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Dimenticati dalla storia
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E-book167 pagine2 ore

Dimenticati dalla storia

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Info su questo ebook

Raccolta dei primi due racconti dell'autore "Alla stazione di posta" e "La schiava di Ercolano".
Nell'antica Roma non ci sono solo imperatori e condottieri, ma anche persone comuni con le loro storie.
LinguaItaliano
Data di uscita26 feb 2018
ISBN9788826466361
Dimenticati dalla storia

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    Anteprima del libro

    Dimenticati dalla storia - Luigi Lodola

    pura.

    I

    Il vento là fuori deve essere molto forte, parlò a se stessa e a voce bassa continuando il lavoro di mantenere viva la fiamma sotto la marmitta. La neve era arrivata presto e fuori infuriava una vera e propria bufera che faceva scendere il vento nel camino e le rendeva quasi impossibile cucinare.

    La stazione di posta però era aperta, in fin dei conti si trovava sulla strada che le carovane utilizzavano per portare il sale dal mare alla pianura e da qualche anno ospitava i soldati romani addetti alle comunicazioni, questi con uno scudo di metallo lucidato a specchio trasmettevano segnali luminosi da una stazione all’altra, in questo modo un messaggio partito da Roma in un solo giorno poteva raggiungere le legioni stanziate nella Gallia Cisalpina.

    Flora continuava a litigare con la fiamma, ma il suo pensiero era nella tormenta, con Norit, ¹ il cacciatore l’aveva salvata ancora bambina da un futuro da prostituta, comprandola dai carovanieri del sale che l’avevano in schiava assieme alla madre. Norit la affidò a Felix e Novia, i gestori della mansione, non poteva portare una bambina a vivere nei boschi, e Novia benedì Norit, lei e Felix non erano riusciti ad avere figli loro, questa bimba era una benedizione degli Dei, una risposta alle loro preghiere.

    Flora armeggiava col fuoco e parlava da sola a bassa voce, Felix intuì i pensieri della figlia e si chinò su di lei,

    N on stare in pensiero per lui, Norit conosce bene la montagna e non è certo la prima tempesta che affronta, sa il fatto suo ed è protetto dagli Dei

    C he Diana cacciatrice lo sorregga allora padre mio, sai quanto bene voglia a quell’ uomo al quale devo l’onore che porto e al quale devo l’avere te e Novia come genitori.

    Felix, generoso ospite di questo umile servo di Roma, hai mai saputo quale sia il motivo per il quale il cacciatore porti il nome di un pesce? Prelibato certo, ma pur sempre un pesce.

    Le parole del comandante dei soldati provocarono qualche istante di silenzio nella grande sala da pranzo della mansione. Lui e Norit si conoscevano fin da quando Roma aveva insediato i suoi soldati in quella stazione di posta, ma Norit era un tipo di poche parole, del resto passava gran parte del suo tempo in compagnia di se stesso e nessun altro. Poteva quasi considerarlo un buon amico, certo era uno sul quale si poteva contare in caso di bisogno, anche se sembrava non amare molto i soldati, ma forse era solo il suo carattere da lupo solitario, quello che era certo era che non parlava mai del suo passato, si sapeva che arrivava da qualche parte oltre il fiume Padus ² , ma il perché di quello strano nome non lo aveva mai detto.

    La porta sbattè violentemente e una folata di vento e neve entrò nella sala, Norit apparve sulla porta, coperto di neve e con una ferita sanguinante al braccio sinistro. I soldati lo spinsero dentro e chiusero la porta non senza fatica, fu avvicinato al fuoco per vedere meglio la ferita e riscaldarlo. Tolta la pelliccia il braccio mostrava chiari i segni di un morso profondo, parte della carne attorno alla ferita era lacerata, Flora scoppiò a piangere per lo spavento,

    lupi, disse Norit mentre tremava più per la rabbia che per il freddo.

    Novia gli lavò la ferita e mise al fuoco un infuso di salice per prevenire la febbre che molto spesso insorgeva dopo il morso di un animale, Flora disinfettò la ferita con l’aceto e le lacrime, Norit le accarezzò i capelli non preoccuparti per me ho subito ferite ben peggiori di questa.

    La ragazza annuì con la testa e si scostò per permettere a un soldato di applicare alla ferita l’empiastro di argilla rossa preparato dall’ Egizio, l’unico medico o quanto di più simile vivesse da quelle parti, ma quell’empiastro era ottimo sulle ferite, e i soldati della mansione si recavano al Saltus Boielis ³ , presso la sua abitazione periodicamente per acquistare o barattare i medicamenti di cui avevano bisogno.

    Appena smette la tempesta, tu partirai per la casa dell’ Egizio e comprerai dell’ altra argilla, tu e tu andate a controllare che i lupi non abbiano seguito Norit.

    I due soldati vestirono brache di pelo e mantelli presero arco e frecce, torce e un recipiente con della pece da incendiare per spaventare i lupi e uscirono dalla posta.

    Norit, amico mio, protetto da Diana cacciatrice e da qualsiasi altro Dio abbia il coraggio di vegliare in questa tormenta, dimmi che non stai troppo male e che puoi sederti con me a godere del cibo di questi stupendi osti e di quanto Bacco ha generosamente insegnato all’uomo. Gallo, fino a domani non sapremo se la mano ti terrà compagnia per il resto della tua vita e il sonno è cattivo compagno delle ferite, ti terrò volentieri compagnia questa notte e finalmente udirò la tua voce pronunciare più di qualche parola.

    Flora appoggiò la mano alla fronte di Norit e sorrise constatando che l’infuso di salice aveva fatto effetto, ne dovrai bere ancora, ne preparo altro,

    l’uomo sorrise alla ragazza, visto Romano, ho portato qui una bambina e mi ritrovo una madre premurosa, sorrise all'indirizzo della ragazza, scusa Flora, mi fa piacere che ti preoccupi per me, non sono avezzo alle premure di nessuno, tutto qui.

    La ragazza accennò un sorriso e corse a preparare altro infuso.

    A noi due comandante, brindiamo a Diana cacciatrice che mi protegge ormai da molto tempo, anche troppo, e a Bacco che insegnò nei tempi antichi all’ uomo l’arte di fare il vino, ti racconterò la storia di un ragazzo di Ticinum ⁴ , cresciuto per strada. Non conosceva chi fossero i suoi genitori e nemmeno quale nome avessero scelto per lui, faceva il pescatore e vendeva ciò che il fiume gli donava generosamente al mercato della città. Conosceva il fiume e le paludi attorno meglio di chiunque altro e spesso veniva chiamato per procurare pesce prelibato per feste e banchetti, era in grado di procurare le migliori tinche di tutta la Gallia Cisalpina, per questo era conosciuto con il nomignolo di Norit.

    Il comandante levò il boccale al cielo e con un ampio gesto lo portò alla bocca.

    II

    Se non fosse stato per le torce, i due soldati visti da lontano, somigliavano più a due goffi orsi che si muovevano a fatica nella neve, piuttosto che a soldati di Roma. L’uniforme d’ordinanza però, non aiutava molto nell’inverno sugli Appennini.

    La missione era resa quasi impossibile dalle condizioni del tempo, la luce delle torce era affievolita dal forte vento e quella poca a disposizione, rifletteva nuvole impazzite di fiocchi di neve, era già difficile vedere le proprie mani, figurarsi un animale sfuggente come un lupo.

    I due ispezionarono comunque la zona circostante stalla e pollaio, ma si resero conto che il vento cancellava subito le loro impronte, era impossibile vedere se i lupi erano stati lì, l’unico modo era entrare.

    Uno dei due aprì la porta del pollaio, l’altro entrò e subito la fiamma riprese vita e l’interno si illuminò. Le galline erano tutte rannicchiate una vicino all’altra, non c’erano segni di nessuna scorribanda di predatori.

    Uscirono e chiusero la porta, vediamo la stalla e magari ci scaldiamo un pochino, il soldato dovette urlare per farsi sentire dal compagno.

    Entrarono entrambi nella stalla, i cavalli erano inquieti, brevi nitriti ne tradivano lo stato d'animo, ma di lupi non c’era traccia, probabilmente era il tempo a renderli nervosi.

    C ome facciamo a vedere là fuori? Mi fanno male gli occhi per lo sforzo,

    lo so, è impossibile ma non possiamo tornare subito, il comandante ci ammazza.

    qui si sta bene, fermiamoci e pensiamo a come fare e intanto ci riscaldiamo un poco .

    I due infilarono le torce nei supporti e si sedettero a terra.

    Sai cosa facciamo? Ce ne stiamo un po' qui, poi facciamo ancora qualche giro e poi torniamo alla mansione.

    Si ma un giro molto breve!

    I due risero, nella stalla la temperatura era gradevole, ci si poteva rilassare un attimo e riprendere calore.

    Ho sentito qualcosa.

    Il soldato trasalì, i due si guardarono negli occhi, cos'era? Un lupo? Il comandante che li avrebbe strozzati con le sue mani?

    Uscirono di nuovo nella neve non mi sento tranquillo, è come se qualcuno ci osservasse, forse gli Dei o qualche spirito della foresta.

    È solo suggestione, con questo tempo lupi, spiriti e Dei se ne stanno rintanati al caldo, qua fuori ci siamo solo noi, dai, torniamo dentro e riferiamo che è impossibile rilevare impronte, in fin dei conti gli animali ci sono tutti, non ci sono lupi qua in giro.

    Norit però è stato morso,

    avrà litigato per una preda, quell’uomo è più selvatico di un lupo.

    non è più selvatico di me e te, quell’uomo comprò una bambina schiava per non farla diventare una puttana, la liberò e la affidò a Felix e Novia, ha liberato Flora, ti sembra un comportamento da uomo selvatico questo?

    Torniamo dentro sto morendo di freddo,

    aspetta, non mi sento tranquillo, facciamo ancora un giro.

    I due si allontanarono un po’ dalla mansione, cercando di vedere qualcosa alla luce delle torce.

    Là, si è mosso qualcosa!

    Non vedo niente

    si è mosso qualcosa ti dico.

    È suggestione ti dico!

    La voce dell’uomo cominciava a tremare, l’altro soldato spostò la torcia verso la zona dove gli sembrava di aver visto qualcosa, alla luce si vide il riflesso di due occhi.

    È un lupo? Bisbigliò il soldato, l’altro prese l’arco e scagliò la freccia nella direzione dell’animale, ma questi intuì il pericolo e si allontanò di corsa.

    Ce ne devono essere altri,

    torniamo dentro a riferire.

    Si volsero per tornare alla posta, forse fu solo il vento ma a entrambi sembrò di udire un ululato, i due soldati si voltarono ma videro solo il turbinare dei fiocchi di neve, si guardarono per un momento e cominciarono a correre.

    L’abbigliamento pesante, la neve negli occhi e sopratutto la paura, tutto rendeva difficile la corsa, i due ansimavano pesantemente e uno cadde a faccia in giù lasciando cadere la torcia nella neve.

    Alzati idiota!

    L’uomo in piedi prese il compagno per le braccia e cercò di trascinarlo, lasciando cadere la torcia a sua volta.

    Mollami stolto, come faccio a rialzarmi se mi tiri, prendi la torcia prima che si spenga, non vedo più niente.

    Il soldato a

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