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Elfi di due città
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E-book150 pagine2 ore

Elfi di due città

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Info su questo ebook

La continuazione di I Quenta Unyarima, la storia dell'elfa Arnis alle prese con le avventure nella terra di mezzo della prima era non sono ancora finite.
La vedremo impegnata in un altro viaggio per tentare di aiutare il figlio ormai diventato re, sostenuta dai suoi più cari amici.
Ma forse dopo tanti anni anche qualcun'altro si prenderà l'impegno di prendersi cura di lei, qualcuno che da molto tempo era sparito dalle due città.
Il signore del buio Cundu Mor è ancora vivo... starà dalla sua parte fino in fondo o aspetterà il momento buono per tradirla?
LinguaItaliano
Data di uscita29 nov 2017
ISBN9788827524732
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    Anteprima del libro

    Elfi di due città - Patrizia Caredda

    Ringraziamenti

    Forodir Turambar

    La bellezza della Città della Luce era ormai conosciuta in tutta la terra di mezzo.

    La guerra contro il Signore del Buio, Cundu Mor, l'aveva piegata ma non spezzata ed essa era ritornata agli antichi splendori flessibile come un giunco.

    Il Re di quella splendida lucente regione era Vanya Aryon, figlio di Arnis Altariel e Ion Tyelca, che aveva assunto il nome di Forodir Turambar (uomo del nord padrone del destino) il giorno della sua incoronazione.

    Forodir era ancora un ragazzino quando aveva dovuto prendere su di se il peso del regno.

    Sua madre Arnis era stata ben felice di passare l'onere al figlio visto che non si sentiva proprio adatta per fare la regina.

    Per un periodo aveva dovuto governare, finché il figlio non era diventato abbastanza grande per sedere sul trono.

    Re Forodir però era adulto solo nella teoria, in pratica era ancora un ragazzo con tanta voglia di imparare e frequentare giovani come lui e non una corte di quelli che lui considerava vecchi elfi noiosi.

    Il suo popolo lo amava.

    Grazie all'esperienza in guerra e nelle arti magiche del suo mentore, Rilya 'Hrivion e di due Istari, Radagast e Thingol, aveva salvato il popolo delle due città del regno dalla completa distruzione...

    In realtà lui aveva preso poche decisioni ma aveva combattuto con coraggio e questo al suo popolo era bastato.

    Durante quella terribile guerra una delle due città del regno, la Città del Ghiaccio era andata completamente distrutta.

    Tutti i suoi abitanti inizialmente si erano riversati nella Città della Luce ma ora erano accampati dove una volta sorgeva la loro città con l'intento di ricostruirla più bella che mai.

    Siccome era la città natale del suo nuovo patrigno ed insegnante, aveva incaricato lui della rinascita e ricostruzione di quel luogo.

    Rilya aveva accettato di buon grado ed Arnis lo aveva seguito.

    Aveva passato anche troppi anni separata dal suo grande amore ed ora non voleva starne lontana neanche per un minuto!

    Dato che Radagast era tornato alla sua brughiera e Thingol ad Angmar, un altro Istar era stato assegnato a quelle lande del nord ed ora stava aiutando la popolazione nella ricostruzione.

    Il nuovo Istar, che si chiamava Alarcast (nome derivato dalla parola lesto, veloce, alarca), era giunto direttamente dalle terre d'oltremare dove vivono i maghi, era passato da Angmar e gli avevano assegnato il reame dove viveva la protetta dell'Istar Thingol, Arnis, che lui aveva allevato da quando era una bambina.

    L'Istar Alarcast rispettava in tutto e per tutto la fisionomia dei suoi simili, lunghi capelli grigio bianchi, un viso vispo e giovanile ricoperto da una lunga barba, vesti semplici e comode di stoffa morbida e grigia.

    Appena era arrivato era stato accolto con molto calore perché la popolazione, provata dalla guerra, aveva bisogno di sentirsi protetta anche dalla magia.

    Anche Indir Alca era tornato a far parte della vita della città.

    L'ex re, che aveva tempo prima abdicato per la cognata, la regina Nasarwen, si era ritirato e si era dedicato per molto tempo allo studio di un antidoto per il veleno con cui gli orchi intingevano le loro frecce e che era mortale per gli elfi … lui a causa di quel veleno aveva perso il fratello ed il nipote durante la lunga guerra di Ire Lossea.

    Si era chiuso in una sorta di esilio a studiare la sua pianta preferita, l'albero dei fiori della luce, perché era sempre stato convinto che questa pianta ricca di magia prima o poi gli avrebbe dato la soluzione.

    Quando la Città del Ghiaccio era ancora in piedi, visto il territorio poco favorevole, all'interno delle sue mura era stata costruita una enorme serra basata proprio sullo sviluppo magico di una di quelle piante della luce che erano sempre state l'ossessione del re.

    Adesso quest'ultimo era anch'egli accampato per contribuire con le sue conoscenze e la sua esperienza alla ricostruzione di quella città che la prima volta aveva eretto con le sue stesse mani e la sua magia.

    Si, perché Indir Alca era sempre stato più attratto dal sapere e dalla magia che dalla passione per il governo.

    Quindi l'Istar Alarcast poteva contare sull'aiuto di altri, come Alca, Rilya e Arnis per condividere le fatiche della parte magica della costruzione della nuova città.

    La magia portava a chi la usava grande dispendio di energia ed una città, infatti, tutta fatta di ghiaccio, non aveva bisogno solo di manodopera per risorgere ma di una buona dose di arti magiche.

    Il primo scoglio era stato costruire un muro di protezione alto e con bastioni che sarebbe servito, non solo a difendere la città dagli attacchi esterni ma anche dal freddo e dalle tormente.

    All'interno delle mura appena costruite, in grossi padiglioni, erano accampati elfi ed elfe in grado di lavorare.

    La rinascita era iniziata!

    -0-0-0-0-0-0-

    Arnis era ormai sveglia, la luce rifletteva sul ghiaccio e filtrava nella sua tenda.

    Come faceva ormai tutte le mattine allungò il braccio nel letto per accertarsi della presenza del suo adorato marito e lui era lì, il corpo caldo sotto le coperte... lei gli si avvicinò e lo abbracciò accoccolandosi al suo fianco.

    Rilya le diede un bacio sulla fronte fresca indugiando con le labbra sulla sua pelle bianca come il latte di cerva.

    Ancora non riusciva a credere che dopo tanta sofferenza e tanta lontananza ogni mattina il miracolo di avere Arnis al suo fianco si ripeteva.

    I capelli nerissimi di lei risaltavano la pelle bianca che a sua volta faceva da sfondo agli occhi più verdi che lui avesse mai visto...si, quell'elfa per lui era un miracolo che sentiva di non meritare.

    Lui non si considerava bello, anzi, pensava di essere un elfo ordinario, mentre lei, dei! era bellissima con quei colori vivi, definiti...

    Le accarezzò i capelli e pensò che era giunto il momento di alzarsi...la giornata sarebbe stata pesante.

    Col mago Alarcast avevano già fatto una mappa di come sarebbe dovuta essere la città, più o meno come prima, ovviando a certi difetti che avrebbero individuato grazie alle esperienze passate.

    Per esempio quella vecchia era stata costruita tutta in superficie, questa avrebbe avuto dei sotterranei dove la popolazione si sarebbe potuta nascondere in caso di attacco ed una via di fuga in caso di assedio....i tempi non si facevano più facili.

    I Signori del Buio erano sempre più forti e c'era da immaginarsi che prima o poi anche loro avrebbero avuto di nuovo a che fare col male come stava accadendo in vari luoghi della terra di mezzo.

    Morgoth stava raggiungendo una potenza spaventosa ed il terrore si spandeva da Angband in tutte le direzioni.

    Quello che c'era di buono che nessuno aveva più avuto notizie di Cundu Mor dopo la battaglia nella quale era morta Maiwe.

    Tutti speravano che almeno lui tra i Signori del Buio fosse stato definitivamente sconfitto.

    Solo sperare, per la precisione, era quello che potevano fare, visto che non era stato trovato nessun corpo per confermare questa ipotesi, anche se tutti avevano assistito alla sua sconfitta e presunta morte.

    Rilya si vestì e si diresse verso un padiglione posto quasi al centro del perimetro dove in progetto c'era una grande piazza.

    Li in futuro la popolazione avrebbe potuto radunarsi per le varie occasioni, belle o brutte.

    Alarcast era in piedi davanti ad un grande tavolo che parlava fitto con Indir Alca.

    Sul tavolo erano distese diverse grosse carte dove erano tracciati i progetti degli edifici, uno per uno.

    Eccoti figlio mio!

    disse Indir Alca.

    Aspettavamo giusto te!

    Eccomi padre, buongiorno Alarcast, siete mattinieri oggi...

    Il mattino ha l'oro in bocca...

    rispose Alarcast

    "E noi siamo qui per raccoglierlo!

    Vieni ragazzo, guarda il disegno del nuovo palazzo reale fortificato e dimmi cosa ne pensi."

    Rilya si avvicinò e guardò il progetto

    Maestoso...ma non vi sembra che in questo momento pensare troppo alle decorazioni ci faccia perdere tempo prezioso?

    "Figliolo, vedo che di costruzioni non te ne intendi tanto quanto di guerre...quello che stai guardando è il progetto del palazzo finito, le decorazioni a tutta la città verranno aggiunte quando saranno costruite le basi grezze ed i palazzi principali saranno completati per il loro scopo essenziale.

    Faremo venire intagliatori da tutti i regni per rendere questa città uno splendore come un tempo.

    Ora l'importante è avere un tetto sulla testa, posti per nascondersi e per ricominciare a vivere dignitosamente e prosperare.

    Il popolo deve essere comodo e sicuro, la bellezza della città verrà curata solo in un secondo momento."

    disse Indir

    Ecco...

    Rispose Rilya che ancora non era sicuro che suo padre avesse di nuovo i piedi per terra dopo il suo periodo di esilio volontario ma fu contento di sentire la risposta.

    Alarcast sorrise intuendo le paure di Rilya ma con indulgenza, perché aveva già da tempo valutato l'integrità del re che si era dimostrato perfettamente centrato.

    Tuo padre è un uomo saggio e capace Rilya, siamo fortunati che è tornato fra noi, non solo per la scoperta che ha portato la salvezza del popolo ma anche per la sua esperienza e cultura che ci è indispensabile in questo momento

    Certo, certo...

    Rilya era arrossito pentendosi di aver pensato al padre in quei termini e che i suoi pensieri fossero stati così evidenti.

    Guardò il padre che però gli lanciò uno sguardo indulgente.

    Era tornato lo stesso di quando Rilya era ragazzo, solo più tranquillo perché sollevato dal pensiero della reggenza.

    Dall'altra parte del perimetro della futura piazza degli elfi stavano tagliando blocchi di ghiaccio e costruendo i primi muri del palazzo reale.

    A Rilya venne in mente Arnis: l'aveva pregato di considerare di avere una casetta tutta loro, magari piccola ed ai confini della città ma di non vivere a palazzo, nonostante lui fosse il reggente e lei la regina madre.

    Arnis non si era mai abituata, in tutti quegli anni, alla vita in città, tanto meno alla vita negli appartamenti nei palazzi reali.

    Teneva alla sua privacy, a non fare vita di corte e non vedeva l'ora che la città fosse finita perché aveva in progetto di portare Rilya alla sua casa nella foresta, con la speranza che anche lui si fosse innamorato del posto ed avrebbe lasciato ad altri gli affari di stato.

    Poco probabile ma lei ci avrebbe di sicuro provato.

    Dopo tanti anni separati lui non voleva altro che compiacerla e la paura di perderla di nuovo lo tormentava nei sogni quasi tutte le notti.

    Anche in quel momento, mentre gli altri discutevano il suo pensiero volò a quel giorno sulla collina del vento dove lui ed Arnis si erano ritrovati...

    ...Rilya... mi stai ascoltando?

    Certo padre!

    Mi sembri distratto stamattina, va tutto bene?

    "Si padre...

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