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Colonne d'Ercole
Colonne d'Ercole
Colonne d'Ercole
E-book334 pagine5 ore

Colonne d'Ercole

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Info su questo ebook

Colonne d'Ercole è un viaggio introspettivo nell'animo e cuore del protagonista, Martin Gassen, che in un comune lunedì feriale si trova a rivalutare le scelte di una vita, incontrando grazie ad un deus ex machina quasi misterioso, il suo primo amore.
Inizia così la grande disgressione, nonché corpo centrale del romanzo in cui viene narrata con tono altalenante la profonda e passionale storia tra Martin Gassen e Nicole Fans, dagli albori sino all'addio amaro.
Ambientato tra Roma ed una località incerta dell'Italia centrale, in meno di ventiquattr'ore il protagonista si ritroverà in balia delle onde, colto alla sprovvista dal violento ritorno di fiamma di un amore passato, ma mai dimenticato. Qui il romanzo abbraccia l'epos letterario scandito dalle ultime ore di vita dell'eroe greco Ulisse, che in prossimità delle colonne d'Ercole non seppe -o comunque non ci fu pervenuto- scegliere tra un rimpianto o un triste addio.
In analoga maniera Martin Gassen si ritroverà di fronte alle proprie colonne d'Ercole, dubitoso e tentennante, incerto ed insicuro, confuso e indeciso tra il voltarsi verso la sua amata e l'affrontare, valicandole le famose colonne, simbolo di vita nuova.
LinguaItaliano
Data di uscita18 lug 2017
ISBN9788826483832
Colonne d'Ercole

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    Anteprima del libro

    Colonne d'Ercole - Nicholas Faina

    d'Ercole

    Copertina

    IMMAGINI DELL'INSERTO: copyright © Nicholas Faina

    Colonne d'Ercole

    ANNO 2017

    A tutti i sognatori, che giunti alle Colonne d'Ercole,

    si sono voltati assaporando l'odore di un forte legame.

    Quel giorno il vento spirava con tale intensità che al palazzo del Comune si erano appena raccolti tutti gli enti della protezione nazionale per il pronto intervento, a discapito di una popolazione che in quel momento stava soffrendo la calamità naturale più terrificante che potesse abbattersi in una piccola cittadina di montagna.

    Nessuno, per ironia della sorte, aveva mai preannunciato un evento del genere, tanto meno se lo sarebbero aspettato uno in quei luoghi remoti del globo, dove si perdono le speranze di chi almeno una volta nella vita abbia mai provato a tendere la corda della fortuna incamminandosi verso strade ancor più deserte per poi dovere tornare con il freddo tagliente in volto ad occhi socchiusi e chini.

    Il sindaco insieme ai rispettivi capi della protezione civile e della polizia stava discutendo all'interno del palazzo del Comune situato al centro di una splendida piazza che d'estate si colmava di gente e di spettacoli musicali, graditi finalmente da giovani, piccini ed adulti senili che, nonostante la loro retrograda mentalità montanara un pochino anche grazie all'avvento della rateizzazione ed offerte telefoniche sui cellulari di ultima generazione avevano avuto simil contatti con il famoso mondo del social network.

    L'illustre figura che rappresentava tutti quei cittadini e che in un certo senso sarebbe stato anche il diretto responsabile di un eventuale danno globale, preoccupato più per l'ingente somma che avrebbe dovuto versare a favore del ripristino economico pubblico causa agente naturale, si provvide subito a chiudere le finestre magistrali di un palazzo forse appartenente all'età rinascimentale. Il capo dell'esercito in quella sezione di territorio che rispondeva al nome di maresciallo Guidi -con fare del tutto autoritario e poco c'era da biasimarlo per come venivano addestrati con orgoglio da decenni i vari militari presenti nella penisola- si erse di scatto dalla grande poltrona che ospitava il suo pluridecorato sedere di raccomandazioni ed esclamò:

    -Con il dovuto rispetto signor sindaco, ma la sottostante situazione da lei precedentemente descritta nota agli atti corrispondenti preannunciano un evento aldilà delle nostre esigue possibilità; per quanto costernato possa essere in quest'istante preciso credo debba decretare lo stato di calamità naturale. Mi guarderò solennemente di comunicare all'alto comando di Roma la nostra necessità imminente di rinforzi e condurrò personalmente le trattative per salvare il salvabile, può fare pieno affidamento sulla mia parola signor sindaco.

    Subito, gli occhi del diretto destinatario si riempirono di dubbi e perplessità e nell'estrema condizione di naufrago cercò di addentare una sorta di appoggio morale nell'altro sguardo indiscreto del questore: quest'ultimo come era consono e tutt'ora è in Italia, non conosceva benissimo quella cittadina e benché non fosse alle prime esperienze da capo supremo della polizia cittadina, non conosceva le varie necessità cui gli abitanti sarebbero andati incontro nell'ipotesi di una grave crisi ecologica come quella che si preannunciava. Esitò dunque -per evitare brutte figure con quelle pedine che man mano cercavano di trovare ristoro nella sicurezza di qualche caldo discorso ma che in fondo si ritrovavano succubi e schiavi ancora una volta di una fastidiosissima noncuranza- nel prendere una decisione definitiva; in quell'aula, gremita anche da qualche presenza politica di poco taglio che sperava in qualche slancio vitale per mostrare la propria immagine e farne portavoce del successo, si respirava un'aria sempre più pesante dovuta anche all'intenso calore dei riscaldamenti che per una volta nella loro esaudiente vita funzionavano più del dovuto.

    La situazione peggiorava di minuto in minuto: ora gli alberi che resistevano agli uragani più violenti oscillavano come quei simpatici gonfiabili che si incontrano di fronte ai centri commerciali, ondeggiavano come in preda ad un terribile maremoto e nonostante l'acqua in quel momento si celava dietro una giornata cosparsa di cupe nubi, da lì a poco sarebbe aumentato l'ingente disagio che già martoriava una piccola sala adibita a congressi di un comune disperso tra l'appennino umbro-marchigiano.

    -Io credo che..

    Tutti erano pronti ad ascoltarlo, finalmente aveva preso una decisione.

    -Dovremmo aspettare l'evolversi della situazione, voglio dire, capisco l'allarmismo generale e l'imprudenza nel vacillare di un'amministrazione, me compreso, che non ha mai dovuto affrontare problemi del genere, ma in fondo ci siamo chiesti se i cittadini se ne stanno preoccupando sul serio? Abbiamo seriamente un rischio di crisi totale della popolazione? Si riverseranno in strada per protestare venendo ammutoliti dalla tempesta o anche loro aspetteranno un po'?

    Il questore ci aveva visto lungo, e quelle brevi frasi scandite dal ticchettio di una tapparella per via di un flusso d'aria, avevano congelato i pensieri dei presenti, vincolandoli ad una più assurda situazione di stallo e di non presa di posizione. Curioso fu, e a dir poco eclatante -data l'espressione che il sindaco rivolse a sé stesso udendo le prossime dichiarazioni- il consenso assoluto del maresciallo dei carabinieri Guidi. Una persona simile ad una statua per la sua rigorosità e ormai prossima alla dovuta pensione stava in quel momento soggiogandosi alle parole teatrali di un questore che conosceva a dir poco solo il cardo e il decumano di quella città e che di certo non avrebbe visto il congedo totale dall'arma in breve tempo.

    Un piccolo gruppo di politici uniti nel simbolo universale di fraternità si scambiarono sguardi perplessi e nonostante il silenzio diede lo spunto per la riflessione generale, un piccolo bisbiglio di uno di loro giunse alle orecchie del primo cittadino.

    Si tornava quindi alla situazione di stallo di qualche ora prima, e mentre il tempo passava e il camino della sala veniva adibito a clima natalizio per quanta legna stava bruciando, là fuori si iniziò a respirare un clima differente: dopo le chiome degli alberi si aggiunsero le varie cartacce e cartelloni pubblicitari, foglie appena cadute e qualche residuo di inciviltà ecologica. Tutti insieme davano vita ad un concerto insaziabile di freddo, vento e qualche goccia d'acqua talmente fine che avrebbe potuto tagliare qualsiasi incertezza. Spirava, era violento e non conosceva limiti, aveva la certezza di spingersi in direzione nord-est e lasciava la via principale del borgo in un'incredula desolazione. Nel giro di pochi minuti, i commercianti capirono che la prospettiva non era sicuramente delle migliori ed osservando che gli unici abitanti a popolare le viuzze erano gli scarti incivili degli stessi, pensarono bene a rinchiudersi dentro serrando a metà le saracinesche permettendo però all'aria di penetrare in qualche piccolo anfratto.

    Il pensiero comune era l'attesa.

    Tutti erano rinchiusi nelle proprie abitazioni chi pubbliche chi private ma affidavano a quattro mura di cemento armato la propria sopravvivenza; d'altronde non si era mai verificato un atto così violento nell'intera storia dell'umanità e forse questa, che sembrava esserne più il presagio che la tempesta stessa, sarebbe poi stata l'ultima, nell'immaginario collettivo.

    La pioggia allarmò seriamente gli animi.

    L'enorme potenza di Eolo aveva già raso al suolo vari alberi, di certo erano i più giovani, quelli dalle radici meno solide, fatto sta che anche la circolazione veniva messa in seria discussione e prima ancora che i vigili urbani constatassero l'imminente disagio pubblico, nel palazzo del comune il crollo di una tettoia all'ingresso impaurì anche il maresciallo Guidi, da sempre uomo risoluto.

    -Credo sia stato il vento, tranquilli non preoccupatevi, qui dentro siamo al sicuro, questo palazzo è in piedi dal '700 non sarà mica una piccola tempesta a raderlo al suolo.

    Era incredibile come nonostante lo stesso avesse la pelle accapponata e in cuor suo sapesse di correre un rischio per la propria incolumità, riusciva a trasmettere serenità dovuta ai vari addestramenti militari che un po' gli avevano sradicato le sensazioni dell'umanità: come quelle piccole piante giovani venivano carpite da un violento vento, il maresciallo Guidi, in tenera età era quasi stato de-umanizzato o per meglio dire il suo senso d'umanità era stato prosciugato fino all'ultimo capillare.

    In questo differivano questore e maresciallo e forse in questo differivano le diverse Armi e addestramenti italiani, o forse no. Probabilmente era questione di individui, fatto sta che né l'uno né l'altro si erano accorti che l'unica donna presente in quella stanza, allontanatasi dal tavolo delle trattative, versava lacrime di paura osservando la città da uno dei finestroni che davano proprio su quella famosa via dello shopping cittadino.

    In preda al panico, tempestata da dubbi e preoccupazioni per la propria famiglia, rintanatasi per mascherare l'enorme emozione appena sofferta, esclamò con voce stridula:

    -Sta piovendo! É una pioggia torrenziale, cade per obliquo! Dobbiamo prendere assolutamente una decisione, dobbiamo allarmare la popolazione, abbiamo già avuto molti avvertimenti e questo dell'acqua è l'ultimo a mio parere! Sindaco, maresciallo, questore fate intervenire lo Stato e fatelo ora! Non voglio avere il peso della coscienza di aver saputo e non divulgato.

    Il silenzio, finora attonito e solenne in quella stanza, si ruppe con una violenza inaudita e tutti iniziarono a scandire frasi incoerenti senza un nesso logico: fissavano il vetro della finestra e il calore del fiato stava appannando la visuale ma non la loro vista.

    Quella donna aveva appena rivoltato le credenziali gerarchiche della cittadina e nessuno se ne era accorto, s'erano pietrificati in congiunto osservando il tepore della situazione offuscata da un vetro ormai appannato: una realtà dissimulata.

    I telefoni iniziarono a squillare, prima quello del Questore, poi il capo della polizia municipale che finora aveva preferito tacere ed infine quello di un sindaco che era prossimo a perdere le staffe e la poltrona. Le strade iniziavano ad allagarsi, la circolazione urbana stava cadendo nell'anarchia totale, c'erano pochi uomini in servizio e poca efficienza dell'amministrazione; il maresciallo Guidi era rimasto per un attimo estraneo a queste vicende proprio perché non era di suo pubblico dominio ma quando anche il suo piccolo cellulare squillò non seppe più dove la sua autorità fosse andata a finire: i grandi capi dell'esercito chiedevano spiegazioni ad un portabandiera che era rinchiuso in un palazzo e vacillava non sapendo che la sua stessa caserma veniva da poche ore invasa dall'acqua e i suoi cadetti che sapevano solo rispondere ad un ordine non seppero contrastare il pericolo preferendo la via d'uscita secondaria e inappropriata per chi difende i cittadini e l'ordine pubblico. La resa.

    Il signor Guidi sbiancò all'udire dei fatti nella propria podestà lì dove aveva il controllo assoluto dove poteva dettare legge e dove lui stesso doveva rispondere in prima persona di ogni evento accaduto; vacillò di nuovo in preda al panico per la prima volta nella sua vita, fu allora che le radici dell'umanità alimentate da quell'acqua che ormai stava sensibilizzando ognuno, crebbero a velocità esponenziali e di colpo il maresciallo Guidi vide scomparire dal suo animo quella divisa, molto più uomo ed essere umano, meno robot, più cittadino.

    Si accorse delle lacrime ormai scomparse della donna e prima ancora che la stessa temesse l'avvicinarsi della divisa, la abbracciò con molto affetto sussurrandole parole di conforto nelle orecchie. La donna fu pervasa da uno stato incosciente di pace e non seppe più distinguere l'uomo dalla divisa sempre se una ce ne fosse, esalò un timido sospiro e bagnando le morbide guance del signor Guidi gli disse di non voler morire. Il maresciallo prese coraggio e si consultò con il questore per identificare nell'accaduto un punto debole ed applicare una strategia risolutiva: ora appariva più comprensivo ed aperto al confronto e il sindaco, che fino ad allora aveva svolto le funzioni di mediatore tra i due, se ne congratulò illustrando un piano di sicurezza per eventi drastici come quello che ormai era palese accadesse sotto gli occhi di tutti.

    Nel giro di pochi istanti un flusso enorme di chiamate intermittenti coinvolsero le linee calde dei tre cellulari, anzi quattro, perché nel frattempo il capo della polizia municipale doveva risolvere i problemi del traffico divenuto incontrollabile, proponendo giornate di straordinari a tutti i suoi sudditi che per il bene comune rispondevano con molto entusiasmo; lo Stato era stato avvertito così come tutti gli organi di sicurezza cittadina, dai volontari ai vigili del fuoco, tutti erano preparati ad uno scontro violento con madre natura. Non dovevano esserci vittime, al massimo feriti lievi: questo si erano promessi attorno ad un tavolo i massimi esponenti della città. Sarebbe stata una situazione difficile, i giornalisti ne avrebbero parlato nel notiziario delle venti, ma per quell'ora tutto doveva essere quasi risolto e sopratutto sempre nell'ottica delle loro illusioni, per quell'ora il vento e la pioggia si sarebbero già cessati da un bel po' di tempo.

    Teoricamente tra i pensieri di tutti vagava l'idea che il tempo era a loro disposizione, come se non fosse già un fattore che da sempre ha sfavorito l'uomo; ardeva ancora forte nella speranza di quella piccola assemblea di persone, ma nessuno si curava del fatto che già mezza città si stava isolando dal resto della regione e che i disagi sui trasporti avevano colpito il cuore delle reti ferroviarie.

    Il maresciallo Guidi riprese la sua posizione standard seduto in una maestosa sedia e con ancor più umanità lasciava cadere il suo sguardo aldilà della finestra che dava sulla strada. Pensava alla sua famiglia e a dove si trovasse in quel momento, immaginava che la povera moglie necessitava della propria presenza più di quanto quell'aula ne aveva già usufruito; per un istante voltò il bacino quasi a favorire uno squilibrio fisico dalla sedia, i piedi rimanevano serrati al suolo paralleli e risuonanti ma il bacino aveva effettuato una torsione tale che quell'indecisione fu colta nel segno di tutti i presenti. Nessuno però ebbe coraggio di domandare se Guidi stava per andarsene o ritornare in caserma, tacettero per causa giustificata, c'era già una tempesta impetuosa là fuori e non c'era bisogno di provocarne un'altra e poco c'era da preoccuparsi. L'indecisione dell'indomabile maresciallo durò poco, probabilmente piccoli minuti: il tempo di spostare lo sguardo nella fiamma del suo berretto. Troppo importante era la promessa che aveva fatto all'arma al punto che superava di gran lunga quella fatta all'altare al cospetto di un Dio che neanche riconosceva molto. In quel momento non provò molti sensi di colpa nei confronti di una famiglia che stava abbandonando, il suo fine era etico, andava aldilà delle concezioni tradizionalistiche di pater familias . Avrebbe salvato vite e la propria reputazione, anche se quell'ennesimo gesto di folle appartenenza all'arma lo avrebbe allontanato ancora di più dalla povera moglie trascurata.

    L'acqua continuava a dilaniare gli ostacoli materiali del suo percorso e tutto peggiorò quando il livello del fiume principale che attraversava l'intera città e la tagliava in vari quartieri crebbe al punto di rompere gli argini: la precedente trasparenza piovana divenne melma e fango e detriti, prese il colore tetro e scuro dell'asfalto come se stesse lievitando dal nulla. Ora piante venivano lentamente indebolite dall'azione penetrante di una melma che correva alla velocità di un fiume e trascinava con sé qualsiasi tipo di barriera architettonica possibile. Le auto posteggiate vicino agli argini cominciarono a galleggiare mentre i motorini e tutti i mezzi leggeri a due ruote già affluivano nell'enorme torrente fangoso in piena. Nessuno era pronto a questo, nessuno sarebbe stato in grado di bloccare l'iniziativa della natura dal momento in cui si stava scatenando riversando tutto il suo rancore cumulato da secoli contro una cittadina che non amava neanche riciclare e che in fondo meritava d'essere ripulita una volta per tutte da cima a fondo.

    I mezzi corazzati e anfibi delle ormai alleanze di forze dell'ordine che rispondevano un po' a tutti gli ordini provenienti dalla stanza del comune cercarono in ogni modo di inveire contro tale rivolta naturalistica ma era un impegno duro che difficilmente avrebbero portato a termine; si concentrarono quindi nell'altro aspetto terrificante della vicenda, i cittadini: qualcuno di loro era rimasto chiuso dentro il proprio negozio o protetto dall'esile vetro di un bar in centro inconsapevoli però che il vicino fiume aveva deciso di dettare regola da solo. L'intervento delle forze armate confluì in un flusso diretto che cominciò a partire dalle quattro di pomeriggio, con un ora di distanza dai vari ordini lanciati dal palazzo. Vigili del fuoco, carabinieri, polizia e corpi municipali operavano ora sotto la stessa bandiera che oltre ad essere quella italiana era di una città importante dell'appenino umbro-marchigiano, dipinto da una storia di famosa resistenza partigiana e che non poteva di certo soccombere in un diluvio.

    Il lunedì non è mai stato un giorno prolifico per nessuno.

    L'etimologia della parola viene dalla parola Luna il famoso satellite della Terra per antonomasia e c'è da sapere che la signorina influisce molto su vari aspetti del nostro pianeta. A prescindere dalle maree e dalle coltivazioni, un fattore che molto dipende dai cicli lunari è il nostro carattere, al ché una persona che alterna giorni lucenti a completi nel buio è ahimè detto lunatico.

    Nessuno sa poi se tutto ciò fu collegato al primo giorno feriale o accadde prima nel tempo, fatto sta che da sempre o perlomeno da quando Cesare decise questo calendario e l'uomo di lavorare seguendolo, il lunedì non ha mai lasciato uno scalpore positivo nei cuori dei cittadini mondiali.

    La sveglia però suonava lo stesso, d'altronde era stata programmata così e non poteva essere maledetta perché aveva eseguito un ordine in automatico impostatogli da un umano, ergo la colpa stava nell'umano ma anche questa era una mezza verità, allora doveva stare nel datore di lavoro che esigeva la puntualità ma anche lui applicava delle regole che gli venivano applicate a sua volta. Quindi a chi si potevano adescare le colpe del lunedì? Alla società? Probabilmente.

    Martin Gassen si svegliava prima dell'alba ogni santo lunedì e pronunciava settimanalmente le solite e stesse ingiurie, accompagnate da una serie di svariate maledizioni che colpivano appunto tutto il sistema societario e inconsapevolmente lui stesso e di cui se ne faceva una ragione quando già sedeva nel primo treno diretto alla capitale.

    Quel giorno, appena in piedi fu preso come da un istinto primordiale dalla voglia di osservare la finestra: non lo aveva mai fatto e non perché non fosse curioso bensì il tempo risicato che aveva a disposizione dal momento in cui la sveglia cessava il suo stridulo suono e il treno lasciava la stazione era davvero esiguo, e in quel tempo doveva inserirci varie azioni complementari tra cui il vestirsi, mangiare e guidare. Trovare parcheggio poi era un terno a lotto che spesso perdeva.

    Spostando la tendina leggermente si scoraggiò all'istante. -Oggi non tira buon vento e quando è così meglio restare sotto il tepore delle coperte- disse sperando che qualcuno gli mandasse un messaggio istantaneo comunicando un giorno di ferie impreviste. Invece no. Impossibile il miracolo anche oggi. Martin tuttavia era ancora indeciso sul suo abbigliamento: aprendo la finestra una leggera brezza gli aveva ricordato il clima primaverile di marzo ma quel cielo grigiastro non comunicava buone aspettative di una soleggiata giornata. L'ombrello e l'impermeabile erano le scelte fondamentali che si apprestava a fare in quella mattina, tutto ciò mentre il caffè quasi esplodeva nei fornelli e i suoi capelli imploravano per il passaggio di almeno un pettine e un po' di contegno.

    Nella corsa e nell'imprevedibilità della tale, Martin dimenticò sia ombrello che impermeabile e si diresse in stazione con grande positività che stranamente lo coinvolgeva in giornate così tetre. Il presagio era nell'aria e nonostante ne potesse avvertire la presenza, ancora non gli era ben chiaro in quale modalità gli si sarebbe manifestato, tanto meno voleva saperlo. -Se dovrà succedere, che succeda- così diceva.

    Lasciata la stazione della piccola cittadina si ripetevano scrupolosamente le stesse azioni di sempre, da un anno d'esperienza: sedersi, togliere il cappotto, aprire un piccolo libro di letteratura classica o di viaggio e cercare di distrarsi ascoltando i discorsi altrui, dopodiché arrabbiarsi con i ritardi dei treni, farsi prendere dall'angoscia della metropolitana della Capitale per poi concludere la giornata al verso opposto con poca intensità e relativo entusiasmo. La rivoluzione terrestre di Martin ruotava più o meno sotto i citati aspetti e la peggiore delle cose era che lui accettava un avvenire monotono scarno e privo di emozioni.

    L'unico momento in cui poteva veramente sentirsi libero di esprimersi era quando giunto nella sua aula assegnata, si sedeva ed aspettava l'arrivo degli studenti universitari che ormai lo conoscevano quasi fosse un loro coetaneo, in fondo un decennio a volte separava gli studenti più anziani da Martin stesso.

    Era un rinomato insegnante di letteratura e lingua portoghese da sempre amato prima come studente poi come tirocinante finché non riuscì a vincere un dottorato ed esprimere le sue vere doti comunicative facendo appassionare quasi tutti gli studenti della sua lingua: era curioso come le affluenze ai suoi corsi fossero di gran lunga maggiori a quelli di un classico spagnolo e tedesco e delle volte riusciva ad eguagliare i numeri indissolubili di inglese nonostante lo stesso fosse diviso in 3 gruppi alfabetici. Era un portento un dono di Dio, sin dall'epoca della laurea aveva avuto il dono di insegnamento per qualsiasi materia: riusciva a far chiarire le idee a tutti penalizzando lui stesso.

    Una vecchia compagna un giorno le chiese aiuto per un esame di storia e lui gli raccontò per filo e per stampo tutto quello che c'era da sapere includendo vari e pazzeschi collegamenti interdisciplinari lasciandola di stucco. La lezione di ripasso ebbe esiti positivi nella ragazza che raggiunse addirittura il 30 e lode ma si riversò contro Martin stesso che si accontentò di un 25. Quando il professore di storia, che sapeva benissimo che quella ragazza aveva sostenuto delle lezioni private da Martin, gli chiese come mai questa differenza di voto, il futuro professore di portoghese raccolse la sua indifferenza tra le spalle e rispose:

    -Credo che il massimo spetti a chi veramente sappia le cose per filo e per segno un po' come una raccolta dati; io amo la storia perché mi permette di capire vari comportamenti attuali, ma in quanto a date non sono un memorizzatore come vorrebbe lei signore.-

    Era, insomma, quel che si può definire un piccolo genio diviso tra sregolatezza e saggezza, mostrava il lato che voleva fosse mostrato e in qualche modo questa tecnica di celare la propria identità gli aveva arrecato così tanta fama che una gran parte delle ragazze del suo corso erano follemente innamorate di lui.

    Non trattava le donne come trofeo, traguardo o obiettivo ma per quanto crudele possa essere l'immagine le spogliava di tutta quella bellezza armoniosa storica e trattava con loro argomenti che poteva affrontare con qualsiasi altro essere vivente; un Don Giovanni rivisitato e di certo molto più intellettuale.

    Per anni, finché non passò al vertice dell'insegnamento linguistico, voci di corridoio si passavano la parola di generazione in generazione e nonostante avesse già l'età di 35 anni qualche ragazzina del primo anno lo descriveva come un enfant prodige elaborando le vecchie dicerie di qualche parente stretto o degli stessi colleghi di Martin, che per la maggior parte erano stati anni prima compagni di università.

    Come detto la sua degna fama di cavaliere errante se la era disegnata da solo nei primi anni di studi universitari e gli era bastato indossare una camicia diversa ogni giorno -anche in inverno-, un paio di occhiali da vista ed infine passeggiare con un libro di letteratura straniera sottobraccio senza tralasciare l'elegante ventiquattrore color marrone che completava un quadretto perfetto di eleganza e intellettualità. Il pezzo forte erano le citazioni e le lingue che già parlava prima ancora di studiarle: era stato un viaggiatore un eterno errante ed aveva prima imparato a comunicare per poi assemblare la grammatica linguistica. Ciò lo favoriva in ogni aspetto ma di suo canto non si fece mai prendere dalle manie di grandezza e questa fu una gran dote che sempre gli fu riconosciuta e a cui deve gran parte del suo successo: l'umiltà.

    Parlare con lui era viaggiare tra i meandri delle varie culture del mondo, riusciva a spaziare dall'ovest all'est e nonostante non avesse visitato tutto il mondo, come ovvio fosse per un ragazzo sulla ventina, conosceva molti di quei aneddoti e curiosità che spesso lasciavano a bocca aperta i suoi ascoltatori, grandi e piccini. Nessuno capì mai se fosse il modo lento scandito e pacato con cui comunicasse oppure quella grande straordinaria dote di far capire ogni argomento utilizzando mille connessioni interdisciplinari, fatto sta che tutte ne erano assuefatte e cercavano in ogni modo di accerchiarlo anche solo per quattro chiacchiere.

    A questo punto un occhio indiscreto potrebbe crearsi l'immagine di un dispotico maschilista che sfruttava il suo potere di eloquenza per portarsi a letto qualche ragazza, ma peccherebbe nel pensarlo perché Martin non era un tipo facile neanche sotto quel punto di vista: non era omosessuale come qualcuno spesso si domandava, ma aveva un serio e disciplinato criterio di giudizio delle persone che sì, volgeva all'ipocrisia ma che in fondo non era poi così tanto errato; se ci pensate bene a chi non piacerebbe condividere del tempo con una persona istruita?

    Martin chiedeva questo, aldilà della bellezza fisica, dell'estetica e dei principali doni di madre natura a livello corporeo, lui era alla ricerca di qualcuna che gli rapisse il cuore a suon di poesie o prose e che contenessero versi fondanti della profondità dell'animo. Se i suoi occhi rispecchiavano una così nobil anima allora voleva fondersi con qualcosa di simile, non uguale perché avrebbe portato scontri e conflitti, ma una persona intelligente scaltra e profonda che potesse intendere i suoi momenti di riflessione, le sue varie citazioni e la sua sfrenata passione per la scrittura.

    Martin Gassen era questo ed altro.

    Quel lunedì quando arrivò come sempre con minimo anticipo nell'aula 11 fu pervaso da un insaziabile senso d'oppressione, come se quel mondo gli stesse un po' stretto e come se neanche uno dei suoi studenti lo potesse capire, non che volesse sposarsi una studentessa, ma quanto avrebbe giovato l'animo di Martin udire per una volta i suoi pensieri con una bocca diversa!

    Le lezioni del secondo semestre erano appena iniziate e come di consuetudine un breve ripasso era stato effettuato per comprendere le lacune degli studenti; erano veramente brillanti ascoltatori anzi, ascoltatrici dal momento in cui erano solo ragazze e tutte bellissime, di una bellezza che Martin definiva incompleta nell'arte.

    Il professore era pronto per iniziare un nuovo discorso ed introdurre un grande poeta della letteratura brasiliana. Il preambolo storico stava già evolvendosi nella sua materia grigia e già aveva pensato ed elaborato vari collegamenti per aiutare la comprensione ai suoi studenti, che prodigio! Pensava che l'argomento fosse difficile perché trattava un'opera lunga ed articolata ricca di un lessico vincolato al Brasile delle fazendas e dei braccianti, tuttavia era un argomento che potenzialmente poteva attrarre l'attenzione indiretta di tutte le ragazze dato che si parlava di amore. Fu

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