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L'amore di Cristo ci possiede: Il primo annuncio nella vita della Chiesa
L'amore di Cristo ci possiede: Il primo annuncio nella vita della Chiesa
L'amore di Cristo ci possiede: Il primo annuncio nella vita della Chiesa
E-book78 pagine49 minuti

L'amore di Cristo ci possiede: Il primo annuncio nella vita della Chiesa

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Info su questo ebook

Ripartire dal primo annuncio cristiano, il kerygma, perché sia per davvero e sempre il fondamento dell’essere e dell’agire ecclesiale per il discepolo e per la sua comunità.
E così ricentrare tutto – la vita, le relazioni, l’attività pastorale – su Gesù, Figlio eterno del Padre, morto e risorto per l’uomo, che dona lo Spirito Santo.
LinguaItaliano
Data di uscita26 nov 2018
ISBN9788865126615
L'amore di Cristo ci possiede: Il primo annuncio nella vita della Chiesa

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    L'amore di Cristo ci possiede - Francesco Moraglia

    martire)

    Premessa

    Queste riflessioni sono il frutto di dialoghi semplici – anche informali – con laici, ministri ordinati e persone consacrate. Dialoghi avvenuti durante le visite alle comunità e in numerosi incontri personali in cui è ritornato costantemente il desiderio di ricentrare la vita cristiana personale e comunitaria sul Vangelo, ossia su Gesù. Per usare le parole di Papa Francesco il kerygma , il primo annuncio cristiano, ossia Gesù Cristo, il Figlio eterno del Padre che, risorto da morte, dona lo Spirito per il perdono dei peccati e ci rivela e dona l’infinita misericordia del Padre [1] .

    Il titolo di uno scritto, si sa, riveste particolare importanza perché ne annuncia, in sintesi, contenuto e significato. È logico domandarsi come mai, per queste riflessioni sul kerygma [2] , si siano scelte le seguenti parole: «L’amore di Cristo ci possiede».

    Si tratta di una frase della seconda lettera dell’apostolo Paolo ai Corinzi e – come ogni affermazione – va letta nel contesto e in coerenza con ciò che precede e segue; in tal modo ne risulta evidente il senso kerygmatico. Il passo recita infatti: «L’amore del Cristo… ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro» [3] .

    L’apostolo Paolo associa l’oggettività dell’annuncio kerygmatico all’invito che Dio rivolge all’uomo affinché dia il suo assenso nella fede; tutti stiamo alla presenza di Dio e siamo da Lui interpellati. Ogni uomo è uditore di quella Parola che Dio, nella sua infinita libertà, potrebbe decidere di pronunciare e che, di fatto, ha pronunciato in Cristo. Il kerygma è la novità, la parola nuova che Dio liberamente pronuncia in Cristo, il Primeggiante, colui che viene prima di tutte le cose e per il quale e in vista del quale tutto è stato fatto [4] ; l’uomo, a sua volta, in modo libero e responsabile, è chiamato a rispondere nella fede.

    L’uomo è strutturalmente aperto verso un ­Oltre (Dio); da sempre, parole, eventi, segni e simboli lo interpellano e così la teologia è riflessione credente sulla realtà colta nella sua dimensione simbolica e sacramentale (segno).

    L’uomo è strutturalmente chiamato all’ascolto della Parola che Dio potrebbe liberamente proferire; simbolicità e sacramentalità appartengono e costituiscono la storia della salvezza, perché così ha voluto Dio creatore e redentore. Simbolicità e sacramentalità – come accesso all’Oltre – sono volute da Dio e trovano spazio nella teologia e nell’antropologia cristiana.

    Paolo associa l’evento kerygmatico all’accoglienza nella fede a cui ogni uomo è chiamato a rispondere; così Dio compromette l’uomo nell’evento salvifico. Ne consegue che la fede interpella e provoca le facoltà dell’uomo. E la teologia (intelligenza della fede) elabora, oltre alla cristologia e alla soteriologia, anche l’antropologia soprannaturale.

    Secondo quanto dice Paolo, essere realmente uditori del kerygma significa lasciarsi afferrare dall’amore di Cristo, credere che Egli è morto e risorto e vivere la realtà della Pasqua [5] .

    Il kerygma non segna soltanto un inizio cronologico e non è solo l’incipit di un succedersi che da lì prende avvio; al contrario, il kerygma costituisce il fondamento su cui tutto appoggia, il quid che permea di sé ogni cosa, l’origine che permane nello scorrere della storia. In altri termini, è il fondamento valoriale destinato a permanere nel tempo; è l’inizio che si rifrange in ogni successivo annuncio cristiano.

    È ciò che afferma Papa Francesco quando annota che il kerygma, profondamente trinitario, è davvero il primo annuncio, non in senso cronologico ma valoriale e al quale perciò bisogna sempre far riferimento [6] .

    Il titolo «L’amore di Cristo ci possiede» è ulteriormente spiegato nel seguito del testo paolino: «Non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana – continua l’apostolo – ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove» [7] .

    Il kerygma non è solo un sapere umano; non può essere unicamente una conoscenza storica su Gesù anche se, nel piano salvifico, la storia è essenziale e va continuamente

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