La luce dietro l’oscurità

Di The Black Fox

Agire nel mondo è l’unico modo che abbiamo per sopravvivere. Essere coscienti di sé stessi e di quello che si vuole diventare è possibile solo attraverso la caduta nell’oblio e poi la rinascita. Si rifiorisce ogni volta che si decide di stravolgere tutto cambiando paese, persone, lingua e tradizioni. 
Anche quando la violenza è stata il perno principale di tutta un’infanzia, rendendo il luogo in cui si abita una casa piena di mostri, si può ricominciare da zero attraverso il potere del viaggio e dell’incontro con l’ignoto. Ogni storia di violenza è una storia a sé, ma da tutte se ne può uscire spezzando questa catena infernale e liberandosi al perdono e all’accettazione. 
Nessuno si salva da solo, ma tutti ci salviamo ogni giorno grazie a uno sconosciuto che ci cambia la giornata con una battuta o grazie alla natura che dona bellezza incondizionata. Il disordine e la molteplicità che caratterizzano il mondo non rendono vana la fatica di chi cerca il proprio posto per poi realizzare che la bellezza è non essere i soli.

• Lingua: Italiano
• Editore: Europa Edizioni
• Data di uscita: 19 ott 2023
• ISBN: 9791220147286

Anteprima del libro

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The Black Fox

La luce dietro l’oscurità

© 2023 Europa Edizioni s.r.l. | Roma

www.europaedizioni.it - [e-mail]

ISBN 979-12-201-3920-5

I edizione maggio 2023

Finito di stampare nel mese di maggio 2023

presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

La luce dietro l’oscurità

A mio fratello

Giacché il segreto dell’esistenza umana non è vivere per vivere, ma avere qualcosa per cui vivere. Se l’uomo non ha ben fermo dinanzi a sé il fine per cui vive, egli non accetterà di continuare a vivere e distruggerà se stesso piuttosto che rimanere sulla terra, anche se avesse pani in abbondanza intorno a sé.

F. Dostoevskij,

I fratelli Karamazov

I – LE MIE ORIGINI

Avevo quattro o cinque anni al massimo quando nella mia memoria rimase indelebile questa immagine: mia madre per terra trascinata da mio padre.

Questa foto insieme alle sue urla non andranno mai più via dalla mia testa. Io ero con mio fratello di quattro anni più grande e mia sorella più piccola di me stava nella culla. Insieme a loro condividevo la stanza. Sentendo le grida di mia madre, io e mio fratello Marco, uscimmo dalla stanza e da dietro una colonna, sul suolo, c’era mia madre insieme a mio padre. Lui la afferrava per i capelli prendendola a calci in faccia. Le sue grida erano fortissime, impossibili da non sentire. Ad un tratto lei si accorse che io e mio fratello eravamo dietro la colonna e ci ordinò di andare nella nostra stanza.

Noi non ubbidimmo, io piangevo e insieme a Marco provavamo un forte senso di impotenza per non poter fare nulla. Il terrore attraversava i nostri volti. L’unico conforto che potevamo avere era il nostro abbraccio e le nostre mani che si univano. Poi le grida furono le nostre:

«Mamma, mamma!»

Mio padre non si scompose per nulla davanti alla nostra vista. Per lui eravamo e siamo sempre stati invisibili. I suoi calci continuavano senza sosta verso il volto di mia madre.

Alcune volte si presentava mia nonna paterna. Bussava al campanello ed entrava per fare da paciere. Io e mio fratello l’abbracciavamo immediatamente e lei ci diceva:

«Non vi preoccupate, andate nella stanza. Adesso ci penso io qui.»

Negli anni ho realizzato che quell’aiuto che tanto speravo, in realtà era una manipolazione di mio padre per finire di compiere quello che già aveva iniziato nei confronti di mia madre. Quella che doveva essere la nostra ancora di salvezza si rivelò essere la peggior aguzzina.

Una volta Marco, stanco di questo falso aiuto, le chiuse la porta in faccia e subito dopo le prese da mio padre.

La mia famiglia ha origini molto umili: mio padre dai dieci anni in poi non ha mai più studiato perché si è dedicato al lavoro aiutando mio nonno con il mercato. I soldi sono diventati l’unico motore della sua vita. È cresciuto con il pensiero di una conservatrice, quello di mia nonna, così la moglie ideale per lui doveva essere madre, badare alla casa e aiutarlo. Mia madre Mirella, aveva studiato per diventare infermiera, ma quel sogno non si realizzò mai perché mio padre non acconsentì mai a farle avere la sua indipendenza economica. Doveva lavorare con lui e non c’erano alternative possibili. La sua vita è stata sempre accanto a suo marito e di conseguenza al suo lavoro.

Le urla e le discussioni sono durate per tutto l’arco della mia infanzia. Non c’è stato un momento di tregua o di pace. Forse pensavano che non eravamo in grado di poter assorbire tutto quel dolore e quella violenza in quanto bambini, ma non è data così.

Avevo l’asilo difronte e mia madre mi guardava dal balcone perché dovevo solo attraversare la strada per andare ed entrare lì. Io non capivo perché lei non mi accompagnasse, poi con il tempo ho compreso che la sua era vergogna di mostrare quel corpo tumefatto e cosparso di lividi alle maestre. Bisognava mantenere un certo rigore in pubblico e il resto del mondo non doveva entrare nelle nostre mura domestiche.

Eravamo con tutta la famiglia nel paese d’origine di mia madre. Anche lì ci fu occasione per mio padre per metterle le mani addosso. Ricordo che i