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Gli occhi del cobra
Gli occhi del cobra
Gli occhi del cobra
E-book174 pagine2 ore

Gli occhi del cobra

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Info su questo ebook

Cristal è solo un tassello del mosaico da ricomporre. Nulla capita a caso e la sua vita sarà una continua rivelazione all’insegna dell’avventura, alla ricerca di un’identità e una vocazione ancora sconosciute.
Solo l’amore, solo la forza della passione riuscirà a sgretolare il muro terribile del male: l’ombra del mostro svanirà per sempre.
Con le tinte imponderabili del racconto fantasy, sullo sfondo di molteplici dimensioni di tempo, una romantica storia d’amore e di passione.
Una scrittura propizia, capace di catturare e coinvolgere il lettore fino al climax di ogni evento, fino a renderlo partecipe del viaggio.

 
LinguaItaliano
Data di uscita20 feb 2018
ISBN9788868272463
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    Anteprima del libro

    Gli occhi del cobra - Maria Montecchiari

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    1.

    I raggi del sole facevano fatica a entrare nelle fessure delle persiane della finestra della camera di Sean e Katy.

    Nella casa regnava il silenzio: era sabato e quella mattina non si doveva andare a scuola e gli uffici erano chiusi. Cominciava così un nuovo fine settimana per la famiglia Harrison.

    Katy riusciva a stento ad aprire gli occhi, perché la sera prima era andata a dormire molto tardi. La causa: i preparativi per i quarant’anni di suo marito Sean.

    Gli stava organizzando una festa con amici e parenti, non la classica festa a sorpresa, ma la festa dei quarant’anni che lui soleva dire che venivano una volta sola.

    Nella camera accanto alla loro la porta era socchiusa ma cominciava a farsi sentire una voce sottile e minuta. Era un lamento di bambina. La loro figlia Cristal, di appena sei anni, era sveglia e, come tutti i bambini, la prima cosa che faceva quando si svegliava era quella di correre nella stanza dei genitori e infilarsi nel lettone che per lei rappresentava il posto più sicuro.

    Sean la sentì arrivare e si preparò a riceverla: ormai sapeva che l’entrata di Cristal non era loquace ma assai rumorosa per via dei giocattoli che si portava dietro.

    Sean, al primo balzo, la prese al volo e la immobilizzò mettendola sotto le coperte. Cristal era una bambina molto vivace e curiosa: qualsiasi cosa vedesse voleva una spiegazione, tipico atteggiamento dei bimbi della sua età.

    Portava sempre con sé un libro che le piaceva tanto e che faceva sempre addormentare suo padre quando glielo leggeva.

    Cristal non si accontentava delle fiabe brevi, voleva quelle che duravano molto e alcune erano talmente lunghe che, quando prendeva sonno, l’indomani mattina bisognava sempre ricominciare daccapo. Sean era esausto, perché era una settimana che continuava a leggere la stessa fiaba e non riusciva mai a terminarla, così quella mattina si decise per la conclusione.

    Visto che di tempo ne aveva, aprì il libro: ormai conosceva a memoria pagina per pagina e cominciò a leggere ad alta voce facendo anche da interprete dei personaggi.

    Cristal non guardava il libro, perché non c’erano le figure; osservava suo padre, la sua mimica facciale, il suo volto, la sua voce forte e sicura. Amava suo padre a tal punto che, se le fosse stato possibile, sarebbe rimasta ogni momento con lui perfino a lavoro.

    Quando il racconto parlava di un eroe, di un principe, lei immaginava suo padre accanto a sé pronto a proteggerla e a salvarla da qualsiasi pericolo. Era il suo eroe.

    Sean, di tanto in tanto, la guardava e si accorgeva che Cristal era incantata dalla voce e dal racconto: avrebbe voluto filmare quei momenti e fissarli per sempre nella sua memoria; per lui quello era il miglior modo di stare con la figlia, sentirla vicino e viva più che mai.

    Il racconto venne interrotto dalla voce di Katy che lì chiamò per la colazione.

    I due chiusero insieme il libro.

    «Stasera continuiamo!» disse Sean un po’ deluso, perché quel momento era l’unico della giornata in cui poteva avere con sé Cristal, immobile ed attenta, senza dover correrle dietro per impedire che creasse qualche problema.

    La famiglia era tutta riunita attorno al tavolo imbandito di ogni cosa. Katy aveva molta cura nel preparare la colazione quando erano tutti insieme e Sean non rinunciava mai ad esserci, visto che il suo lavoro lo impegnava a viaggiare molto e a stare fuori casa almeno tre volte alla settimana.

    Il momento della colazione in casa Harrison era l’occasione in cui si poteva pianificare la settimana che sarebbe sopraggiunta in prossimità dell’estate.

    In quell’attimo il telefono squillò e Sean alzò la cornetta.

    Era il suo capo che gli augurava buon compleanno dicendogli di prendersi le ferie fino al mercoledì.

    «Chi era Sean?» le chiese Katy.

    «Era il mio capo: mi ha fatto gli auguri».

    «Che bel gesto da parte sua!» ironizzò Katy.

    «Sì, è vero! C’è, però, dell’altro».

    «Cosa?»

    «Come regalo mi ha concesso fino a mercoledì compreso, poi ritorno al lavoro» disse Sean entusiasta.

    «Dov’è l’imbroglio?» chiese Katy, dubbiosa.

    «Perché imbroglio? No, non credo ci sia: ultimamente è cambiato molto con me».

    «Forse perché si è accorto che sei il migliore».

    «Allora, cosa organizzo? Un viaggio? Che ne dici?»

    Katy rimase sorpresa.

    «Sei davvero sicuro? Non è che ci ripensa? Siamo sicuri?»

    «Non scherzava. Era serio. E poi qualche giorno di vacanza ci farà bene. Che ne dici; ti va di andare tutti insieme ad Orlando? A Cristal piacerà di sicuro e si divertirà moltissimo».

    «Non lo so, Sean. C’è la scuola. Non ho voglia di far perdere le lezioni a Cristal e poi ci sono le prove per la recita e»

    «Ho capito. Va bene, rimarremo a casa e visto che oggi è il mio compleanno, andrò con lei al centro, così tu sarai libera di organizzare la festa».

    Dopo colazione Sean mantenne la parola: prese Cristal e insieme andarono in centro con l’auto.

    Domandò dove volesse andare e la piccola lo guardò intensamente, poi rispose:

    «Al negozio degli animali!»

    Sean aveva già capito tutto: un cucciolo era in arrivo.

    «Cristal, oggi è il mio compleanno, non il tuo!»

    «Lo so. È per questo che voglio andare lì, per farti un regalo!»

    «In un negozio di animali?» domandò Sean.

    «Dove vuoi andare al supermercato, al cinema, in una sala giochi?»

    «Cristal!» esclamò Sean «Hai le idee ben chiare tu ma da chi avrai preso. E dimmi una cosa che cucciolo compriamo? Grande o piccolo, un pesciolino o un criceto?»

    «Un cane, un cucciolo di cane» rispose pronta Cristal.

    «D’accordo! Lo scelgo, però io. Dato che è il mio compleanno. Chissà cosa dirà tua madre e la faccia che farà quando lo vedrà già mi viene da ridere!»

    Il negozio era situato vicino a un centro commerciale, quasi in periferia.

    Cristal scese dall’auto senza l’aiuto di suo padre e insieme si avviarono verso le vetrine del negozio, che lei conosceva bene, perché, ogni volta che andava con sua madre a fare la spesa, si fermava a guardare gli animali e pregava sempre che qualcuno esaudisse il suo desiderio di averne uno.

    «Guarda papà, quel cucciolo è piccolo e indifeso ci sta guardando con gli occhi guarda com’è carino e poi il suo pelo si abbina al colore di casa, la mamma non se ne accorgerà nemmeno!»

    «Cristal, quel cucciolo è un pastore tedesco. Adesso è piccolo, ma un giorno crescerà e diventerà grande. Credi che tua madre non se ne accorga?»

    «Diremo che lo abbiamo trovato in strada, abbandonato dalla sua mamma e che tu lo hai soccorso, perché stava per annegare».

    «Annegare! Dovrò andare a casa bagnato come un pulcino, altrimenti tua madre non ci crederà».

    «Be’, allora diciamole che era vicino alla riva di un fiume e tu lo hai salvato».

    «Per caso, Cristal, tu vedi un fiume qui intorno?»

    «Uffa, papà! Perché non ti fai venire un’idea? Debbo fare sempre tutto io?»

    «Perché non ti fai venire un’idea? Bene, Cristal. L’idea m’è venuta: diremo che l’abbiamo comprato, perché volevi farmi un regalo e io l’ho scelto. Che ne dici, può andare come idea?»

    «Sì che può! Adesso entriamo però o correremo il rischio che Jordan venga acquistato!»

    «Jordan? Chi è?» chiese Sean.

    «È il nome che gli ho dato!» rispose Cristal.

    Il negoziante non dovette faticare molto per convincere la bambina a comprarlo. Così Cristal e suo padre uscirono dal negozio di animali con in braccio Jordan.

    Arrivarono a casa, ma Katy non c’era, perché era dovuta andare via a comperare alcune cose che le mancavano.

    «Bene, Cristal!» disse Sean «La mamma non c’è. Facciamo il bagno a Jordan come prima cosa e poi mettiamolo in una scatola, così le faremo credere che è un regalo cui non posso rinunciare o mandare indietro».

    «Non avevi detto però di dirle la verità?»

    «Ci ho ripensato».

    «Non comprenderò mai totalmente il mondo degli adulti» se ne uscì Cristal.

    Tutto era pronto e Katy stava per arrivare, ma non era da sola. Con lei arrivò un furgone per la consegna dei pacchi espressi. L’addetto si avvicinò a Katy, consegnandole una scatola di media grandezza, poi si allontanò per le altre consegne.

    Katy non guardò il mittente: chiamò Sean per farsi aiutare a scaricare l’auto e a prendere il pacco.

    Nel frattempo Cristal lottava con Jordan per farlo entrare nella scatola, ma l’impresa era alquanto difficile, ma alla fine ci riuscì.

    «Mamma, guarda: è arrivato un regalo per papà!»

    Cristal portò la scatola in salotto, tenendola ben stretta.

    «Anche adesso è arrivato un altro pacco per tuo padre! Mettiamoli insieme per aprirli dopo!» propose Katy.

    A Cristal non piaceva l’idea di aprirli in un secondo momento, così convinse sua madre a farlo subito.

    «Ti prego mamma, apriamoli subito, in modo che se non sono graditi a papà, li restituiremo al mittente».

    «Cristal, non è il tuo compleanno! È di tuo padre e spetta a lui decidere quando aprirli».

    «Papà!» Cristal guardò suo padre.

    «Va bene, apriamo i pacchi».

    Sean guardò Katy, con un sorriso di felicità.

    Cristal consegnò la scatola che aveva appena portato in salotto a suo padre, poi si diresse in cucina a prendere la seconda, quella arrivata con il corriere espresso.

    Sean si avvicinò alla scatola, fissandola e pensando all’intesa con Cristal. Di colpo i due lati della scatola si aprirono e Jordan poté finalmente uscire e fare la sua entrata trionfale nella famiglia Harrison.

    Sotto gli occhi stupiti dei genitori Cristal sorrideva e saltò dalla gioia nel vedere Jordan nel suo salotto.

    «È un cane!» esclamò Katy.

    «Sì. Assomiglia a un cane, anzi sembra un pastore tedesco! Grazie cara, non sapevo che ti piacessero i cani. Io li adoro» disse Sean.

    «Veramente non sono stata io a regalartelo».

    «Allora chi?»

    «C’è un altro pacco, che sia un altro cucciolo?»

    «Posso aprirlo io questo?» chiese Cristal.

    «Va bene, aprilo tu, ma cerca di non rompere nulla. Capito?» disse suo padre.

    Nel frattempo il campanello di casa suonò.

    Katy e Sean andarono ad aprire insieme.

    «Kimura! Finalmente sei riuscito ad arrivare!»

    «Ho fatto più in fretta possibile. Non mi sarei perso per nulla al mondo i festeggiamenti per i tuoi quarant’anni Sean. Auguri di cuore, figliuolo. Ma, dove è Cristal? Non la vedo».

    Katy guardò Sean e poi Kimura.

    «È di là in salotto ad aprire i pacchi: crede che sia il suo compleanno».

    «I bambini sono sempre curiosi e imprevedibili, Cristal ne è l’eccezione» disse Sean, senza che nessuno si stupisse della sua affermazione.

    In quel momento la bambina era alle prese con il secondo pacco da aprire.

    E un grido spaventò i genitori.

    Sean e Kimura entrarono nella stanza: un serpente s’insinuava strisciando davanti ai loro occhi atterriti.

    La bambina rimase immobile a fissarlo: la testa del serpente si allargò e, con un rapido movimento, le diede un morso al braccio sinistro.

    Kimura si avventò sulla bambina, ma senza successo. In quell’istante Sean recuperò velocemente la pistola dal cassetto e lo uccise. Quel rumore rimbalzò in

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