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I racconti del cavolo
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I racconti del cavolo
E-book44 pagine33 minuti

I racconti del cavolo

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"I RACCONTI DEL CAVOLO", dieci racconti scritti nell'arco temporale che va dal 1992 al 2018, mettono a nudo la natura umana mostrandola per quella che è veramente e non per quella che ognuno immagina che sia. Alla fine di ogni racconto è inserita una massima, che non ha la presunzione di essere un insegnamento etico, ma un tema degno di riflessione. Quali sono i temi dei racconti?: lo sciopero della fame, la protettrice degli animali, le pecore e il lupo, logica militare, il raccoglitore di lumache, il carabiniere poco istruito, l'olio topato, dialogo tra un cliente del supermercato ed un questuante, gratitudine, nozze d'argento.
LinguaItaliano
Data di uscita23 apr 2019
ISBN9788831614887
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    I racconti del cavolo - Paolo Fugali

    cavolo

    PREFAZIONE

    A noi tutti, uomini della Terra, può capitare d’essere spettatori passivi o protagonisti attivi di alcune strane vicende che la nostra Buona Fede tende a classificare come accadimenti rientranti nella normalità quotidiana.

    Rivisitando con l’occhio critico mentale le vicende che mi hanno coinvolto in prima persona, sia come protagonista, sia come spettatore, sia come ascoltatore occasionale, mi sono accorto che attorno ad esse gravitava una nutrita serie di ingiustizie, di furbizie malevoli, di egoismi, d’ingratitudini, di cinismi e di vigliaccherie.

    Di conseguenza, non appena è caduto il Velo della Buona Fede che offuscava i miei occhi, ho preso atto che, dietro la mera apparenza perbenista della sagoma umana, si nasconde l’animale dall’ipocrisia viscerale.

    Forse sarà proprio per questo motivo che, quando tira le cuoia un politico corrotto o qualche marpione matricolato del potere, gli si attribuiscono pregi mai posseduti e gli vengono tributati onori non meritati.

    I RACCONTI DEL CAVOLO, scritti nell’arco temporale che va dal 1992 al 2018, mettono a nudo la natura umana, mostrandola per quella che veramente è, non per quella che ognuno immagina che sia.

    Paolo Fugali

    LO SCIOPERO DELLA FAME

    Ormai è da più di nove mesi che Giovanni Lo Turco porta avanti la sua protesta mettendo in atto lo sciopero della fame. Qualche anno prima aveva avuto una controversia con il Provveditorato agli Studi della sua provincia, riguardo all’assegnazione della sede d’insegnamento.

    Giovanni Lo Turco, maestro elementare trentenne, all’inizio dell’anno scolastico si era recato a prendere servizio presso la sede concordata con il Provveditorato agli Studi. Ma con suo vivo disappunto constatò che il suo posto di lavoro era stato occupato da una sua collega, mandata lì dal Direttore didattico del suo circolo. Corso subito dal Direttore per far valere le sue ragioni, questi gli aveva detto: «Suvvia… maestro Lo Turco, una sede vale l’altra… lei lavorerà nella succursale, vedrà che ci si troverà bene e nello stesso tempo farà contenti gli amici».

    Ma il maestro Lo Turco non era dello stesso parere e per tutta risposta, oltre a presentare ricorso al Provveditorato, non aveva nemmeno preso servizio presso la sede lasciata vacante dalla sua collega.

    La prima conseguenza causata dalla sua assenza ingiustificata dal posto di lavoro, fu il licenziamento in tronco e successivamente la perdita della causa giudiziaria, poiché aveva adito le vie legali. Proprio per questo motivo aveva dato inizio alla sua protesta. Era salito sulla sua vecchia cinquecento rossa e l’aveva collocata davanti al portone del Palazzo di Giustizia. In quella vecchia cinquecento, tappezzata con striscioni di protesta, egli viveva da nove mesi alla guisa di un barbone, attuando lo sciopero della fame.

    Sovente, i passanti si soffermavano incuriositi da quel fatto insolito ed egli ne approfittava per esternare le sue ragioni gridando: «Vigliacchi… farabutti… mafiosi… mi

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