La canzone di Shartìs
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Fantasy - romanzo breve (81 pagine) - C’è chi ucciderebbe per il potere, chi brama la gloria, chi lotta per il proprio posto nel mondo. Ognuno si batte per plasmare il futuro. Ma non Shartìs: lei rivuole soltanto il suo passato.
Shartìs è un’avventuriera dai modi sbrigativi e dal coltello facile. Mercenaria senza troppi scrupoli, tutto ciò che desidera è scoprire cosa si nasconde nel suo passato: dal sangue le vengono poteri che non sa spiegare, e i suoi ricordi più vecchi risalgono ad appena un anno prima.
Quando due streghe le propongono di recuperare il medaglione di un’antica dea in cambio di una divinazione che sveli la sua storia, Shartìs accetta senza indugio. Quel che non sospetta è che si troverà coinvolta in una guerra fra l’autoritario culto del dio Orglan e le due sinistre incantatrici, i cui scopi non sono nobili come sembrano.
Inseguita da un sacerdote senza scrupoli – e dai modi fin troppo affascinanti – Shartìs incontrerà alleati improbabili e nemici ingannevoli, fino a imbattersi in una ragazzina sfrontata che, nonostante la riluttanza della guerriera, diverrà sua compagna d’avventure.
E quella missione per il proprio tornaconto si trasformerà in una lotta per la sopravvivenza, che la convincerà di come siano le scelte del presente – e non i misteri del passato – a definire il valore di ognuno.
Laura Silvestri è nata a Roma nel 1982. Laureata in Ingegneria Gestionale, nel tempo libero si dedica alla lettura e alla scrittura.
Suoi racconti sono usciti in antologie ed ebook di diversi editori (tra cui Delos Digital, Kipple Officina Libraria e Watson Edizioni). È inoltre presente nelle edizioni 2017, 2018 e 2019 delle antologie Mondi Incantati, contenenti i racconti premiati al trofeo RiLL e SFIDA.
Il suo romanzo Nel nome della Dea ha vinto nel 2015 la quinta edizione del premio Streghe, Vampiri & Co., ed è stato pubblicato dalla Giovane Holden Edizioni.
A marzo 2019 è uscito il suo secondo romanzo fantasy, Jingū. La Leggenda di un’Imperatrice per Watson Edizioni.
Con Delos Digital ha pubblicato i racconti lunghi La notte in cui tutte le donne e Materia Grigia nella collana Futuro Presente.
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Anteprima del libro
La canzone di Shartìs - Laura Silvestri
9788825403862
Prefazione dell'autrice
C
ome autrice, non posso negare di dare molta importanza alla rappresentazione femminile. Sarà che sono anche madre di due bambine, e che ho molto a cuore quel che leggono e che leggeranno in futuro.
Soprattutto nello Sword&Sorcery, è facile notare come ricorrano una serie di stereotipi nei personaggi appartenenti al gentil sesso
(naturalmente ci sono delle eccezioni) che possono ricondursi in buona sostanza a tre figure: l’amazzone, che sceglie di combattere ma sacrifica la sua femminilità per ottenere la totale indipendenza; la strega, spesso associata all'immagine convenzionale della femme fatale il cui scopo è usare la propria femminilità per manipolare l’eroe; la damigella in difficoltà, piena di virtù ma poco più che decorativa nell’economia del racconto.
Quando ho iniziato a scrivere La canzone di Shartìs avevo una sola intenzione: scrivere un racconto sword&sorcery con una prevalenza di personaggi femminili, che si confacesse ai canoni del genere a dispetto di questo capovolgimento di generi.
Questa scelta implicava il delineare una protagonista che non fosse caratterizzata esclusivamente dal suo essere femmina
, ma che fosse invece una donna moderna, con un carattere sfaccettato e dato dalla somma dei vari aspetti della sua personalità. Anche per questo è nata l’idea di non darle un passato: per potermi concentrare sulla scoperta della sua natura.
È nata così Shartìs, che è una ladruncola, una mercenaria, ma non per questo è incapace d’atti di altruismo e generosità. È una donna che vive liberamente la propria vita, che si concede avventure di una notte, che segue i propri sentimenti ma non se ne lascia sopraffare, che sa accettare l’aiuto che le viene dato pur essendo abituata a togliersi dai guai con le proprie forze. Shartìs è femminile ma non è bella: niente curve sensuali, nessuna – poco pratica – chioma fluente. È smaliziata e sarcastica ma non crudele. E, cosa più importante, avrebbe potuto essere un uomo e la trama del racconto non ne sarebbe stata inficiata.
Per le antagoniste e la comprimaria ho voluto divertirmi invece a giocare con gli stereotipi, modificandoli di proposito: le streghe sono affascinanti e pericolose, ma non usano il proprio fascino e la propria sensualità per manipolare la protagonista; Mathea viene salvata da Shartìs, ma non in maniera passiva: si propone come compagna alla pari, a dispetto della propria giovinezza.
Naturalmente non mancano personaggi maschili, ognuno con la propria rilevanza.
Ho spesso notato che si tende a pensare che la letteratura – di genere o meno – con protagoniste femminili sia scritta e destinata al solo pubblico delle lettrici. La mia speranza, con questo racconto, è di aver creato una storia che possa intrattenere e divertire il lettore, a prescindere dal suo genere. Credo che questa possa essere una via per diffondere una rappresentazione femminile realistica e varia, soprattutto nel genere fantasy.
Laura Silvestri
Nota dei curatori
L
aura ha presentato benissimo la sua opera e c'è poco che un curatore possa aggiungere, se non che Shartìs si inserisce, con pieno successo, nella galleria degli eroi letterari ignari del proprio passato, figli del Fato e della Fortuna, il cui percorso avventuroso è anche una ricerca di sé stessi.
Laura è un'autrice in crescita, come dimostrano la sua bibliografia e i riconoscimenti letterari già ottenuti. Abbiamo lavorato diverse volte su sue opere e non ci ha mai deluso: alla grande facilità di scrittura aggiunge una padronanza della trama e una sicurezza nel disegnare i personaggi che ci pare aumentare di narrazione in narrazione, sia che scriva in mondi di pura fantasia, costruiti con abilità e precisione, come qui, sia che ambienti le sue storie fantastiche in scenari storico-mitologici, che Laura studia con meticolosa attenzione ma vivifica e fa propri con originalità, come in Jingū – La leggenda di un'imperatrice, (Edizioni Watson), o in Yule – Viaggio nel cuore dell'inverno, di prossima pubblicazione in questa collana.
Alessandro Iascy e Giorgio Smojver
Parte Prima
Edera nera
L
a casupola era immersa nella penombra del tramonto.
Al centro dello stanzone fatiscente, Shartìs studiava a occhi socchiusi le due figure di fronte a lei, altere e composte nonostante lo squallore di ragnatele e legni marci che le circondava. – Come posso sapere che non cercherete di fregarmi? – sibilò. Per nascondere la tensione, si passò una mano sulla corta zazzera di capelli neri e si impose un respiro regolare.
La donna dagli occhi verdi le si fece incontro giocherellando con una ciocca dell’acconciatura dorata. Si fermò a un passo da lei, sovrastandola con la propria statura. – Non puoi. – Aveva una voce musicale e profonda, quasi maschile. – Ma del resto, sei stata tu a cercarci. Sei libera di rifiutare.
La seconda le sorrise in una studiata pantomima di gentilezza. Al contrario della sorella, era minuta, più aggraziata che sensuale. E ogni suo gesto era misurato, come a voler suggerire una sorta di timidezza. – Ti garantisco che i nostri poteri sono reali quanto i tuoi. Altrimenti, perché dovremmo nasconderci?
Shartìs se lo era chiesto più di una volta, prima di decidersi a incontrare le incantatrici in quella baracca sperduta fra i boschi.
Il dubbio l’aveva quasi dissuasa. Però aveva cercato per mesi – invano – qualcuno che potesse aiutarla, e infine erano spuntate loro due. Vi era incappata per caso: aveva scorto la più bella convincere un mercante a regalarle un drappo di seta scarlatta, sbattendo le ciglia sugli occhi da gatta e muovendo impercettibilmente le dita affusolate dietro la schiena. Un azzardo in pieno giorno, proprio al centro del mercato. Un’uscita dal tempismo così accurato da farle sospettare che, in fin dei conti, fossero state loro a scovare lei, e non il contrario.
Tuttavia, non aveva trovato alternative. Il sangue magico era raro e, in tempi tanto bui, ancor più raro era chi osasse farne uso.
– Sta bene – decise. – Vi porterò quello che mi avete chiesto, e lei… – indicò la sorella minore, che sfoggiava un sorriso fin troppo amichevole – … lei mi dirà ogni cosa.
La più appariscente non trattenne un sogghigno, i suoi occhi verdi, appena allungati, lampeggiarono nel buio della stamberga. – Ixabeta è un’eccellente divinatrice, non avrà problemi a svelare i segreti del tuo passato. Sempre che tu sia in grado di portare a termine la tua parte del patto.
Shartìs trasalì, punta nell’orgoglio; accorciò le distanze fino a trovarsi a un palmo dalla maga. – Non avete che da fornirmi la mappa – tagliò corto. – Certo, se foste delle streghe davvero abili, ve lo recuperereste da sole, il vostro tesoro – rincarò. Non le era facile avere fiducia in qualcuno. Non quando i più vecchi ricordi risalivano soltanto a un anno prima.
La minore scosse il capo. – Io e Zelabel non siamo guerriere, e i nostri poteri non possono difenderci dalle belve feroci o, peggio, dai sacerdoti di Orglan – spiegò. – Ma di sicuro tu non avrai problemi a prendere l’amuleto.
L’avventuriera annuì. Respirò a fondo, sforzandosi di ignorare l’afrore dolciastro dei fiori che marcivano nei mortai, dei liquidi che stagnavano nelle ampolle addossate l’una all’altra sopra l’unico tavolaccio.
Non era quello che aveva sperato, lo sapeva bene, ma probabilmente non le sarebbe capitata un’occasione migliore. Un pendente da ritrovare in un vecchio tempio abbandonato non era certo un gran prezzo da pagare; non se messo a paragone con ciò che gravava sull’altro piatto della bilancia.