Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Kiria: Le Cronache dei cinque Regni
Kiria: Le Cronache dei cinque Regni
Kiria: Le Cronache dei cinque Regni
E-book284 pagine3 ore

Kiria: Le Cronache dei cinque Regni

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Gli abitanti dei cinque Regni, affiancati da draghi e creature primitive, si riuniranno in una guerra epocale. Cosa lega il fato dei protagonisti alla città di Kiria? Quale oscuro disegno mira a sterminare i protettori?
Passato e presente si intrecceranno in una nuova entusiasmante avventura senza tempo.

L’autore – da sempre amante del genere fantasy, avido lettore, vincitore di numerosi premi letterari – ha concepito questa storia incantata per dare la buona notte alla figlia bambina. Kiria è il quarto libro di una saga in cui passione e amore per la scrittura e il racconto lo hanno portato in giro nelle scuole d’Italia dove ha incontrato e appassionato moltissimi lettori grandi e piccoli.
LinguaItaliano
Data di uscita22 nov 2017
ISBN9788827568767
Kiria: Le Cronache dei cinque Regni

Leggi altro di Elvio Ravasio

Correlato a Kiria

Ebook correlati

Fumetti e graphic novel per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Kiria

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Kiria - Elvio Ravasio

    KIRIA

    Solo coloro

    che tentano l'assurdo

    raggiungeranno l'impossibile.

    Maurits Escher

    Dello stesso Autore presso le nostre edizioni:

    I Guerrieri d'Argento

    Altèra

    Ombre dal passato

    Seguici su:

    Facebook: Gribaudi Narrativa

    www.gribaudi.it

    Piero Gribaudi Editore Srl

    Via C. Baroni, 190

    20142 Milano

    Tel. 02-89302244 - Fax 02-89302376

    email: info@gribaudi.it

    Elvio Ravasio

    Le Cronache dei cinque Regni

    KIRIA 

    Volume IV

    GRIBAUDI

    Proprietà letteraria riservata

    ©2016 Piero Gribaudi Editore Srl

    Via C. Baroni, 190

    ISBN 978-88-6366-237-5

    Copertina e illustrazioni: Fabio Porfidia

    Graphic Design: Alessio Buono

    Immagini di proprietà dell'autore

    Ogni riferimento a fatti o persone 

    è puramente casuale

    Stampa: Grafiche VD - Città di Castello (PG)

    Introduzione

    Ho sempre odiato le introduzioni, di solito le salto, cerco di evitare le inutili elucubrazioni degli autori. Fuggo da quelle pagine in preda al terrore, come se l’autore volesse raccontarmi fatti che a me non interessano per nulla. Ora che si concludono Le cronache dei cinque regni, per un atto di puro sado-masochismo sento la necessità di scrivere due parole prima che iniziate questa ultima storia. Cercherò di non tediarvi troppo e di essere breve.

    Ho dedicato quasi cinque anni della mia vita a questa saga, cinque anni di soddisfazioni, di delusioni, di gioia e a tratti di sconforto.

    Sono cresciuto a pane e fumetti, li ho divorati in gioventù e continuo a leggerli e a collezionarli tutt’ora. Principalmente i supereroi della Marvel, della DC Comics, i fumetti di avventura della Bonelli e della Aura. Adoro l’espressività del disegno, la forza visiva e d’impatto di un immagine ben realizzata; un mondo diverso dalla letteratura, alla quale sono approdato in seguito, ma al quale devo molto. Credo che questa passione traspaia dai miei scritti, se non altro a chi la condivide, e mi auguro che sempre più persone si appassionino al mio stile narrativo.

    Ci sono storie che finiscono bene, altre che finiscono male, altre che finiscono e basta. Non vi racconterò quale tipo di storia leggerete in questo libro e neanche quanto sia difficile lasciare che i personaggi seguano il loro destino. A volte vorremmo che certe favole non finissero mai, che ci accompagnassero per sempre mantenendo vivo il bambino che è in noi. Ma questo accadrà continuando a leggere, continuando a sognare e a vivere attraverso i libri. Il viaggio di Elamar, Nayla e Gotland non finisce qui, come non finisce il vostro, se avete amato le loro avventure li ritroverete. Forse sarà diverso il nome, il loro mondo o la loro età, ma il sogno vi accompagnerà per sempre.

    Sono stato breve, come promesso, ora è tempo di vivere l’avventura.

    Elvio Ravasio

    Capitolo 1

    L'ultima storia

    L’alba giunse spettrale indicando la nascita di un nuovo giorno, l’incedere inesorabile del tempo. La luce irruppe a sottolineare la propria forza, incurante di cosa fosse successo o di cosa sarebbe accaduto in seguito.

    L’anziano sedeva su un muricciolo di sassi grigi, intervallati senza un disegno preciso da inserti rosso porpora che donavano loro un tocco artistico. 

    A semicerchio, dinanzi a lui, c’erano una trentina di ragazzi seduti su spessi quadrati di stoffa dai colori variopinti. Avevano le gambe incrociate e le braccia rilassate sulle ginocchia, attendevano in silenzio mentre lo stridere degli uccelli echeggiava nell’aria.

    «Osservate il sole che sorge. Che lentamente compie il suo ciclo, indifferente ai problemi che lo circondano, che non gli competono. Il suo unico scopo è quello di segnare un lasso di tempo di dodici cicli, e ripeterlo all’infinito. 

    Voi osservate il sole e riordinate le idee; compite i gesti quotidiani di rito e vi preparate ad affrontare la giornata. Vi lavate, vi vestite, mangiate qualcosa che vi dia l’energia necessaria affinché il vostro corpo reagisca. Ogni giorno simile al precedente, la quotidianità a tratti alterata da piccoli imprevisti, ma niente che non possiate risolvere. E i giorni si susseguono, le lune si susseguono, le ere si susseguono, nella monotonia della sicurezza. Quella sicurezza che inseguite come un’ossessione inconscia, beandovi di quella ripetitività confortante. 

    Ma cosa succederebbe se una mattina non vedeste sorgere il sole? Se il buio vi accompagnasse per il tempo che vi resta da vivere? Se i colori non facessero più parte del mondo come lo conoscete, e il vostro corpo fosse costretto a mutare, adattandosi a una nuova esistenza?

    Credete che vi stia mentendo? Che la cosa non sia possibile? Ho vissuto troppo, più di quello che ogni essere umano dovrebbe vivere. Insieme ai Re di Kardon ho affrontato battaglie, tradimenti, congiure, alleanze. Ho guidato eserciti, vinto guerre, sconfitto il male. Non ho mai desiderato essere Re ma, mio malgrado, ora mi trovo a ricoprire questo ruolo. Nonostante i miei sforzi, le persone a cui tenevo cadevano lungo il cammino di un’esistenza segnata da violenza e morte. 

    La sete di potere, la cupidigia e l’odio non avranno mai fine, ma noi immortali saremo l’ultimo avamposto contro il male. Veglieremo sulle Lande di Arìshtar per dare un futuro al nostro popolo, a costo di dare la vita per esso.»

    Un ragazzino si stiracchiò inarcando la schiena e portando le braccia all’indietro. Poi, si stropicciò gli occhi con i pugni chiusi e si rimise attento ad ascoltare il vecchio che riprese il discorso.

    «Ma forse vi sto annoiando con la retorica, voi volete conoscere la storia, volete vivere l’avventura, e io accontenterò i vostri giovani ardori.

    Osservo il sole, lo vedo superare le vette più alte e irradiare la propria luce con generosità, come un dono, un abbraccio vitale che riscalda e nutre ogni cosa. Sento il suo calore penetrare nelle mie vecchie ossa e ne gioisco, chiudendo gli occhi. Ho contribuito affinché questo miracolo potesse ripetersi, ancora oggi sento al mio fianco lo spirito delle persone che mi hanno accompagnato in quell’ultima avventura. Il mio tempo è giunto alla fine, ma non me ne andrò senza che conosciate come si svolsero i fatti.

    Dovrete ascoltare e memorizzare perché, quanto sto per dirvi, un giorno dovrete raccontarlo ai vostri figli, che a loro volta dovranno tramandarlo per i tempi a venire. Il nostro passato non andrà perso e con esso la memoria di chi ha lottato per dare a voi un futuro.

    Io sono Norfolk, Re degli immortali e protettore delle Lande di Arìshtar e questa è la mia ultima storia. Tutto ebbe inizio quando Re Elamar ricevette un biglietto.»

    Capitolo 2

    La riunione

    Nayla scese le scale e si rivolse a Elamar.

    «Cosa succede? Ti ho sentito aprire la porta.»

    «Non lo so, qualcuno ha bussato ma non ho visto nessuno, ho trovato questo foglietto» rispose Elamar mostrandoglielo. 

    Lei lo osservò, lesse l’unica frase scritta a mano; ne ammirò la calligrafia arricchita da grazie e sbalzi e lo posò sul tavolo. 

    «Sapevamo che sarebbe successo prima o poi» disse lasciandosi cadere su una sedia, gli occhi persi nel vuoto.

    «Sì, lo sapevamo. Ma mi aspettavo qualcosa di più chiaro! Un luogo, una data…» Elamar rilesse il biglietto ad alta voce.

    «I protettori si riuniscono.» 

    Guardò fuori dalla finestra: i primi raggi di luce accarezzavano le pietre che lastricavano le vie cittadine, esaltandone le striature perlacee.

    «Credo che dovremmo indire una riunione con gli altri Re» continuò Nayla.

    «Certo, questa è la prima cosa da fare. Ma non credo che scioglierà i nostri dubbi. Arkàdon non è più con noi e, a parte lui, nessuno ha mai saputo niente a proposito dell’esistenza dei protettori. In ogni caso stamattina convocherò i Re e li informerò. Norfolk dovrà sostituirmi di nuovo, per il tempo che starò via.»

    «Forse sarebbe meglio che Norfolk venisse con te; potrei sostituirti io nel frattempo» propose Nayla.

    «Sarai tu a venire con me. Ti voglio al mio fianco, non succederà più che qualcuno o qualcosa ci separi. Se dovrò andare a questa riunione lo farò insieme a te, che agli altri protettori stia bene oppure no!»

    La donna lo raggiunse alla finestra. Lo abbracciò cingendogli la vita e lo strinse, appoggiando la testa alla sua schiena, prese un lungo respiro e strinse ancora più forte. Chiuse gli occhi e rimasero immobili, in silenzio, mentre il sole irradiava la piazza di Kardon. 

    Le prime voci ruppero quel magico momento. Elamar sospirò e si girò verso Nayla. Non disse nulla e lei fece altrettanto, guardandolo a lungo negli occhi. Le loro anime non avevano bisogno di altro, per fondersi l’una nell’altra. 

    Si vestirono e andarono in sala da pranzo. Elamar sgranocchiò qualche biscotto e bevve spremuta di bacche rosse degli altopiani, Nayla mangiò una fetta di torta e sorseggiò dell’acqua di fonte. Quindi uscirono e si incamminarono fianco a fianco verso il Palazzo del Consiglio.

    I ragazzini saltellavano gioiosi intorno a Elamar che li salutò sorridente, scompigliando loro i capelli, finché non entrò nel palazzo. Varcata la soglia, si diresse al trono, trasformato in una doppia seduta dopo la morte di Arkàdon, per permettere a Nayla di sedere a fianco del suo sposo. Entrambi presero posto ed Elamar picchiò con un martelletto su un disco di metallo. Il rumore fu come l’infrangersi di un bicchiere ma innescò una reazione bizzarra. Il suono fu incanalato in un sistema di tubi che ne amplificarono l’eco. Lo speciale materiale con cui erano costruiti ne accresceva il suono come la cassa armonica di uno strumento. All’esterno si udì un tintinnio prolungato e acuto. L’effetto sonoro raggiunse ogni più remoto angolo di Kardon e fu udito in ogni casa.

    In pochi attimi, i sei Re immortali comparvero nella sala e si inchinarono in segno di rispetto.

    «Vi prego di alzarvi, amici. Sapete bene che non sopporto queste formalità.»

    «Lo sappiamo, Re Elamar. Altrimenti che divertimento ci sarebbe nel ripeterle ogni volta?» Ikras sorrise, ma subito tornò serio: «Era parecchio tempo che non sentivo il rintocco del Martello dell’eco. Per quale motivo questa riunione d’emergenza? Dobbiamo preoccuparci?»

    «Ancora non lo so. Stamane, prima dell’alba, ho ricevuto un biglietto che mi invitava a una riunione dei protettori. Poiché non sappiamo di che si tratta, voglio che rimaniate all’erta. Forse è una normale convocazione o una riunione per conoscere il successore di Arkàdon, ma potrebbe essere tutt’altro. In ogni caso, voglio che Drakos vada a prelevare Norfolk a Bosco senza Tempo. Ikras, tu invece porterai qui Gotland e Orko. È tutto chiaro?»

    «Vuoi portarli con te?» chiese Broltar.

    «Non lo so, non so nemmeno quante persone potranno partecipare a questa riunione. Se possibile, sì.»

    «Potrebbero venire due di noi!» disse Samres.

    «Non lascerò mai le Lande senza la vostra protezione, voi siete troppo importanti per la gestione dell’energia delle torri. Probabilmente mi sto preoccupando per niente, ma non voglio correre rischi.»

    «Capisco...» rispose Samres «allora dovremo studiare un modo per sapere dove andrai, per raggiungerti nel caso avessi bisogno di noi.»

    «Mi sembra un’ottima idea, anche se non so quanto sia attuabile. In ogni caso un passo alla volta. Ora andate.»

    Drakos e Ikras picchiarono il Bastone del Passaggio a terra e scomparvero; quindi Elamar si rivolse ai restanti Re.

    «Qualche idea?»

    «Nessuna, amico mio» rispose Broltar «ricordo solo una volta in cui accadde un fatto strano. Successe molte ere fa, Arkàdon scomparve per due lune e quando tornò non fu più lo stesso. Non che fosse cambiato fisicamente o nel comportamento, ma non era più lui. Chiamalo istinto, o sensazione, ma da allora era come se qualcosa lo tormentasse. Non raccontò mai niente a riguardo e noi non chiedemmo, ma io lo guardai dritto negli occhi e lui capì che io avevo intuito qualcosa. Uscì dal palazzo senza dire una parola.»

    «Che fosse per l’accaduto delle Terre di Brena? Dev’essere stato un peso tremendo da sopportare» disse Elamar.

    «Sono risposte che non avremo mai, inutile tormentarci su questo. Come andrai alla riunione?»

    «Non so nemmeno dove sarà, spero che qualcuno verrà a informarmi. Sono proprio curioso di sapere quanti siano questi protettori e capire cosa vogliono da me. Ne ho abbastanza di tutti questi segreti.»

    Un gran trambusto richiamò la loro attenzione. Dalla piazza risuonavano gli echi di un diverbio piuttosto animato. Elamar e gli altri Re uscirono a passo veloce e quando furono sulla soglia bastò uno sguardo per capirne la causa.

    «E lasciami bestione!» inveì Orko contro Ikras.

    «Cosa succede, amico mio?» Chiese Elamar.

    «Succede che l’educazione non appartiene a voi immortali. Ti sembra normale che debba essere prelevato senza preavviso, e per di più mentre mi allacciavo i pantaloni?»

    Il Re volse uno sguardo interrogativo a Ikras che si strinse nelle spalle.

    «Hai detto che era urgente!»

    «Urgente un cavolo!» rispose l’omino su tutte le furie.

    «E Gotland?» chiese Elamar soffocando una risata.

    «Non l’ho ancora trovato, torno a cercarlo al villaggio degli emidi, credo sia tra la sua gente» e sparì.

    «Sì bravo, vattene prima che ti prenda a calci» continuò l’omino adirato mentre si metteva a posto i vestiti arruffati.

    «Bene, ora sentiamo. Cosa c’è di tanto urgente?» chiese Orko, ritrovando la calma.

    «Sono stato convocato a una riunione dei protettori» rispose Elamar. 

    «Scherzi? Con quel gigante fuori di testa che abbiamo incontrato? Il responsabile della morte di Elja? Tu sei pazzo ad andarci e sei ancora più pazzo se pensi che io verrò con te. Ti ricordi quant’era grosso quel coso?»

    «Non dirmi che il grande Orko, Re degli omini, ha paura?» lo punzecchiò Elamar.

    «Paura io? Non conosco quella parola e tu lo sai. Ma c’è troppa gente folle che usa la magia senza conoscerne gli effetti. Io e la magia non andiamo per niente d’accordo.»

    «Non te lo sto chiedendo come Re, te lo sto chiedendo come amico. Ho bisogno del tuo aiuto, mi accompagnerai in questo viaggio?»

    Orko imprecò a voce bassa. Camminava avanti e indietro, gesticolando con le mani. Nel frattempo comparve Ikras con Gotland.

    «Trovato!» esclamò il Re compiaciuto.

    «Piacere di rivederti» disse Nayla accogliendolo con un abbraccio.

    «Ecco, a lui l’abbraccio e io vengo strattonato per il bavero» continuò Orko stizzito.

    Nayla si avvicinò all’omino.

    «Credi che se io ed Elamar non tenessimo a te e non sapessimo quanto sei importante ti avremmo convocato e avremmo chiesto il tuo aiuto?» Nayla scelse le parole con cura per non aumentare il nervosismo dell’amico.

    Orko mugugnò qualcosa e nello stesso istante comparvero Norfolk e Broltar.

    «Perfetto, ora ci siamo tutti. Prego, gli abbracci sono da quella parte» disse l’omino, indicando la ragazza.

    Norfolk lo guardò ignaro di quanto stesse accadendo e del motivo di tanto sarcasmo. Lo salutò con la sua solita espressione bonaria e si diresse dal Re degli immortali.

    «Qual è il problema?» chiese risoluto.

    Elamar gli porse il biglietto e rimase a osservarlo mentre lo leggeva.

    «Cosa significa? Non dice né un luogo né un tempo» si meravigliò Norfolk.

    «Esatto» rispose Elamar «speravo potessi aiutarmi a capire, visto che sei il fratello di Arkàdon. Io non ti chiesi mai niente a riguardo, ma credo che tu sappia più di quello che vuoi farmi intendere. Non posso pensare che tuo fratello non ti abbia mai detto nulla. Ho come l’impressione che tu mi nasconda qualcosa»

    «Abbiamo già affrontato questo discorso. Se avessi saputo qualcosa, te lo avrei detto; che interesse avrei a tacere?» rispose il Re. «Ne so quanto te. Anzi, tu ne sai più di me visto che hai incontrato uno di questi misteriosi protettori.»

    «Il protettore che ho incontrato mi ha solo fatto perdere tempo. È il responsabile della morte di Elja e credimi, non ho nessuna voglia di rivederlo. Ma credo di non avere scelta» Elamar scrollò le spalle. «Se esiste un ordine dei protettori, vuol dire che qualcuno ne sarà a capo. Confesso che la cosa mi incuriosisce.»

    «Non lo so, ho un brutto presentimento» mormorò Norfolk.

    «È solo una riunione, cosa vuoi che succeda? Dovremo stabilire qualche stupida regola di non interferenza tra i territori» minimizzò il Re degli immortali.

    «Forse. In ogni caso verrò con te, per sicurezza.»

    «Questo non è possibile, sei l’unico che può regolare l’energia nella torre principale. Nayla, Orko e Gotland verranno con me, tu mi sarai più utile a Kardon.»

    «Sono sempre meno convinto di questa decisione ma, se è quello che vuoi, così sia.»

    «Ti ringrazio, amico mio.»

    «Non ho ancora detto che verrò con voi» insistette Orko. L’omino si voltò di spalle, incrociando le braccia. 

    Un tremore improvviso scosse la terra. La luce che fuoriusciva dal pozzo crebbe d’intensità, accecando i presenti. Alcuni si schermarono gli occhi con le mani, altri si girarono, sfuggendo al chiarore. Quando l’effetto finì e gli occhi si aprirono con cautela; Orko vide i contorni delle cose sfumare in forme indefinite, puntini bianchi danzavano caoticamente sull’iride. La città aveva perso le proprie forme mutando in un paesaggio fluido e inconsistente. Ci volle un po’ prima di riabituarsi, e quando ciò avvenne, la mano scivolò fulminea all’elsa della spada. Sbalordito e incredulo, agì d’istinto e vide gli altri seguire il suo stesso comportamento.

    Capitolo 3

    Il viaggio

    A Kardon l’aria era più umida del solito. Le goccioline si posavano sul lastricato della piazza, che riverberava la luce solare scomponendone i colori in una ragnatela di arcobaleni iridescenti. Una lieve brezza sfiorava i volti induriti, freddandone i lineamenti, mentre il sole si ergeva dominando la volta celeste.

    I tre uomini indossavano pantaloni marroni in pelle scamosciata e tuniche bianche, con lunghe maniche a sbuffo. La pelle chiara del viso era rugosa e i crani rasati. L’aspetto inconsueto rendeva difficile dar loro un’età ma la prestanza fisica e l’altezza, di poco al di sopra della media, esaltavano una certa efficienza militare. Dietro i loro colli spuntavano else di spade, assicurate alla schiena da lacci in cuoio che si incrociavano sul petto. Le loro mani erano unite davanti al bacino, in atteggiamento pacifico. 

    I Re, Gotland e Orko abbassarono le armi e si avvicinarono a loro. Fu Elamar a parlare.

    «Chi siete e come siete arrivati qui?» domandò seccato.

    «Siamo Kiriani, proveniamo dalla città sacra. Il capo dell’ordine reclama la presenza di Re Elamar, protettore delle Lande di Arìshtar. Tu, ragazzo dai capelli bianchi, sei colui che cerchiamo?»

    «Sono Elamar. Come siete arrivati a Kardon?»

    I tre uomini si guardarono meravigliati. A rispondere fu lo stesso che aveva parlato prima.

    «I pozzi furono plasmati dal Capo dei protettori, attraverso essi possiamo raggiungere i cinque regni.»

    «Quindi, chiunque da questo luogo può raggiungere la vostra città?»

    «Non esattamente, ci vuole una buona dimestichezza nelle arti magiche per controllare il passaggio. I pozzi sono marchiati con un incantesimo di accesso, nessuno può recarsi a Kiria senza che loro lo vengano a sapere.»

    «Uhm... Se ho capito bene, sembra un buon sistema per voi, ma per niente sicuro per noi. Partendo da Kiria potreste invaderci senza sforzo!»

    «L’armata kiriana non attacca le terre annesse. Essa fu concepita con l’unico scopo di proteggere il capo dell’ordine.»

    «E chi sarebbe questo Capo?» chiese Elamar incuriosito.

    «Non siamo autorizzati a parlarne, il nostro compito è portarti al suo cospetto. Lo conoscerai quando lui lo riterrà opportuno.»

    «Capisco, e cosa mi dite dei miei amici?»

    «Abbiamo ordini di portare solo Re Elamar» rispose l’altro membro del trio, quello con un pizzetto sul mento.

    «Ho paura che allora tornerete a mani vuote. Senza Nayla, Gotland e Orko, di qua non mi muovo.»

    I tre uomini confabularono tra di loro sottovoce, gesticolando animatamente. Il Re non riusciva a capire cosa dicessero ma sembrava non sapessero cosa fare. Continuarono per un po’

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1