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Io, lui, Eliana e…
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E-book431 pagine6 ore

Io, lui, Eliana e…

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Info su questo ebook

Una storia nella storia, mentre un’invisibile mano, di nome suspense, traccia i contorni della realtà, dove la verità sebbene sembra facile da comprendere, ci mostrerà i diversi volti della vita di ognuno di noi, dove spesso è difficile capire quale sia quello vero. Amare, amore, hanno una loro identità e in questo romanzo vi perderete nel cercare di capire quali i confini della vita e il peso che il vissuto dà alla nostra realtà.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ago 2014
ISBN9788891152800
Io, lui, Eliana e…

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    Anteprima del libro

    Io, lui, Eliana e… - Raffaele Spera

    633/1941.

    Capitolo I

    Il mare si distendeva ritmicamente sulla spiaggia, lasciando una scia di sabbia smossa, fatta da tanti granelli quanti i pensieri che occupavano la sua mente, sdoppiata dal corpo abbandonato alle carezze dei flutti del mare. Un corpo, vestito della sola pelle, inerme, insensibile a tutto, giaceva sulla riva.

    Era stanca di porsi domande, cui non sarebbe mai riuscita a dare una risposta che la ponesse, per sempre, nella condizione di non far riemergere la sua coscienza. La bianca luna, con i suoi raggi, non riusciva a carezzarla senza ferirla, il dolore della violenza subita, era ancora bollente. Non molto distante da lei i suoi abiti, che avevano vestito il suo corpo, violato.

    Non ha importanza chi fosse o fossero, l’umiliazione subita non era legata alla quantità ma all’entità morale del danno. Qualcosa dentro di sé stava percorrendo la strada del suo animo, spingendo con tutta forza le sue sensazioni, la vergogna, la rabbia, l’impotenza fuori dal loro nascondiglio.

    «Questo sogno ripercorre, quasi quotidianamente le mie notti; vorrei che mi aiutasse a dargli un significato, incomincia a farmi paura l’inquietudine, che mi trasmette al mio risveglio improvviso» disse Eliana alla dott.ssa Ivana Sensi, cui si era rivolta, non con troppo entusiasmo, ma l’aveva scelta perché era il primo nome di donna che aveva incontrato scorrendo fra le pagine gialle. Si vergognava di parlarne, di questo sogno, che da qualche mese era ospite fisso della sua mente. La sua forza di volontà era messa a dura prova e i riflessi negativi si sentivano anche nel suo rapporto di coppia. Rifiutava di far l’amore con il suo amato e lui, comprensivo e innamorato, la sosteneva moralmente e l’aveva invitata, con garbo, a cercare una soluzione attraverso l’aiuto di uno psicologo.

    «Credo che la sua presenza, qui, non sia del tutto arbitraria per cui con calma riusciremo a scoprire il perché, mia cara Eliana, tu stia vivendo questi sogni. Il tu è un modo per ridurre gli spazi fra noi, e renderti più facile il dialogo con me, con calma inizierai a vedermi, non come un giudice e neanche come un profeta ma come un’amica molto speciale. Questo è stato il nostro primo incontro ci rivediamo esattamente fra otto giorni alle 16.00. Va bene per te?»

    «Sì, penso di sì, se mai dovessi avere problemi, la richiamo.»

    «Fallo in qualunque momento sentissi il bisogno di ascoltare la mia voce per rasserenarti. D’accordo?»

    «D’accordo, se avrò problemi, ti chiamerò.»

    Lasciò lo studio, e ritornò a passo spedito verso la fermata del metrò, avendo cura di guardarsi intorno, appena uscita dall’androne dello stabile, che opportunamente si era assicurata fosse dall’altro lato della città, non voleva disputare alcun incontro con persone di sua conoscenza, si vergognava di parlarne con chiunque. Il perché, era presto per scoprirlo. L’importante è che avesse realizzato la sua esigenza di aiuto e avesse iniziato un opportuno percorso di ricostruzione.

    Il metrò era discretamente affollato, per l’ora non di punta ed Eliana, tra una sbirciatina a una rivista comprata per occupare la sua mente, lungo il viaggio, e una al saliscendi di visitatori a ogni fermata, si guardava intorno, tirando un sospiro, quando prendeva atto dell’assenza di conoscenti. Era terrorizzata dalla sua realtà che subiva, senza riuscire ancora a elaborarla. Finalmente giunse alla sua fermata e velocemente si portò nella sua tana, la sua casa.

    Eliana oggi viveva da sola, aveva fatto questa scelta circa un anno prima, quando aveva trovato il coraggio di liberarsi dal giogo del marito che le aveva tappato le ali con la sua stupida e ossessiva gelosia. Aveva un disperato bisogno di vivere. Una scelta molto coraggiosa e ponderata, che non l’aveva intimorita per niente. Il coraggio, nelle sue scelte, non le era mai mancato, ecco perché non riusciva a capire il perché di quell’ansia che si manifestava, al risveglio, molto spesso nel cuore della notte, con un senso di broncospasmo tanto forte che il respiro si bloccava e, un sudore, freddo, le imperlava la fronte, come se fosse imminente la morte. Non era la paura della morte che temeva, ma della vita, non aveva ancora raggiunto nessuna delle mete che si era proposta e aveva molto da conquistare. Il suo amato, era un uomo divorziato, con figli, che di coraggio ne aveva da vendere, ambizioso come lei, che simpaticamente definiva: Il folle che le sapeva parlarle d’amore. Avevano, per adesso, liberamente scelto di vivere ognuno una sua realtà distinta dall’altro, avevano delle strade da seguire prima d’incrociarsi sulla stessa e tanti problemi da superare, ma tutto questo non li spaventava, il sogno sì!

    «Buon giorno, Ivana.»

    «Ciao Eliana, ti trovo stanca.»

    «Ti credo, tra stress da lavoro, e notti a metà, per il solito incubo, non riesco a recuperare le forze.»

    «Con calma, troveremo la strada a ritroso. A noi interessa sapere da dove nasce questo tuo sogno, dobbiamo scavare nel tuo passato per cui ti invito a rilassarti e a lasciarti liberamente andare con i tuoi ricordi. Facciamo un bel viaggio nel tuo passato, con il tuo consenso.»

    «Voglio la soluzione al mio problema, per cui sono disponibile a qualsiasi mezzo che possa aiutarmi a sapere il perché, sono anche consapevole che la verità potrebbe nuocermi.»

    «Sono contenta che tu abbia anticipato alcune conclusioni da sola perché se sarà necessario, dovrò far ricorso all’ipnosi, non prima di aver ottenuto il tuo consenso scritto.»

    «D’accordo» rispose Eliana.

    La seconda seduta si svolse regolarmente, era presto per far sì che qualcosa, dal profondo del suo inconscio iniziasse a risalire verso la soglia della coscienza, ma quantomeno Eliana incominciava ad avere più fiducia nella sua psicologa, parametro indispensabile per un efficace sviluppo della relazione medico-paziente.

    Inizialmente, molte nuove esperienze ci fanno paura, perché la non conoscenza ci predispone alla difesa accanita e non riduce le distanze, all’opposto molto spesso le allunga, minando un rapporto iniziale che potrebbe svilupparsi, molto più liberamente sul terreno della fiducia.

    «Eliana è presto per avere risposte, hai appena iniziato la strada verso la riscoperta di te stessa, considera che spesso può essere fonte di sofferenza.»

    «Come se non bastasse il mio passato, vissuto all’ombra del suo egoismo.»

    «Pensarci non può che farti male, ma se questo male ti aiuta a vivere, con più serenità, la tua attuale realtà, ben venga. Anch’io, come tutti, ho un mio trascorso e sebbene sia difficile, ogni qual volta mi affiora un pensiero, lo rimuovo dalla mia coscienza, con una forza interiore che mi spinge a guardarmi sempre avanti, senza mai fermarmi a pensare su quanto già è successo e che, ormai, non posso più modificare.»

    «Ti ringrazio, Luca, è semplice per chi ha superato il dolore, parlarne con una certa distanza morale, ma io ancora non ho superato questa fase, ho bisogno di tempo.»

    «Hai bisogno di serenità, non di quantizzare i tempi di realizzazione, ma di assaporare il piacere di vivere in primis. È da qui che parte la tua e la mia strada, impariamo a gioire della fortuna di esserci incontrati e che dalla nostra amicizia è nato questo sentimento di una forza straordinaria.»

    «Hai ragione, a volte mi lascio prendere dalla malinconia e divento facile preda del mio passato che oggi, anche grazie a te, leggo in modo diverso, direi reale.»

    «Non devi ringraziarmi di niente, sono stanco di ripetermi in merito, tu meritavi di ricevere e non solo di dare.»

    «Lo devo a te se ho scoperto una realtà che vivevo, ma non vedevo, sembra una storia surreale, ma è la pura verità. Spesso viviamo una realtà che subiamo e quindi non ci appartiene, i sentimenti, spesso, ci nascondono la dura verità in cui, siamo solo vittime.»

    «Guarda avanti e vedrai qualcosa di nuovo. Cerca sempre di non fossilizzarti sui ricordi del passato, giacché tale è, un vissuto che non ti appartiene più. Oggi il tuo presente siamo io e la nostra storia. Vivila solo se lo vuoi! La mia è una libera richiesta, non una costrizione condizionata, non ho mai amato giocare con i sentimenti e se un giorno ti ho detto, ti amo, non era per frase d’uopo, a parlarti non ero io ma l’animo mio che soffre, insieme con te, quando ti sente triste e ride con te, quando il sorriso sorge sulle tue labbra.»

    «Non hai bisogno di ricordarmi il tuo sentimento, so quello che provi e se ti ho aperto il mio cuore, non è perché mi sento attirata dalla tua, devo riconoscere, simpatica presenza, ma dal tuo animo e dalla sua capacità di dialogare. Non sono matta, l’animo bisogna solo ascoltarlo e vi accorgerete, quando riuscirete a trovare un punto d’incontro, i suoni e le voci che vi siete persi in tanti anni. Vi sembrerà di non essere mai vissuti!»

    «Infatti, hai già sprecato molto della tua esistenza, è giunto il momento di concederti a te stessa e di VIVERE.»

    «Vorrei capire perché non riesco ancora a volare, è un anno ormai che ho lasciato il giogo del mio passato, in modo alquanto burrascoso: non ha mai amato perdere e allora, più che mai, non gradiva lasciarmi andare, non voleva rinunciare a me, a suo dire.»

    «Giusto, a suo dire! La luce inizia a percorrere in te, con calma capirai, dove risiede la verità della realtà, che spesso ci illudiamo di vedere e invece non leggiamo, fermandoci a quello che ci appare in superficie. Questo posso affermartelo io oggi, con i miei problemi, fisici e morali, che non quantizzo e che non posso cancellare perché fanno parte di me. Questa nostra storia è stata, da me, fortemente voluta, devo dire che almeno all’inizio hai quasi subito, e non ho mai gradito la tua remissività, sapendo la forza interiore che sai esprimere nelle tue scelte. Oggi, dopo un anno, siamo ancora alla ricerca di un equilibrio, ma liberi delle nostre scelte. Un parametro fondamentale. Avrei ancora molto da aggiungere, ma non è il momento e il luogo. Sono fiducioso nel nostro futuro per cui mi sono dato un tempo per la mia nascita, oltre non andrò. Farò una scelta che varrà per il resto della mia vita.»

    «Impenetrabile come sempre, folle ed enigmatico, di peggio non potevo cercarmi. Potresti darmi qualche indizio per capirci qualcosa, in fondo se non sbaglio stavi parlando di qualcosa che riguarda anche me.»

    «Hai ragione, ma credimi, tu per quanto sembri il catalizzatore, hai una partecipazione pari a zero, in questa mia scelta. Non hai e non hai avuto MAI NESSUNA COLPA di tutto quello che ho deciso per la mia vita. Le mie scelte sono e saranno sempre, indipendenti dai sentimenti che provo per te.»

    «Ti ringrazio di non aggiungermi carichi morali, ora che inizio a liberarmi di alcuni molto grossi.»

    «Come potrei dire, diversamente sei stato sempre di una squisita sincerità e hai avuto la delicatezza di tenermi al di fuori dalle tue problematiche familiari. Anche se con un’amica ci si confida e tu mi hai tenuta all’oscuro del tuo travagliato divorzio, ho sempre saputo che i sentimenti che nutrivi per me non erano di amicizia pura. In merito, devo dire, che il rispetto e la stima che ho ricevuto da te non hanno confronti con nessuno.»

    «Ancora uno sguardo al passato e non riusciremo più ad andare avanti, esso non deve pesarci, in fondo se oggi siamo qui, è grazie ad esso e alle scelte che abbiamo operato in funzione degli eventi che si sono susseguiti, in cui noi non abbiamo avuto alcun ruolo. Ti chiedo un favore, se puoi… assecondami.»

    «Sì e senza condizioni,» rispose gioiosa e fiduciosa, come sempre nei suoi riguardi, Eliana.

    «Non parliamo, almeno per questa sera, del nostro passato e guardiamoci negli occhi, dove sta nascendo il nostro futuro.»

    Senza aggiungere null’altro, con la dolcezza di chi coglie un fiore, carezzò con le sue labbra, quelle di Eliana, mentre le sue braccia, scivolando sui suoi fianchi si univano dietro le sue spalle per stringerla con delicatezza a sé e deliziarsi con un bacio lunghissimo, in cui le lingue giocavano in quella cavità reale, qual è la bocca, a carezzarsi tra loro per poi avvinghiarsi, nel tenue tentativo di stringersi tra loro. Univano, così, non solo i loro umori ma anche le loro sensazioni. Un bacio lunghissimo in cui le mani di Luca si liberarono dalla stretta per scivolare, con estrema cautela ma in modo soffuso, sui glutei di Eliana. La fine dell’interminabile bacio.

    «Le zampette per cortesia imbrattano troppo in quel luogo sacro.»

    «Come rispose Garibaldi il 9 agosto 1866: Obbedisco!»

    «Scemo, come sempre.»

    «Sì e come sempre, follemente ed eternamente, innamorato di te.»

    «Oggi, anch’io!»

    E ripresero a baciarsi, quando a un tratto.

    «Noooooooo! Scusami Luca, non posso, non ce la faccio.»

    «Calmati, non deve essere motivo di apprensione la tua paura.»

    «Aspetterò che il tutto si risolva, anzi scusami tu se ho risvegliato la donna sensuale che hai dentro di te.»

    «Tu non hai colpe, sei la parentesi più bella della mia vita, con te, oggi, riesco a vivere con estrema serenità.»

    «Fermati, hai fatto una promessa.»

    «D’accordo, non parlerò del passato.»

    «Ora puoi continuare.»

    «Direi di cenare, se sei d’accordo e vista l’ora, una bella pizza è quello che ci vuole.»

    «Aggiudicata, volo a prenderle, per te, la solita marinara senza olio? A me, la cara margherita al filetto di pomodoro e provola.»

    «D’accordo.»

    Eliana era sola, con se stessa e i suoi ricordi, i nostri compagni di percorso. Impariamo a lasciarci dietro di tutto, non importa se belli o brutti, chi vuole vivere, deve assaporare il gusto del quotidiano e non lasciarsi condizionare dal proprio passato. Quello non esiste più, non deve influire sul nostro cammino, abbiamo bisogno d’imparare a convivere con questa realtà della vita, altrimenti esistiamo, non viviamo.

    Eliana preparava la tavola con cura, era molto amante del suo rifugio e quando il lavoro glielo consentiva, si dedicava a renderla più accogliente. La scelta era stata molto meticolosa e non priva di difficoltà, oggettive ed economiche.

    Il difficile di ogni essere, non é scegliere cosa fare della propria vita ma avere il coraggio di decidere, se esistere o vivere .

    Eliana aveva percorso una buona parte della sua vita sulla strada dell’esistenza e solo quando aveva aperto gli occhi, aveva potuto prendere atto quale fosse la sua realtà. Oggi vedeva, con occhi diversi, quello che per anni aveva accettato come purezza assoluta, senza minimamente pensare che fosse il frutto di una mente contorta che le aveva costruito, con astuzia impareggiabile, una sorta di fantastico mondo. Sì, lo amava intensamente e nulla gli avrebbe fatto cambiare idea. Quello che nutriva Luca nei suoi riguardi, non fosse un sentimento di pura amicizia, non lo aveva mai negato!

    In quel periodo era letteralmente accecata dall’amore, che gli veniva, quotidianamente, rappresentato. Avrebbe creduto qualunque cosa. E quando Luca gli faceva notare qualcosa, preferiva rifugiarsi nel suo mondo, dicendo che era la tutta la sua vita.

    «Eliana!» La voce di Luca interrompe per fortuna il suo frugare nel passato. «È pronto il nostro spazio ristoro, ho un discreto appetito e il profumo di questa pizza è invitante.»

    «Certo tesoro, manca solo una candela profumata e la birra, categoricamente analcolica, la metto in tavola al momento. Lo so che la gradisci molto fredda. Ami il freddo ma ancor di più la donna passionale.»

    «Non la donna, tu, sei molto più dell’esser semplicemente donna. Infatti, non ho mai cercato sesso, fine a se stesso, ma Amore con sesso, senza falsi pregiudizi. Tu sei l’esplosiva miscela di sensualità, mistero, passione e tanto Amore che mi ha stregato.

    «Il coraggio non ti manca, mangiamo la pizza che è ancora calda, domani avrò una giornata campale.»

    «Va bene! A tavola.»

    Gustarono la cena e dopo un saluto affettuoso, con profonda tristezza Luca lasciò la casa di Eliana per raggiungere la sua. Abitavano nella stessa strada, almeno in questo erano stati fortunati, erano riusciti a trovare due appartamenti in affitto, distanti pochi isolati fra loro, abbastanza, per lasciarli liberi di vedersi con assoluta tranquillità, senza cadere nel quotidiano. Luca stava realizzando un progetto abbastanza, audace, motivo dei suoi continui contrasti con la precedente compagna, con cui era convolato a nozze. Pochi mesi di matrimonio, i primi contrasti e il castello di cristallo era andato in mille pezzi. Luca aveva cercato, in un primo momento di dialogare con la consorte cercando di recuperare qualcosa di quel rapporto che aveva dato alla luce una stupenda bambina, senza successo per cui si era rifugiato nel sesso sfrenato, con altre donne. L’amante era per lui la sua seconda pelle, e quando per un breve periodo era solo, si sentiva ignudo per cui aveva preso l’abitudine di averne sempre più di una. Le donne compiacenti, alla ricerca, loro le chiamano compensazioni delle frustrazioni familiari o affettive, un modo elegante per definire sesso fine a se stesso, non mancavano mai.

    I due termini erano inerenti ai due gruppi, signore coniugate e non coniugate. Il gruppo delle non coniugate andava ampliato in single, per scelta o per conseguenza (separate e divorziate), altre alla ricerca dell’anima gemella, non mancavano le patologiche, le ninfomani e a seguire tutte le espressioni dal masochismo, al sadismo al feticismo, fallico o meno e le più audaci, amanti del bondage. Non è mia intenzione fare una disquisizione tecnica sui vari aspetti dell’erotismo che sono sovrapponibili per ambedue i sessi, per cui quando si parla di maschio o femmina, nulla cambia. Molte cercavano la soluzione a tutti i loro problemi affettivi, e alla fine si compiacevano per un intenso scambio all’insegna dell’erotismo puro.

    Luca aveva superato questa fase, comprendendo che il sesso è sì il fulcro della vita, ma non ne è l’essenza vitale, qual è l’amore. Quello l’ha conosciuto con Eliana, quando lei era ancora sposata e nulla lasciava intravedere un tramonto della sua storia. Tutt’altro, sembrava, all’apparenza una coppia stabile. Questa era l’immagine che Eliana riusciva a esprimere del suo rapporto, date le sue notevoli capacità interpretative.

    Luca, dal canto suo conviveva con una donna di nome Daniela, separata con un suo triste passato alle spalle, fatto di violenze fisiche e morali, subite all’insegna di un perbenismo di provincia, per cui stanca degli abusi subiti, aveva lasciato il marito e si era cercata un lavoro in città, dove aveva incontrato Luca.

    Eliana, era un po’ tesa, il pensiero di addormentarsi ed essere vittima del suo incubo, non la abbandonava una sera. Non sapeva quale artificio crearsi per accingersi al riposo serale, con più naturalezza. Questa fu la sera del bagno caldo con oli e altri emollienti, voleva sedare il suo animo attraverso il suo corpo. Dopo un rilassante bagno, infilò il suo pigiama di seta blu, che gli aveva regalato Luca in occasione del loro primo mese insieme, e s’infilò nel suo lettone da una piazza e mezzo, amava riposare nello spazio, abbracciò il suo cuscino e lentamente si addormentò. La notte scivolò tranquilla, ma verso l’alba un urlo inumano ruppe il silenzio, il suo, l’incubo era tornato con qualche dettaglio in più, aveva visto delle ombre allontanarsi mentre lei giaceva sulla riva, spoglia della sua libertà.

    «Questo è un dettaglio nuovo,» interruppe la dott.ssa Sensi, cui Eliana stava raccontando la novità del nuovo elemento.

    «Ha una sua rilevanza?» chiese Eliana.

    «Presto per esprimere un giudizio, di solito abbiamo bisogno di almeno quattro colloqui per inquadrare il problema e poi iniziamo a lavorare sui singoli elementi che compongono la struttura del sogno.»

    «Guarda, che non è un sogno, ma un incubo.»

    «Il vissuto è diverso da persona a persona, quello che per te è un incubo per un altro potrebbe definirsi un brutto sogno.»

    «Se ogni tanto, il sogno, sbaglia essere, non mi dispiace, sembra si sia affezionato a me.»

    «Il problema potrebbe essere di questo genere.»

    «Potresti essere più chiara?»

    «Ogni cosa ha il suo momento e questo non è quello adatto per esprimere le mie ipotesi. Ci vediamo mercoledì prossimo, alle 16.00, con la solita raccomandazione.»

    «Ricordo perfettamente, non ti preoccupare e scusami se ti ho chiesto quest’incontro, fuori dal programma, avevo assoluto bisogno di parlare con te di questo nuovo dato.»

    «Non avere fretta, nella vita si commettono i più grandi errori in nome di una fretta ingiustificata.»

    «D’accordo, sarò più calma, o almeno ci provo, non è facile.»

    «Lo so, altrimenti non avresti bisogno di me.»

    «Questa non l’ho capita.»

    «Capirai.»

    «Non ho molte scelte, anzi nessuna.»

    «No, una sola!»

    «Quale?»

    «Avere fiducia in quello che stai facendo e cosa importante, sopra ogni singola scelta, credere in ogni atto che può crearti novità, strutturali, nel senso della vita.»

    «Concetto a me noto, ho un passato di cui ancora non ti ho parlato, in cui ho temuto molto, prima di approdare a una scelta, importante, che ha cambiato, in senso positivo, la mia vita.»

    «Io sono sempre disponibile ad ascoltarti, basta che tu lo voglia.»

    «Ho capito, ci vediamo mercoledì.»

    Tornò alla sua casa, con il solito percorso ma senza sbirciare se qualcuno, di sua conoscenza, la notava, senza alcun timore, iniziava a comprendere che non doveva temere il giudizio di chi non è arbitro della sua vita. Iniziava a rendersi libera dai pregiudizi e dalle ipocrisie che ci circondano, nella realtà quotidiana e a riprendersi il suo spazio vitale in questa società fatta da giudici e avvocati, incuranti dei danni che fanno, gratuitamente e inopportunamente a chi cerca di vivere la sua vita. Nessuno guarda il peso e il prezzo pagato per ogni scelta. Si paga sulla propria pelle, subendo critiche dubbiose e vergognose senza alcun nesso di verità, al solo scopo di ferire chi ha la colpa di voler amare.

    Il suo lavoro era la sua vita, questa frase Eliana la ripeteva spesso a Luca, quando con garbo gli chiedeva, possibilmente, di non chiamarla quando era al lavoro se non per estrema necessità. Ci volle molto tempo ed estrema pazienza, da parte di Luca, per fargli comprendere che il lavoro era il suo rifugio, e fargli carpire la realtà che viveva e che non riusciva a vedere e di conseguenza, passivamente subiva.

    Una donna, con un’anima di ragazza.

    Ecco chi era, realmente Eliana, l’ho racchiusa in queste poche, espressive, parole.

    Lavorava come ricercatrice di biogenetica per un’azienda americana, la Biogenetics Human, con filiali in tutto il mondo, fra cui l’Italia. Era una dei quadri dirigenti e aspirava a occupare una posizione di maggior rilievo, giacché le capacità non le mancavano e, le recenti intuizioni, accompagnate da scoperte straordinarie, l’avevano portato a due passi da una sensazionale, definiamola per adesso, novità, nel campo medico.

    Luca era nello stesso ramo, della medesima azienda, ma con funzioni differenti, dirigente nel settore marketing e anche lui mirava in alto, con il suo impegno costante e la sua caparbietà. Quando si prefiggeva uno scopo, non c’erano ostacoli che lo potevano fermare, se non il raggiungimento della vetta preposta. In questo lavoro, mirava a presidente del progetto di ricerca sulla mappatura del genoma umano. L’ambizione non mancava a nessuno dei due, e per alcune caratteristiche erano sovrapponibili, ma solo alcune, infatti, erano di sesso complementare.

    «Buon giorno ragazzi, fra quindici minuti voglio la relazione sullo stato attuale delle culture e sulle cellule HP198, d’accordo? e niente scuse, non tollero ritardi, ne hanno già accumulati troppi. Voglio anche le foto fatte con il microscopio elettronico dell’altra struttura cellulare sotto osservazione, HP6791, siete a conoscenza dell’importanza di questi risultati.

    «D’accordo dottoressa, dateci solo il tempo per un caffè e fra dieci minuti, i dati richiesti saranno sulla vostra scrivania.» Rispose Alberto, il tecnico addetto alla biogenetica molecolare.

    «Ci conto, non un minuto di ritardo. D’accordo! Caffè concesso.»

    «Ecco quanto ci avevate richiesto,» Alberto entrò nel suo studio e le porse i risultati richiesti.

    Eliana lesse con attenzione i dati e visionò attentamente le foto, alla fine congedò Alberto con nuove indicazioni sul progetto di ricerca, aggiungendo:

    «Siamo sulla buona strada, ora nessun altro ritardo è giustificabile, entro la fine del mese dobbiamo concretare le nostre ricerche, devo presentare una relazione fra venti giorni a Milano, sullo stato attuale della situazione e vorrei presentare questa nostra scoperta.»

    «La ringrazio per il termine, nostra, noi siamo dei semplici operatori è lei la mente del progetto.»

    «Vi ringrazio per la cortesia, ma siamo utili, nelle giuste proporzioni, alla riuscita di questo progetto tutti, dall’usciere, ai vigilantes, all’addetto alle pulizie e a salire lentamente la scala gerarchica. Senza esclusione di alcuna persona, il nostro è un lavoro di équipe.»

    «Grazie per la sua riconoscenza.»

    «Non dovete ringraziarmi, facciamo tutti noi il nostro dovere, ci pagano per questo, pertanto torni al lavoro e cerchiamo di andare avanti, perché se le mie ipotesi sono sempre più convalidate dai risultati raggiunti, siamo vicini a una scoperta che rivoluzionerà la medicina e forse anche le menti dei pochi umani che ancora esistono.»

    «Non credo di capirvi, totalmente.»

    «Come direbbe una persona di mia conoscenza, ogni cosa ha un suo tempo, per cui non avere fretta di raggiungere la meta, ma preoccupati in quali condizioni la raggiungi, perché la meta è solo l’inizio di un nuovo percorso. La conoscenza è come l’amore non ha né limiti e né confini.»

    «Non vi conoscevo come filosofa.»

    «No, sono essenze di vita, piccole esperienze vissute, che lasciano un segno in ognuno di noi. Il difficile è leggerli. Adesso stop, al lavoro.»

    «Vado con piacere, sono fiero di essere della vostra squadra, e parlo anche in nome dei miei colleghi.»

    «Non avevo dubbi.»

    Un’altra lunga giornata era quasi giunta al termine, Eliana non aveva orari, se non i suoi impegni, erano loro che gli scandivano la giornata. E quando rientrava a casa, era in condizioni disdicevoli, il tempo di una doccia e spesso, data l’ora, direttamente nel lettone, evitando anche una frugale cena, giusto il tempo di sentire il suo Luca, per una serena notte e via nel suo amato letto a riposare. Unico vezzo le lenzuola di seta blu, a dire il vero il vezzo non era stato suo ma di Luca che amava fare l’amore tra le lenzuola di seta, diceva che così gli sembrava di dormire sempre abbracciato alla sua cara Eliana, non a caso le diceva sempre che aveva una pelle vellutata e sensibile come la seta più pura.

    Era innamorato follemente di lei, e quanto aveva penato, per conquistarla e liberarla, da un ignobile gioco.

    La parte più difficile è stata farlo a capire a lei, che non aveva occhi che per il suo Dario, che per fortuna non lavorava nella stessa società. Il termine fortuna vale in particolare, per lei. È molto difficile sottrarre un giocattolo a un adulto, bambino. Questa è la sintesi della persona di cui era innamoratissima Eliana, o meglio che credeva di amare. Il sottile fra l’amore e l’illusione di amare è di difficile comprensione. Con questo non s’intende giustificare chi perpetua nello stesso errore, per anni.

    «Buon giorno, bellissima amata.»

    «Luca, che ci fai lontano dalle pile dei tuoi documenti?»

    «Ho voluto portarti la colazione, non a letto, ma al lavoro. Una piccola estrosità, che spero mi sia consentita.»

    «Certo, se non diventa un’abitudine, lo sai come la penso sul lavoro.»

    «Lo so benissimo! Oggi non avevo voglia di iniziare la giornata senza averti almeno vista, la colazione è una scusa per rubarti pochi minuti del tuo prezioso tempo, che per me ha un valore molto più grande e non rilevabile né quantificabile, per i tanti umani che confondono i sentimenti fra loro. Non puoi condannarmi se TI AMO,» e dalla porta comparve un ragazzo con un carrello, ben arredato per l’occasione, con a lato un fascio di orchidee, e su di un piatto, tanta buona frutta a pezzi disposta in modo da formare un cuore mentre al centro, con fragoline di bosco, si leggevano le loro iniziali, e intorno alle fette di pane tostato erano disposte a formare una frase: T V B!… DA MORIRE!

    «Con te è difficilissimo annoiarsi, ma come fai a pensare sempre a qualche nuova sorpresa, sei un vulcano di idee perennemente attivo.»

    «No, è l’amore che mi dà la forza e la creatività di inventarmi sempre nuove proposte che possano stimolare il tuo sorriso. Hai liberato la parte più bella di me, segregata da anni nel mio animo e questo è il minimo riconoscimento con cui posso ripagarti per quanto fai per me.»

    «Grazie, so che ti arrabbierai perché non ami che io ti dica grazie, ma devo farlo perché senza di te non avrei mai riacquistato la capacità di vedere tutto quello che mi circonda con un’ottica reale.»

    «Farò finta, per questa volta, di non aver sentito il tuo grazie.»

    «Ha un ottimo aspetto, questa colazione,» disse Eliana per smorzare Luca.

    «Mi fa piacere, sarebbe ora che si riprenda il gusto delle cose semplici e naturali. La vita è fatta anche di sapori dimenticati, troppo spesso ci lasciamo travolgere dal lavoro, per non riflettere sul presente ci rifugiamo nella sua morsa, illudendoci di occupare tutto il nostro spazio mentale. Certo, provate a delimitare i confini dell’universo e forse comprenderete la forza e l’intensità della mente, per cui è illusorio pensare di sopprimere i sentimenti con il raziocinio, essi nascono in una zona molto più vasta dell’universo, che ha gli stessi limiti dell’infinito.»

    «Luca, sei sempre più carismatico ma per l’amore che ti voglio, ti prego, lasciami lavorare ho poco tempo e devo ancora preparare la relazione per il congresso.»

    «Certo, mia signora, non prima di averle rubato una promessa.»

    «Lo sai che mi fido di te, per cui non ti chiedo nulla e ti dico sì, senza neanche chiederti di cosa si tratta.»

    «E fai bene! A questa sera, tesoro.» E le sfiorò le labbra con un bacio.

    «Il rossetto! ora mi tocca ristenderlo.»

    «Vuoi che ti aiuti?»

    «Hai sei decimi di secondo per sparire.»

    «Va bene, volo via. Buon proseguimento.»

    Lasciò lo studio di Eliana e si allontanò verso l’ascensore per tornare al piano del suo ufficio, il sedicesimo. Uscì dall’ascensore con una certa fretta, aveva un appuntamento con il presidente della società e non voleva arrivare neanche un minuto di ritardo. Anche se il motivo del suo ritardo aveva un dolce nome.

    «Buon giorno Mr. Gaslow, esclamò Luca entrando nel suo studio, con vista panoramica sull’intera città.»

    «Prego, si accomodi dott. Lusetti, la mia presenza qui non è formale,» rispose in perfetto italiano.

    Egli parlava, correttamente, sei lingue, mentre Luca oltre la madrelingua parlava, scolasticamente zoppicante, un misero inglese. Doveva decidersi a frequentare un corso di lingua, ma era alquanto reticente tanto che neanche l’amata riusciva a convincerlo. I tempi erano maturi e la non conoscenza della lingua inglese gli avrebbe procurato molti svantaggi per le sue aspirazioni. Non aveva alcuna scelta, doveva frequentare, in modo assiduo, un corso di perfezionamento del suo scolastico inglese altrimenti la sua carriera sarebbe stata minata per sempre.

    «Come le dicevo, la mia presenza non è per una visita formale ma per conoscere da vicino alcuni dei miei dipendenti che mi sono stati segnalati come elementi degni di interesse, per cui mi sono scomodato per conoscerli. La distanza non mi spaventava, la delusione di trovarmi di fronte ad un falso d’autore, sì. Ho letto il suo curriculum e la relazione dei miei esperti che non hanno lesinato parole d’encomio nei suoi riguardi e della dott.ssa Eliana Santi, ovviamente, per differenti compiti che ambedue già portate avanti, compiacendovi del vostro lavoro. I vostri risultati sono lusinghieri e lungimiranti, come il tipo di persone che amo lavorino per me. Dopo il dolce, dite voi italiani, è il momento della frutta ed eccoci al dunque: avete nove mesi di tempo per rifinire le vostre mete e per affinare la mia lingua, perché vi sto offrendo un nuovo incarico, molto più importante, nel nostro centro di ricerche nel deserto del Mojave al confine con la California, in Nevada, un posto alquanto isolato, in un bunker sotterraneo, dove dovreste portare a compimento una ricerca molto particolare i cui parametri vi saranno illustrati solo quando sarete giunti sul posto. La segretezza del progetto m’impone il silenzio assoluto, ma sappiate che avete nove mesi prima di decidere se fare o no questo salto e che resterete isolati dal resto del mondo, sino alla risoluzione del progetto. Il tempo non scandirà le vostre giornate, riposerete quando sarete stanchi e mangerete quando avrete fame, il giorno o la notte non avranno sostanziali differenze. La vostra scelta non è stata casuale, so del vostro passato e del presente per cui soffrirete meno per il distacco dalle persone care. Non abbiate fretta di rispondere, avete nove mesi per una risposta. Questo discorso, che terrà per sé, sarà ripetuto alla dott.ssa Eliana Santi e le sarà offerto alle medesime condizioni. Se avete domande da farmi, le anticipo che non riceveranno alcuna risposta, non posso, il progetto ha una valenza universale e il minimo errore è fatale.»

    «Valuterò la sua offerta con opportuna calma, ne sono onorato e compiaciuto per cui, con il suo consenso, mi ritiro nel mio ufficio.»

    «Non prima che io abbia parlato con la sua compagna, la dott.ssa Santi. Intanto lei avrà cura di attendere qualche minuto in questo studio attiguo al mio, dove potrà rilassarsi, il tempo necessario che sia

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