Piccole Narrazioni
Di Anna Ferrari
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Persone come te, come me, come tutti.
I racconti hanno ognuno uno stile differente, sebbene appartengano al mio genere che chiamo il reale fantastico, dove il fantastico entra a braccetto con la realtà nella storia e ne diventa il completamento ideale.
Non tutto è spiegabile, non tutto si può razionalizzare, ma molto semplicemente è lì da osservare, con il cuore e la mente libera, è lì per crederci attraverso un puro slancio di fiducia, per comprenderlo dobbiamo per un attimo sospendere coscientemente l’incredulità, cioè assumere un atteggiamento poetico verso l’esistenza.
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Piccole Narrazioni - Anna Ferrari
Anna Ferrari
PICCOLE NARRAZIONI
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Indice dei contenuti
PICCOLE NARRAZIONI
A Fausto
Prefazione
Black & White
La bambina sull’autobus
Libero arbitrio
Macbeth: storia di un folle
Ricordi
11° comandamento: non giudicare
Una mamma
E comunque… quel che deve accadere, accade.
Ringraziamenti
NOTIZIE SULL'AUTORE
NOTE DELL' EDITORE
PICCOLE NARRAZIONI
ANNA FERRARI
A Fausto
LUI
Chi si preoccupa molto di conoscere la storia dell'uomo, e come questa misteriosa composizione si comporti sotto i vari esperimenti del Tempo, non ha senza dubbio evitato di soffermarsi, almeno brevemente, sulla vita di Santa Teresa[...]
Quella donna di Spagna, che visse trecento anni fa, non era certamente l'ultima del suo genere. Sono nate molte Teresa, ma non hanno trovato per se una vita epica in cui si dipanassero costantemente gesta risonanti; forse solo una vita di errori, frutto di una certa grandezza spirituale male assortita con la piccineria dell'opportunismo; probabilmente un fallimento tragico che nessun sacro poeta ha colto ed è così sprofondato nell’oblio. [...]
Queste goffe vite si palesano proprio come la sconveniente indefinitezza con cui il Potere Supremo ha plasmato la natura delle donne [...] Qua e là nasce una santa Teresa, fondatrice di nulla, i cui affettuosi battiti del cuore e i singhiozzi per una bontà irraggiungibile tremano e si disperdono tra gli ostacoli, invece di concentrarsi in atti memorabili.
(Middlemarch , George Eliot)
Who that cares much to know the history of man, and how the mysterious mixture behaves under the varying experiments of Time, has not dwelt, at least briefly, on the life of Saint Theresa[…]
That Spanish woman who lived three hundred years ago, was certainly not the last of her kind. Many Theresas have been born who found for themselves no epic life wherein there was a constant unfolding of far-resonant action; perhaps only a life of mistakes, the offspring of a certain spiritual grandeur ill-matched with the meanness of opportunity; perhaps a tragic failure which found no sacred poet and sank unwept into oblivion. […]
Some have felt that these blundering lives are due to the inconvenient indefiniteness with which the Supreme Power has fashioned the natures of women […] Here and there is born a Saint Theresa, foundress of nothing, whose loving heart-beats and sobs after an unattained goodness tremble off and are dispersed among hindrances, instead of centring in some long-recognizable deed.
(Middlemarch, George Eliot)
Prefazione
Sono particolarmente affezionata all’incipit di Middlemarch , il romanzo scritto a metà del secolo XIX dalla scrittrice inglese George Eliot, donna coraggiosa per i suoi tempi, che però scelse uno pseudonimo maschile al posto del suo vero nome, Mary Anne Evans, per pubblicare. Queste sue parole mi riempiono di speranza che ci sia un posto anche per me tra coloro che, pur umili, sono stati ricordati, ed è per questo che le ho scelte.
È un pensiero costante la memoria, il ricordare, che per me significa tenere in vita
: finché io ricorderò e racconterò a chi viene dopo di me, allora il passato non si disperderà, ma sarà linfa fertile e compagno costante.
Allo stesso modo desidero ardentemente essere memoria di qualcuno, per paura della morte, o per desiderio di immortalità, che poi sono la stessa cosa. A questo, tuttavia, partecipa un ulteriore sentimento: l’affetto, amo chi tengo nei miei ricordi, e mi auguro di essere amata tra i ricordi altrui. Questo dell’affetto, della vicinanza, dell’empatia con gli altri è un bisogno profondo, tanto che mi capita di sentire il mio spirito unirsi alla persona, o all’essere per cui sto provando amore vero. È un modo per toccarsi l’anima
, dico io, e la sensazione è di infinito, di gioia e dolore allo stesso tempo, perché si è consapevoli che a noi non è dato andare oltre, non possiamo rimanere in quella condizione, essa è destinata a finire, momentaneamente o per sempre.
Credo sia questo il motivo principale della mia scrittura: raccontare per esistere e ricordare e per essere ricordata. Quando un’idea o un pensiero si affacciano alla mente, devo metterli su carta, per paura di perderli, e finché non lo faccio, ne sono ossessionata.
La mia scrittura è molto varia, può avere un grande respiro, oppure esaurirsi in un breve racconto, informare attraverso articoli, rivolgersi all’intimità quando è diaristica.
Piccole narrazionisono sette racconti nati spontaneamente, di genere differente, benché vi sia una prevalenza di fantastico o meglio del fantastico-reale, come mi piace definirlo. La narrazione, cioè, si muove nella realtà, ma nello stesso tempo la realtà è abitata da personaggi ed eventi fantastici. Il modello narrativo potrebbe essere Frankestein, or the Modern Prometheusdi Mary Shelley, che contempla l’esistenza di un mostro immaginario nella vita di tutti i giorni, che si muove tra esseri umani perfettamente radicati nella concretezza.
Dunque, la raccolta si apre con Black and White, che ritrae due animali domestici visti nella loro componente naturale, ma anche concepiti in possesso di qualità umane, senza che siano mai ridotti a cartoni animati, anzi, Black e White conservano pienamente la loro istintività.
Sono assai affezionata ai miei animali domestici e spesso mi incanto a guardarli mentre giocano, o rimango sbalordita quando reagiscono con intelligenza, o mostrano di ricordare, e anche di capire il linguaggio. Se potessi vivrei in campagna, in una grande tenuta con molti animali. In loro compagnia sono serena, a mio agio, e parecchie volte vorrei avere il loro odore, così sincero. Dovremmo imparare da loro a essere più buoni, e autentici.
Libero arbitrio, Macbeth, storia di un follee Quel che deve accadere, accadesono racconti propriamente fantastici, e trattano il tema del male nel mondo, dell’ambizione spregiudicata e dell’impossibilità di controllare la mente. Macbeth, che conserva anche i nomi dei personaggi dell’omonima opera teatrale, trae leggermente ispirazione dalla tragedia Shakespeariana, ma solo per quel che riguarda il leitmotiv: l’ambizione che distrugge la dignità dell’uomo.
In 11° comandamento: non giudicaremi confronto con il problema di come farsi conoscere veramente dagli altri, di come sia difficile spiegarsi e farci vedere per quello che siamo, sovente anche perché gli altri non vedono o non vogliono vedere. La suora protagonista del racconto perde addirittura il senso di se stessa nel momento in cui il suo agire viene del tutto travisato.
Una mammaè ambientato a scuola, e affronta il tema opposto: come capiti che l’amore porti le persone a svelarsi più di quel che vorrebbero, e che quindi abbandonino i loro ruoli per essere solo nudi individui con sentimenti, preoccupazioni, desideri.
Sono davvero delle piccole narrazioni
questi racconti, nel senso che sembrano addirittura raccontate a fil di voce, destinate a chi ha voglia di ascoltare, di affidarsi a quella parte irrazionale che può fare molta paura, ma che è assai ricca di suggestioni.
È proprio l’irrazionale che ha guidato la mia mano, come se fosse la facoltà prevalente di noi stessi, per cui ci costa tanta fatica tenerla a bada con il buon senso, il raziocinio, la civilizzazione.
Ritengo che l’irrazionalità sia molto importante per vivere una vita completa, che vada coltivata allo stesso modo della nostra coscienza. Un argomento molto diffuso oggi è la mindfulness, ossia la capacità di concentrazione massima del nostro essere sul presente, scevra da ogni giudizio, per portare ogni cosa a coscienza. Un traguardo non facile, che si può raggiungere anche con la meditazione. Sia l’una sia l’altra hanno componenti irrazionali che sono fondamentali per la loro piena realizzazione.
A questo irrazionale mi affido quando non capisco, quando non trovo giustificazioni, ricordandomi della negative capability, la capacità negativa
del poeta inglese John Keats, ossia la capacità di permanere nel dubbio senza per forza domandarsi perché.
C’è un po’ di tutto ciò in questi racconti, quindi, a chi se lo chiedesse, c’è sicuramente un po’ di me stessa, per forza, costruire un romanzo, un racconto è creare qualcosa di nuovo, quasi, si potrebbe dire, una nuova vita, è dunque normale che nelle nostre narrazioni scorra