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Impara La Farmacologia In Una Settimana
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LinguaItaliano
Data di uscita3 giu 2020
Impara La Farmacologia In Una Settimana
Autore

Carlos Herrero Carcedo

Autor de dos Libros con tapa: Manual Básico de Farmacología y 200 Ideas para Mejorar la Rentabilidad de tu Farmacia, una publicación en la revista Alimentación, Equipos y Tecnología: La histamina en las distintas etapas de fabricación de conservas de atún y seis Ebooks: Disruptores Endocrinos, La Salud no es un Negocio, Obesidad Infantil. Rista. Respuesta Insuficientemente Adecuada, Vivir sin Cáncer, Ser Mayor sin Edad y Predisposición a Ser Homosexual.Posee tres licenciaturas (Farmacia, Ciencias Químicas, Ciencia y Tecnología de los Alimentos) y experiencia en los departamentos de Calidad, Producción y Ventas.

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    Anteprima del libro

    Impara La Farmacologia In Una Settimana - Carlos Herrero Carcedo

    1. Sistema nervoso autonomo.

    Il sistema nervoso periferico ha i seguenti elementi: sistema nervoso autonomo, nervi efferenti somatici che innervano il muscolo scheletrico e nervi afferenti somatici e viscerali.

    Il sistema nervoso autonomo regola innumerevoli funzioni viscerali senza il controllo della coscienza: metabolismo energetico, contrazione e rilassamento della muscolatura liscia vascolare e viscerale, battito cardiaco, secrezioni, ecc.

    L’attivitá del sistema nervoso autonomo viene trasmessa attraverso i nervi periferici autonomi, sebbene il suo controllo e l’integrazione siano effettuati nei centri nervosi del sistema nervoso centrale.

    Il sistema nervoso autonomo è costituito morfologicamente da: il sistema nervoso simpatico, il sistema nervoso parasimpatico e il sistema nervoso enterico.

    Dai centri nervosi del sistema nervoso simpatico, le eferenze simpatiche o fibre pregangliari lasciano ai gangli simpatici prevertebrali e paravertebrali, da cui partono le fibre postgangliari a lunga distanza per innervare gli organi e i tessuti bersaglio.

    Dai centri nervosi del sistema nervoso parasimpatico, le lunghe fibre efferenti pregangliari escono verso i gangli parasimpatici, che di solito si trovano vicino o all’interno dell’organo effetrice innervato dalle fibre postgangliari.

    Il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico hanno anche fibre afferenti che trasmettono lo stimolo doloroso dei diversi organi.

    La principale differenza tra i percorsi efferenti autonomi e i percorsi efferenti somatici consiste nel fatto che le vie efferenti autonome possiedono due neuroni in serie e le vie efferenti somatiche solo un motoneurone che collega il sistema nervoso centrale con la fibra muscolare scheletrica.

    Tutte le fibre motorie che escono dal sistema nervoso centrale, cioè tutte le fibre pregangliari simpatiche e parasimpatiche rilasciano il neurotrasmettitore acetilcolina che agisce sui recettori colinergici nicotinici.

    Tutte le fibre postganglioniche parasimpatiche e alcune fibre postganglioniche simpatiche rilasciano il neurotrasmettitore acetilcolina, che questa volta trasmette per interazione con i recettori colinergici muscarinici.

    La maggior parte delle fibre simpatiche postgangliari rilasciano noradrenalina che agisce sui recettori adrenergici α o β. L'eccezione sono le ghiandole sudoripare dove l'acetilcolina agisce sui recettori colinergici muscarinici.

    I sistemi nervosi simpatico e parasimpatico esercitano effetti opposti nel controllo della frequenza cardiaca, nel muscolo liscio gastrointestinale, ecc., ma non in altre situazioni come la secrezione delle ghiandole salivari.

    L'attività simpatica è aumentata in casi estremi di stress (lotta, fuga, ecc.), aumentando la frequenza e la contrattilità cardiaca, mentre l'attività parasimpatica predomina durante il riposo. Entrambi esercitano un controllo fisiologico continuo di organi e processi metabolici in condizioni normali.

    Numerosi neurotrasmettitori (cotrasmissione) vengono rilasciati nella trasmissione nervosa e la risposta sarà il risultato delle varie interazioni dei cotrasmettitori coinvolti con i loro recettori corrispondenti.

    La base della risposta dell’effettore si trova nell’interazione con i recettori postsinaptici, sebbene sia importante anche l’interazione con i recettori presinaptici, che può causare una modulazione positiva o negativa sull’attività del neurone.

    Alcuni neurotrasmettitori svolgono una funzione modulante o regolatrice della trasmissione, poiché agiscono sul rilascio di altri cotrasmettitori.

    I neurotrasmettitori agiscono direttamente e, inoltre, possono regolare il rilascio del trasmettitore presinaptico e l’eccitabilità neuronale (entrambe le azioni sono esempi di neuromodulazione in cui il mediatore chimico aumenta o reduce l’efficacia della trasmissione sinaptica senza partecipare direttamente come trasmettitore).

    I cotrasmettitori più importanti sono l'ossido nitrico e peptide intestinale vasoattivo (parasimpatici), ATP e neuropeptide Y (simpatici). Oltre a questi, vi sono molte altre sostanze: prostaglandine, adenosina, dopamina, GABA, 5-idrossitriptamina, peptidi oppioidi, endocannabinoidi, ecc.

    Gli effetti opposti dei sistemi simpatico e parasimpatico sono dovuti agli effetti contrari delle due trasmettitori, ma anche per l'inibizione del rilascio di acetilcolina da parte della noradrenalina agendo sulle terminazioni parasimpatici o per l’inibizione del rilascio di noradrenalina da parte della acetilcolina.

    Ci sono farmaci che agiscono selettivamente come agonisti o antagonisti sui recettori presinaptici e postsinaptici del sistemi noradrenergico e del sistema colinergico.

    Il fármaco antagonista di uno dei due sistemi, adrenergico (simpatico) o colinergico (parasimpatico), favorirà l'espressione dell'altro nell'organo che riceve l'innervazione dei due sistemi con azioni opposte.

    Le terminazioni colinergiche e noradrenergiche rispondono all'acetilcolina e noradrenalina, nonché altre sostanze rilasciate come cotrasmettitori, sintetizzati e immagazzinati nei neuroni del sistema nervoso autonomo che si trovano nel sistema nervoso centrale e nei ganmglios.

    Se più di un neurotrasmettitore o neuromodulatore viene rilasciato insieme, ciascuno dei quali interagisce con i specifici recettori, l'effetto ottenuto è il risultato delle azioni di ciascuno di essi sul loro recettore presinaptico o postsinaptico.

    Gli impulsi adrenergici (effetto simpatico) nel nodo del seno del cuore causano un aumento della frequenza cardiaca (recettore β1).

    Gli impulsi colinergici (effetto parasimpatico) nel nodo del seno del cuore riducono la frequenza cardiaca.

    Gli impulsi adrenergici (effetto simpatico) nell’atrio del cuore aumentano la contrattilità cardiaca (recettore β1), mentre gli impulsi colinergici (effetto parasimpatico) riducono la contrattilità cardiaca.

    Gli impulsi adrenergici (effetto simpatico) nel nodo atrioventricolare del cuore causano un aumento dell’automaticità e della velocità di conduzione (recettore β1), mentre gli impulsi colinergici (effetto parasimpatico) diminuiscono la velocità di conduzione e inducono il blocco atrioventricolare.

    Nelle arteriole e nelle vene, gli impulsi adrenergici (effetto simpatico) causano costrizione (recettori α1, α2) e dilatazione (recettore β2), mentre gli impulsi colinergici (effetto parasimpatico) hanno scarso effetto, ad eccezione della dilatazione nelle ghiandole salivari e tessuto erettile.

    Nel polmone, gli impulsi adrenergici (effetto simpatico) inducono la broncodilatazione mediante rilassamento del muscolo tracheobronchiale (recettore β2), mentre gli impulsi colinergici colinergici (effetto parasimpatico) causano broncocostrizione e aumento della secrezione.

    Nel tratto digestivo, gli impulsi adrenergici riducono la motilità intestinale e inducono la contrazione dello sfintere, mentre gli impulsi colinergici aumentano la motilità intestinale, rilassano gli sfinteri e stimolano la secrezione.

    Nella vescica, gli impulsi adrenergici inducono la contrazione dello sfintere o la ritenzione urinaria (recettore α1) e il rilassamento del detrusore (recettore β2), mentre gli impulsi colinergici causano un’intensa contrazione del detrusore e il rilassamento dello sfintere.

    Negli organi sessuali maschili, gli impulsi adrenergici (effetto simpatico) sono coinvolti nell’eiaculazione (recettore α1) e negli impulsi colinergici (effetto parasimpatico) nell’erezione.

    Nell’utero, gli impulsi adrenergici (effetto simpatico) causano un intenso rilassamento (recettore β2) o una contrazione (recettore α1).

    Nell’occhio, gli impulsi adrenergici (effetto simpatico) causano la contrazione del muscolo radiale dell’iride (midriasi o dilatazione della pupilla) e gli impulsi colinergici (effetto parasimpatico) generano la contrazione del muscolo liscio dello sfintere dell’iride (miosi o diminuzione delle dimensioni della pupilla).

    Nelle ghiandole salivari e lacrimali, gli impulsi adrenergici (effetto simpatico) causano la secrezione (recettore α1) e gli impulsi colinergici (effetto parasimpatico) una secrezione molto più intensa.

    2. Trasmissione colinergica.

    La neurotrasmissione colinergica eseguita dall’acetilcolina nel sistema nervoso vegetativo comprende sinapsi di tutte le fibre preganglioniche simpatiche e parasimpatiche (l’acetilcolina agisce sui recettori colinergici nicotinici), la giunzione neuro-effettrice di tutte le fibre postganglioniche parasimpatiche (l’acetilcolina agisce sui recettori colinergici muscarinici) e la trasmissione effettuata da alcune fibre postganglioniche simpatiche (l’acetilcolina agisce anche sui recettori colinergici muscarinici).

    Le azioni muscariniche dell’acetilcolina sono dovute al suo rilascio nelle terminazioni parasimpatiche postganglioniche, tranne nei vasi sanguigni e nelle ghiandole sudoripare.

    L’acetilcolina riduce indirettamente la pressione sanguigna attraverso la vasodilatazione generalizzata, sebbene la maggior parte dei vasi sanguigni non hanno innervazione parasimpática, poiché agisce sulle cellule endoteliali vascolari rilasciando ossido nitrico, il che è responsabile del rilassamento della muscolatura liscia vascolare.

    L’acetilcolina stimola la secrezione di ghiandole sudoripare innervate da fibre colinergiche simpatiche.

    L’efficacia della neurotrasmissione richiede che il neurotrasmettitore venga rapidamente rimosso dallo spazio sinaptico, che si ottiene grazie agli enzimi colinesterici.

    L’acetilcolina rilasciata nella fessura sinaptica può essere rapidamente idrolizzata dall’acetilcolinesterasi nello spazio intersinaptico o lascia la fessura sinaptica e viene idrolizzata dalla butirrilcolinesterasi o esercita la sua azione interagendo con i suoi recettori colinergici nei diversi organi.

    Esistono due tipi di recettori colinergici: recettori nicotinici (fanno parte di un canale ionico di cui controllano l’apertura) e recettori muscarinici (associati alle proteine G).

    Esistono tre sottotipi di recettori nicotinici: il muscolo (presente nella membrana della placca motoria), il neuronale periférico (presente nella membrana delle cellule gangliari simpatiche e parasimpatiche) e il neuronale centrale (in varie aree del sistema nervoso centrale).

    Esistono cinque sottotipi di recettori muscarinici: M1 (presente nei neuroni gangliari), M2 (presente nel cuore), M3 (nelle cellule secretorie, cellule muscolari lisce e cellule endoteliali vascolari), M4 (presente nei neuroni gangliari, vas deferens e utero), M5 (nel cervello).

    La nicotina imita le risposte causate dall’eccitazione delle fibre preganglioniche simpatiche e parasimpatiche, mentre la muscarina imita le risposte indotte dall’eccitazione delle fibre postganglioniche parasimpatiche, in modo che i recettori responsabili delle risposte di primo tipo fossero chiamati nicotinici e i recettori che generavano quelli del secondo tipo muscarinici.

    Gli effetti muscarinici prodotti dall’acetilcolina (riduzione della velocità di conduzione) vengono annullati dopo la somministrazione di una piccola dose di atropina (antagonista muscarinico). Una dose più elevata di acetilcolina, ancora sotto l'influenza dell’atropina, indurrebbe un aumento della pressione sanguigna mediante la stimolazione dei gangli simpatici (vasocostrizione) seguito da un aumento secondario del rilascio di adrenalina nella ghiandola surrenale (effetti nicotinici molto simile a quelli prodotti dalla nicotina).

    Gli agonisti muscarinici (parasimpaticomimetici) o agonisti colinergici ad azione muscarinica diretta sono: esteri di colina (acetilcolina, metacolina, carbacolo e betanecolo), alcaloidi naturali (muscarina, pilocarpina e arecolina) e de sintesi (oxotremorina e xanomelina).

    Nel sistema cardiovascolare, l’acetilcolina riduce la frequenza cardiaca e la velocità di conduzione, diminuisce la forza della contrazione cardiaca (atriale), riduce la gittata cardiaca e provoca una marcata riduzione della pressione sanguigna, nonché la dilatazione arteriolare (effetto mediato dall’ossido nitrico).

    Metacolina, carbacolo, betanecolo e pilocarpina causano un aumento dell’attività secretoria e peristaltica dell’apparato digerente e il rilassamento dello sfintere (compaiono feci di diarrea e crampi).

    Carbacolo e betanecolo favoriscono la minzione, contraendo selettivamente il detrusore e rilassando lo sfíntere della vescica urinaria.

    Gli agonisti muscarinici (parasimpaticomimetici) inducono una marcata broncocostrizione, un aumento della secrezione nella trachea e nei bronchi, e una riduzione della pressione intraoculare, poiché contraggono la muscolatura liscia dello sfintere dell’iride (miosi o diminuzione della dimensione della pupilla) e il muscolo ciliare.

    Pilocarpina (principalmente), arecolina e muscarina causano sudorazione abbondante, salivazione significativa e lacrimazione eccessiva.

    Il betanecolo cloruro è usato nella ritenzione urinaria (inclusa quella che segue l’intervento chirurgico), nella ritenzione gastrica e nella distensione addominale postoperatoria.

    La pilocarpina cloridrato sarebbe indicata nel trattamento della xerostomia (secchezza delle fauci) avviso di una possibile diminuzione dell'acuità visiva. Come effetto collaterale provoca sudorazione profusa. Questo miotico è utilizzato anche nel glaucoma cronico e acuto.

    Gli antagonisti colinergici muscarinici (parasimpaticolitici) sono: atropina, ioscina (scopolamina), omatropina, benzatropina, metescopolamina, butilescopolamina, ipratropio, tiotropio, trospio, otilonio, pinaverio, tropicamide, dicicloverina, tolterodina, trimebutina, pirenzepina, telenzepina, tripitamina, darifenacina e solifenacina.

    Gli antagonisti colinergici muscarinici (parasimpaticolitici) inibiscono le ghiandole salivari, lacrimali, bronchiali e del sudore (causano un’intensa secchezza delle fauci) e causano dilatazione pupillare o midriasi (smettono di rispondere alla luce) e paralisi dell’alloggio o della cicloplegia a causa del rilassamento del muscolo ciliare, rendendo difficile la visione da vicino.

    Alte dosi di atropina inibiscono la motilità gastrointestinale in modo incompleto (farmaci selettivi M3 nella fase di sviluppo). La pirenzepina inibisce la secrezione gastrica senza influenzare altri sistemi (selettività M1).

    Gli antagonisti colinergici muscarinici (parasimpaticolitici) rilassano la muscolatura bronchiale e riducono la secrezione delle mucose nasali, faringee, tracheali e bronchiali. In questo modo, evitano la broncocostrizione riflessa (anestesia), ma non quella indotta dai mediatori locali (asma).

    Alte dosi di atropina producono eccitazione sul sistema nervoso centrale (nervosismo, irritabilità, disorientamento, allucinazioni e delirio) e, in caso di intossicazione, questi effetti centrali vengono neutralizzati con la fisostigmina (anticolinesterasico che annulla il blocco dei recettori colinergici muscarinici dell’acetilcolina).

    La ioscina (scopolamina), a dosi terapeutiche, produce una notevole sedazione e viene usata come anticolinergico e antiemetico, poiché blocca la trasmissione colinergica nei nuclei vestibolari.

    Gli antagonisti colinergici muscarinici (parasimpaticolitici) influenzano il sistema extrapiramidale e riducono gli effetti collaterali di molti antipsicotici, quindi vengono applicati nella terapia antiparkinsoniana.

    L’ossibutinina (cerotti transdermici a rilascio prolungato per evitare reazioni collaterali) e tolterodina (meno effetti collaterali) sono usati nel trattamento della vescica iperattiva, così come il trospio e gli antagonisti M3 selettivi: darifenacina e solifenacina. D’altra parte, il trospio è anche usato nel trattamento dell’incontinenza urinaria nella vescica instabile a causa dell’instabilità del detrusore (attenzione negli anziani con ipertrofia prostatica, poiché tutti questi farmaci di solito provocano una ritenzione urinaria).

    Per produrre midriasi, cicloplegia o entrambi effetti (irite acuta, iridociclite, cheratite, esame della retina e fondo), tropicamide (azione breve) e ciclopentolato (azione prolungata) vengono utilizzati. Nei pazienti con predisposizione, possono scatenare un attacco di glaucoma acuto.

    L'atropina e la scopolamina sono utilizzate nei farmaci pre-anestetici per prevenire i riflessi cardiovascolari vagali e ridurre la broncocostrizione e l’ipersecrezione tracheobronchiale, salivare e lacrimale.

    Gli antagonisti colinergici muscarinici (parasimpaticolitici) sono indicati negli spasmi della muscolatura liscia digestiva per facilitare l’endoscopia e la radiologia gastrointestinale, così come spasmolitici nella síndrome dell’intestino irritabile o la diverticolosi del colon.

    L'atropina è utile in alcuni casi di blocco atrioventricolare o bradicardia di origine vagale, nonché di antidoto contro agenti colinergici e inibitori della colinesterasi.

    I farmaci che stimolano la neurotrasmissione gangliare agiscono selettivamente sui recettori nicotinici e possono essere di origene naturale, come la nicotina e la lobelina (usati per smettere di fumare) o di origene sintetica, come il dimetilfenilpiperazinio e il tetrametilammonio.

    La nicotina produce inizialmente una stimolazione dei gangli che genera una complessa miscela di azioni simpatiche e parasimpatiche (aumento della pressione sanguigna, aumento delle secrezioni bronchiali, salivari e di sudore, tachicardia, tremori, stimolazione della respirazione e nausea, ecc.) tuttavia, questi effetti sono spesso seguiti da depressione o inibizione della trasmissione gangliare.

    I farmaci bloccanti gangliari (esametonio, trimetafan e mecamilamina) hanno smesso di essere utilizzati a causa dei nuimerosi e complessi effetti che hanno prodotto: ipotensione, inibizione delle secrezioni, riduzione del tono e motilità gastrointestinale, problemi nella minzione, ecc.

    I bloccanti neuromuscolari non depolarizzanti (tubocurarina, alcuronio, atracurio, cisatracurio, mivacurio, doxacurio, pancuronio, vecuronio, rocuronio, pipecuronio e rapacuronio) agiscono come antagonisti competitivi poiché il blocco neuromuscolare che producono può essere invertito dopo l'aumento di acetilcolina nella piastra motrice (attraverso l’aggiunta diretta di acetilcolina o, indirettamente, mediante la somministrazione di agenti anticolinesterasici).

    I bloccanti neuromuscolari non depolarizzanti sono utilizzati in anestesia per l’'induzione di un rilassamento muscolare di lunga durata, nelle convulsioni presenti nel tetano o quando è necessario per facilitare la ventilazione meccanica. Inizialmente, i muscoli estrinseci dell'occhio e del viso sono paralizzati; seguono quelli degli arti, del collo, del tronco, dei muscoli intercostali e del diaframma, i muscoli respiratori sono i primi a riprendersi.

    Cisatracurio, doxacurio, pipecuronio e vecuronio mancano di effetti cardiovascolari e non aumentano il rilascio di istamina, mentre il pancuronio, il rapacuronio e il rocuronio producono tachicardia.

    I bloccanti neuromuscolari depolarizzanti (decametonio e suxametonio) agiscono come agonisti sui recettori nicotinici della piastra motoria terminale, allo stesso modo dell’acetilcolina, sebbene la differenza sia che il decametonio (in disuso a causa del suo effetto prolungato) e il suxametonio (succinilcolina) non sono metabolizzati dall’acetilcolinesterasi e rimangono nella piastra terminale abastanza a lungo in modo che la depolarizzazione prolungata induca una perdita di eccitabilità elettrica e si verifichi il blocco neuromuscolare.

    Il suxametonio (succinilcolina) produce un intenso rilassamento di 3-5 minuti con recupero spontaneo, ed è utilizzato per intubazione endotracheale, procedure a breve termine (lussazioni), convulsioni indotte da farmaci e terapia elettroconvulsiva.

    I bloccanti neuromuscolari depolarizzanti causano bradicardia, perdita di potassio muscolare che induce iperkaliemia (un aumento del potassio extracellulare può causare arresto cardiaco in situazioni di malattia epatica, ustioni e lesioni con denervazione muscolare), aumento della pressione intraoculare e paralisi prolungata in pazienti con deficit di colinesterasi plasmatica o che stanno usando agenti anticolinesterasici.

    La somministrazione concomitante di suxametonio e alotano (anestetico per inalazione) può causare ipertermia maligna (disturbo idiosincrático caratterizzato da intenso spasmo muscolare con elevato aumento della temperatura corporea chre può causare la morte), che viene combattuta con il fármaco dantrolene, poiché inibisce la contrazione muscolare prevenendo l’uscita del calcio dal reticolo sarcoplasmatico.

    La trasmissione neuromuscolare può essere bloccata con farmaci presinaptici che interferiscono con la sintesi di acetilcolina (emicolinio e trietilcolina) o che inibiscono il rilascio di acetilcolina (tossina botulinica: utilizzata nel trattamento del blefarospasmo, spasmo emifacciale, strabismo e torcollus spasmodico, vesamicolo, β-bungarotossina e tossina tetanica).

    Gli inibitori della colinesterasi o farmaci anticolinesterasici (edrofonio, ambenonio, fisostigmina, neostigmina, piridostigmina, rivastigmina, diflos, paration, ecotiopato, galantamina e donepezil) favoriscono la trasmissione colinergica, poiché impediscono l’inattivazione dell’acetilcolina inibendo l’azione dei due tipi di colinesterasi che idrolizzano l’acetilcolina (acetilcolinesterasi e butirrilcolinesterasi).

    I farmaci anticolinesterasici aumentano e prolungano l’azione dell’acetilcolina rilasciata nelle terminazioni motorie, che consente il ripetuto legame del neurotrasmettitore con i recettori nicotinici e il ripristino della trasmissione sinaptica quando i recettori sono bloccati da un antagonista competitivo o da anticorpi (miastenia grave).

    I farmaci inibitori della colinesterasi (anticolinesterasici) causano miosi e contrazione del muscolo ciliare (bloccaggio alloggio e difficoltà a concentrarsi sulla visione da vicino), aumento dell’attività peristaltica e stimolazione della secrezione gastrica, bradicardia e ipotensione arteriosa, aumento del tono dei bronchioli e ipersecrezione tracheobronchiale.

    L’edrofonio è un anticolinesterasico di azione rapida e di breve durata, utilizzato nella paralisi motoria dopo anestesia dovuta a bloccanti neuromuscolari non depolarizzanti, nella diagnosi di miastenia grave, una malattia autoinmune caratterizzata da una marcata debolezza del muscolo striato (nel caso in cui lo fosse, il miglioramento sarebbe improvviso), e per risolvere il dubbio tra crisi miastenica e crisi colinergica (risolverà la prima e peggiorerà fugacemente la seconda).

    La miastenia grave è trattata con neostigmina, piridostigmina o ambenonio.

    Alcuni farmaci anticolinesterasici che attraversano la barriera ematoencefalica (donepezil, rivastigmina e galantamina) sono usati nel trattamento della malattia di Alzheimer, poiché aumentano l’attività colinergica e migliorano la funzione cognitiva.

    3. Trasmissione noradrenergica.

    Alla trasmissione noradrenergica partecipano tre catecolamine naturali: dopamina, noradrenalina e adrenalina, che formano tre legami seguiti nella sintesi delle catecolamine (richiede l’attività di quattro enzimi che non si trovano sempre insieme in tutte le cellule).

    Le vescicole sinaptiche contenute nelle varicosità dei neuroni noradrenergici periferici (simpatiche postgangliari) sono il sito di sintesi, conservazione e rilascio di noradrenalina, e di co-liberazione di altri mediatori come ATP e neuropeptide Y.

    La concentrazione di noradrenalina nelle vescicole è molto elevata e viene mantenuta grazie al trasportatore vescicolare di monoamine e alla formazione del complesso noradrenalina-ATP-cromogranina A che ne impedisce l'uscita. Lo stimolo nervoso provoca la depolarizzazione della membrana della terminazione nervosa, aprendo i suoi canali di calcio, in modo che, a seguito dell'ingresso del calcio, viene avviato il rilascio di noradrenalina, dopamina-β-idrossilasi, ATP e cromogranina A.

    I primi due enzimi che metabolizzano le catecolamine sono localizzati intracellularmente (la ricaptazione verso l’interno della cellula è necessaria per il loro degrado), sono ben distribuiti in tutto il corpo, compreso il cervello, e sono catecol-O-metiltransferasi (COMT) e monoaminossidasi (MAO).

    L'assorbimento cellulare del neurotrasmettitore può essere neuronale (le terminazioni nervose catturano il 75% della noradrenalina recentemente rilasciata, riciclandola e potendo essere nuovamente rilasciata dallo stimolo nervoso) ed extraneuronale (importante per l’adrenalina, dove le cellule non neuronali vicine catturano catecolamine che non vengono immagazzinate, ma che sono successivamente metabolizzate da MAO o COMT.

    I recettori adrenergici sono strutture molecolari selettive di catecolamine adrenalina (epinefrina) e noradrenalina (norepinefrina). A seconda della risposta ottenutta, in vari organi, alle catecolamine naturali e all’isoprenalina sintetica (isoproterenolo), i recettori adrenergici sono classificati in due classi, α e β, con due sottotipi α1, α2 (ciascuno con tre sottotipi aggiuntivi) e tre sottotipi β1, β2 e β3, classificati secondo l’ordine di potenza degli agonisti o l’esistenza di antagonisti selettivi.

    Recettori α1-adrenergici (NA> A >> ISO): vasocostrizione, aumento della pressione sanguigna, la contrazione del muscolo radiale dell'iride (midriasi) e gli sfinteri della digestione e della vescica, glicogenolisi (iperglicemia) e secrezione di ghiandole salivari e ghiandole sudoripare.

    Recettori α2-adrenergici (A> NA >> ISO): l'inibizione del rilascio di neurotrasmettitore (ipotensione), l'aggregazione piastrinica e l'inibizione della secrezione di insulina (iperglicemia).

    Recettori β1-adrenergici (ISO> NA> A): aumento della frequenza e contrattilità cardiaca, aumento dell'automatismo e della velocità di guida.

    Recettori β2-adrenergici (ISO> A> NA): broncodilatazione, vasodilatazione, rilassamento della muscolatura liscia viscerale (digestivo, utero, detrusore vescicale, ecc.), tremori muscolari e glicogenolisi epatica.

    Recettori β3-adrenergici (ISO> NA = A): termogenesi e lipolisi.

    La selettività non è mai assoluta e, anche se si pretende di trovare agonisti β2-selettivi broncodilatatori che non influenzano il cuore o antagonisti β1-selettivi che esercitano un blocco cardiaco efficace senza i fastidiosi effetti broncocostrittori, ci sarà sempre una selettività relativa.

    Gli agonisti dei recettori adrenergici (simpaticomimetici) sono: adrenalina, noradrenalina, isoprenalina, dobutamina, dopamina, prenalterolo, ibopamina, metossamina, fenilefrina, orciprenalina, esoprenalina, nafazolina, metaraminolo, fenilpropanolamina, etilefrina, cirazolina, ossimetazolina, tetrizolina, fenoxazoline, tramazolina, xilometazolina, clonidina, apraclonidine, brimonidina, medetomidina, xilazina, fenoterolo, salbutamolo, terbutalina, bambuterolo, formoterolo, procaterolo, indacaterolo, salmeterolo, rimiterolo, ritodrina, isoetarina, efedrina, metilfenidato, fenfluramina, metanfetamina, ecc.

    L’adrenalina è un portente agonista dei recettori adrenergici β (predominante) e α che aumenta la frequenza cardiaca (effetto cronotropico), la velocità di conduzione e la forza di contrazione (effetto inotropico) grazie alla sua azione β1. A basse dosi, produce vasodilatazione (azione β2), ma a dosi più elevate, la vasocostrizione predomina a causa dell’attivazione vascolare α, aumentando la pressione sanguigna e la tachicardia.

    Altri effetti farmacologici eccezionali dell’adrenalina sono: broncodilatazione (azione β2), contrazione del muscolo radiale dell’iride e conseguente midriasi (azione α), rilassamento del muscolo liscio viscerale (digestivo: β, utero: β2, detrusore: β) e diminuzione di secrezione di insulina che favorisce la comparsa di iperglicemia (azione α2).

    L’adrenalina è di scelta nello shock anafilattico e viene utilizzata negli arresti cardiaci quando i metodi fisici falliscono e nell’anestesia locale, associata agli anestetici local, per aumentarne l’effetto.

    La noradrenalina è un potente agonista dei recettori adrenergici α1, con attività β1 cardiaca e senza azione β2, che produce un’intensa vasocostrizione, un aumento della resistenza periferica e un aumento della frequenza cardiaca e della contrattilità, ma l’ipertensione generata spesso causa bradicardia riflessa. I suoi effetti farmacologici sono simili a quelli dell’adrenalina, sebbene compaiano a dosi elevate.

    La noradrenalina è usata come vasopressore e agente inotropico nello shock refrattario alla dopamina, nell’ipotensione dopo la rimozione del feocromocitoma e nello shock endotossico.

    L’isoprenalina è un agonista quasi esclusivo dei recettori adrenergici β1 e β2 che stimola il cuore e provoca vasodilatazione, aumentando la pressione sistolica e diminuendo la pressione diastolica. Di conseguenza, si ottiene una diminuzione della pressione sanguigna che potrebbe essere grave se lo stato circolatorio non è soddisfacente o se il volumen minuto è basso. Produce anche dilatazione bronchiale, riduzione del tono e della motilità del tratto gastrointestinale e inibizione della contrazione uterina. È usata in stato di shock con vasocostrizione.

    La dobutamina e il prenalterolo sono cardio-stimolanti selettivi β1 utilizzati nello shock cardiogeno e settico senza ipotensione (agenti inotropi).

    La dopamina, a basse dosi, induce la vasodilatazione dovuta alla stimolazione dei recettori D1, quindi viene utilizzata per controllare l’ipertensione o per alleviare l’insufficienza cardiaca congestizia. Ad alte dosi, la frequenza cardiaca e la contrattilità aumentano grazie alla sua attività sui recettori β1-adrenergici e, a dosi ancora più elevate, provoca vasocostrizione, poiché agisce sui recettori α1-adrenergici, quindi viene utilizzata nello shock refrattario all’espansione del volume e nell’ipotensione associata a shock settico.

    Fenilefrina, nafazolina, fenilpropanolamina, etilefrina, cirazolina, ossimetazolina, tetrizolina, fenoxazoline, xilometazolina e tramazolina sono simpaticomimetici che stimolano preferibilmente i recettori α1-adrenergici, causando un’intensa vasocostrizione e un aumento della pressione sanguigna con frequente bradicardia riflessa. Sono usati localmente nella congestione nasale (non più di tre giorni consecutivi per evitare come possibile reazione avversa una congestione di rimbalzo mediante vasodilatazione). La fenilefrina è anche usata come midriatico per l’esplorazione della retina.

    La clonidina è un agonista selettivo dei recettori α2-adrenergici con attività vasocostrittore locale, ma che, sistemicamente, produce ipotensione paradossale, motivo per cui viene utilizzato in alcuni casi di ipertensione arteriosa. Apraclonidine e brimonidina sono simpaticomimetici α2 selettivi utilizzati per ridurre la pressione intraoculare.

    Fenoterolo, salbutamolo, terbutalina, bambuterolo, formoterolo, procaterolo, indacaterolo e salmeterolo sono agonisti β2-adrenergici selettivi che inducono broncodilatazione, quindi sono utilizzati nel trattamento dell’asma e della BPCO, nonché nelle crisi di broncospasmo.

    La ritodrina è un agonista selettivo dei recettori β2-adrenergici che viene utilizzato come fármaco di scelta per inibire le contrazioni uterine in gravidanza (vengono utilizzati anche salbutamolo e terbutalina).

    L’efedrina, agonista adrenérgico ad azione mista che attiva direttamente i recettori adrenergici α e β, viene utilizzata, in associazione con altri farmaci, come broncodilatatore (via sistemica) o decongestionante (via topica).

    Gli antagonisti dei recettori α-adrenergici sono: fenossibenzamina, fentolamina, tolazolina, doxazosina, prazosina, trimazosina, terazosina, alfuzosina, silodosina, indoramina, tamsulosina, yohimbina, uradipil, corinantina, ketanserina, dibenamina, mirtazapina, idazoxan, efaroxan, diidroergotamina, ergotamina, labetalolo, carvedilolo, ecc.

    Il blocco dell’attività α1-adrenergica provoca ipotensione e tachicardia riflessa, mentre l’antagonismo α2 induce un aumento del rilascio di noradrenalina e serotonina (potenziale effetto antidepressivo) e favorisce la vasodilatazione (azione antipertensiva).

    Gli antagonisti dei recettori α-adrenergici producono il fenomeno chiamato inversione della risposta all’adrenalina, poiché bloccando l’azione α1, viene mantenuta la sua attività β2 vasodilatatrice (con noradrenalina, il suo effetto ipertensivo non è invertito, ma ridotto o inibito).

    Prazosina, doxazosina e terazosina sono antagonisti selettivi dei recettori α1-adrenergici e inducono vasodilatazione e abbassamento della pressione sanguigna con meno tachicardia rispetto a quelli non selettivi, mentre alfuzosina, silodosina e tamsulosina sono bloccanti selettivi dei recettori α1A-adrenergici ben rappresentati nel tratto urinario inferiore, quindi sono di scelta in pazienti con adenoma prostatico e ipertensione arteriosa.Tutti producono un marcato effetto ipotensivo di prima dose e sono usati in pazienti ipertesi con diabete e dislipidemia, poiché migliorano queste alterazioni metaboliche e riducono i sintomi ostruttivi e irritativi dell'ipertrofia prostatica benigna.

    La fenossibenzamina è un antagonista non selettivo irreversibile dei recettori adrenergici α1 e α2 (anche antagonista dei recettori dopaminergici, H1, serotoninergici e colinergici muscarinici) utilizzato nel trattamento dei sintomi del feocromocitoma e nelle crisi ipertensive dovute ai simpaticomimetici.

    La fentolamina è un antagonista non selettivo dei recettori adrenergici α1 e α2 utilizzato nella prevenzione e nel controllo delle crisi ipertensive a causa del feocromocitoma, sebbene la sua azione vasodilatatrice sia accompagnata da tachicardia.

    Diidroergotamina ed ergotamina sono agonisti parziali dei recettori α-adrenergici (α-bloccanti in situazioni di stimolazione simpatica, mentre producono vasocostrizione intensa e duratura con elevata pressione sanguigna), cioè antagonizzano la vasocostrizione generata da alte concentrazioni di la noradrenalina e la serotonina e, allo stesso tempo, causano vasocostrizione nelle arterie del territorio muscolare, nelle arterie coronarie e nei vasi extracranici, quindi vengono utilizzate negli attacchi di emicrania acuta che non cedono con analgesici minori.

    Labetalolo (usato nelle crisi ipertensiva) e carvedilolo (usato nell’insufficienza cardiaca) sono bloccanti dei recettori adrenergici α1 e β.

    Altri antagonisti selettivi dei recettori α2-adrenergici sono la yohimbina (usata in alcune forme di disfunzione sessuale maschile) e la mirtazapina (usata come antidepressivo).

    Gli antagonisti dei recettori β-adrenergici (Beta-bloccanti) riducono

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