La scelta
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Anteprima del libro
La scelta - Raffaele Spera
633/1941.
Introduzione
Viaggiavo senza meta, lasciando dietro di me il mio passato, non potevo annullarlo, ne rinnegarlo, ma dovevo abbandonarlo, non mi apparteneva più. La mia auto andava ad andatura sostenuta, con me solo la musica che amavo, avevo lasciato dietro ogni ricordo. La mia non era una fuga ma un viaggio verso qualcosa, che avrebbe ridato un significato alla mia presenza in questa realtà. Volevo poter capire il significato di questa parola che mi accompagna da sempre, realtà. La mia vita mi appartiene, e nessuno potrà mai dirmi cosa c’è oltre il limite del reale. Io volevo scoprirlo, ed ero pronto a tutto, pur di vivere questa esperienza che mi avrebbe cambiato la vita. In questa notte illuminata solo dai soliti pensieri, resto spento, chiuso, a respirare piano l’aria di un maggio, freddo e spoglio, come me. Mi fermo dentro questa notte mai davvero solo, una musica mi avvolge, non mi ritrovo mai dove mi lascio, è troppo tempo che casa non è più casa, è troppo tempo che io non sono più io. La mia musica è dolce, piove ma nessuno sente, nessuno sa. Guido per tornare ma mi trovo altrove, senza strade e senza porte, e quello che mi torna, non ha più anima, perché non ha braccia cui tornare.
Capitolo I
Viaggiare è bello perché è scoprire nel riscoprirsi, conoscere nuovi orizzonti, nuove abitudini, altre persone … magari ritrovarsi. Viaggiare costeggiando la riva del mare è fantastico, il suo colore, il suo movimento sinuoso, elegante, sensuale, mi rende il viaggio come una passeggiata. Porta via i miei pensieri e recupera un sorriso dal mio profondo, è come scorrere un rio che viaggia verso il suo fiume e di lì al suo delta. Questa è la vita di ognuno di noi, si nasce goccia, limpida e pura ma non si sa mai, dove sfoceremo e cosa ne sarà della nostra purezza. Roberto Sensi, costeggiava il mare senza una meta ben definita, per adesso aveva nella sua anima un solo modo di vivere quel viaggio, la ricerca della realtà. Un concetto per niente astratto, ma in totalitaria espressione, intimamente connessa con il suo Se interiore. Una definizione, da una prima lettura alquanto complessa, ma è tutto difficile quando non sappiamo interpretare le parole. Roberto era solo, si lasciava alle spalle un passato, un mondo, storie che lo avevano segnato, maturato, forgiato, ma non trasformato, lui era sempre la stessa persona con i suoi propositi, le sue ambizioni, i suoi sogni che non aveva mai compreso e che ancora rincorreva. Questa era la sua forza, credere in se stesso. Viaggiare di notte è anche piacevole, ma quando la stanchezza si fa sentire, è buona abitudine rallentare e fermarsi al primo autogrill per un buon caffè, il buono è sempre un tocco di speranza, il caffè è uno dei segreti del piacere. Parcheggiò la sua auto e si avviò al bar dell’autogrill, erano le due e cinquantasette di notte, su di un’autostrada qualsiasi, di un posto qualunque. Entrò e si portò alla cassa senza neanche guardare chi ci fosse, quando un profumo attirò uno dei suoi sensi e si girò per percepirne le origini e la notò. Fasciata in un tubino elegante, costoso, come le scarpe e il profumo ambrato e speziato che gli solleticava le narici, non gli pareva il tipo di donna che se ne andava in giro di sabato notte con dettagli fuori posto. Lo incuriosiva, era come una luce che rischiarava il buio e lo attraeva a sé, suscitando in lui la sensazione di essere null'altro che una piccola e insignificante falena il cui destino era ormai già scritto. Avvertiva persino il calore e lo sfrigolio del fuoco sulle ali. Per quanto, a pensarci bene, la sconosciuta era una creatura che apparteneva alle tenebre più che alla luce: la portava dentro, come la notte più cupa e torbida.
Insieme al caffè decise di prendere una bottiglina di acqua naturale e di sedersi in un tavolo attiguo, a quello di quella donna. Voleva solo osservarla, penetrare nei suoi pensieri, scoprirla senza svestirla, era una sua ambizione da sempre, quella di capire gli altri, senza nulla nuocere o interferire nella loro vita. Sorseggiava il caffè, aspirava con le narici il suo profumo e si deliziava la vista ammirandola, ma senza farle pesare nulla, era già oggetto di troppi sguardi, per nulla ingenui e per niente incuriositi … la spogliavano con gli occhi. La loro curiosità era il suo corpo, non il suo contenuto. Lasciò che il tempo gli scivolasse fra i pensieri, lasciandosi viaggiare alla ricerca di una dimensione in cui, non si sarebbe più posto domande, avendo scelto di vivere senza tempo, senza luogo, senza pianificare la sua vita. Lanciò un ultimo sguardo alla silenziosa, donna, bruna, con capelli castani scuri, labbra pennellate, sul suo viso ovale, con occhi da giaguaro, adattati alla vita notturna, aspirò il suo profumo e si alzò per portarsi verso l’uscita. All’improvviso il cielo divenne cupo e sì illuminò a giorno, uno dietro l’altro una serie di fulmini e di lì a poco i tuoni, a rullo di tamburo per avvisare, che un forte temporale era alle porte, per cui dopo aver raggiunto la porta dell’uscita, Roberto desistette e tornò indietro. Era il momento meno adatto per ripartire.
Uno degli addetti all’autogrill, notando la sua indecisione gli disse:
«Se vuole, può sostare e ripartire domani mattina con calma, abbiamo delle camere, sarà certamente un temporale forte e viaggiare, non è la cosa migliore in questo momento.»
«La ringrazio, vorrei attendere ancora un po’ per verificare se è il caso o meno, altrimenti seguo il suo consiglio.» Rispose Roberto mentre ritornava al tavolino da dove si era alzato e ne approfittò per chiedere una tazza di orzo, anche se suonava strano dopo un caffè.
La signora sorseggiava una tazza fumante di un qualcosa dal colorito scuro. Aveva un volto deciso, uno sguardo imperturbabile, e sembrava essere presente solo fisicamente, perché tutto quello che accadeva non lo avvertiva, a giudicare dalla sua staticità emotiva. Emanava un fascino misterioso, che non la rendeva per niente antipatica, tutt’altro molto interessante.
Io la osservavo saltuariamente, mentre mi riscaldavo lo stomaco con quella tazza di orzo, la temperatura era crollata improvvisamente e il maltempo non sembrava presagire niente di buono. La scelta migliore era sostare e riposare, ma prima di farlo m’incuriosiva quella donna, che ci faceva tutta sola qui, forse aspettava qualcuno?
Le domande senza risposta erano odiose per Roberto, sarebbe stato più utile frenare la sua curiosità, anche se non era una sua prerogativa, ma in quel momento le sue attenzioni erano rivolte a quella donna. Il tempo scorreva velocemente e il temporale, sembrava sedarsi, lasciando presagire un miglioramento a breve delle condizioni climatiche. Il suo orzo era finito da un po’, ma lui meccanicamente continuava portare la tazza, vuota, dell’orzo alle sue labbra e ci vollero più tentativi per rendersi conto, che era vuota. La sua mente era come svuotata, il tempo era una costante assente per lui, che rifiutava di guardarsi indietro perché sapeva che la sua vita era da qualche parte, avanti a lui, anche se non sapeva esattamente dove, ma c’èra.
«Il temporale sembra passato, ormai ci stiamo tropicalizzando.» Roberto lanciò questa frase, mentre finse di finire di svuotare la sua tazza, vuota. Un tentativo futile, di rompere il silenzio con quella misteriosa donna, che non raccolse e continuò a essere come assente nella sua presenza.
«La curiosità non mi è mai appartenuta, ma vorrei essere parte dei suoi pensieri, per fare il suo viaggio.»
Esordì all’improvviso Roberto rivolgendosi alla signora con tubino nero fasciato, che alla domanda di Roberto, non si scompone per nulla, lo guardò con indifferenza e senza esprimere nulla sul suo viso gli risponde:
«Ognuno di noi ha una sua strada da percorrere, io ho la mia, lei vada per la sua. Ho già fatto il pieno della mia vita, se avanza qualcosa, glielo cedo volentieri ma non sono alla ricerca di nulla, sto bene con me stessa. Ora se mi vuole scusare, le sarei grato se non m’importunasse più.»
«Vogliate scusarmi, non intendevo recarle alcun fastidio. Penso di essere stato frainteso nelle mie intenzioni. Io riprendo la mia strada, il tempo è migliorato, anche se non so dove mi condurrà e neanche m’interessa.»
Roberto si congedò e si avvio verso l’uscita, dopo aver risposto con tono secco ma garbato alla misteriosa donna. Aveva appena messo la mano destra sulla barra antipanico di apertura, quando sentì un rumore dietro di se e si girò di scatto, per vedere chi ci fosse che lo stava seguendo, con stupore notò la donna con tubino, che si stava avvicinando a lui con una mano tesa.
«Voglia scusarmi, per la mia risposta ma l’educazione è una caratteristica di pochi e vivendo continuamente in difesa, non si considera più chi ti rivolge la parola per uno scambio di opinioni, da chi cerca di rimorchiarti. Mi chiamo Alice Reale.»
«Io Roberto Sensi, mi dispiace per l’equivoco e sono contento che ci siamo chiariti.»
«La ringrazio, ci tenevo a dirglielo, l’ho osservata mentre sorseggiava la sua tazza d’orzo, che è la mia bevanda preferita.»
«Le confesso che la osservavo, mentre era con la mente che spaziava per chissà dove.»
Rispose Roberto abbozzando un sorriso, per addolcire il tono della conversazione.
«Mi piace viaggiare e spesso m’isolo dalla realtà in cui sono temporaneamente presente e mi lascio andare, senza rendermene conto. Poco fa era uno di questi momenti.»
Rispose Alice, ricambiando il sorriso ma non senza un lieve morso al labbro inferiore. Dettaglio che non sfuggi a Roberto, che la osservava con ammirazione.
«Il nostro errore è guardarci dietro, ci limitiamo e freniamo il nostro desiderio maggiore … la scoperta. Le chiedo scusa ma potremmo continuare questo nostro dialogo, seduti davanti a una bella tisana, vista l’ora tarda.» replicò Roberto.
«Ottima idea, ma dubito che possano avere una tisana di mio gradimento per cui le propongo una nuova tazza d’orzo, così non resteremo delusi entrambi.»
Alice e Roberto, si portarono al tavolino, dove prima era seduta lei, c’èra ancora la sua tazza d’orzo vuota sul tavolino. Roberto ordinò due tazze d’orzo che lui personalmente portò al tavolino chiedendo ad Alice se gradiva qualche dolcino di pasta frolla, che non fu accettato.
«Alice, le dispiace se ci diamo del tu?» Roberto con tono calmo.
«Nessun problema Roberto, siamo abbastanza adulti da poter gestire le nostre scelte.»
«Grazie Alice, riconosco di essere un perfetto sconosciuto, ma mi ritengo anche una persona molto affidabile. Mi sono fermato a quest’autogrill per caso, uno valeva l’altro per me, sono in viaggio da alcune ore, sveglio da questa mattina presto, quando mi sono alzato e non ho trovato più me stesso nella realtà, che vivevo. Ho stipato il necessario in un trolley, aperto la porta e andato via. Dove non lo so ancora, ma lo scoprirò viaggiando, una cosa ne sono certo, devo trovare la mia identità di vita.»
«Hai fatto una sintesi perfetta, in poche parole dei tuoi progetti e considerando che il tempo è il nostro nemico, direi che hai avuto un bel coraggio per cambiare la tua vita, semplicemente girando la pagina di un libro.» Replicò Alice.
«Esattamente! La vita ci dona sempre, in qualsiasi istante la possibilità di cambiare, sta a noi scegliere o continuare. La mia è una filosofia personale, che non impongo a nessuno, si può camminare da soli o in compagnia, basta scegliere.»
«Tu cosa hai scelto.» Rispose con uno sguardo sibillino Alice, accavallando le gambe e giocando con una ciocca dei suoi capelli mentre lo fissava negli occhi, per scrutarlo dentro.
«Ti confesso che al momento viaggio da solo, quello che accadrà non lo so e non me lo domando, sarà al momento che farò le mie scelte, ho cambiato ottica della mia vita. Una vita schematica, programmata, statica, non era più per me, era arrivato il momento di cambiare, per cosa, non lo so ma lo scoprirò.»
«Mostri coraggio, ed è lodevole ma in fondo ti capisco. Io ero qui per motivi diversi, di cui non amo parlarne e stavo riflettendo, sul mio vissuto e guarda caso incontro te, che sei un passo davanti a me … tu hai fatto la scelta che mi mancava.» Rispose Alice, lasciando libera la ciocca di capelli con cui giocava.
«Vuoi dirmi che io ti ho aiutato a scegliere?»
«Assolutamente no, ma tu mi hai mostrato la strada da percorrere e a me manca solo il coraggio di percorrerla. Tu hai una mente molto aperta che spazia oltre la percezione del presente, una persona fuori dai normali schemi dottrinali. Hai un tuo lato tenebroso e segreto, come d’altronde io, ma tu non lo lasci incidere sulle tue scelte, io ancora non ci riesco.»
«Alice, forse non ti rendi conto che io sono sull’autostrada e tu sei sulla strada ma puoi raggiungermi, se lo vuoi. Tutto questo non è un discorso astratto ma è uno scambio di opinioni tra due persone deluse.»
«Hai centrato perfettamente il problema.»
Replicò Alice, mostrando un certo stupore per l’affermazione di Roberto. Prese la tazza di orzo fumante e cominciò a sorseggiarla, era molto caldo mentre fuori la tempesta si era placata e dentro di se un raggio di luce aveva fatto capolino, oltre lo sconforto in cui si era imbattuta poco prima. Continuarono a discutere incuranti di quanto accadesse attorno a loro e anche del tempo, sin quando le prime luci dell’alba, dichiararono l’inizio di un nuovo giorno. La stanchezza era scomparsa, il loro scambio aveva aperto due mondi completamente sconosciuti fino a poche ore prima, ora non più, avevano qualcosa che li accomunava che ancora non conoscevano.
«Ti chiedo scusa Alice ma con le mie chiacchiere ti ho rubato una parte del tuo tempo, è stato piacevole confrontarmi con te e non mi dispiacerebbe per niente, rivederti ma mi rendo conto che siamo due meteore alla deriva nell’universo. Una scelta o una casualità? Io credo che non lo sapremo mai, semplicemente perché non desideriamo saperlo. Il dare risposte a volte oltraggia la verità e ci porta verso l’infelicità.»
«Scusarti di cosa, se non gradivo la tua compagnia, è superfluo dire che non mi sarei neanche presentata. In merito alla tua definizione dell’importanza delle risposte, non sono molto d’accordo ma non ritengo sia il momento migliore per discuterne. Io non so quale sia la tua meta, ma spero di incrociarti sulla mia strada, ancora una volta, senza porre condizioni a quando e dove.»
«Se vogliamo rivederci, basta scambiarci il numero di cellulare, sarà una tentazione costante. A noi la scelta di accettare o no.» Rispose Roberto con un sorriso.
«Hai un modo elegante di chiedere le cose, lo deve ammettere e dirti di no, è difficile perché è come nascondere un’emozione e questo non aiuta a vivere ma a sopprimere. Quindi nessuna difficoltà allo scambio.»
Roberto e Alice si scambiarono i cellulari, una stretta di mano e uno sguardo. Roberto con passo lento si avviò verso l’uscita, non le aveva chiesto, dove fosse diretta, e nulla inerente al suo passato non chiese nulla se non