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Supersexy in calzini
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E-book138 pagine1 ora

Supersexy in calzini

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Info su questo ebook

Un libro della serie Johnnies

La cotta di Donnie per il coinquilino della sorella, Alejandro, è durata ben oltre i sogni a occhi aperti di quand’era un ragazzino e lo sta facendo impazzire! Così, quando spunta l’occasione di occuparsi della casa per la sorella e Yandro, non si sente troppo solo: ha infatti un sacco di fantasie vividissime a fargli compagnia! Con un po’ di cieca fortuna – e l’aiuto di un magico regalo fatto a mano – quelle fantasie diventeranno realtà?

LinguaItaliano
Data di uscita12 gen 2016
ISBN9781634771207
Supersexy in calzini
Autore

Amy Lane

Award winning author Amy Lane lives in a crumbling crapmansion with a couple of teenagers, a passel of furbabies, and a bemused spouse. She has too damned much yarn, a penchant for action-adventure movies, and a need to know that somewhere in all the pain is a story of Wuv, Twu Wuv, which she continues to believe in to this day! She writes contemporary romance, paranormal romance, urban fantasy, and romantic suspense, teaches the occasional writing class, and likes to pretend her very simple life is as exciting as the lives of the people who live in her head. She’ll also tell you that sacrifices, large and small, are worth the urge to write. Website: www.greenshill.com Blog: www.writerslane.blogspot.com Email: amylane@greenshill.com Facebook: www.facebook.com/amy.lane.167 Twitter: @amymaclane

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    Supersexy in calzini - Amy Lane

    Supersexy in calzini

    Di Amy Lane

    Serie Johnnies 0,5

    La cotta di Donnie per il coinquilino della sorella, Alejandro, è durata ben oltre i sogni a occhi aperti di quand’era un ragazzino e lo sta facendo impazzire! Così, quando spunta l’occasione di occuparsi della casa per la sorella e Yandro, non si sente troppo solo: ha infatti un sacco di fantasie vividissime a fargli compagnia! Con un po’ di cieca fortuna – e l’aiuto di un magico regalo fatto a mano – quelle fantasie diventeranno realtà?

    Donnie

    QUANDO DONNIE Armstrong aveva sedici anni, aiutò la sorella Michelle a traslocare con il compagno di stanza, tale Alejandro Castellanos, e quel fatto gli cambiò più o meno la vita.

    Yandro, così lo chiamavano, era un bravo ragazzo. Sia lui che Michelle seguivano il corso di ballo all’università e, cosa più importante, facevano parte di una compagnia di ballerini professionisti che stava suscitando un po’ di clamore per essere ‘stimolante’ e ‘all’avanguardia’. Naturalmente, a sedici anni Donnie non pensava ci fosse qualcosa oltre al baseball che potesse interessarlo più di tanto; ma poi incontrò Alejandro Castellanos e, improvvisamente, cominciò a trovare gli uomini in calzamaglia… beh, interessanti.

    Alejandro aveva trascorso il pomeriggio a piegarsi sulle ginocchia e sollevare gli scatoloni di Chelle, zeppi di cacchiate di danza, per portarli fuori dalla sua camera e, ogni volta che si piegava, Donnie vedeva i suoi muscoli guizzare e contrarsi sotto la pelle scura da ispanico. Yandro indossava dei pantaloncini corti di lycra e una canottiera, perciò Donnie vedeva i suddetti muscoli guizzare e contrarsi nelle caviglie sottili, nei polpacci granitici, nelle cosce muscolose, nella vita sottile e nelle spalle straordinariamente larghe. Yandro aveva capelli neri e folti, che gli scendevano sugli occhi da un’attaccatura a V e lo rendevano sexy e provocante come una specie di star del cinema.

    All’inizio, mentre seguiva lui e Chelle come un ragazzino goffo, Donnie aveva pensato di essere rimasto impressionato dai muscoli solo perché avrebbe voluto averne un po’ anche lui. Non faceva altro che bere frullati iperproteici e allenarsi con la sua squadra di baseball, eppure continuava a essere tutto polsi, caviglie, ginocchia e gomiti ossuti. Mentre Yandro… Eeeeeh… I muscoli di Yandro… erano grossi... Ed elastici. E guizzanti. E...

    Donnie, smetti di fissarlo e aiutami con questo scatolone! urlò Chelle, spazientita. Di solito era molto garbata, ma il trasloco la stava stressando parecchio. Sapeva che mamma e papà sarebbero stati tristi, ci sarebbero stati pianti, e quindi se la prendeva con Donnie, che ormai faceva di mestiere l’antistress.

    Donnie bofonchiò. Il suo mestiere poteva anche essere quello di sopportare in silenzio, ma chi avrebbe mai potuto essere così tanto carino con una sorella? Stai calma e tranquilla, adesso vengo.

    Sì, se continui ancora un po’ a fissare il culo di Yandro, vieni eccome!

    Chelle! protestò Donnie. Non sono mica gay! Peccato che la sua voce si fosse incrinata sulla parola ‘gay’, con un salto di un’ottava così alto che Chelle si voltò a guardarlo, inarcando un sopracciglio perfettamente disegnato.

    "E chi ha detto nulla di te, cretino? Io parlavo di Yandro, che è un vero puttaniere, oltretutto. Rimorchia un ragazzo diverso alla settimana!"

    Donnie strabuzzò gli occhi: "Yandro è gay?" Ma se era un tipo così… così figo. Aveva un accento venezuelano fighissimo e parlava di poesia, danza e musica passionale e… e… Oh, Dio.

    Lo scatolone che stava spostando con sua sorella quasi gli scivolò di mano. Lei inveì.

    Dio mio, Donnie, sei proprio un incapace. Tira fuori le palle e alza quest’affare come farebbe un uomo!

    Lui obbedì, cercando di ignorare che Yandro, nel cortile di mamma e papà, si era appena fatto una doccia con la canna per innaffiare, che i suoi pantaloncini elasticizzati bianchi erano inzuppati sul davanti... e che i muscoli lungo la sua schiena non erano le uniche cose a essere grosse, impressionanti e guizzanti.

    Oh, mio Dio! Alejandro aveva il più grosso uccello che avesse mai visto!

    Donnie cercò di tenere sotto controllo il respiro – e la sua erezione, e il suo entusiasmo – mentre dava una mano a trascinare quel maledetto scatolone fino al furgone che avevano preso in prestito. Era normale che Yandro sembrasse avere l’uccello più grosso che lui avesse mai visto. Donnie non passava certo il tempo a squadrare gli altri ragazzi nello spogliatoio, no?

    Beh, a eccezione di Chase, perché l’uccello di Chase gli arrivava quasi a metà coscia quand’era bagnato dalla doccia e, diciamolo, quale ragazzo non avrebbe voluto vederne uno lungo così? Non significava che fosse gay; era semplicemente curioso. Tutti vogliono sapere come sono fatte le altre persone, no? Perché l’uccello di Chase era lungo e grosso, mentre quello di Kevin era corto ma più grosso, e Donnie aveva provato a immaginarlo nella bocca di un raga… di una ragazza. Quelle labbra morbide e rosee sarebbero riuscite a prenderlo tutto? Si sarebbe visto il filo di barba bionda di Chase mentre lui gli prendeva in bocca l’affare? Non era mica una cosa da gay… era una cosa da uomini, giusto?

    Donnie ci rimuginò sopra fin quando non posarono lo scatolone sulla sponda posteriore del furgone, quindi usò i fianchi per spingerlo dentro, ma quasi si piegò in due per il dolore e l’eccitazione: aveva il cazzo duro e gonfio da far male, come mai in vita sua.

    Scusa, Chelle, borbottò. Devo andare al bagno.

    Praticamente sfrecciò per la casa per andare a chiudersi nel bagno accanto alla sua camera. Una volta lì, si abbassò i pantaloni e pensò alle labbra carnose di Alejandro, lo immaginò sollevare verso di lui gli occhi quasi neri mentre stringeva intorno a lui quelle labbra, con un accenno di baffi su quello superiore, e lo succhiava.

    Preso da quell’immagine, Donnie chiuse la mano tremante intorno a sé…

    E venne. Forte, caldo, sporcandosi tutta la pancia, il petto e le cosce.

    Si appoggiò alla porta del bagno e iniziò a tremare, spalmandosi il liquido caldo sul basso ventre, sul petto, sulle cosce e, quando cominciò a venirgli duro un’altra volta, se lo passò intorno e lungo il cazzo scivoloso e pulsante.

    Non ci mise molto a venire neanche la seconda volta, ma la terza ebbe appena il tempo di strizzarsi i capezzoli con la mano libera e poi farla scivolare in basso ad afferrarsi i testicoli prima di esplodere.

    Braccia e gambe gli tremavano e il cuore gli batteva forte in gola, ma si lanciò comunque sotto la doccia come un fulmine. Prima ancora che Chelle e Yandro si accorgessero della sua assenza, era già di ritorno fuori ad aiutare a spostare gli ultimi scatoloni.

    Per il resto della giornata, si impegnò a comportarsi in modo distaccato verso Alejandro, pur restando educato – annuire e rispondere quando gli rivolgeva la parola, fare tutto quel che gli chiedeva di fare –, perché non voleva attirare la sua attenzione, nemmeno un pochino.

    Donnie immaginò di avere già abbastanza su cui riflettere prima di occuparsi di come il sorriso bianchissimo di Alejandro e la sua bocca morbida e sensuale lo facessero imperlare di sudore. O come sfiorargli per caso la mano, urtare la sua spalla o persino una risata spensierata facessero risvegliare il suo membro – che, a rigor di logica, dopo una dura giornata di lavoro avrebbe dovuto starsene a riposo nei pantaloncini, rilassato e dormiente – e lo facessero iniziare a tirare verso il coinquilino di Chelle con una certa tenacia.

    Perciò, per quel giorno e per quel giorno soltanto, Donnie fece finta che il suo pene, il suo battito accelerato, i suoi capezzoli turgidi e il sudore che continuava a bagnargli il collo fossero solo naturali funzioni corporee indisciplinate. Erano fuori dal suo controllo e non avevano il suo permesso, quindi le avrebbe ignorate finché non avesse potuto prenderle una a una e fare loro un discorsetto riguardo a come dovessero comportarsi e a cosa dovessero trovarsi davanti prima di reagire in quel modo. Che non era certo quel che Donnie aveva avuto davanti quando si erano messe a fomentare quella super carica sessuale e quegli istinti da bollino rosso.

    Nel frattempo, avrebbe continuato a lanciare occhiate furtive e patetiche ad Alejandro, facendo finta che suddette funzioni corporee indisciplinate non andassero alle stelle ogni volta che guardava quella pelle abbronzata e quei muscoli guizzanti, o sentiva la sua voce con quel melodioso accento inveire contro Chelle.

    Alejandro

    ODDIO. CHI diavolo c’era nel suo letto?

    Alejandro si rigirò e trattenne un gemito. Merda! Un’altra matricola del corso di danza, un certo Steve qualcosa… Cristo, quand’è che avrebbe imparato a non finire a letto con quelli nuovi solo perché erano fighi?

    Questo Steve (o chiunque fosse) aveva i capelli biondo sabbia, le lentiggini e lo sguardo intontito tipo quello di un gatto siamese con una farfalla posata sul naso. E quella mattina, poco prima dell’alba, stava rivolgendo ad Alejandro proprio lo stesso sguardo.

    Ehm, Steve? esordì Alejandro, esitante. Sapeva che quel che stava per dire l’avrebbe fatto passare per

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