Se ti guardo negli occhi vedo me stesso
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Anteprima del libro
Se ti guardo negli occhi vedo me stesso - Francesco Campana
ESSENZIALE
1
NINA
"‘Son spuntate le mie ali, per andare più lontano, in tutt’altra direzione, verso un’altra dimensione.
La tua mano tengo stretta, in quest’ultimo passaggio, mi dà forza e mi incoraggia, nel mio dispiegar di braccia.
No, non sento più dolore, sempre sarai il mio grande amore.
Ora sono nella Luce, beatitudine infinita, sono amore, pace e bene, e quel Dio che mi contiene’.
Furono queste le sue ultime parole terrene - continuò, dopo lunghi attimi di silenzio, con voce dolce e profonda rotta dalla commozione, Tomaso Tigris - un amorevole e struggente commiato che Nina mi rivolse raccogliendo le sue ultime forze, in una sorta di rapimento estatico, da un letto bianco di un ospedale.
Era il 1936, appena di ritorno dall’Etiopia, ai tempi della infame, criminale guerra di aggressione e di conquista coloniale fascista".
2
IL PROFESSOR MORENO REBOLDI LOZZIA
Una tazza di tè?
.
"Volentieri - disse, con un lieve cenno del capo a mo’ di ringraziamento, il chiarissimo professor Moreno Reboldi Lozzia, autorevole meteorologo e climatologo di fama internazionale, novantadue anni appena compiuti, tre lauree, una vita consacrata alla ricerca scientifica e parallelamente ad una ininterrotta e appassionata ricerca dello Spirito, davvero un bizzarro, goliardico, istrionico gentiluomo d’altri tempi.
Grazie di essere venuto, professore, avevo voglia di conversare un po’ con lei, siamo sempre così indaffarati. Cosa stava facendo di bello, se posso permettermi, spero di non averla interrotta?
- domandò Ottavio, l’inquilino del piano di sotto di questo ristrutturato palazzo in pieno centro storico, denominato, per ragioni misteriose ai più, Condominio Nuova Arca
.
Per la verità nulla d’importante, Ottavio, non si preoccupi, stavo solo chattando sui social, peraltro con un emerito screanzato, e, come si dice?, quando l’ignoranza urla l’intelligenza preferisce alla fine tacere, così avevo appena terminato di sbrigativamente accomiatarmi, evitando di perdere altro tempo prezioso
– rispose il professor Moreno, accennando, per riderne assieme, a un’ipotetica ed estemporanea sua risposta aulica, dal ricercato, come suo costume, stile poetico, con quel divertito, abituale ricorso alla rima e all’assonanza, accompagnata dall’eccentrica gestualità di consumato teatrante: ‘Me ne sto fuori, non mi porterò certo dentro la tua sterile e defatigante polemica, o fratello caro dai toni sussiegosi, che dall’alto della tua supposta sapienza e autoreferenziale mistica esperienza, meni fendenti a chi reputi mortali deficienti, e trattando tutti con la tua cresta alta mostri i limiti di un’umiltà che manca. Specie se parliamo del Cristo, ho l’ardire di volerti in confidenza dire, ci sarebbe un motivo in più per cercare di rimanere nell’amorevole confronto dei reciproci sentire, evitando paradossali contraddizioni in termini’.
Sono gli abituali inconvenienti di internet - continuò il professore - che dà diritto di parola a legioni di imbecilli che, come sosteneva giustamente Umberto Eco, vantano in rete gli stessi diritti di locuzione di un premio Nobel.
Ma, venendo alle cose serie, spero Ottavio le faccia piacere sapere che in ossequio alla mia sentita, intensa e poliedrica attività divulgativa, di cui lei mi onora di lusinghiera attenzione e di amichevole e benigna recensione, sto dando alle stampe il mio ultimo libro".
Caspita, questa è proprio una bella notizia, di cosa si tratta?
- chiese incuriosito Ottavio.
Parlo dei due grandi, incombenti pericoli che minacciano l’esistenza di questa civiltà: la guerra nucleare e il cambiamento climatico, con un excursus su un terrificante e irriso quadro profetico, univoco e convergente, in fase di drammatica realizzazione
.
Mi perdoni Moreno
- il padrone di casa interruppe brevemente il dialogo per rispondere al telefono. "Ci sono buone notizie, era la nostra Mira Corradini - continuò Ottavio - mi ha avvisato che il prossimo incontro con Tomaso Tigris è stato finalmente fissato per questo venerdì, solito orario, sempre su da lei.
Tornando a noi, ha visto il nostro giardino condominiale: siamo a fine ottobre ma i ciliegi sono di nuovo in fiore. Fa troppo caldo, l’autunno sembra essersi fermato".
"Par di capire - subentrò l’esimio climatologo, col suo ricorrente e dilettoso gioco di parole - che contestualmente al ritorno dell’ora solare, potremo autunno e inverno già da oggi bypassare, e il primo giorno di primavera incredibilmente salutare. Poi però vedremo, nei giorni a seguire, nel momento del fiorire, un clima artico e freddo gelido venire, e la natura che riprende il dolce suo dormire.
Mi sovvien allor una profezia, quando annuncia futura carestia".
"Beh sì, comprendo perfettamente cosa vuole significare, lo scenario è decisamente inquietante – disse annuendo Ottavio - e purtroppo mi sembra siano pochi coloro che si preoccupano veramente di questo sconvolgimento climatico in atto, ma soprattutto che se ne occupano fattivamente.
Basta peraltro navigare su internet per rendersi conto di tutta una serie impressionante di allarmanti e devastanti eventi naturali, su scala planetaria, sempre più estremi, in crescendo di frequenza, intensità e imprevedibilità: uragani, inondazioni, siccità, incendi, desertificazione, epidemie e via enumerando. Cosa dobbiamo pensarne, professore?"
"È per l’appunto l’effetto del riscaldamento globale - osservò scuotendo il capo l’arzillo e lucidissimo nonagenario – che non è altro che il frutto dell’azione insensata, scriteriata e nefasta dell’uomo che sta distruggendo l’ecosistema, instradandosi rapidamente e irreversibilmente verso la catastrofe ambientale e l’autodistruzione.
Vede Ottavio, il problema è fondamentalmente l’effetto serra di origine antropica, che determina quel micidiale aumento della temperatura, un fenomeno esiziale che si collega più precisamente all’anidride carbonica, la cosiddetta CO2, e al metano, cioè a dire all’immissione nell’atmosfera da parte dell’uomo dei residui della combustione del petrolio, del gas e del carbone; dovendo poi considerare gli altri numerosi fattori aggiuntivi impattanti, destabilizzanti, squilibranti, disarmonizzanti e inquinanti: il consumo del suolo, la cementificazione, la deforestazione, nonché quell’insieme di risorse che preleviamo dal pianeta, per dire, i minerali che estraiamo, i pesci che peschiamo, fino ai rifiuti che reimmettiamo nell’ambiente e agli allevamenti intensivi.
In definitiva, non penso proprio di sbagliare nell’affermare, e nel mio libro argomento tutto quanto con dovizia di dati e riscontri scientifici, che alla radice del problema c’è l’attuale modello economico industriale-tecnologico-finanziario, basato sul profitto e sulla assurda, impossibile crescita infinita in un mondo di risorse finite, sul produrre e consumare, sul competere e velocizzare.
Un modello di sviluppo, paranoico e alienante, mai messo in discussione, che ha devastato, violentato, saccheggiato, depredato Madre Terra, inevitabilmente destinato prima o poi al collasso e all’implosione; un sistema disumano che - comprende bene mio caro - lungi dal renderci sereni e contenti, lontano dal ridurre lo sfruttamento e le disuguaglianze, le durezze, i ritmi di lavoro bestiali e le sofferenze dell’era preindustriale, ha portato in aggiunta quel carico di malesseri tipici dell’uomo moderno, di questo schiavo salariato consumatore derubato del suo bene più prezioso, il proprio tempo: stress, nevrosi, frustrazione, smarrimento, angoscia, depressione, anomia, in un contesto di diffuso disagio esistenziale e vuoto di valori. Un modello economico che ha finito col rappresentare una mortale minaccia per il genere umano".
Si stava meglio quando si stava peggio - osservò Ottavio, versando allo stimato ospite un’altra tazza di tè. Parrebbe essersi scatenata l’iradiddio, una sorta di punizione divina
.
"So Ottavio che lo dice così per dire, avendolo anche