Sclerosi multipla - Terapie ufficiali e medicina alternativa
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Anteprima del libro
Sclerosi multipla - Terapie ufficiali e medicina alternativa - Antonella Bettinardi
Autrice
INTRODUZIONE
Questo testo raccoglie numerose informazioni riguardanti la sclerosi multipla e si propone come una guida per pazienti e familiari cercando di illustrare, con un linguaggio di facile comprensione anche ai non medici, vari aspetti della malattia.
La prima parte si occupa di approfondire le più recenti scoperte scientifiche sulle ipotesi patogenitiche della sclerosi multipla e dei meccanismi neurodegenerativi che stanno alla base della progressione della malattia.
Molti passi avanti sono stati compiuti negli ultimi anni in questo campo: il testo espone in modo chiaro e sintetico le nuove teorie riguardanti i meccanismi infiammatori ed immunologici della SM, raccogliendo informazioni provenienti da studi scientifici internazionali.
Nella seconda parte è stato dedicato un ampio spazio alle terapie, provenienti sia dalla medicina ufficiale che da quella alternativa
, per offrire ai pazienti una vasta panoramica sulle attuali possibilità di cura.
Ogni terapia viene appprofondita in modo chiaro ed esaustivo, allo scopo di permettere ai pazienti di acquisire informazioni imparziali che gli permetteranno di avere uno strumento in più per orientarsi nel mondo delle cure per la SM.
Attualmente infatti, sia la medicina ufficiale che quella alternativa hanno a loro disposizione numerosissime opzioni, consentendo ai pazienti di poter scegliere, sotto la guida di medici e neurologi esperti nel settore, la terapia più adatta al singolo caso.
In particolare, la medicina ufficiale negli anni ha compiuto enormi progressi, mettendo a punto nuove molecole ed altrettanti farmaci; l’efficacia delle terapie di seconda generazione
è nettamente superiore a quella dei vecchi farmaci, inoltre gli effetti collaterali, pur presenti, sono maggiormente gestibili dai pazienti e presentano un grado di rischio più basso.
Le informazioni presenti nel volume sono corredate da ampia bibliografia e tratte dalle più recenti ricerche in materia.
In conclusione, il desiderio dell’autrice è quello di offrire non solo una guida per i pazienti, ma anche un raggio di speranza affinchè ogni persona colpita da questa malattia possa guardare al futuro con ottimismo e fiducia, nella consapevolezza che esistono cure e terapie efficaci per combatterne la progressione.
SCLEROSI MULTIPLA (SM)
EPIDEMIOLOGIA E DECORSO
La sclerosi multipla è una patologia autoimmunitaria a carico del sistema nervoso centrale, con caratteri di progressività e di neurodegenerazione.
Nella sclerosi multipla le cellule del sistema immunitario (linfociti T e B, macrofagi) aggrediscono la guaina mielinica che riveste i nervi provocando sintomi di tipo neurologico di varia entità.
L’esordio avviene prevalentemente nei giovani adulti: la fascia di età più colpita è quella che va dai 20 ai 40 anni, con notevoli ripercussioni sociali ed economiche. La malattia ha una frequenza stimata attorno ad un caso ogni 1000 abitanti, ed è la più frequente causa di disabilità negli adulti dopo i traumatismi.
Il sesso femminile è più colpito dalla malattia, con un rapporto maschi: femmine di 1:2.
La patologia è molto più diffusa nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo, e la sua incidenza aumenta in base alla latitudine, facendo ipotizzare che esistano dei fattori ambientali e genetici che interagiscano tra loro per favorire il processo autoimmunitario che sta alla base del fenomeno.
Il decorso varia notevolmente da un paziente all’altro, ai due estremi possiamo avere forme silenti per tutta la vita (scoperte casualmente durante autopsie per decessi da altre cause) e forme primariamente progressive che portano allo sviluppo di invalidità nel giro di pochi anni o addirittura all’exitus per complicazioni dovute alla malattia, per lo più respiratorie.
La SM può essere classificata in cinque forme principali:
Relapsing Remitting: è la forma di malattia più frequente soprattutto all’esordio, interessando inizialmente l’85% dei pazienti. In questa forma di malattia esistono periodi caratterizzati da ricadute cliniche con sintomi neurologici evidenti alternati ad altri in cui i sintomi scompaiono in tutto o in parte, senza progressione di malattia dei periodi di remissione.
Primariamente Progressiva: colpisce il 10% dei pazienti ed è caratterizzata da un graduale e progressivo peggioramento neurologico sin dall’esordio, senza ricadute ne’ periodi di remissione. La progressione verso la disabilità è comunque molto variabile nel tempo e da un paziente all’altro.
Secondariamente progressiva: interessa circa il 40% dei pazienti che all’esordio presentano una forma relapsing remitting ed è caratterizzata dall’instaurarsi di disabilità neurologiche. Spesso dopo le ricadute cliniche i sintomi non regrediscono più completamente e nel tempo possono peggiorare progressivamente. L’intervallo di tempo entro cui avviene la trasformazione da una forma all’altra varia considerevolmente, tuttavia la maggior parte dei pazienti sviluppano la forma secondariamente progressiva entro 10 anni dall’esordio.
Progressiva con ricadute: colpisce circa il 5% dei pazienti ed è caratterizzata da periodi di riacutizzazione a cui seguono periodi di remissione non completa dei sintomi neurologici, con peggioramento tra una ricaduta e l’altra.
5. Benigna: interessa circa il 10% dei pazienti, è caratterizza da minima o nulla disabilità dopo almeno 15 anni dall’esordio. Questi pazienti esordiscono più spesso con neurite ottica o con sintomi sensitivi, hanno poche ricadute e distanziate nel tempo ¹, ², ³
SINTOMI
I sintomi della sclerosi multipla sono diversi e variano in base alla localizzazione delle lesioni nel sistema nervoso centrale (SNC). Nel SNC esistono zone eloquenti
, in cui il danno alla mielina è correlato con la comparsa clinica di un sintomo neurologico, e zone non eloquenti
, in cui il danno non produce nessuna sintomatologia clinica. Le zone non eloquenti sono più frequenti di quelle eloquenti, e nell’encefalo sono presenti con un rapporto di 10:1
In passato, per formulare con certezza la diagnosi di sclerosi multipla, il paziente doveva aver sviluppato almeno due episodi clinici distinti, coinvolgenti due sedi diverse del SNC ed essere separate da un intervallo temporale di almeno un mese, dimostrando la presenza nella RMN di almeno due lesioni distinte.
Tuttavia i progressi delle tecniche di neutoimaging hanno permesso negli ultimi anni di porre la diagnosi di sclerosi multipla con ragionevole certezza anche dopo il primo episodio di malattia, la cosiddetta CIS (sindrome clinicamente isolata) senza aspettare che si verifichi il secondo episodio e potendo quindi iniziare già a programmare l’inizio di una terapia.
La sintomatologia che il paziente con sclerosi multipla può sperimentare nel corso della malattia è molto varia, tuttavia i sintomi più comuni sono:
La Risonanza magnetica nucleare (RMN) è l’esame di primaria importanza attraverso cui viene posta la diagnosi di Sclerosi multipla e controllata la sua evoluzione nel tempo.
L’esame consente di avere una visione molto dettagliata dell’encefalo e del midollo spinale; la sua utilità nel monitoraggio della malattia consiste nel fatto che i tessuti patologici, dove si è verificato un danno con perdita di mielina, contengono più acqua rispetto a quelli sani e pertanto verranno visualizzati come aree di iperintensità di segnale.
Le lesioni demielinizzanti sono spesso di forma irregolare, ovoidale o rotondeggiante, e si trovano soprattutto nelle regioni che circondano i ventricoli, nella sostanza bianca del tronco encefalico, del cervelletto e del midollo spinale.
La RMN permette di acquisire due tipi di immagini che rivestono una grande importanza nella patologia:
- Immagini pesate in T1: queste appaiono più scure rispetto al tessuto cerebrale circostante (sono denominate black holes
) e sono utili per individuare lesioni più datate nel tempo, che hanno già formato una cicatrice. La somministrazione del mezzo di contrasto Gadolinio permette l’acquisizione di nuove immagini T1, che non erano presenti nella prima scansione e che identificano aree captanti
, cioè nuove lesioni formate da poco che indicano sia un’area di attività recente di malattia ma anche l’esistenza di un alterazione della barriera emato-encefalica.
- Immagini pesate in T2 e in densità protonica: evidenziano sia lesioni recenti sia lesioni più datate nel tempo e sono utili per valutare il carico lesionale complessivo del paziente.
BIBLIOGRAFIA
Defining the clinical course of multiple sclerosis: the 2013 revisions.
Lublin FD et Al
Diagnostic criteria for multiple sclerosis: 2010 revisions to the McDonald criteria.
Polman CH
The changing demographic pattern of multiple sclerosis epidemiology
Nils Koch-Henriksen, MD, Per Soelberg Sørensen, MD
APPROFONDIMENTO: NUOVI APPARECCHI RMN E VALUTAZIONE DELLA SOSTANZA GRIGIA
Dal primo apparecchio di RMN realizzato nel 1988 dalla società statunitense Numar, questo strumento diagnostico si è evoluto molto rapidamente e nel giro di quasi un trentennio ha aumentato la sua potenza e specificità nello studio di moltissime patologie tra le quali la sclerosi multipla.
La RMN più di ogni altro strumento permette ai neurologi di poter formulare una diagnosi precoce di malattia dopo il primo episodio clinico, constatando la presenza di due presupposti fondamentali: la disseminazione nello spazio e nel tempo delle lesioni demielinizzanti. La RMN è infatti molto utile anche per osservare l’andamento nel tempo della malattia tramite la comparsa di nuove lesioni o il cambiamento di quelle vecchie, e quindi anche per il monitoraggio dell’efficacia della terapia farmacologica seguita dal paziente.
I primi apparecchi di RMN potevano contare su una potenza molto ridotta rispetto a quelle di oggi, di soli 0.4 tesla. Alla fine degli anni novanta sono state commercializzati strumenti con potenza attorno agli 1,5 tesla che sono tuttora in uso nella maggior parte delle strutture ospedaliere italiane.
Tuttavia gli sforzi dell’ingegneria biomedica uniti alla messa a punto di software sempre più specifici, sono riusciti nell’intento di realizzare nuovi strumenti aumentando sempre più i livelli di risoluzione delle immagini, permettendo quindi di visualizzare anche lesioni molto piccole (con diametro inferiore al millimetro). Le nuove tipologie di RMN comprendono: la RMN con Double Inversion Recovery (DIR) ad alta definizione, RMN con trasferimento di magnetizzazione, RMN pesata in diffusione, RMN in spettroscopia; sono state messe a punto anche RMN ad alto campo, come il 3 Tesla, già adottato da strutture ospedaliere all’avanguardia in grandi città italiane, e quella a 7 Tesla, finora in funzione a scopi sperimentali soltanto in pochi centri di ricerca.
In particolare alcuni tipi di RMN (come la DIR) consentono di individuare anche lesioni della sostanza grigia. Recenti ricerche hanno scoperto come questo tipo di lesioni si correlino con la disabilità clinica maggiormente rispetto alle lesioni della sostanza bianca. Inoltre, secondo alcuni ricercatori le lesioni della sostanza grigia potrebbero anche fungere da elemento predittivo, ad esempio per poter capire come potrebbe essere l’evoluzione della malattia nei successivi anni. Attraverso questo tipo di immagini generate da RMN ad alto campo e con tecnica DIR, si può arrivare ad osservare anche l’aspetto neurodegenerativo della malattia, ed individuare le cosiddette lesioni corticali, responsabili sia della disabilità fisica che di quella cognitiva. Esse sono correlate con l’atrofia cerebrale e possono essere presenti in tutte le forme della malattia, dalla primaria progressiva alle prime fasi della forma relapsing remitting. Le forme ad andamento benigno, però, presentano pochissime lesioni corticali o non ne presentano affatto; questo è un aspetto fondamentale che permette di poter avere un elemento in più per cercare di formulare una prognosi per gli anni successivi.
Uno studio italiano del 2013, longitudinale, condotto dal team del prof. Calabrese, uno dei massimi esperti in materia a livello mondiale, ha seguito un gruppo di 334 pazienti con SM analizzandone sia i parametri clinici sia quelli provenienti dalle indagini di neuroimaging RMN per 5 anni.
In particolare, gli elementi analizzati sono stati:
L’obiettivo dello studio, prospettico, è stato quello di valutare se il cambiamento di alcuni di questi parametri, sia clinici che radiologici, si correlasse con l’evoluzione della SM ed in particolare con il passaggio dalla forma relapsing remitting a quella secondariamente progressiva.
Il 19.7% dei pazienti relapsing remitting, durante i 5 anni della durata dello studio, subì un evoluzione dalla forma relapsing remitting a quella secondariamente progressiva.
In questo gruppo di pazienti, fu constatato dai ricercatori come alcune variabili (età, volume delle lesioni corticali, volume cerebellare corticale) si correlassero con il decorso clinico della malattia e fossero predittive di un suo cambiamento.
I risultati di questo studio indicano come sia le lesioni corticali sia il danno diffuso a carico della sostanza grigia siano fattori altamente predittivi dell’evoluzione della malattia