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Det ordner seg, ospitalità scandinava
Det ordner seg, ospitalità scandinava
Det ordner seg, ospitalità scandinava
E-book173 pagine2 ore

Det ordner seg, ospitalità scandinava

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Info su questo ebook

L'opera, del tutto inedita nel suo genere per come è stata sviluppata e sopratutto per come è stata ideata, nasce dalla necessità di informare aiutare e divulgare una cultura, quella scandinava, che a molti è sconosciuta date le grandi distanze geografiche.
Il libro descrive un viaggio ma non è un banale reportage ma la scoperta del sistema evoluto del couchsurfing, ovvero la possibilità di soggiornare a casa delle persone locali. Giorno dopo giorno avventura dopo avventura si capta nelle parole l'evoluzione di una vera e propria identià scandinava.
Il titolo e la struttura però nascono dalle difficoltà incontrate nel profondo nord, il significato di quell'espressione è un semplice ''tutto si aggiusta'' ovvero che le difficoltà alla fine trovano una soluzione e l'equilibrio si ristabilisce.
Questo è det ordner seg, un racconto itinerante di un avventura scandinava che porta un uomo di 20 anni fino a capo nord incontrando mille persone dalle più disparate personalità scoprendo e scalfendo l'interiorità del vero personaggio scandinavo; è una condivisione con tutti i lettori e viaggiatori del mondo, un modo per essere d'aiuto e non un opera fine a se stessa.
Attenzione però, il tutto non è un reportage di viaggio o una semplice guida, tantomeno un diario di bordo o un classico elenco di storie.
LinguaItaliano
EditoreStreetLib
Data di uscita2 gen 2016
ISBN9788892535862
Det ordner seg, ospitalità scandinava

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    Anteprima del libro

    Det ordner seg, ospitalità scandinava - Nicholas Faina

    Grazie!

    COPERTINA

    NICHOLAS FAINA

    DET ORDNER SEG

    Ospitalità Scandinava

    © Copyright 2015 Nicholas Faina

    Responsabile della pubblicazione Nicholas Faina

    Libro pubblicato a cura dell’autore

    A Martina, l'essenza di queste parole.

    PREMESSE

    Quanto segue non si può definire diario di viaggio, tanto meno romanzo o peggio ancora raccolta di appunti, potrebbero esserci tratti di ogni stile letterario e allo stesso tempo nessuno, non possiede la monotonia di un diario ma ne raccoglie l'essenza del vivere giornaliero descrivendolo in ogni suo minimo particolare; non racconta seguendo un filo narrativo una bella storia romanzata di un ragazzo di venti anni partito alla scoperta della Scandinavia ma ne delinea le avventure, le disgrazie e le fortune; non è una lista della spesa fine a se stessa, ma un modo per condividere un'esperienza, cercando di essere d'aiuto a chi nella mente o nel cuore possiede un'idea, una passione, quella di viaggiare senza un motivo, senza un fine, senza una destinazione.

    Ciò che razionalmente scoprirete sarà un viaggio, un lungo viag­gio durato un mese, in solitaria, alla ricerca del nulla, alla scoper­ta del tutto, esplorando l'immensità della Scandinavia dal pieno sud al cuore del profondo nord, fin là, Nordkapp. Un territorio spesso inesplorato, luogo di culto per la maggior parte degli av­venturieri, un insieme di culture assai distanti dai canoni tipici europei, una penisola accogliente ma allo stesso tempo ricca di insidie, pericoli e sorprese; ciò che invece si nasconderà tra le righe di questo viaggio è la potenza della natura, la capacità dell'uomo così come lo conoscete di adattarsi e spesso obbligatoriamente, ad un clima variabile, impossibile da prevedere, un estremo contatto con la vera natura, non quella dei parchi nazionali in cui tutto sembra scandito dolcemente da una vasta flora e fauna, ma la natura primordiale, quella matrigna, quella descritta dai poeti romantici, una natura vendicatrice, spoglia e per nulla accogliente.

    Sicuramente non sarò il primo a descrivere un territorio così a nord, tanto meno ho l'illusione di essere l'ultimo, ma quanto leg­gerete è di lunga distante dalle più classiche raccolte di guide tu­ristiche, è un mescolarsi, un immedesimarsi, un identificazione nel popolo scandinavo.

    Nonostante il titolo illusorio, l'unica premessa che realmente vo­glio scrivere è che un viaggio del genere non lo improvvisi da un momento all'altro, è una passione che proviene dal cuore, pren­de forma nella tua mente e nel mio caso, ha impiegato due anni per maturare a pieno e solo allora decidi di intraprendere non un viaggio, ma il viaggio, quello che ti cambierà la vita in un modo o nell'altro. Da quel momento è un susseguirsi di idee spesso discordanti tra loro, una vera e propria ricerca dell'essenziale, del totale, lo sviluppo di un itinerario che possa comprendere la maggior parte dei luoghi che vuoi e sottolineo vuoi scoprire; tappe, piccole fermate, salire da una nazione per scendere da un'al­tra, mai a caso, chi si lascia andare in un territorio del genere può probabilmente incorrere in esperienze magnifiche ma perdersi equivale a morire. Non so specificare il momento preciso in cui nella mia testa ha iniziato a fluttuare l'idea di poter affrontare il nord Europa, ma dal momento che ne ha preso il sopravvento ho deciso di integrare alla banale idea di viaggio, un qualcosa di più profondo, di più vivo: la condivisione. Non volevo solamente co­noscere quei luoghi inesplorati, il mio intento è sempre stato quello di incontrare, conoscere e confondermi con le popolazioni locali; cercare in qualche modo di poter vivere seppur brevissimi periodi come loro, non nel lusso di hotel o nella caoticità variega­ta di un ostello, ma lì, nelle case di persone ordinarie, comuni, persone che si incontrano tutti i giorni nella metro o negli auto­bus, persone con delle storie da raccontare e da condividere; non mi identifico in un turista, tant'è che nell'eventualità avrei dormito in tenda; volevo sentirmi almeno per un mese un vero e proprio scandinavo.

    L'idea migliore per completare e attuare questo progetto aveva un nome, forse sconosciuto, forse popolare, un metodo geniale per migliorare la propria identità confondendola con quella delle persone locali: Couchsurfing. Questo buffo termine inglese con sottofondo un pizzico di slang americano è attualmente l'unico social network o perlomeno il più diffuso in cui le persone condividono la propria abitazione, che sia una villa o un misero monolocale, con chiunque ne richieda la possibilità di alloggiare; la cosa meravigliosa di questo sistema è racchiusa nel prezzo: completamente gratuito.

    Come potete immaginare questo è stato il metodo più idoneo, concreto e ideale per approfondire le mie conoscenze; navigare in questo sito, tra l'altro possibile anche tramite mobile app, lascia un vero senso di soddisfazione poiché è possibile scegliere il destinatario della tua richiesta filtrando tra le mille opzioni, una ricerca mirata alla persona ideale, proprio come se fosse la prenotazione di un albergo; certo, non sempre una risposta positiva calma l'animo preoccupato, ma nella dubbia possibilità provi ad inviare più richieste possibili, selezionando le persone più idonee e più simili a te, mediante la lettura del profilo e delle eventuali recensioni. Resta il fatto che chiunque incontrerai all'interno di questa comunità, seppur sia la prima esperienza per entrambi, non si celerà sotto una banale metodica e comune maschera, poiché in un modo o nell'altro per quanto diverse e immense siano le strade della vita, esistono degli incroci, attraversamenti a raso, rotatorie in cui una o più vie si incontrano mescolandosi inequivocabilmente; l'unica strada che risulta dominare resta poi quella della passione nel condividere, scoprire e raccontare le varie storie che si nascondono dietro ogni individuo.

    Una volta scelto il metodo per alloggiare, però, mancava o per meglio dire mancavano dei fattori essenziali per affrontare delle nazioni così settentrionali, spesso esposte a temperature e climi del tutto inospitali e accoglienti: i trasporti. Mi sono affidato ad un altro sistema all'avanguardia chiamato InterRail: un pass fer­roviario che ha fatto la storia negli anni per i suoi rapporti prezzo qualità, un passpartout, dunque esclusivamente per treni euro­pei che ti permette di usufruire gratuitamente per il periodo che più fa a tuo comodo di ogni servizio ferroviario, insomma un me­todo rapido veloce ed economico per affrontare la Scandinavia, ma purtroppo, non sarà l'unico.

    Dovete sapere che la linea ferroviaria termina pochi chilometri al di sopra del circolo polare artico ed essendo questo distante circa 500 km dalla meta principale, ho dovuto usufruire del servizio autobus e traghetto, scoprendo tra l'altro metro dopo metro una natura che sinceramente non mi aspettavo, ore ed ore sui mezzi pubblici solo per un preciso scopo, quello di sentire dentro me, nel profondo dell'anima, l'essenza scandinava, non quella perfet­ta illustrata nelle foto delle riviste o nei servizi televisivi, ma l'al­tro lato della medaglia, quello che nessuno racconta mai, la pe­cora nera, il brutto anatroccolo, il lato oscuro, ma il più profondo.

    Si giunge quindi nel luogo del progetto, l'immensità della peniso­la scandinava: più di 7000 km che si snodano tra strade, ponti, ferrovie e mare, il freddo e angusto mare del Nord che insieme ad una parte di oceano, quello più tranquillo e Pacifico bagnano le coste di questa penisola; 4 nazioni spesso in lite tra loro, con una storia strettamente legata all'indipendenza l'uno dall'altro, 4 lingue diverse ma in fin dei conti simili con assonanze, modi di dire e intercalare sconosciuti al resto dell'Europa continentale, delle lingue misteriose generate spesso dalla conflittualità tra vi­cini, delle lingue simbolo dell'indipendenza da tutti, sopratutto da coloro che abitano troppo vicino al confine; confini delineati dal tempo e dalle battaglie, dagli scontri dal sangue versato sul campo e da un fattore concettuale predominante: un'idea, piccola, semplice che si è sviluppata naturalmente nell'anima di ogni cittadino: ''io non sono il mio vicino''; 4 popolazioni completamente opposte, ma in fin dei conti imparentate tra di loro; unite all'apparenza, solamente e paradossalmente da una compagnia di volo.

    VELKOMMEN

    Una volta atterrato non puoi più tirarti indietro, non c'è più nes­suno alle tue spalle tanto meno qualcuno ad aspettarti magari con un foglietto con su scritto il tuo nome completo; devi fartene una ragione sei solo nel mezzo del niente tra schiamazzi familiari e ordinarie discussioni, purtroppo o per fortuna sei lì in mezzo a tutto quel mix di culture di cui non ti senti nemmeno un po' ap­partenere sei lì con i tuoi vaghi pensieri forse sconclusionati forse con un minimo di logica alle spalle ma sei lì e devi vivere devi so­pravvivere o perlomeno devi lottare per farcela. Cosa potrebbe rispondere al nome Skavsta? Una semplice isolata stazione degli aerei resa nota solamente grazie al colosso della Ryanair? No, credo sia molto di più, credo tutto nasca qui nel mezzo del nulla dove praterie e spettacolari vedute si fondono nell' esatto mo­mento in cui la pecora che pascola in pianura trova il suo nutri­mento, trova il modo di sopravvivere contro le intemperie me­teorologiche che la Svezia nella completa naturalezza le procura. Skavsta è un pullman diretto alla capitale in cui incontri volti noti e tipi con cui legare, un posto dove la natura svedese esplode in un arcobaleno di colori grigiastri, quell' autobus che in meno di due ore ti fornisce più informazioni di un banco turisti; è quel piccolo consiglio di un emigrato italiano in un paese evoluto, quel modo di evadere e nascondere le proprie origini, un' esplosione di gioia nell'oceano della disperazione.

    L'impatto svedese di conseguenza scandinavo è stato dei più forti e decisi, percorrendo la lunga strada che separa l'aeroporto dalla capitale inizi in qualche modo ad inoltrarti nel cuore della natura scandinava: nonostante l'orario e la pioggia battente ai lati di quella sconosciuta strada si diramano mille colori sfumati da una leggera foschia che sottende il nulla; la vita si concentra nell'urbe, la campagna è un concetto assai complicato da concepire in queste zone deserte. I mille servizi che una semplice navetta può fornirti, dalla wi-fi gratuita alle prese di corrente, cozzano però con un clima che non è per nulla accogliente: sbarcato con una semplice t-shirt e pantaloncini corti mi accorgo subito che la scelta indumenti introdotti nel mio zaino da 75 litri è del tutto sbagliata ma non è questo il momento per scoraggiarsi. Condividere queste due ore con un connazionale suona del tutto smielato: si affrontano i soliti discorsi patriottici evidenziando i reali problemi che circondano lo stivale, ma aldilà delle solite problematiche inizio a captare un qualcosa di diverso nelle sue parole, la globalizzazione. Il tipico cittadino mediocre anni fa chiuso mentalmente nel suo podere con il solito paraocchi della tradizione è ora evoluto e si espande oltre i confini nazionali; scorrono fiumi di consigli per il mio soggiorno svedese e senza dimenticare il paese di provenienza anche speciali dritte per sopravvivere nell'oceano della vita; insomma una vera e propria ricarica di energie mentali utile per continuare, anzi iniziare il mio travagliato progetto.

    Giunto finalmente alla stazione centrale dei treni, noto un ingente differenza tra il turista medio globale e il classico svedese; entrambi figli dell'umanità procedono con un passo accorto e deciso, ma loro, occhi di ghiaccio non si perdono nella confusione delle mille indicazioni, ma procedono uno dietro l'altro, seguendo ognuno il proprio itinerario stampato nella testa, senza fare un passo in più o in meno: tanti sono per raggiungere la meta, tanti se ne fanno. La metropolitana, semplice pulita e concisa si mostra ai miei occhi ed ecco subito aprirsi la differenza culturale; pur essendoci transenne o barriere, chiamatele come volete, ammiro sorridendo da lontano quel tipo italiano conosciuto nell'autobus eludere i controlli sorpassando senza biglietto l'ingresso della metropolitana. Il mio sorriso racchiude la soddisfazione di appartenere ad un popolo che trova sempre una soluzione, ma si scontra brutalmente con il senso civico europeo, quel senso che mi ha travolto appena sceso dall'aereo, quel senso che ognuno di noi dovrebbe avere ogni mattina dal momento in cui apre gli occhi a quando stanco, riposa la mente.

    Per quanto l'uomo si voglia illudere del contrario, la vita dura un battito di ciglia ed è proprio nel momento in cui tutto si oscura che comprendi il valore del singolo spiraglio di luce; nella vita c'è sempre un momento per sorridere e quello spiraglio è uno sconosciuto che con tutta la sua disponibilità ti aspetta all'uscita di una fermata della metro, si carica il tuo pesante zaino e ti apre le porte di casa invitandoti a cena. Questo primo impatto con il Couchsurfing non poteva essere migliore, stanco e scosso dall'incredibile cambio culturale non faccio altro che seguire il mio primo amico svedese, si chiama Dave professione barista.

    Come riassumere questa giornata? Sono le 4.30 e sembra l'alba, il cielo, ancora offuscato dalle nubi e bagnato dalla pioggia fitta ma mai pesante condisce l'intera città, un misterioso albero nasconde l'orizzonte; un posto caldo da condividere gratuitamente senza reclami è l'inizio, il buon auspicio per le prossime giornate; è l'impronta, la musica di sottofondo, è il benvenuto di un ragazzo che non sa neanche chi sei, da dove vieni e cosa stai cercando; ma in fondo, un artista come Gauguin lo aveva già profetizzato in passato: "Che cosa siamo? Da

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