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È al peggio che non c'è mai fine
È al peggio che non c'è mai fine
È al peggio che non c'è mai fine
E-book308 pagine4 ore

È al peggio che non c'è mai fine

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Info su questo ebook

Racconti, alcuni surreali, altri trucidi, alcuni reali e altri ancora completamente di fantasia, tenuti insieme dal filo dell’amore. Quel filo che a volte esalta e altre fa dire che “È al peggio che non c’è mai fine”.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2018
ISBN9788827846698
È al peggio che non c'è mai fine

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    Anteprima del libro

    È al peggio che non c'è mai fine - Lisabetta Mugnai

    SURREALI

    3x2

    Gina scese dal treno, poi si voltò tentando di tirare giù il pesante zaino che non intendeva passare dalla stretta porta. Un uomo la aiutò mosso più dalla propria fretta che non da un gesto cortese. Rispose al grazie di Gina con un'occhiata a metà fra lo stupito e lo schifato. Gina si chiese se quello sguardo fosse dovuto al suo aspetto, ma un colpo di clacson sincopato le impedì di interrogarsi oltre e riparandosi gli occhi dal sole vide la sua amica Nadia sbracciarsi da un'auto sportiva che, con uno stridore e un turbinio di vento, si fermò così vicina da sollevarle la gonna.

    L'uomo alla guida scese con un salto, fece il giro dell'auto e aprì la portiera dell’altro lato. Nadia si precipitò ad abbracciare Gina e a baciare l'aria intorno al suo volto.

    Ma vai ancora in giro così? le chiese ridendo.

    Gina non ebbe il tempo di domandarle così come? perché Nadia la spinse verso il sedile posteriore e si accomodò a sua volta. L'uomo aveva già sistemato lo zaino nel portabagagli e con un salto era tornato al posto di guida.

    Visto com'è atletico? disse Nadia.

    Gina toccò timidamente una spalla dell'uomo che alzò gli occhi verdi e dallo specchietto la guardò.

    Piacere, io sono Gina fece lei tendendo una mano che rimase sospesa tutta sola appena più su del cambio.

    Ma che dici! Proprio non cambi mai fece Nadia ridendo.

    Alla fine di un largo viale alberato l'auto girò a sinistra imboccando uno stretto viottolo tra vigne e campi coltivati, si inerpicò su di una salita e alla sommità del colle si arrestò in un ampio piazzale delimitato da grandi fioriere piene di gerani, primule e violette. L'uomo, di nuovo con un salto, scese e aprì la portiera di Nadia, quindi tirò fuori lo zaino e tenendolo solo con una mano si diresse verso la villa. Nadia lo seguì camminando a piccoli passi nervosi, giunta ai piedi della scalinata si voltò.

    Muoviti, pigrona che la vita va di fretta, cosa stai lì a perdere tempo!

    Gina si guardava intorno, quel posto era ancora più bello di come se lo ricordava, i colori della campagna erano un regalo per gli occhi. Si riscosse al grido dell'amica, ma prima di raggiungerla provò ad abbassare la maniglia della portiera dal lato della guida. La portiera si aprì, non era rotta… Scuotendo i riccioli e sorridendo la richiuse e si avviò.

    Nel salone davanti al fuoco un bell'uomo dai capelli brizzolati fumava la pipa e al loro ingresso posò sul tavolino il libro che stava leggendo per andare loro incontro e stringere calorosamente la mano a Gina. Antonio, così si presentò, le parve davvero affascinante con quella sua aria calma e sicura, i pareri così profondi e tolleranti, le mani curate che volteggiavano nell'aria quasi a disegnare le parole che la bella voce penetrante pronunciava. Il pomeriggio trascorse in un lampo a parlare di letteratura, giustizia, psicologia e di altri grandi temi. Antonio era intelligente e assai stimolante. Gina pensò che Nadia fosse una donna molto fortunata ad aver incontrato un uomo così. Non poteva dire altrettanto di se stessa che aveva appena salutato l'ennesima fine di un amore.

    Dopo cena Antonio si ritirò nel suo studio da dove, appena ebbe chiuso la porta, si alzarono le note dolcissime di un pianoforte. Gina sarebbe volentieri rimasta ad ascoltare ma Nadia la esortò a sbrigarsi, erano in ritardo per la festa a cui voleva assolutamente portarla. Aveva bisogno di allegria e distrazioni, era o no per questo che l'aveva invitata a trascorrere qualche tempo alla villa? Le avrebbe insegnato lei a vivere.

    Al suo fianco era apparso come dal niente l'uomo più bello che Gina avesse mai visto. Anzi era più che bello, era sensuale, aveva due occhi maliziosi una bocca da morsi e un sorriso che ti scioglieva. Le sue mani si muovevano sul corpo di Nadia quasi di continuo, le facevano l'amore anche se la tenevano soltanto per la vita. Gina si sentì imbarazzata dalla complicità fisica che si percepiva tra i due. La sua amica aveva un amante?

    Alla festa Nadia e Fabio, così aveva detto di chiamarsi lui, ballarono quasi sempre e i loro corpi rimanevano incollati qualunque fosse il ritmo da seguire. Gina guardava affascinata la mano di Fabio tra i capelli di Nadia, quella mano che si intrufolava nella nuca le dava i brividi.

    Finalmente mentre Fabio era andato a cercare qualcosa da bere ebbe la possibilità di scambiare due parole con la sua amica, ma era così turbata che si limitò a fissarla.

    Non guardarmi come fossi un marziano! esordì Nadia Ricordati che l'extra-terrestre sei tu che ancora vai in giro con lo zaino e cerchi il grande amore. Ma guardati! Sei magrissima, sciupata direi, con gli occhi tristi, i ricciolini e i cerchietti d'oro. Che fine hanno fatto i tuoi grandi amori? Sono finiti e tu ti ritrovi a quaranta anni sola. La vita ha fretta e tu non hai ancora capito come viverla.

    Ma tu… tu… come fai? Tutti questi uomini! E non sono gelosi? E dove li hai conosciuti? E come fai a vivere così?

    "Calma, calma! Prima di tutto non sono tutti questi uomini ma soltanto tre, il numero perfetto e poi non li ho conosciuti! Li ho comprati Gina. Sì, comprati, alla tua amata Coop. Sì, questo te lo concedo la Coop sei tu chi può darti di più? Con l'offerta 3x2, è stato un vero affare. E che c'entra la gelosia? Ancora a questo sei? Allora la faccenda è molto più seria di quanto pensassi. Ognuno di loro è specializzato in un settore, garantito per saper fare al meglio ciò per cui viene reclamizzato. Alvaro è l'uomo pratico, bravissimo nei piccoli e grandi lavori domestici, riparazioni, lavori di fatica, insomma hai presente l'uomo di una volta che sapeva fare tutto? Ecco lui serve a questo e in più mi fa da autista. Antonio, l'hai visto, è un tesoro, nutre la mia anima e la mia mente, è l'uomo interessante, il compagno con cui parlare, discutere di arte, musica, l'amico a cui confidare i conflitti del cuore, meglio di qualunque psicoanalista e in più è gratis.

    E poi c'è Fabio, un vero portento a letto. E non è mica stupido, tutt'altro, però la sua specialità è il sesso e quello lo fa da dio. E io finalmente sono felice. Domani per prima cosa ti porto alla Coop, l'offerta vale ancora per tutta la settimana. Non posso più vederti così."

    La mattina seguente Gina, ancora confusa e stupita, si infilò nell'auto che Alvaro, silenzioso come al solito, fermò davanti all'ingresso dell'Ipercoop. Nadia la trascinò tenendola per un braccio dritta al reparto Uomini. Qui cominciò a riempirla di parole davanti a ogni prodotto, così lei li chiamava, elencandole pregi e difetti per consigliarle la combinazione migliore del 3x2 più adatto alle sue esigenze. Gli uomini sembravano perfettamente a loro agio, così come le tante donne che li guardavano e toccavano. Accanto c'erano le cabine dove i prodotti potevano essere provati e un grande cartello avvertiva che Non si cambia la merce venduta.

    Gina era sempre più confusa e turbata, si aggirava nell'ampio spazio non osando toccare niente. Era anche incuriosita e quasi tentata quando il suo sguardo incrociò quello divertito di un cassiere che la osservava mentre continuava a dare resti e scontrini alle clienti.

    Gina abbassò gli occhi e disse a Nadia che non sapeva decidersi così su due piedi, aveva bisogno di pensarci ancora un po' e magari di tornare tra qualche giorno. Nadia alzò le spalle dicendole: Come vuoi e uscirono. Alvaro era già pronto con lo sportello aperto e rombando le riportò a casa. Nei giorni seguenti Gina osservò la sua amica e i suoi uomini, certo che sembrava davvero serena e in casa c'era una grande armonia, forse aveva ragione lei era così che si doveva vivere. Tornò varie volte all'Ipercoop e diventò così ardita da toccare gli uomini in mostra anche se non ebbe il coraggio di provarne qualcuno nella cabina apposita. Alla fine della settimana non si era ancora decisa e Nadia non sapeva più come fare per aiutarla. Per fortuna, visto il grande successo, l'iniziativa 3x2 fu prorogata di altri quindici giorni e arrivarono nuovi modelli. Così Gina passava quasi tutti i giorni da lì e gironzolava a lungo tra i banchi, a volte Nadia l'accompagnava ma più spesso ci andava da sola. Passarono anche quei quindici giorni di proroga e Gina non si decise a comprare niente.

    Però accettò di uscire a cena con il cassiere, un tipo divertente e Nadia concluse che Chi è causa del suo mal pianga se stesso, però siccome era una vera amica le augurò buona fortuna.

    16.02.1997

    La bocca che morde

    È difficile aprire la porta.

    Accidenti! L'umidità deve avere gonfiato il legno e arrugginito un po' la serratura dico ai miei figli.

    Non è possibile entrare, non è colpa mia penso con sollievo. Ma mio malgrado riprovo mettendoci più forza, tutta quella che ho, perché non mi piace la preoccupazione nei loro sguardi e nel mio stomaco. Tanto devo entrare prima o poi, vediamo almeno di risparmiare i soldi per il fabbro.

    E la stronza cede. Mi asciugo le mani sudate strusciandole sui pantaloni.

    Marco e Chiara sono già entrati, per nulla intimoriti dal buio. A loro vengono incontro un po' alla volta solo grandi lenzuola bianche che nascondono chissà quali tesori.

    Non riuscendo a toglierle, Marco allora ne solleva un lembo facendolo sventolare.

    Presto, saliamo a bordo, il vento è quello giusto e allunga la mano verso la sorella.

    Anch'io sono un pirata e so salire sulla nave da sola gli risponde irritata mentre si arrampica sul divano. Dove si ritrova da sola sotto il lenzuolo che, non più agitato dal vento, le cade addosso.

    Marco è già saltato giù e ora è vicino alla credenza, dipinta dello stesso verde marcio della fodera del divano, e infilatosi sotto il telo bianco grida:

    Nascondiamoci, stanno arrivando le guardie.

    I piatti e le tazze sembrano protestare cozzando gli uni contro le altre; poco male tanto erano quasi tutti sbocconcellati.

    Chiara ride mentre lo raggiunge, ma smette subito per strillare:

    Che schifo! Che puzza qui dentro io esco tanto le guardie sono già andate via.

    Va bene. Guarda, il ponte levatoio è abbassato, andiamo a vedere di sopra.

    I fantasmi che vengono incontro a me mi tengono ancora ferma sulla porta.

    Solo la paura che i bambini possano farsi male arrampicandosi su per la stretta scala mi fa muovere.

    Aspettate un attimo, fatemi aprire le finestre.

    Ma loro sono già di sopra, sento i passi che si impossessano del resto della casa e le grida di meraviglia.

    Comincio a togliere le lenzuola e il sipario di polvere che ondeggia al loro posto non copre più nulla. Ogni fruscio lascia emergere oggetti e giornate in cui l'ora di andare a letto era l'unica che mi desse sollievo, quella che non arrivava mai per poi comunque passare in un attimo.

    Non voglio niente che mi ci faccia pensare, niente che sia appartenuto a lei, i ricordi sono l'unica eredità che sono costretta ad accettare.

    Venderò la casa con tutto quello che contiene. Che sparisca tutto come per un incantesimo. Che sparisca tutto ora che lei è morta.

    Sento il rumore e la concitazione con cui i bambini fanno sempre le cose che li elettrizzano. Li sento aprire porte e armadi mentre le voci salgono di tono a ogni scoperta per poi abbassarsi per chissà quali segreti.

    Le vecchie strutture della casa ballano con loro, se saltano ancora ho paura che verrà giù tutto.

    Ridono, chissà cosa hanno trovato. Se non fosse impossibile, dal rumore che sento quando le risate si fermano per riprendere fiato, direi che hanno trovato delle nacchere.

    Li chiamo e arrivano di corsa.

    Guarda mamma, guarda e mi mettono sotto gli occhi una dentiera. La sua. Non la tocco. Mi fa schifo.

    Ma loro la aprono e la chiudono iniziando a farla parlare come fosse uno scherzo di carnevale.

    Eccitati mi pregano di lasciargliela tenere. Non so che rispondere.

    Forse dovremmo almeno disinfettarla mi sento dire. E poi mi viene da ridere.

    Ridono anche loro e si rincorrono a turno. Vince chi riesce a pizzicare con la dentiera il sedere dell'altro al grido di il morsicatore folle ha colpito ancora!

    E il suono delle nacchere invade tutta la casa.

    Ho quasi finito l'inventario, due pagine di cose da buttare e una di quelle da vendere, quando mi arrivano silenziosi davanti per chiedermi, serissimi, se secondo me è una buona idea scavare una buchetta in giardino per seppellire quei denti. Alla nonna serviranno di sicuro per mangiare meglio e per essere più carina in mezzo agli altri morti.

    Rimango in silenzio mentre la mia mente cerca un compromesso tra il loro pensiero che esprime amore e il mio, che pensa che lei non lo meriti.

    Il silenzio si protrae. Mammaaa!

    È un'ottima idea, la nonna sarà contenta dico e tutti e tre usciamo in giardino. Mi guardo intorno, Marco e Chiara guardano me.

    Aspettate che cerco qualcosa per scavare, voi intanto scegliete il punto.

    Rientro in casa e il cassetto della credenza, come ha sempre fatto quando ero io ad aprirlo, esce dalle guide, ma adesso le mie braccia sono braccia forti e riescono a evitare che si rovesci in terra con tutto il suo contenuto. Lei comunque non sarebbe qui a urlarmi contro. Lo metto sul tavolo, prendo due cucchiai e sono quasi arrivata alla porta quando torno indietro a prendere il terzo.

    I bambini sono inginocchiati sotto l'acacia e si danno subito da fare, come fosse la cosa più naturale del mondo scavare una fossa per una dentiera, e con dei cucchiai. E allora scavo anch'io.

    Mamma, così stai uccidendo un sacco di lombrichi mi rimprovera Marco.

    Devi fare piano, la terra è morbida e se fai piano tutti gli animali si spostano e così non li ammazzi e neppure li ferisci mi spiega Chiara.

    La terra non oppone resistenza, hanno ragione. Allento la presa sul cucchiaio e smetto di affondarlo come fosse un coltello.

    Hanno pensato anche alla bara, una scatolina di cartone mezza muffita trovata in un cassetto, ma prima di chiudercela dentro si poggiano la dentiera su una guancia, a turno, poi Marco me la porge.

    Agito le mani sporche di terra, sono troppo sporche, non posso prenderla.

    Marco insiste, Chiara annuisce. Non capisco, li guardo incuriosita.

    È per avere un ultimo bacio dalla nonna mi dice Marco ancora con il braccio teso. È così semplice, come fai a non capire, pare dirmi il sorriso sdentato di Chiara.

    Mi sento strana mentre la avvicino al volto, quello è il primo bacio che ricevo da mia madre.

    Ottobre 2001

    Ho visto dividere le parole in modo raccapricciante

    Sono un'insegnante, vuoi che non sappia come si scrive?

    Il primo istinto di Maddalena fu di cacciare un ruggito come un leone imbelvito perché così si sentiva. Come si scrive forse lo sai ma come si dividono le parole no e con il dito strusciò la parola come avesse un evidenziatore al posto dell'unghia.

    PA - USA La professoressa Tonini osservò il foglio con lo sguardo del miope astigmatico che punta a lungo prima di riuscire a mettere a fuoco. Ma siccome ci vedeva benissimo quello sguardo significava solo che non capiva. Cos'è, a te hanno dato direttamente la laurea o hai fatto anche le elementari? chiese Maddalena Non lo sai che un gruppo di vocali che si pronuncia in una sola emissione di voce non si divide? La professoressa Tonini alzò gli occhi al soffitto come a cercare l'ispirazione per una risposta. Oh, hai ragione, ero distratta."

    Mhm fece Maddalena era una giornataccia allora, guarda qua AS - COLTANO. La S impura che forma sempre sillaba con la consonante che segue non si divide.

    La professoressa Tonini rossa in volto cominciò a saltellare da un piede all'altro come i suoi alunni quando venivano interrogati.

    Sì, hai ragione, è che sono così stanca.

    Maddalena avrebbe voluto fare la maestra, lo aveva desiderato da morire ma in famiglia c'era una zia preside la cui opinione contava molto e che disse che non era il caso, perché tanto non ci sarebbero stati posti dove andare a insegnare. Maddalena fu iscritta a ragioneria perché invece dei ragionieri ci può essere sempre bisogno.

    Così passò gli anni a studiare cose che l'annoiavano a morte e più tardi a fare un lavoro che odiava. A un certo punto della sua vita cominciò a correggere tutto quello che le capitava sotto gli occhi.

    Quando riceveva una lettera si sedeva con calma alla scrivania, prendeva una matita blu e una rossa per gli errori madornali e cominciava a cercare gli sbagli. Qualcosa trovava sempre. Alla fine, soddisfatta, rileggeva da capo tutto quanto per sentire cosa le raccontavano.

    Non metteva mai il voto, pensava che il voto fosse una cosa mortificante, non si potevano esprimere con un numero le sensazioni, le emozioni che uno scritto suscita!

    Però gli errori non li sopportava, doveva proprio correggerli.

    Quando era libera dal lavoro andava in negozio a dare una mano ai suoi genitori e quando qualcuno le porgeva la lista della spesa per prima cosa andava alla caccia di errori e li segnava, per quelli in genere bastava la matita blu al massimo trovava parole storpiate come un etto di SORPASSATA o carta igenica senza la i.

    Una volta corretto serviva con un sorriso.

    Certe volte le capitava di dover correggere persino i cartelli nei negozi altrui. Come da Printemps che con un nome così pretenzioso accanto a un elegante completo blu notte aveva messo un cartellino con scritto TAIER.

    Desidera? le aveva chiesto la commessa.

    Vorrei correggere.

    Prego?

    Sì, la scritta, è sbagliata. Si pronuncia così ma si scrive TAILLEUR.

    La ragazza era arrossita, poi era corsa a togliere il cartello e ne aveva fatto un altro ringraziandola.

    Invece l'uomo della bancarella al mercato l'aveva mandata a quel paese quando voleva correggere FUSO', scritto con il suo bravo accento, accanto ai pantaloni aderenti.

    E allora signora professoressa se è sbagliato che succede? Così li comprano e se io lo scrivo per bene alla gente si intreccia la lingua e non capisce che roba vendo.

    Comunque la sua fissazione più grossa riguardava la divisione in sillabe, ne aveva fatto una specie di malattia.

    Dopo aver lavorato qualche anno in una ditta privata Maddalena vinse un concorso ed entrò in una scuola, una piccola scuola di paese.

    E lì imparò a odiare gli insegnanti.

    Intanto rimase sconvolta quando si rese conto che a molti di quelli che lavoravano lì non piaceva il loro lavoro e questo le sembrò profondamente ingiusto, lei aveva ancora nel cuore il rimpianto.

    Poi scoprì che erano pieni di sé, si ritenevano i detentori del sapere, della cultura. Invece erano per lo più persone incapaci di tutto il resto che non fosse insegnare la loro materia. All'infuori di quello era come se gli si chiudesse il cervello e sembravano sprovveduti.

    E poi erano sempre stanchi, si ripresentavano dopo quindici giorni di vacanze natalizie ed erano stanchi, dopo quasi tre mesi d'estate ed erano stanchi. Maddalena era furibonda.

    Comunque l'odio nacque quando scoprì che erano anche ignoranti, non erano in grado di mettere giù due righe dalle quali si riuscisse a capire la richiesta che facevano. Sbagliavano i nomi di battesimo degli autori dei libri che sceglievano per i loro alunni. Uomini e no scritto da UGO Vittorini, Se questo è un uomo scritto da MARIO Levi e così via.

    Ma soprattutto non sapevano dividere le parole in sillabe.

    Una volta le portarono la richiesta per una gita scolastica dove trovò scritto SOGGI - ORNARE.

    Ornare da sola è una parola carina che trasmette subito un'idea di calore, di gioia nel fare una cosa. Ma soggi? Non significava assolutamente nulla.

    Un'altra volta uno di loro compilò la richiesta di ferie e nel lasciare il recapito scrisse Pensione Margherita Viale Arios - to.

    Maddalena pensò che TO da solo faceva pensare a Torino che era anche una bella città, ma Arios? Con un po' di fantasia le poteva venire in mente Ariel e quindi Shakespeare, ma certo era tirata per i capelli.

    Un giorno esasperata pensò di scrivere una lettera di protesta al Ministro della Pubblica Istruzione perché prendesse provvedimenti, non era pensabile che gli insegnanti fossero così ignoranti!

    Prese carta e penna e scrisse.

    "Gentile Signor Ministro,

    ho visto dividere le parole in modo raccapric-

    ciante ma non dagli alunni della scuola dove

    lavoro bensì dai loro professori. Lei che è uomo

    di cultura converrà con me che questo è intolle-

    rabile e disonora il nostro paese che tanto ha

    dato al mondo intero nel campo delle arti, scien-

    ze, lettere e della cultura tutta.

    Le scrivo affinché Ella provveda al più presto a in-

    serire tra gli esami di abilitazione almeno una prova

    di divisione in sillabe. Come Lei certamente saprà

    non si tratta solo di grammatica, che pure ha la sua

    importanza, ma le parole sono come creature, espri-

    mono sentimenti, emozioni e se separate in maniera

    impropria, soffrono come un malato capitato in mano

    a un chirurgo macellaio che amputa la gamba sana o

    asporta il rene che funziona perfettamente."

    La lettera era molto più lunga e riportava anche una serie infinita di esempi rigorosamente e fedelmente copiati dagli sfondoni scritti dai professori.

    Un giorno sulla sua scrivania Maddalena trovò una busta gialla con il timbro del Ministero della Pubblica Istruzione. Emozionata l'aprì e la lesse.

    "Gentile Signora,

    ho letto con interesse la sua lettera

    e Le sono molto grato per i suoi prezi-

    osi suggerimenti. Tuttavia come Lei

    ben saprà non è cosa facile l'approvazi-

    one di una legge o di qualunque innovazi-

    one se posta al di fuori degli iter consu-

    eti. Comunque Le prometto fin d'ora: mi im-

    pegnerò in questo senso perché gli insegna-

    nti siano più professionali. Dopotutto devo

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