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I NON sdraiati lucani
I NON sdraiati lucani
I NON sdraiati lucani
E-book31 pagine22 minuti

I NON sdraiati lucani

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Info su questo ebook

Questo ebook raccoglie alcuni compiti di Filosofia svolti da studenti e studentesse della provincia di Potenza (Rotonda, Melfi e Palazzo San Gervasio); è una forma di ringraziamento da parte di chi, in qualità di docente, ha condiviso con loro un pezzo di strada e di sogni, è un messaggio di speranza contro quelli che si adagiano nel piagnisteo dei giovani come indifferenti ed amorali 'sdraiati', è soprattutto un augurio - rivolto a questi stessi ragazzi - a proseguire una buona navigazione nel mare della bellezza e del pensiero.
LinguaItaliano
Data di uscita15 gen 2018
ISBN9788827804827
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    Anteprima del libro

    I NON sdraiati lucani - Alunni ed alunne di Rotonda

    Putignano

    CLASSI TERZE

    Dopo aver letto l'Apologia di Socrate, scrivi una relazione su questo dialogo.

    Nell’Apologia di Socrate, scritta tra il 399 a.C. e il 388 a.C., Platone riporta l’autodifesa di Socrate nel processo intentatogli da Anito e Meleto che lo accusano di non onorare gli dei venerati nella città, introdurre nuove e bizzarre pratiche religiose e corrompere i più giovani. L’accusa richiede la pena di morte. In realtà i capi d’imputazione sono utilizzati come pretesto per liberarsi di un personaggio scomodo per il potere, a causa della sua saggezza e del suo spirito critico. Socrate dedicò, infatti, tutta la sua vita alla maieutica, al dialogo con i giovani e i meno giovani, nei quali si proponeva, rivestendo un ruolo simile a quello di un’ostetrica, di aiutarli a partorire la verità. Egli non rivelava tale verità, non assumeva un atteggiamento catechetico, ma permetteva ai suoi ascoltatori di giungere a questa attraverso un processo di riflessione, quest’ultimo a sua volta scaturito dalle domande che lui stesso poneva. Socrate adotta, dunque, un metodo d’insegnamento differente rispetto a tutti coloro che l’hanno preceduto (in particolare rispetto ai sofisti e alla loro persuasione retorica): egli riteneva che le persone non fossero vasi da riempire, ma piuttosto fiaccole da accendere. Questa concezione è ampiamente valida così come il metodo d’insegnamento da essa derivante: attraverso il dialogo risulta più semplice condurre l’individuo al ragionamento, alla riflessione, in quanto gli viene chiesto di partecipare attivamente ad un dibattito. Nel caso in cui l’apprendimento avvenga tramite una fonte scritta tale processo risulta essere più complesso poiché, non generandosi una vera discussione, si può giungere solamente, nella migliore delle ipotesi, ad un dibattito interiore. Come dichiara nella sua difesa, per molti è stato un tafano fastidioso che punzecchiava la città addormentata con le sue domande suscitando, così, nella maggior parte dei cittadini irritazione. La sua

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