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L'autostima raccontata dagli studenti-adolescenti
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L'autostima raccontata dagli studenti-adolescenti
E-book291 pagine1 ora

L'autostima raccontata dagli studenti-adolescenti

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Info su questo ebook

il testo propone una raccolta di testi scritti da adolescenti-studenti sul tema dell'autostima. Tali testi sono stati analizzati e codificati da un gruppo di lavoro formato da genitori e pubblicati senza alcuna censura o revisione anche dal punto di vista ortografico. La lettura dei contributi dei ragazzi aiuterà certamente a fornire suggestioni che uno sguardo adulto non è immediatamente in grado di osservare. Questo il valore della raccolta di testi.
LinguaItaliano
Data di uscita18 dic 2017
ISBN9788827802021
L'autostima raccontata dagli studenti-adolescenti

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    Anteprima del libro

    L'autostima raccontata dagli studenti-adolescenti - Andrea Salvetti

    42

    Introduzione

    Il presente lavoro si inserisce all’interno del progetto di formazione per genitori ideato dal comitato genitori del Liceo Scientifico di Verona A. Messedaglia.

    I testi raccolti e qui pubblicati hanno costituito la base del percorso formativo per l’anno 2016-2017 che ha previsto tre incontri di sensibilizzazione e due incontri condotti con modalità laboratoriale.

    L’elaborazione dei testi invece è opera del lavoro di un gruppo di studio formato dai genitori e coordinato dal comitato scientifico composto dalle dott.sse Daniela Panacci e Cinzia Marostegan e dal prof. Andrea Salvetti.

    Inoltre la collaborazione con l’Osservatorio Permanente ADOlescenti Studenti ha introdotto l’approccio metodologico dello studentvoice, un movimento pedagogico internazionale, ancora poco conosciuto in Italia, ma radicato in paesi quali Regno Unito, Usa, Canada e Australia dove, fin dalla sua nascita, si è rivolto alla comprensione delle migliori condizioni per legittimare la voce degli studenti come forza trasformativa della scuola (cfr. Grion Valentina e Cook-Sather Alison (a cura di) Student voice, Prospettive internazionali e pratiche emergenti in Italia , Guerini Scientifica 2013.).

    Il testo risulta diviso in due parti. Nella prima parte sono presenti alcune riflessioni degli esperti che hanno seguito il percorso formativo proposto ai genitori: la dott.ssa Daniela Panacci, psicologa e psicoterapeutica, pone l’accento sulla dimensione teorica dell’autostima;  la dott.ssa Cinzia Marostegan, pedagogista e counselor, propone percorsi e suggerimenti per genitori ed insegnanti alle prese con adolescenti che devono formare la loro autostima, il prof. Andrea Salvetti, pedagogista, counselor e insegnante di liceo, ha cercato di individuare la trama che sottostà ai testi degli adolescenti studenti.

    La seconda parte è la raccolta di testi scritti da ragazzi che hanno compilato un questionario anonimo proposto loro da alcuni insegnanti durante l’orario scolastico. Tali testi sono stati analizzati e codificati da un gruppo di lavoro formato da genitori e pubblicati senza alcuna censura o revisione anche dal punto di vista ortografico. La lettura dei contributi dei ragazzi aiuterà certamente a fornire suggestioni che uno sguardo adulto non è immediatamente in grado di osservare. Questo il valore della raccolta di testi


    Il concetto di autostima

    (Daniela Panacci)

    Definire il concetto di autostima non è semplice, è infatti un concetto relativamente complesso che comprende svariate aree della persona, una dimensione variabile nel tempo e fortemente condizionata dalle esperienze del proprio passato.

    Come psicoterapeuta mi ritrovo quotidianamente a trattare pazienti con  bassa stima di sé,

    persone che sottostimano la loro possibilità di farcela , che inevitabilmente devono fare i conti con i loro limiti e i loro fallimenti.

    La domanda più frequente che questi pazienti  fanno a noi professionisti è : "Come si forma

    l’ autostima?   E’ qualcosa compreso nel nostro bagaglio genetico o  si sviluppa crescendo?"

    La risposta è relativamente semplice: il bambino alla nascita non ha sicuramente ancora un’idea  di sé  e di quanto valga, è nell’incontro con l’altro che struttura la sua immagine e definisce il suo valore.

    L’ altro è dunque fondamentale nel percorso di crescita del piccolo uomo, non solo per garantirgli la sopravvivenza ma per aiutarlo a definire un’idea di sé e del suo valore.

    L’accudimento, come Bowlby ci ha insegnato, è la principale  fonte di apprezzamento che il bambino riceve durante i suoi primi mesi di vita; questo primo scambio relazionale con il care giver (datore di cure) è dunque un passaggio fondamentale nel percorso di autorealizzazione di sé.  Si può dunque ipotizzare che l’autostima  si inizi a costruire in funzione di tale relazione primaria.

    Nel momento in cui la madre vede il bambino per la prima volta ed entra in contatto con lui, ha inizio la potenzialità di un processo attraverso il quale si stabilisce il sé di una persona (Kohut, 1978).

    Maturando, l’individuo entra inevitabilmente in contatto con situazioni esterne, esperienze al di fuori della diade di attaccamento, esperienze grazie alle quali acquisisce la sua idea del saper fare , concetto decisamente diverso dal semplice essere.

    Ecco che così il bambino crescendo affronta sfide, apprende abilità, acquisisce competenze, incontra fallimenti e successi  in ambito personale e relazionale,  costruendo  gradualmente un valutazione globale di sé (Rosemberg 1965).

    Mi piaccio è  ben diverso da ho talento, un individuo infatti può piacersi anche senza considerarsi particolarmente capace o competente.

    Tafaroldi e Swann (1995)  mostrano come il piacersi sia correlato con il sentirsi accettati e sostenuti, mentre il sentirsi capaci sia legato all’apprezzamento della propria riuscita in alcuni ambiti importanti.

    Gli inglesi definiscono il piacersi self-liking e il sentirsi capaci self-competence , il primo ha  un’origine sociale, sembra essere la sintesi dell’incontro con l’altro e della sua disponibilità nei mie confronti, il secondo si sviluppa nell’incontro con l’ambiente e con la mia capacità di riuscire a manipolarlo con successo.

    Le due dimensioni si formano nei primi anni di vita; successivamente, vengono internalizzate rappresentando il  mio modo di affrontare le esperienze, la possibilità di essere accolti,  percepire di riuscire o di fallire. Se mi sento apprezzato non devo dimostrare di essere competente ad ogni costo.

    Ma come posso piacermi?

    Inizialmente osservando la percezione che l’altro  ha di me, se mi approva,  mi accetta , mi sostiene,  come  reagisce di fronte alle mie esperienze e se mi apprezza incondizionatamente.

    Ecco nuovamente l’importanza dell’altro nei primi anni di vita in quanto riflesso della propria persona, l’altro come prima vera esperienza di valutazione di sé.

    Accettare i figli sembra essere la cosa più naturale del mondo ma spesso non lo è, perché nel processo di crescita del proprio figlio il genitore rischia di venire fuorviato dalle proprie aspettative o dalle proprie paure, nel primo caso sovrastimando le possibilità del piccolo o nel secondo

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