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Lacerazioni
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E-book207 pagine2 ore

Lacerazioni

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Info su questo ebook

Rimasta sola, iniziò a scorrere tutti i nomi. Molti appartenevano a persone facoltose del luogo, avvocati, imprenditori, professionisti di vari settori, persone più o meno note in città. Poi, finalmente, trovò quello che cercava; l’ispettore Giacomini compariva nella lista, ma in quell’elenco c’era anche un altro nome che non si sarebbe mai aspettata di trovare, quello di Brando Sangalli.
LinguaItaliano
Data di uscita30 giu 2016
ISBN9786050469875
Lacerazioni

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    Anteprima del libro

    Lacerazioni - Sergio Casoni

    Poe

    Lacerazioni

    di

    IRIS DARK & SERGIO CASONI

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione degli autori o usati in chiave fittizia. Qualsiasi rassomiglianza a fatti e località reali o a persone realmente esistenti o esistite è puramente casuale.

    Si ringrazia per la collaborazione in veste di editor della presente ristampa il Professore in Filosofia e Psicologia Giovanni Marinangeli.

    I

    Era quasi mezzanotte, sembrava una notte come tante al Silver Club, i soliti visi assonnati, occhi persi tra liquidi trasparenti e colorati e la stessa solitudine compagna di molte serate. In fondo alla sala tre coppie di mezza età ridevano sguaiatamente come a voler sottolineare un’euforia mitigata dall’alcool.

    Il Silver Club era un piccolo locale ricavato da un vecchio scantinato di un palazzo, non frequentato da festaioli alla moda o da dandy al rimorchio, ma accoglieva una fauna diversa di persone che sembravano non possedere nulla in comune. Luci basse e serate di musica Jazz e Symphonic metal, contribuivano a creare un’atmosfera ovattata e fuori dal tempo.

    Il proprietario era un tipo schivo, si faceva chiamare Joe, un italo americano venuto molti anni prima in Italia con un bagaglio ricco di speranze e ricordi da dimenticare. Joe non era certo tagliato per le pubbliche relazioni, si atteneva a riempire bicchieri senza fare domande e troppi convenevoli.

    Anche i due camerieri aderivano perfettamente alla cupa atmosfera del locale. Nonostante tutto, era spesso difficile trovare posto ad uno dei numerosi tavoli. Immergendosi dall’esterno, nel momento in cui ci si richiudeva dietro le spalle la pesante porta di ferro battuto, si era invasi dalla sensazione di entrare nel profondo della propria anima e di fermarsi a brindare con se stessi.

    A Dalia piaceva quel locale, le era piaciuto sin dalla prima notte in cui era entrata quasi di corsa, completamente inzuppata, sorpresa da un temporale durante la sua consueta passeggiata notturna. Seduta al bancone continuava a rigirare il suo bicchiere, immersa nei pensieri che si riflettevano come un prisma in quell’intruglio di alcool dallo strano nome.

    All’improvviso si sentì osservata, alzò lo sguardo e incrociò quello di un uomo seduto al lato opposto del bancone che la fissava severo. I loro occhi si sfidavano, mentre diversi pensieri affollavano la sua mente. Dalia era infastidita e incuriosita, andava spesso in quel locale ma non aveva mai visto quello sconosciuto. Dopo un minuto che sembrò un secolo, decise di ritornare semplicemente alle sue elucubrazioni personali e dimenticarsi di lui.

    Era più inquieta del solito quella notte, l’unico desiderio che aveva era rimanere sola e continuare a cercare soluzioni che però sapeva non sarebbero arrivate. Non era la prima volta che si trovava in quello stato e in quei momenti si estraniava dal contesto che la circondava fino a rifugiarsi in un mondo tutto suo.

    Prima ancora che se ne accorgesse l’uomo le si avvicinò, le prese delicatamente la mano e le diede un minuscolo foglio di carta ripiegato. Tutto accadde in un tempo indefinito, in cui lui con quel gesto sembrava incorniciale la mano e firmare quell’opera con lo sguardo.

    Nessuno dei due disse nulla. Lui si staccò delicatamente da lei e si diresse verso la porta senza voltarsi, lasciando dietro di sé la scia del suo profumo, un foglietto e tanti interrogativi.

    Dalia non lo aprì subito e in contrasto con la sua impenitente curiosità, lo ripose semplicemente in tasca, raccolse il suo cappotto nero e si diresse verso casa.

    Abitava poco distante, in un caratteristico monolocale arredato di suo gusto e tutto, all’interno, parlava di lei. Aprì la porta e vide Vlad, il suo bellissimo gatto dal pelo nero che dormiva pigramente sulla scrivania. Si avvicinò per accarezzarlo e prendendolo delicatamente sulle gambe si sedette davanti ai suoi amati computer. Doveva lavorare alla stesura di un articolo per l'agenzia presso la quale lavorava, ma era stanca, erano parecchie notti che non faceva un sonno tranquillo e quell’incontro nel locale cominciava a pungolare la sua curiosità. Così prese il foglietto dalla tasca e lo aprì. All'interno vi era scritto un indirizzo di posta elettronica. Solo questo.

    Si soffermò per un attimo ripensando a quell’uomo, a quello strano sguardo, al fatto che non sembrava essere stato il classico gesto per rimorchiare e a quel particolare anello con la croce di Lorena, che aveva colto la sua attenzione nei pochi attimi in cui i loro sguardi si erano incrociati. Chi era? E cosa voleva da lei? pensò.

    Istintivamente aprì il programma di posta elettronica, digitò quell’indirizzo come se fosse un gesto abituale, scrisse qualche riga di getto e si fermò a fissare il cursore del mouse che lampeggiava impaziente, cancellò velocemente tutto e si alzò.

    Che stava facendo? E perché questa titubanza? Era sempre stata molto determinata e quasi per principio si diresse nuovamente al computer e iniziò a digitare con trasporto.

    "Può la trasparenza di uno sguardo richiudere fossati e rinverdire aride terre?

    Stanotte ho camminato, a lungo.

    Non c'erano stelle in cielo e le uniche luci che abbagliavano erano quelle di neon sottili nello spettacolo della precarietà umana.

    Anche i suoni erano attutiti dalla pioggia e le macchine percorrevano percorsi già tracciati.

    Una notte come tante, dove i sogni affannano speranze e finzioni e il freddo appanna il cuore.

    La notte è luce ed il giorno buio.

    Si stagliano in lontananza aquiloni leggeri.

    Tu ne possiedi uno? "

    Poi si alzò pigramente dalla sedia, prese dallo scaffale il libro che aveva comprato quella mattina, e si diresse alla stanza da letto, sperando che una buona lettura le potesse conciliare il sonno. Trascorse però un bel po' di tempo a fissare il soffitto con il libro ancora chiuso tra le mani prima di riuscire ad abbandonarsi tra le generose braccia di Morfeo.

    II

    Brando aveva scoperto il Silver Club alcuni mesi prima, rientrando a casa dopo essere stato licenziato. Dall'inizio dell'anno era la seconda volta che perdeva il lavoro.

    Quella sera sarebbe dovuto andare a cena con i suoi ex compagni del liceo, ma non era dell'umore adatto, così declinò l'invito e andò al Silver Club. Non c'erano molte persone e le poche presenti sembravano provenire da un altro pianeta, forse sarebbe stato più corretto dire che non facevano parte del ventunesimo secolo. Poco importava, non era entrato lì per divertirsi, avrebbe bevuto una birra, mangiato un toast e poi subito a casa dove si sarebbe concesso un lungo sonno ristoratore. Ne aveva proprio bisogno.

    Erano tre settimane che girava in lungo e in largo la città alla ricerca di un posto di lavoro, ma in quel periodo trovarlo era decisamente un'impresa. Amava le sfide, dopo tutto non era la prima volta che rimaneva senza impiego, certo il suo conto in banca si stava assottigliando sempre più e se non avesse trovato presto qualche entrata nel giro di un mese sarebbe andato in profondo rosso.

    Del Silver Club conosceva ogni particolare, persino i clienti come quella ragazza con i capelli rossi seduta al bancone del bar. Era difficile non accorgersi di lei. Ogni sera entrava nel locale molto tardi, si sedeva al banco e ordinava un bicchiere di rum invecchiato in barrique. Da subito quella donna aveva risvegliato in lui qualcosa che si era assopito da molto tempo. Quel trasporto, quelle emozioni, che aveva conosciuto con Ludovica, la sua ex compagna, prima di sorprenderla a letto con un altro uomo. Da allora, aveva giurato a se stesso che sarebbe stato meno impulsivo, per evitare di ripetere lo stesso errore, poi però era comparsa quella donna e il muro dietro al quale aveva rinchiuso il suo cuore iniziò a scricchiolare. Doveva scoprire chi fosse.

    - Mi dispiace amico, ma non so proprio chi sia.

    Joe conosceva tutti i suoi clienti, tranne lei. Il destino non stava remando in suo favore.

    - Non mi dire che t’interessa quella tipa.

    Joe non era molto loquace e Brando frequentava quel posto da poco tempo, tuttavia i due erano diventati amici.

    - Tranquillo, è solo curiosità.

    Brando era un giornalista, con un talento fuori dal comune. Si era laureato in giornalismo con il massimo dei voti. Dopo l'università, aveva fatto la gavetta lavorando presso alcuni giornali locali, scrivendo di cronaca e sport, ma la sua vera passione era il giornalismo investigativo. Il suo lavoro lo aveva portato a conoscere molte persone e a girare in lungo e largo il Paese. Con destrezza sapeva relazionarsi con tutti e con quel suo modo di fare, sempre disponibile e sorridente, riusciva a diventare un buon confidente.

    Quella sera decise che era giunto il momento di dare una svolta alla sua vita. Aveva bisogno di nuovi stimoli, sentirsi ancora vivo. Bevve la birra rimasta tutta d'un fiato, prese un pezzo di carta che aveva in tasca e ci scrisse il suo indirizzo di posta elettronica, lo ripiegò con cura e andò verso quella donna che stava bevendo assorta nei suoi pensieri. Mentre gli si avvicinava, non sembrava più sicuro come prima. Dopo un attimo di esitazione, guardò il piccolo foglio che aveva nel palmo della mano, lo strinse forte e proseguì deciso verso la sua meta. Ancora due passi e sarebbe arrivato alle spalle di quella creatura così affascinante e poi... Non aveva pensato nemmeno per un attimo a cosa avrebbe fatto dopo, ma era troppo tardi, lei si stava già voltando e loro sguardi si sarebbero incrociati. Doveva fare qualcosa e in fretta. Con fare sicuro, Brando le prese la mano sinistra, l'aprì delicatamente e ci posò quel piccolo pezzo di carta poi, senza proferire parola, si voltò e uscì dal locale.

    Per tornare a casa dovette attraversare quasi tutta la città. Da circa un anno abitava in un bilocale a qualche chilometro più a sud. Era una piccola mansarda di circa cinquanta metri quadrati, composta da una sala con angolo cottura e una camera da letto con un piccolo bagno. Il suo ufficio consisteva in un mobile piazzato di fronte all'unica finestra che illuminava la sala. Non era esattamente l'appartamento dei suoi sogni, ma si trattava di una situazione temporanea, o almeno questo era quello che si ripeteva da quasi un anno.

    Era una calda sera di fine settembre e con la sua vecchia bici da corsa avrebbe impiegato poco più di mezz'ora per tornare a casa. Amava pedalare, lo rilassava molto e in quel periodo aveva un tremendo bisogno di farlo. A dirla tutta non aveva più l'auto, gli era stata confiscata dalla società di leasing dopo il quinto avviso di mancato pagamento. Quello non era affatto un periodo positivo per lui.

    Il suo appartamento non era il migliore del palazzo, nemmeno dell'isolato, ma poteva vantare la più grande

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