Shi ma era troppo presto per interrompere le meditazioni del Maestro. Continuò a camminare fino al suo alloggio.

    L’aria era umida e leggermente stantia. Iniziava a fare caldo, troppo per i suoi gusti. A Anya piaceva quella temperatura, lui preferiva i mesi freddi. Doveva ricordarsi di chiedere a Giulio di controllare il sistema di condizionamento dell’appartamento. Magari senza dirlo a lei. E pazienza se poi si sarebbe arrabbiata per il troppo fresco. Se non le stava bene poteva sempre tornare a dormire nel suo vecchio alloggio. Tanto prima o poi sarebbe rimasta comunque da sola. Presto.

    Attraversò la prima stanza immersa nel buio e aprì una finestra, affacciandosi verso l’interno del palazzo. In fondo al budello sembrava già notte, con la luce del sole pomeridiano incapace di scavalcare le pareti di cemento e metallo e scendere a precipizio fino alle fondamenta. Le imposte alle finestre dei piani più bassi erano perennemente chiuse per evitare di lasciar filtrare la luce artificiale, con il rischio di essere individuati da Loro. Ionut si allontanò dalla tristezza che gli incuteva quella vista sul nulla profondo e si sedette su un divanetto a fissare il muro. Sul rettangolo di plastica colorata di un vecchio calendario perpetuo campeggiavano il mese e il giorno. Ventinove anni. Domani, 21 giugno, sarebbero stati ventinove anni precisi dalla sua nascita ufficiale. Tai Shi aveva deciso che quello era il giorno del suo compleanno, faceva così con tutti i bambini strappati dagli artigli dei Sauri, o dalle mani delle loro madri. Ma poco importava, giorno più giorno meno, i trenta erano sempre più vicini. La fine, era sempre più vicina. E Anya sarebbe rimasta da sola a crescere il bambino che doveva nascere. Un bambino che non avrebbe mai conosciuto il padre. O che forse sarebbe cresciuto con un padre diverso… – Axel… maledizione, dove sei?

    Chiuse gli occhi e restò immobile ad astrarsi dalla stanza, dalle pareti, dal palazzo. In volo oltre il cemento, la plastica e il metallo. Oltre il quartiere e i binari e i treni morti e le strade deserte. In alto, sopra la Barriera che circonda tutto, verso le campagne, gli alberi, gli animali, la vita. E il silenzio. Altrove. Per un poco. Poi l’eco delle pale degli

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