Pacchetti d'amore: Essere nella leggerezza dell’essere
Di Khenebish
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Anteprima del libro
Pacchetti d'amore - Khenebish
Khenebish
PACCHETTI D’AMORE
Essere nella leggerezza dell’essere
Prefazione dell’editore
Ecco un librino alquanto strano. Unico nel suo genere, rappresenta i risultati di una vita orientata alla conoscenza di Sé. Khenebish è un umano che ha vissuto e cercato, l’ha fatto con la propria peculiarità di persona mite e riflessiva, senza mai rinunciare alla ricerca della propria natura.
Si dice che il viaggio, quello vero è - in sostanza - un ritorno al punto di partenza, è la scoperta del proprio vero Sé.
Khenebish è sulla buona strada per riabbracciarsi, ma queste sono faccende sue. Interessante, per chi vorrà avvicinarsi, il percorso del suo pensiero: Haiku, pensieri improvvisi, riflessioni e giochi, una grande lievità e umiltà (Parola in forte disuso!), un apparente disordine.
Sono sicuro che il lettore coraggioso ne troverà giovamento e spunto di riflessione sul proprio percorso di ricerca del Sé.
Rocco Fontana
Nota dello scriba
Chi è veramente Khenebish? In lingua mongola significa nessuno
e questo racconta molto di lui.
Si potrebbe dire che è una persona che non c’è, ma, più propriamente, può essere considerato un centro di imputazione di creatività o, meglio, uno stato, mentale molto particolare, in cui, da ciò che sembra il nulla (ma non lo è), si manifesta, spesso senza una causa apparente, una varietà di fenomeni, idee, lampi che si traducono qui in parole e in poche immagini.
Khenebish è in realtà un uomo qualsiasi, uno come tanti, un uomo che si potrebbe definire genericamente della strada
, un uomo che non ha un ruolo preciso nella nostra società, che non ha particolari meriti e nello stesso tempo che non ha fatto nulla di male, che non ha fatto cioè alcuna cosa di negativamente rilevante che lo renda meritevole di essere perseguito in uno dei tanti modi con cui solitamente questa nostra società emargina chi non è considerato meritevole di appartenerle.
Ma anche quest’uomo ha una mente, una sua mente, che in certe particolari circostanze perde la sua individualità per unirsi alla mente universale, come l’aria contenuta in un vaso si unisce all’aria circostante quando si toglie il coperchio al vaso.
E allora succede che tutte le manifestazioni che si originano in quella mente infinita, in quell’infinito vuoto in cui abbiamo la sensazione di naufragare, arrivano ad appartenergli, e così, attraverso questo libro, almeno in parte, possono giungere sino a noi.
Allora leggere è un grande diletto, anche se non si tratta di ascoltare motivetti facilmente orecchiabili: trovarsi immersi anche per un solo istante nelle profondità del nostro spirito è qualcosa di indescrivibile, che esalta e commuove, che di fatto porta salute e benessere a tutto l’essere, anche al corpo.
Lo scriba
Queste pagine sono dedicate
alla memoria di Paola Unditti,
Dakini venuta dallo spazio
per illuminare il mondo e aiutare gli esseri.
Ci ha lasciato nell’aprile del 1993.
L’uomo, molto solo,
ora cammina sul lungomare,
vorrebbe parlare alle onde,
ma il mare non c’è.
Rispetto
O mio lettore, ho cercato una via oltre le nubi per raggiungere la tua presenza graziosa e raccontarti il mio giardino fiorito.
Prefazione
Nutro il forte sospetto che di solito nei libri la prefazione si scriva per ultima, quando cioè l’opera è stata completata ed è già conosciuta da chi la scriverà.
E anche questa, non sfuggendo alla regola, si dovrebbe chiamare postfazione invece di prefazione. Ma io non posso tacere la verità a te che ti appresti a sfogliare queste pagine.
Caro Lettore, ti avverto subito che queste pagine, con tutta probabilità non ti interesseranno affatto, perché può succedere che l’argomento di cui tratta questo libriccino, in realtà nella tua vita intima non esista neppure, nemmeno in una forma di apparente ectoplasma, ragione per cui tu ritieni e affermi che: È del tutto inutile parlare del nulla: parole, tempo e inchiostro sprecati. Stupidaggini, insomma!
Proprio per questo scrivo questa prefazione, proprio per evitare che tu possa dolerti di non essere stato messo tempestivamente sul chi va là e non possa, di conseguenza tacciare chi scrive di essere autore di una trappola armata con un’esca dal sapore un po’ truffaldino o comunque ingannevole.
Quindi, per cominciare, debbo dare avviso universale ‒ con tutto il poco coraggio che mi ritrovo e con una discreta dose della sfacciataggine di cui invece sono fornito in abbondanza ‒ che le pagine che seguono aspirano colpevolmente a fare alcune considerazioni sullo Spirito o per lo meno su taluni suoi aspetti. Il titolo Pacchetti d’Amore
non inganni: l’Amore di cui si tratta in queste pagine è ben lontano da quello comunemente inteso. Infatti Esso è in realtà una specifica manifestazione propria dello Spirito. Le parole che il lettore incontrerà lungo il cammino del libro, diciamo in verità che tentano ‒ e tentano soltanto ‒ di parlare dello Spirito per arrivare quindi all’Amore, perché si sa che, al pari del Tao, non si può parlare dello Spirito: semplicemente in ragione del fatto che non esistono parole che lo possano esprimere. Quindi, in sostanza, lo Spirito a cui si accenna in queste pagine non è lo Spirito. (Parole copiate pari pari, ma mutatis mutandis, da Lao Tze o, più esattamente, Lao-Tzu, il famoso Maestro del Tao).
Perché ho usato