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Cabrala
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E-book79 pagine1 ora

Cabrala

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Info su questo ebook

Avete mai pensato a cosa possa succedere mischiando il mondo della malavita con quello del pallone? 
Roberto Amatista, nel suo nuovo romanzo breve, ci conduce per mano proprio in un mondo fatto di calcio e malaffare in salsa pulp. Personaggi torbidi, inganni senza esclusioni di colpi, efferati omicidi e terribili torture, sono gli ingredienti di questo avvincente noir dove, fino alla fine, niente è ciò che realmente sembra.
LinguaItaliano
Data di uscita29 ago 2018
ISBN9788833430928
Cabrala

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    Anteprima del libro

    Cabrala - Roberto Amatista

    Roberto Amatista

    Cabrala

    L’attaccante della Mala

    Dopo un lungo ed estenuante cammino, ero arrivato all’ufficio di Tony Barley. Avevo percorso circa quattro chilometri sotto un sole cocente. L’umidità si attaccava addosso come carta moschicida. Faceva talmente caldo che se avessi lanciato un uovo sull’asfalto si sarebbe cotto da solo. Ero impresentabile, gocce di sudore m’imperlavano la fronte, avevo la gola secca. Le labbra erano asciutte e screpolate per la sete. La camicia era fradicia come uno straccio da pavimenti. Il fetore rancido delle ascelle era simile all’odore della zuppa di cipolle che servivano al chiosco del cinese sulla terza strada.

    Bussai tre volte. Dopo pochi secondi una voce cavernosa echeggiò dalla stanza dicendomi di spingere e di entrare. La porta era socchiusa. Entrai. Tony era seduto sul suo divano secolare di similpelle rossa che, lo strato nero causato dal sudiciume, faceva apparire come la carrozzeria di un’auto consumata dal tempo.

    Fumava una sigaretta e gettava la cenere sul pavimento. Prima di alzarsi s’infilò le pantofole, sputò la cicca su di un vetusto tappeto persiano e la spense con un piede. Aveva un’aria stanca. Il viso appariva bianco, cadaverico e cianotico. Gli occhi erano affossati e incavati. Il suo affannare lo faceva somigliare ad un centometrista alla fine di una gara in forte debito di ossigeno. Afferrò un flacone di pillole che aveva sul tavolino tracannandone una decina. Le deglutì in un attimo aiutandosi con dei violenti pugni al petto. Dopo aver ripreso fiato mi disse Sei caduto dal letto Kim? Ti avevo telefonato circa tre ore fa, sei stato veloce! La prossima volta anche se non vuoi prendere un taxi, per risparmiare tre sterline, chiamami che ti faccio un assegno. Ora siediti, anzi datti prima una lavata e cambiati quella camicia che fai schifo. Prendine una pulita, la trovi nell’armadio della mia stanza. Poi guarda sotto la credenza, c’è una bottiglia di bourbon, portala qui. Ah, dimenticavo, passa per la cucina e prendi del ghiaccio. Muoviti che tra un’ora devo trovarmi da Mekodovic.

    Tony Barley era il presidente della squadra di calcio del Null-Town, una società che prendeva il nome dall’omonima cittadina situata a est di Bounty city. Desolata e grigia zona periferica circondata da sterminati acquitrini paludosi e miniere di carbone, invasa dal fumo denso dei veleni emessi dalle mostruose ciminiere delle acciaierie.

    Il Null-Town Football Club militava in quarta divisione. Erano secoli che la squadra giaceva nei bassifondi della classifica. Non partecipava al campionato di terza divisione da circa dieci anni.

    Tony Barley era uno sporco trafficante, uno speculatore senza scrupoli. Proprietario di ben dodici depositi di legname, possedeva anche la maggior parte dei negozi del mercato comunale, in particolare si occupava del commercio della frutta e della macellazione della carne.

    La squadra di calcio era, per il suo presidente, solo una copertura, un sistema per tener lontano i giornali che, essendo un personaggio in vista, si interessavano molto a lui. Ma, soprattutto, la utilizzava per tenere fuori dai piedi gli sbirri.

    Tony, infatti, era il maggior rifornitore di armi e droga della città. Nascondeva, con l’aiuto dei suoi fedeli compari, le armi all’interno di grossi tronchi d’albero. La droga, invece, la occultava nelle camere d’aria dei palloni da calcio, o nelle pance delle vacche che macellava presso i suoi banchi al mercato.

    Non avevo la benché minima idea del perché, quella mattina, vollesse parlarmi cosi urgentemente. Dopo aver bevuto un bourbon, e indossato il suo vestito di puro lino fresco di sartoria, Tony mi disse: Per un po’ di tempo dovrò scomparire dalla circolazione. Le cose si stanno mettendo male. Un fottuto federale ha messo il naso in alcuni miei affari, mi sta col fiato sul collo. Devo al più presto incontrarmi con Mekodovic, devo rifugiarmi in una delle sue ville sull’isola di Brenton. Tu sei l’unico in grado di portare avanti la baracca, di te mi fido. Arrivato a destinazione, ti telefonerò e ti spiegherò cosa dovrai fare per me. D’ ora in avanti sarai tu il responsabile tecnico della società, coordinerai tutti i miei interessi. Ti occuperai del mercato, dell’acquisto e della cessione dei calciatori. Mi raccomando le forniture dei palloni: devono essere eseguite ogni mese. Al solito posto arriverà Vilnius con il suo furgone e scaricherà la merce nel deposito. I palloni rossi devono essere consegnati a MR. Roger, mentre i palloni bianchi a Michel Fante.

    Ero agitato, la salivazione si era azzerata. Cominciai a sudare freddo, non riuscivo a muovere la lingua. Ero teso, spento. Il cervello era andato in ebollizione e il cuore batteva come quello di una lince che rincorre la sua preda. Non sapevo cosa rispondere. Io non avevo mai né allenato né amministrato una società di calcio, e men che meno organizzato un esercito di circa duecento uomini col compito di trafficare droga. Ero solo un semplice ragioniere alle dipendenze di un losco figuro. Tony diceva che io ero il suo pupillo, il suo uomo di fiducia. Gli mantenevo la contabilità, depositavo ingenti somme di denaro presso banche estere, riciclavo il suo denaro in azioni e investimenti puliti. Amministravo certo, ma ero consapevole di non saper dare comandi nemmeno al mio cane!

    Iniziai a grattarmi la testa nervosamente mordendomi le labbra fino a farle sanguinare. Presi coraggio, inspirai riempendomi d’aria i polmoni fino quasi a farli esplodere e gli dissi: Tony, lo so che sei all’angolo ed hai fretta di scappare all’estero, ma attiva la mente. Tu stai blaterando, deliri! Stai dicendo che io, Kim - Lee Dupount, squattrinato e modesto contabile, possa amministrare un patrimonio di oltre sei milioni di sterline. Guidare una squadra di calcio e, nello stesso tempo, dirigere un traffico internazionale di armi e stupefacenti. Io credevo che la vendessi la droga, e che avessi finito di sparartela in vena da circa nove anni!.

    Tony si avvicinò, mi diede una pacca sulla spalla mi disse: " Devi mantenere la calma, ho pensato a tutto. Tu non sarai solo. Come ho detto prima tra qualche giorno ti chiamerò per darti le giuste direttive. Ti comunicherò anche quando e dove incontrare gli uomini che ti affiancheranno. Ho scelto te perché sei l’unico di quelli che conosco dalla fedina penale pulita. Non hai nessuna foto negli archivi della polizia, puro e immacolato come la vergine Maria. Per quanto riguarda l’allenatore, il vecchio Criss Palmer, non si farà più vivo. Ieri ha dato le

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