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La schiava di Ercolano
La schiava di Ercolano
La schiava di Ercolano
E-book87 pagine1 ora

La schiava di Ercolano

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Info su questo ebook

Un gruppo di persone rimangono bloccate ad Ercolano durante la drammatica eruzione del Vesuvio del 79 d.C. tra loro una schiava che arriva da un Paese lontano.
Scappare dalla città a piedi sotto una pioggia di cenere rovente o ripararsi nei ricoveri per le barche? Un dilemma che attanaglia i protagonisti in un crescendo di tensione.
LinguaItaliano
Data di uscita31 gen 2018
ISBN9788827560839
La schiava di Ercolano

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    Anteprima del libro

    La schiava di Ercolano - Luigi Lodola

    Note

    I

    Le risate divertite dei passanti risuonavano nella piazza, Rubidia si guardava attorno più sorpresa che amareggiata.

    La scossa era arrivata senza preavviso, e lei si era preoccupata più di tenere al riparo il bambino che teneva in braccio che a mantenere l'equilibrio, e si era ritrovata seduta per terra.

    Drusus, disse sottovoce, e lo sguardo andò subito al figlio che teneva ben saldo tra le braccia, il bambino sorrise alla madre mentre attorno la risate andavano scemando e la gente tornava alle proprie occupazioni.

    Le scosse erano talmente frequenti che chi era rimasto ormai non ci faceva più caso.

    Rubidia!

    La voce di Velia riportò Rubidia alla realtà.

    è tutto a posto, Drusus sta bene.

    Velia si piegò verso l'amica e le porse la mano, Rubidia spostò il bambino su un braccio e si resse a quello di Velia per rialzarsi.

    Gli dei stanno combinando qualcosa.

    Gli dei sono capricciosi, cosa abbiamo fatto di male noi?

    Niente, i padroni sono scappati a Roma, e noi rimaniamo qui, a cercare di rimanere in piedi e a sperare che non ci cada qualche pietra sulla testa.

    Almeno Drusus non capisce cosa sta succedendo.

    La madre fece una faccia buffa al bambino che rispose con un largo sorriso.

    Rubidia, hai visto?

    Velia indicò l'altro lato della strada con un lieve gesto della testa.

    Cosa? Rubidia si girò nel verso indicato dall'amica.

    Il soldato, là.

    Rubidia si girò di nuovo e vide un soldato che girò la testa non appena i loro sguardi si incrociarono.

    Bello.

    Già e non ti toglieva gli occhi di dosso.

    Ma dai, è un graduato, guarda l'uniforme e la spada poi, quella non è la spada di un soldato qualsiasi.

    E allora? Ai graduati è proibito guardare le donne?

    No, no, figurati, quello sarà anche abituato a pagarle. Le due donne risero.

    Ma io sono una schiava.

    Chiedigli di comprarti, meglio del padrone di sicuro.

    Bello è bello, ma è sempre un soldato, se il padrone mi ha costretta a fare un figlio con quella carogna di Cinnio, quello magari mi passa a tutta la centuria.

    Il soldato guardò ancora una volta nella direzione delle due donne, vide quella che era caduta abbozzare un sorriso, così almeno gli parve, si girò dall'altra parte e si allontanò in direzione della palestra.

    Timido il soldatino disse Velia divertita.

    Sa bene chi è il padrone e ne teme il potere, se anche volesse qualcosa da me non oserebbe mai prendersela, ne tanto meno chiederla

    Le due donne guardarono il soldato che si allontanava, poi si voltarono e si avviarono verso casa schernendo l'uomo.

    Il centurione tornò sui suoi passi e diresse verso il mare, la sua centuria era stanziata ad Ercolano con compiti di ordine pubblico, Tito voleva evitare quanto successo anni prima, quando dopo un forte terremoto, si erano verificati episodi di saccheggio e corruzione e nonostante il tentativo di Nerone di impedirli inviando le sue legioni, alla sua morte, questi si ripresentarono anche con veri e propri furti di proprietà.

    Buona parte della legione era distribuita lungo tutta la costa con lo stesso compito, proteggere le proprietà dei potenti dai saccheggi, il resto aveva stabilito quartiere a Neapolis.

    Quella schiava col bambino l'aveva già notata da tempo, d'istinto avrebbe voluto aiutarla a rialzarsi ma l'amica lo aveva preceduto e forse era meglio così, lui era un centurione, poteva possedere schiavi, ma aiutarne una a rialzarsi era forse troppo.

    Lo aveva colpito il color rame dei capelli della ragazza, gli ricordavano quelli delle donne di casa sua, in Gallia.

    L'amica l'aveva chiamata Rubidia, era sicuramente il nome datole dal padrone romano a causa del colore dei capelli, l'amica aveva invece i capelli scuri e la pelle ambrata, tipici dei popoli affacciati sul mare.

    Una nuova scossa lo riportò alla realtà.

    Finirà prima o poi? Si chiese tra sé e sé affrettando il passo verso i quartieri militari, vicino alla torre di segnalazione.

    II

    L'atmosfera nella villa era piuttosto serena, i padroni, come molti altri, erano tornati a Roma, le scosse degli ultimi giorni avevano prosciugato molte fonti, questo aveva convinto quasi tutti a lasciare Ercolano e tornare nell'urbe lasciando alle ville i pochi schiavi necessari per gestire l'ordinaria manutenzione e badare agli animali.

    Cinnio, lo schiavo che dirigeva la casa, era tornato a Roma con i padroni, Rubidia era stata costretta a concepire un figlio con il dispotico capo degli schiavi, il padrone voleva per il futuro un servo personale con il fisico di Cinnio e i capelli di Rubidia, finito l'allattamento, il bambino sarebbe stato allontanato dalla madre e portato a Roma, dove sarebbe stato educato secondo i voleri del padrone.

    Rubidia cercava di non pensarci, per il momento Drusus era tutto suo e lo sarebbe stato per almeno un anno, seduta su un sasso guardava Velia occupata con il pollame mentre allattava il piccolo.

    La terra tremò per l'ennesima volta e il bambino serrò la bocca.

    Ahi!

    Cosa succede?

    Mi ha morsicato.

    Si sarà spaventato, tutto questo tremare fa innervosire anche gli animali, un' oca mi ha aggredita e per poco non mi cadeva a terra tutta la granaglia.

    Già, se potessi me ne andrei anch'io, ma meglio qua che a Roma con Cinnio.

    "

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