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Alla stazione di posta: lungo la via del sale
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Alla stazione di posta: lungo la via del sale
E-book84 pagine1 ora

Alla stazione di posta: lungo la via del sale

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Info su questo ebook

In una stazione di posta si incontrano soldati, cacciatori e avventori vari per raccontarsi storie vere o inventate sullo sfondo della seconda guerra punica
LinguaItaliano
Data di uscita6 apr 2017
ISBN9788826071343
Alla stazione di posta: lungo la via del sale

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    Anteprima del libro

    Alla stazione di posta - Luigi Lodola

    XXV

    ALLA STAZIONE DI POSTA

    Lungo la via del sale

    lungo la via del sale

    PREMESSA

    Il sale, era nell'antichità un elemento molto prezioso, tanto che presso alcune civiltà, era chiamato oro bianco.

    Le carovane provenienti dal mare, risalivano l'Appennino, per portare il prezioso carico nell'attuale Pianura Padana, attraverso strade in quota, ancora oggi chiamate vie del sale.

    È lungo una di queste vie, che si snoda tra le attuali Regioni Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Liguria, che si svolgono i fatti descritti in questa storia. In una stazione di posta, dove soldati, cacciatori e avventori vari, si incontrano per riposare, mangiare un pasto caldo e raccontarsi storie, vere, romanzate o di fantasia pura.

    I

    Il vento là fuori deve essere molto forte, parlò a se stessa e a voce bassa continuando il lavoro di mantenere viva la fiamma sotto la marmitta. La neve era arrivata presto e fuori infuriava una vera e propria bufera che faceva scendere il vento nel camino e le rendeva quasi impossibile cucinare.

    La stazione di posta però era aperta, in fin dei conti si trovava sulla strada che le carovane utilizzavano per portare il sale dal mare alla pianura e da qualche anno ospitava i soldati romani addetti alle comunicazioni, questi con uno scudo di metallo lucidato a specchio trasmettevano segnali luminosi da una stazione all’altra, in questo modo un messaggio partito da Roma in un solo giorno poteva raggiungere le legioni stanziate nella Gallia Cisalpina.

    Flora continuava a litigare con la fiamma, ma il suo pensiero era nella tormenta, con Norit,¹ il cacciatore l’aveva salvata ancora bambina da un futuro da prostituta, comprandola dai carovanieri del sale che l’avevano in schiava assieme alla madre. Norit la affidò a Felix e Novia, i gestori della mansione, non poteva portare una bambina a vivere nei boschi, e Novia benedì Norit, lei e Felix non erano riusciti ad avere figli loro, questa bimba era una benedizione degli Dei, una risposta alle loro preghiere.

    Flora armeggiava col fuoco e parlava da sola a bassa voce, Felix intuì i pensieri della figlia e si chinò su di lei,

    non stare in pensiero per lui, Norit conosce bene la montagna e non è certo la prima tempesta che affronta, sa il fatto suo ed è protetto dagli Dei

    che Diana cacciatrice lo sorregga allora padre mio, sai quanto bene voglia a quell’ uomo al quale devo l’onore che porto e al quale devo l’avere te e Novia come genitori.

    Felix, generoso ospite di questo umile servo di Roma, hai mai saputo quale sia il motivo per il quale il cacciatore porti il nome di un pesce? Prelibato certo, ma pur sempre un pesce.

    Le parole del comandante dei soldati provocarono qualche istante di silenzio nella grande sala da pranzo della mansione. Lui e Norit si conoscevano fin da quando Roma aveva insediato i suoi soldati in quella stazione di posta, ma Norit era un tipo di poche parole, del resto passava gran parte del suo tempo in compagnia di se stesso e nessun altro. Poteva quasi considerarlo un buon amico, certo era uno sul quale si poteva contare in caso di bisogno, anche se sembrava non amare molto i soldati, ma forse era solo il suo carattere da lupo solitario, quello che era certo era che non parlava mai del suo passato, si sapeva che arrivava da qualche parte oltre il fiume Padus², ma il perché di quello strano nome non lo aveva mai detto.

    La porta sbatté violentemente e una folata di vento e neve entrò nella sala, Norit apparve sulla porta, coperto di neve e con una ferita sanguinante al braccio sinistro. I soldati lo spinsero dentro e chiusero la porta non senza fatica, fu avvicinato al fuoco per vedere meglio la ferita e riscaldarlo. Tolta la pelliccia il braccio mostrava chiari i segni di un morso profondo, parte della carne attorno alla ferita era lacerata, Flora scoppiò a piangere per lo spavento,

    lupi disse Norit mentre tremava più per la rabbia che per il freddo.

    Novia gli lavò la ferita e mise al fuoco un infuso di salice per prevenire la febbre che molto spesso insorgeva dopo il morso di un animale, Flora disinfettò la ferita con l’aceto e le lacrime, Norit le accarezzò i capelli non preoccuparti per me ho subito ferite ben peggiori di questa.

    La ragazza annuì con la testa e si scostò per permettere a un soldato di applicare alla ferita l’empiastro di argilla rossa preparato dall’ Egizio, l’unico medico o quanto di più simile vivesse da quelle parti, ma quell’empiastro era ottimo sulle ferite, e i soldati della mansione si recavano al Saltus Boielis³, presso la sua abitazione periodicamente per acquistare o barattare i medicamenti di cui avevano bisogno.

    Appena smette la tempesta, tu partirai per la casa dell’ Egizio e comprerai dell’ altra argilla, tu e tu andate a controllare che i lupi non abbiano seguito Norit.

    I due soldati vestirono brache di pelo e mantelli presero arco e frecce, torce e un recipiente con della pece da incendiare per spaventare i lupi e uscirono dalla posta.

    " Norit, amico mio, protetto da Diana cacciatrice e da qualsiasi altro Dio abbia il coraggio di vegliare in questa

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