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Elena
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E-book75 pagine1 ora

Elena

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Info su questo ebook

Nonostante i suoi sforzi e sacrifici, Elena non è riuscita ad inserirsi nei canoni imposti dai suoi familiari e dal suo ambiente. Decide di affrontare in silenzio la sua condanna di morte. Il Romanzo ricorda un passato ancora presente.

Florence K., menzione di merito al Pegasus Literary Awards 2018, è autore dei libri Vita da orfani, Umani o disumai e Occhio alla giungla.

La Fondazione Studi Bressan opera nell’ambito “Altri Servizi di Istruzione NCA” e questo è il quarto libro che viene pubblicato. 
LinguaItaliano
Data di uscita9 mar 2019
ISBN9788855080705
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    Anteprima del libro

    Elena - Florence K.

    © 2018 Europa Edizioni s.r.l. | Roma

    www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it

    ISBN 978-88-9384-868-8

    I edizione novembre 2018

    ELENA

    La delusione mi ha ucciso

    Elena

    L’addio

    Amata madre mia

    Carissima madre mia, riceverai questa lettera da Marino con due richieste: la prima è quella di bruciarla dopo la lettura. So che non potrai realizzare la seconda richiesta visto che vorrei tanto che fossi l’unica presente nella mia ultima ora. Mentre le mie forze mi abbandonano, intravedo di giorno e di notte con un velo, il tuo volto benevolo. Vorrei tanto avere solo te presente nella mia ultima ora. Così potresti esprimere tutto ciò che il tuo cuore nasconde. So che di fronte a papà o a Marino, nasconderai la tua vera natura come al solito o per convenienza o, per paura o, per vergogna. Non avrai il coraggio di stringermi a lungo. È ciò di cui avrei bisogno, non ho bisogno né di parole, né di lacrime.

    Sto scrivendo questa lettera, di nascosto perché so che Marino me l’avrebbe impedito. Mi avrebbe tolto l’ultima luce che rimane in me, raccontarti ciò che non potevo dire a voce. La tua presenza in questi giorni mi fa sentire quanto mi hai voluto bene. Mi sento in colpa di non essere stata capace di risollevarmi da questa prova che mi ha distrutto: la disgrazia di aver sposato uno squalo. Se i medici hanno definito le cure come urgenti, per me, l’unica urgenza è quella di salutarti, non serve a nulla soffocarmi di medicine.

    Il dolore che sento trafiggere il mio cuore (come ci sia penetrato un coltello) non ha nulla a che vedere con la diagnosi di un male al fegato. Quel dolore mi fa perdere il senso della vita. Non c’è male più grande perché i medici non potranno mai guarire il mio cuore spezzato. Prima della tua venuta a casa mia per provvedere ai miei ultimi giorni, tremavo ogni volta che vedevo inquadrarsi nello specchio il viso di Marino all’ingresso della nostra camera matrimoniale.

    Carissima madre mia, ti ricordi del giorno in cui, mi avevi tirata fuori dal mio rifugio, quella clausura dove andai su consiglio di zia Anna Maria. Quel giorno, vidi le tue lacrime, quella di una mamma che si sentiva responsabile della scelta sbagliata della sua figlia. Ebbene madre mia, non devi sentirti in colpa. Ti posso assicurare che i pochi momenti di felicità che ho avuto sono quelli che devono contare ai tuoi occhi. Solo tu nel passato ti accorgevi di ciò che mi portava gioia o infelicità. Ecco perché sei stata l’unica ad accorgersi che mi ero sepolta in una strada che zia Anna Maria aveva proposta e che trovava opportuna per il mio bene. Uno scenario organizzato da lei e che aveva convinto mio padre, ma io seppi dopo che era per interesse suo.

    Mentre tornavamo a casa, vedevo nel tuo sguardo sofferente la disperazione di non aver potuto impedire ciò che ti imponevano zia Anna Maria e mio padre. La mia estrema magrezza, i miei capelli schiariti, solo tu te ne eri accorta. Mentre mio Padre, avendo appoggiato la scelta della sua sorella Anna Maria, avrebbe preferito che io rimassi in clausura per risparmiare alla sua famiglia altre disgrazie.

    Ebbi un tuffo nel cuore, quando sentii zia Anna Maria ripetere senza rispetto per il tuo dolore che, quelli che spediscono i figli lontano, soprattutto nelle clausure, lo fanno per mancanza di cibo. Oppure, sosteneva che erano ragazze deboli, incapaci di fare le loro scelte di vita e pronte a seguire consigli imposti da altri.

    Carissima madre mia, non mi ricordo che a casa nostra fosse mai venuto a mancare il necessario per la mia educazione e sostentamento.

    Per quanto riguarda la mia debolezza, concordo con zia Anna Maria e ne sono convinta. Ecco il motivo per il quale ho sposato uno squalo. Egli si era accorto sin dal nostro primo incontro che la possibilità di avere un erede offriva a lui la realizzazione dei suoi obbiettivi di vita. Mentre le sorelle di mio padre, approfittando di questo tratto del mio carattere, lo spinsero a consegnare a loro la scelta della mia educazione, egli era convinto, che loro sarebbero riuscite meglio di te, una casalinga che non aveva né fratelli né sorelle.

    Certo, hanno voluto il mio bene ma, per il loro interesse e secondo i piani di zia Anna Maria: ecco perché benché sia impossibile, vorrei solo te vicino nella mia ultima ora.

    Ogni giorno per me significa una punizione che ti impongo, quando sei presente in modo così costante ai miei ultimi respiri.

    Zia Anna Maria aveva individuato la strada ritenuta per il mio carattere cosiddetto debole e inadeguato alla vita che facevo con voi nella città fiorentina. Una vita a fare niente secondo zia Anna Maria.

    La mia presenza al vostro fianco, l’affetto di cui mi circondavate secondo lei non corrispondeva allo scenario delle brave ragazze che lavorano, si sposano e fanno figli. Ciò mi convinse che non ero al mio posto presso di voi, nella casa della mia infanzia, dove conoscevo ogni angolo per averci giocato con te.

    Zia Anna Maria non ti spiegò mai i sottintesi che mi spinsero ad allontanarmi (come

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