L'ultimo liuto
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Anteprima del libro
L'ultimo liuto - Franco Anzalone
Angel
Capitolo primo
Quando lasciai il Conservatorio verso le 19.30 - era venerdì 16 Maggio - già cominciava ad imbrunire.
L'aria fresca che saliva dal canale dell'Ourcq quella sera non mi era di alcun sollievo.
Mi sentivo stremato e soprattutto arroventato.
Una cefalea pulsante mi martellava le tempie ed una mialgia pervasiva fiaccava i miei passi.
Percorsi meccanicamente il buio vicolo acciottolato che porta a Rue Petit sino alla metropolitana come un automa.
In breve raggiunsi il mio alloggio in Rue de Pyrenées , ma mi sembrò di aver attraversato l'intera città, in un tempo dilatato a dismisura dalla spossatezza.
Vinto dalla tensione, posai sul tavolo lo strumento e mi sdraiai sul divano in completo abbandono.
Pochi attimi e già squillava il telefono : «Ciao Roland, allora , come è andata?».
«Tutto bene, Gabriel, sono appena rientrato, ti richiamo domani mattina. Sono stanchissimo ed ho urgente bisogno di un bagno ristoratore. A presto!». Tutto bene un accidente, per Diana cacciatrice !
La commissione d'esame era composta da cinque membri : Madame Isabel Tousson, professoressa di Analisi e Teoria dell'Armonia, Monsieur Felix Pierrault, professore emerito di Storia della Musica, Monsieur Jean Galledaux, professore di Basso Continuo, Monsieur Eric Fournier, professore di Liuto Rinascimentale e Monsieur Claude Rouillon, titolare della Cattedra di Liuto Barocco e Presidente di Commissione.
Ad esame concluso, prese la parola Monsieur Rouillon a nome della Commissione : «Monsieur Roland Lacroix, abbiamo ascoltato con molta attenzione e con vivo interesse il vostro programma, irto - lo riconosco - di difficoltà tecniche. Johann Sebastian Bach, Leopold Weiss, Adam Falkenhagen sono autori da affrontare sempre con rispettosa umiltà, consci dei tranelli e degli agguati che si annidano in ogni battuta.
E indubbiamente voi avete piena padronanza della tastiera.
Ma qui noi oggi ricerchiamo soprattutto l'espressione e nel dominio di questo carattere io vi trovo ancora carente, forse acerbo.
In Charles Mouton , nelle sue chaconnes ed in particolare nei suoi préludes, vi sento ancora incerto, confuso, come se non fosse ben chiara la direzione da intraprendere.
Poco risoluto e poco emozionante.
A volte inoltre assumete una postura goffa, ripiegata, quasi sofferente sullo strumento, che vi penalizza nelle sonorità e non è bella a vedersi.
Avete mai provato a suonare davanti ad uno specchio?
Potrebbe giovarvi.
A volte sembrate eccessivamente preoccupato, rigido e la tensione si ripercuote negativamente sui movimenti delle dita, che dovrebbero essere sempre rilassate e morbide nel tocco.
Ma sopra ogni cosa, riconosco nel vostro modo di suonare il liuto un approccio narcisistico, direi contemplativo, mentre mi aspetterei, all'ottavo anno di corso un atteggiamento più aperto, più propositivo.
Questa è una scuola di alta specializzazione, vi si ricercano la qualità e l'eccellenza.
Ciò detto, siete un buon esecutore ed un simpatico ragazzo e dunque a nostro giudizio meritevole di superare l'esame di Compimento Medio con una votazione pari a 7/10. Mi auguro che facciate tesoro dei nostri rilievi. Auguri ed a presto».
«Charlotte, dovevi sentirlo Rouillon, a sentenziare impettito come un dindon.
Dunque io sarei un narciso contemplativo!
Cosa significa?
«Roland, molto semplicemente quando suoni appari chiuso, rigido e non accompagni a sufficienza il discorso musicale con i movimenti del corpo».
«Che storie! Conta il suono che produco o gli ammiccamenti e le smorfie che lo accompagnano?
Ti assicuro, al termine dell' esame, dopo novanta minuti di sarabande, correnti, ciaccone, allemande, nel caldo asfissiante della sala 201, ero affranto. E furioso.
Del voto finale, poco m'importa. Ma sono urticanti le parole di Rouillon quando mi imputa d'esser poco espressivo.
In musica l'espressività è tutto. E un musicista poco espressivo è un mezzo musicista!
L'artista contemplativo suona per sé. Non trasmette, non emoziona.
Narciso, autoreferenziale, contemplativo : come dovrei sentirmi?
Dimmi, Charlotte, come dovrei sentirmi?».
«Roland, cosa posso dirti? Quando vuoi, sai essere molto intenso : ti basta?
Agli esami - comprensibilmente - non sempre si dà il meglio.
Rilassati, dimentica Rouillon. Avrai modo di farlo ricredere».
«Puoi giurarci! Charlotte, sei un angelo : quando possiamo vederci?».
«Non ho sentito bene, Roland, puoi ripetere?».
«Sei un angelo, Charlotte, quando ci vediamo?».
«Ci sentiamo domani. Buona notte!».
Avrei potuto tranquillamente dedicarmi al pianoforte, al violino od al violoncello. Ma sono rimasto folgorato dalla magia del liuto.
Le sue corde non sono percosse da un martelletto o strofinate da un archetto. Sono i polpastrelli delle dita a pizzicarle ed a produrre il suono . Le dita dell'esecutore sono a diretto contatto con lo strumento, non vi è interposizione di artifizi meccanici. Quando tocchi le corde, senti il suono nascere direttamente dalle dita e divieni tu stesso strumento .
Il liuto puoi stringerlo a te, percepire le vibrazioni del guscio, sentirlo cantare. E' strumento che ti segue ovunque, nelle sale da concerto come nei boschi. Devi averne personalmente cura, custodendolo in luogo fresco ed asciutto, sostituendo tasti e corde in budello quando occorra, lubrificando i piroli se necessario e rivolgendogli tutte le attenzioni che merita un oggetto prezioso e delicato.
La dolcezza del suo suono affascina e seduce.
Suonarlo è puro godimento dell'anima!
Capitolo secondo
Sabato mattina mi svegliai di buon ora, ancora un poco frastornato e dolorante ma più sereno.
Charlotte aveva ragione. Nessun ulteriore spazio alla rimuginazione ed alla recriminazione. Avrei dimostrato al professor Rouillon le mie qualità in nome dello style brisée, ricercando il sentimento, la commozione, la vibrazione nelle danze sensuali ed evocative di Charles Mouton e di Ennemond Gaultier.
A mezzogiorno, smaltivo rabbia ed acidosi correndo lungo i canali di S.Martin.
La corsa all'aperto ha il potere di rilassarmi intensamente nella mente e nel corpo. Proprio nello sforzo atletico spesso riesco ad elaborare le intuizioni più feconde.
Rientrato dopo un'ora circa di slancio appassionato, trovai in segreteria telefonica un messaggio che spazzò d'un colpo come tramontana i miei turbamenti studenteschi.
«Carissimo Roland, buon compleanno!
Mi sarebbe piaciuto tirarti personalmente le orecchie, ma il lavoro mi impone ritmi frenetici. Non rientrerò a Parigi che dopo il 20 settembre : ci vedremo allora - spero - se possibile davanti ad un buon bicchiere di cassis.
Sto inventariando i mobili antichi di una villa a Bonneuil sur Marne. Tra scrittoi, cassettoni e cassapanche, ho ritrovato un vecchio liuto, ormai da tempo dimenticato.
Madame Auneau, la padrona di casa, una squisita signora di 97 anni di età ancora piena di fascino e di effervescenza, me ne ha fatto dono. Penso possa essere il regalo a te più gradito.
Naturalmente lo strumento andrà ripulito e rivivificato : secoli d'incuria l'hanno certamente mortificato. Tuttavia, anche se non sono un esperto, mi sembra di foggia assai interessante.
Appena ti è comodo, passa nel mio ufficio : la signora Cécile te lo consegnerà.
Ancora auguri e a presto rivederci».
Eccitato dal messaggio di zio Albert, rimodulai il mio programma pomeridiano per ritirare al più presto lo strumento.
Quando rientrai a casa, il tramonto già inondava generosamente il mio piccolo appartamento d'intimità ed il profumo dolce della sera cominciava a salire lungo la glicine, sino a lambire il balconcino.
Deposta la cassa sul tavolo e rimossi i legacci, ne sollevai delicatamente il coperchio.
Adagiato su un panno color amaranto apparve un liuto che da subito mi sembrò straordinario, ma che mi folgorò letteralmente non appena lo imbracciai.
Un turbine d'emozione m'inebriò e mi commosse.
Si trattava di uno strumento antico, verosimilmente di epoca rinascimentale, con una rosa centrale lavorata ad arabeschi come mai avevo veduto.
L'intaglio riproduceva mirabilmente fiori e conchiglie.
Ma stupefacente era soprattutto