No future Crew. 11 storie di uomini e donne favolosamente pazzi

Di Federico Faccioli

Qual è la ricetta per la felicità? Ecco la vera domanda dell’esistenza. Una domanda che supera persino il famigerato: Chi sono? Da dove vengo? Ma soprattutto… Esiste Dio?
Ebbene sì, tutte queste domande hanno afflitto e affliggono tutt’ora la nostra esistenza, quella passata, presente e futura. Tuttavia, la più impellente, la più pressante, forse La domanda per antonomasia celata in questa esistenza colma di un’infinità di altre domande è: come posso essere felice?
Forse è proprio questa la missione di Federico Faccioli, definito come “il Bukowski italiano” (Il messaggero e altri 17 quotidiani media siti blog...)

https://www.aletheiaeditore.it/federico-faccioli-skateboard-poesia-editore.html

proprio in virtù di questa sua 5° opera, “No future crew. 11 storie di uomini e donne favolosamente pazzi”: il trovare la ricetta della felicità, la formula di una tale forza effimera e ingannatrice.
Una ricerca, la sua, svolta attraverso una semplice raccolta, un racconto dei racconti di quei personaggi che si discostano dal consueto agire e pensare sociale, ma che a volte proprio nel loro fare possono raggiungere quella che per loro è la felicità.

Seguite Federico Faccioli, il Bukowski Italiano, qua: https://www.facebook.com/groups/theitalianbukowsi 

• Lingua: Italiano
• Editore: Aletheia Editore
• Data di uscita: 10 apr 2018
• ISBN: 9788894981070

Anteprima del libro

CAPITOLO 1: ZIA SCINTILLA

Zia scintilla è recentemente morta all’età di 99 anni e mezzo.

Sul letto di ospedale minacciava non solo dottori, ma anche vicini di camera e parenti.

Le ultime sue frasi più famose furono alla moglie del fratello: Ti aspetto all’inferno. So che hai tradito Edoardo, fai schifo.

Facciamo un passo indietro: la scintilla ha vissuto la maggior parte della sua vita con la zia sfregiata, la quale è venuta a mancare più o meno qualche anno fa.

Entrambe non si sono mai sposate e in quegli anni ciò veniva considerato come qualcosa di veramente alternativo.

Stiamo parlando di un’altra epoca, in cui una donna sposata rappresentava una convenzione, mentre una zitella un mero fallimento. Da quel che mi ricordo ha fatto un lavoretto classico dell’era fantozziana come dirigente in un’industria telefonica (che consisteva nell’insultare tutti portandosi a casa un bel po’ di milioni: gli anni del boom economico che hanno generato la crisi che stiamo pagando amaramente noi ragazzi).

Io e zia scintilla non ci siamo voluti bene subito. Mi trovavo dentro il pancione di mia madre e lei come prima battuta ha detto: ho già prenotato un aborto dal Dottor Zingmark, vi aspettano domani. Mi ricordo invece i primi anni della mia vita, quando stavo ancora simpatico alle prozie. L’unica cosa che le faceva imbestialire (e avrò avuto circa

3 anni) capitava durante i raduni familiari natalizi e pasquali; oltre a intraprendere dibattiti atei e sul non senso della vita, mi divertivo ad indossare le loro pellicce milionarie a mo’ di mocio Vileda girando per casa. La loro abitazione era un mix tra quella della famiglia Addams e Auschwitz.

Prima di entrare bisognava assolutamente indossare le famose patine (pattine o patine? boh), quindi lasciare le proprie scarpe fuori da casa e indossare quei simpatici sottopiedi, mentre camminavo mi sentivo Michael Jackson che fa il moonwalking!

Mi ricordo, però, alcuni anni in cui Scintilla è stata particolarmente buona: dopo l’uscita del mio primo libro, che tutto sommato fu un disastro totale, mi diede una busta contenente una piccola mancia che