Il palazzo

Di Barbara Bottalico

Fantascienza - racconto lungo (55 pagine) - Il palazzo era la loro vita, dalla nascita alla morte. Ma c’era chi non poteva fare a meno di chiedersi cosa ci fosse là fuori.

Un futuro lontano. Una Terra vuota e sottopopolata. Un palazzo fortezza. Un mondo chiuso, scandito da orologi inutili e finzioni virtuali. La giovane arista Irene sente che una vita diversa è possibile, e che fuori c’è qualcosa di vivo, un’esistenza possibile al di là dei pericoli sbandierati dal sistema repressivo nel quale lei e tutti sono cresciuti. E un evento traumatico e inaspettato la porterà a scoprirlo. 

In questo racconto young adult serrato e coinvolgente, una giovane autrice ci racconta una storia di lotta e di speranza, e ci ricorda che c’è sempre un fuori, e che a volte bisogna prima evadere per potersi impegnare davvero.

Barbara Bottalico è nata nel 1987 a Bari, dove si è diplomata al Liceo delle Scienze Sociali e dove attualmente vive e lavora.

Tre suoi racconti sono stati pubblicati nelle antologie horror Orrore al sole (2016), Orrore al sole (2017) e Z di zombie (2017).

Tra le sue tante passioni, c'è l’ascolto di musica per violino: in particolare reels irlandesi e greensleeves.

Amante della lettura e della scrittura fin da bambina, spazia dall'avventura, all'horror, alla fantascienza, ma ama anche il mainstream, e adora Isabel Allende.

• Lingua: Italiano
• Editore: Delos Digital
• Data di uscita: 27 mar 2018
• ISBN: 9788825405439

Anteprima del libro

a cura di Giulia Abbate ed Elena Di Fazio

Barbara Bottalico

Il palazzo

RACCONTO LUNGO

ISBN 9788825405439

© 2018 Barbara Bottalico

Edizione ebook © 2018 Delos Digital srl

Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano

Versione: 1.0

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Indice

Il libro

L'autrice

Il palazzo

Capitolo uno

Capitolo due

Capitolo tre

Capitolo quattro

Capitolo cinque

Capitolo sei

Capitolo sette

In questa collana

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Il libro

Il palazzo era la loro vita, dalla nascita alla morte. Ma c’era chi non poteva fare a meno di chiedersi cosa ci fosse là fuori.

Un futuro lontano. Una Terra vuota e sottopopolata. Un palazzo fortezza. Un mondo chiuso, scandito da orologi inutili e finzioni virtuali. La giovane arista Irene sente che una vita diversa è possibile, e che fuori c’è qualcosa di vivo, un’esistenza possibile al di là dei pericoli sbandierati dal sistema repressivo nel quale lei e tutti sono cresciuti. E un evento traumatico e inaspettato la porterà a scoprirlo. 

In questo racconto young adult serrato e coinvolgente, una giovane autrice ci racconta una storia di lotta e di speranza, e ci ricorda che c’è sempre un fuori, e che a volte bisogna prima evadere per potersi impegnare davvero.

L'autrice

Barbara Bottalico è nata nel 1987 a Bari, dove si è diplomata al Liceo delle Scienze Sociali e dove attualmente vive e lavora.

Tre suoi racconti sono stati pubblicati nelle antologie horror Orrore al sole (2016), Orrore al sole (2017) e Z di zombie (2017).

Tra le sue tante passioni, c'è l’ascolto di musica per violino: in particolare reels irlandesi e greensleeves.

Amante della lettura e della scrittura fin da bambina, spazia dall'avventura, all'horror, alla fantascienza, ma ama anche il mainstream, e adora Isabel Allende.

Capitolo uno

L'agglomerato era immenso. Praticamente una città a sé stante, completamente autonoma.

A volte, quando era bambina, Irene lo paragonava a quel che aveva studiato sulle poleis greche.

Al momento ci vivevano circa cinquecento famiglie, parecchie imparentate tra loro. L'albero genealogico all'ingresso ne recitava i nomi e le parentele, gli anni di nascita e di morte.

Irene sapeva che era un luogo comunque piccolo, ma lei era vissuta lì per tutta la vita, come le cinquecento famiglie che lo abitavano, e non aveva ben presenti altri termini di paragone. Poteva solo guardare, notare, percepire l’esistente.

La struttura era grigia, le finestre oscurate. Le case enormi, in base alla grandezza della famiglia ospitata. Quella di Irene, cinque figli biologici e due adottivi, più quattro nipoti che attualmente vivevano in casa, aveva sedici stanze, un soggiorno ampio, una cucina spaziosa. Al loro interno le case, a parte la grandezza, erano tutte uguali.

Le stanze da letto avevano tutte la stessa ampiezza. Novanta metri quadri dove c'era praticamente tutto, bagno compreso. Un letto matrimoniale, una postazione per il computer, delle librerie. La maggior parte di esse erano vuote.

Irene aveva una stanza un po' più grande. Ne aveva fatto richiesta quando la quantità di libri era diventata eccessiva per le sue librerie. Erano venuti gli uomini in blu e avevano ampliato la stanza di venti metri quadri circa, aggiungendo altre librerie.

Gli uomini in blu erano pagati per allargare le case. Il governo pagava loro parecchi soldi, perché stare all'esterno era pericoloso, diceva. Ma Irene non aveva neanche una finestra, e non poteva saperlo.

L'agglomerato era chiuso in sé stesso, ripiegato in un cerchio che dava sul cortile comune, anch'esso coperto. Il buio e la luce artificiale avevano accompagnato ogni singolo istante della vita di Irene, che si chiedeva se fosse davvero quello l'unico modo in cui si potesse vivere. Ma solo tra sé e sé, mai ad alta voce.

Tutto era controllato. Per il loro bene era necessario che fosse così. Ci si incontrava per le scale, oppure all'unico market esistente. Ci si incontrava anche uscendo per fumare una sigaretta vicino ai depuratori d'aria. C'era una scuola e un piccolo orto, sempre e comunque all’interno.

Alla fine non sembrava così brutto.

C‘erano solide regole a scandire la vita quotidiana. Erano decise dall'Amministratore. Quello del palazzo di Irene era un vecchio odioso, ma poiché ogni palazzo era una piccola nazione a sé stante, nessuno poteva deporlo. Aveva attribuito a se stesso autorità di Re, e deciso che il ruolo sarebbe passato al figlio maggiore. Nulla e nessuno poteva fare qualcosa per cambiare lo stato attuale delle cose.

Così, il vecchio faceva