Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Crotone sui giornali nazionali
Crotone sui giornali nazionali
Crotone sui giornali nazionali
E-book1.344 pagine14 ore

Crotone sui giornali nazionali

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Come si ripercorre la storia recente di una città e del suo circondario, senza farsi condizionare dai “mi pare” o dai “se non ricordo male”? Tramite la stampa. Ed in un territorio del Sud Italia che fino agli anni ’80 non disponeva di quotidiani locali, l’unica fonte certa disponibile è la stampa nazionale. Grazie agli archivi digitalizzati di tre grandi quotidiani italiani (Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa) è possibile rivivere le vicende della città di Crotone, dalle piccole curiosità dimenticate nel tempo alle grandi questioni che hanno contribuito a portare un luogo come tanti agli onori delle cronache.
LinguaItaliano
Data di uscita4 dic 2019
ISBN9788831651769
Crotone sui giornali nazionali

Correlato a Crotone sui giornali nazionali

Ebook correlati

Storia sociale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Crotone sui giornali nazionali

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Crotone sui giornali nazionali - Francesco Placco

    Placco

    Premessa:

    Crotone è una città dell’Italia meridionale, che oggi conta circa sessantaduemila abitanti ¹. Situata nel centro della regione, affacciata sul Mar Jonio nel bel mezzo della Costa dei Saraceni ², fu uno dei più importanti centri della Magna Græcia ³, ed ancora oggi sono noti i fasti della sua storia. Personaggi come Pitagora, Milone, Alcmeone, Democede e Filolao legarono la loro immagine – e la loro fama – proprio alla città di Kroton, che ancora oggi vanta a gran voce i suoi padri nobili, queste antiche figure che contribuirono a fissare la fama di un remoto luogo del Sud Italia in tutti i libri di storia.

    Ma la storia non è solo quella di duemila anni fa. Anzi, c’è molta più storia in questi duemila anni, e non nel secolo scarso che la città visse come periodo apicale, tra il 500 ed il 400 a.C.. Nel corso di tutti questi secoli, la città passò dall’essere un importante colonia Achea ad una comune colonia Romana. Entrò a far parte dell’Impero più grande del Mediterraneo, per poi passare di mano in mano, tra Arabi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Borboni, Piemontesi… Da famiglia a famiglia, da regno a regno, la città di Crotone accumulò talmente tante storie e avvenimenti che sarebbe difficile, se non impossibile, far entrare tutto in un solo scritto.

    Il paradosso, in tutto ciò, è che si ostenta il ricordo del solo periodo delle origini, della fondazione. Non trovano spazio, infatti, gli eventi medioevali, come la prima urbanizzazione cittadina, la costruzione del primo castello e l’ammodernamento del porto vecchio. O ancora, trovano poco spazio nella storia i numerosi eventi collegati a personaggi di passaggio, come Annibale ⁴, che dopo aver soggiogato Roma ripartì per Cartagine proprio dai pressi dell’antica Kroton. Per un motivo o per un altro, ci si è cristallizzati sui miti più antichi, dimenticandosi tutto il resto.

    Ancor più sorprendente, in tutto ciò, è la completa rimozione dei ricordi storici recenti e contemporanei. Incredibilmente, è più facile trovare testi e fonti antiche che non documenti e scritti riferiti a periodi come il Rinascimento, il tardo ‘800 e la prima metà del ‘900. La memoria collettiva ha rimosso buona parte dei ricordi di un tempo non troppo lontano, ed è curioso notare che mentre un po’ tutti si appassionino al dibattito sul dove si trovasse l’antica casa di Pitagora, nessuno ricorda più come fosse la piazza appena cinquanta anni fa.

    Questo scritto nasce proprio con l’intento di riportare alla luce tutta una serie di eventi che hanno riguardato la città di Cotrone prima, e di Crotone poi, a partire dall’Unità d’Italia. Eventi che in passato venivano discussi con fervore, ed erano considerati importanti, e che oggi sono finiti nel profondo e capiente cassetto del dimenticatoio. Il tutto è reso possibile grazie agli archivi digitalizzati dei principali giornali nazionali dell’epoca, che mi hanno permesso negli ultimi mesi di riscoprire fatti, nomi e situazioni completamente dimenticate, nell’arco di un periodo dal 1861 ai giorni nostri.

    Cenni Storici:

    Sarebbe inutile cominciare questo testo spingendosi troppo indietro nel tempo. La storia della città in fondo è facilmente reperibile, e può essere approfondita anche in modo piuttosto dettagliato online. Per questo motivo, eviterò il racconto di Crotone a partire dalla sua data di fondazione (oggi identificata, non senza dubbi, nel 718 a.C.), partendo invece da un periodo molto più recente e molto meno conosciuto.

    Nel corso dei due secoli del vicereame spagnolo, la città visse momenti di alti e bassi: la ripresa demografica, dovuta anche alla fine dei periodi delle pestilenze, permise un importante sviluppo sociale ed economico, che portò al mantenimento dei privilegi ottenuti dalla città ⁵. Gli importanti lavori di restauro delle fortificazioni cittadine, con la realizzazione di un enorme castello ed il recupero delle mura di cinta ⁶, diedero una nuova immagine al centro che divenne così preferito anche per il suo ampio porto naturale. Nelle mappe nautiche del periodo, il porto di Crotone era definito come quello dove si getta l’ancora al sicuro ⁷.

    A fronte però di questo ammodernamento urbano, la condizione sociale cambiò ben poco. Si insediarono ferrei sistemi baronali e feudali, e numerose famiglie nobili provenienti sia dalla Spagna che dal nord Italia si insediarono in tutta la regione, comprando o ottenendo ampie porzioni di terreno con annessi paesi ⁸. Anche l’agricoltura cambiò, con le nuove piante arrivate direttamente dalle Americhe, come i pomodori, i peperoncini e le patate: alimenti che oggi consideriamo tradizionali, ma che fino ad allora nessuno aveva mai visto.

    Il sistema baronale, purtroppo, sopravvisse fino ai giorni nostri, ed anzi, è ancora parte indissolubile delle società meridionali. Cambiarono però i regni, i regnanti, e cambiò anche lo spirito popolare. Il XVII secolo è ricordato come il secolo delle sciagure ⁹, ed è descritto come un lungo periodo dove si susseguirono carestie, pestilenze ed avverse condizioni climatiche: era impossibile coltivare la terra, martoriata quando dalla siccità quando dagli allagamenti. Come se non bastasse, a seguito del terremoto del 1638 interi paesi vennero rasi al suolo ¹⁰. Come diretta conseguenza di tutti questi fattori ambientali e naturali, la regione si spopolò rapidamente, e chi rimase condusse delle importanti rivolte contro gli spagnoli, accusati di non aiutare la popolazione ¹¹.

    Finiva così l’era spagnola, e si avvicinava quella austriaca, con il vicereame degli Asburgo. Alla rivolta spagnola era seguito un movimento di rinnovamento culturale, detto anticurialismo ¹², che si proponeva di andare oltre la concezione classica della chiesa e di superare i suoi privilegi. Sebbene si trattò di un movimento minoritario, con il passare degli anni acquisì sempre più notorietà in tutto il meridione. La diffusione di questi nuovi ideali creò un terreno fertile per forme di associazionismo del tutto nuovo: le prime logge massoniche ¹³, con i loro ideali sulla libertà e l'uguaglianza di ogni individuo, ma anche le prime forme di giacobinismo e di stampo rivoluzionario.

    Questi ideali attecchirono anche a Crotone, dove una parte della popolazione e della nobiltà locale non esitò a prendere posizioni sempre più radicali prima contro la chiesa e dopo contro i regnanti. Stanchi di un sistema reale antico e considerato superato, gli illuminati dell’epoca – così come si definivano – si affacciavano agli ideali che giungevano dalla Francia, dove era stata realizzata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino ¹⁴, e dove si facevano avanti con forza gli ideali della Prima Rivoluzione Francese ¹⁵, con il potente slogan che ancora oggi tutti conosciamo: Libertè, Egalitè, Fraternitè. Insomma, un nuovo ordine che sovvertiva la precedente concezione piramidale della società.

    Erano gli antefatti della Repubblica Napoletana, auto dichiaratasi indipendente nel 1799 ¹⁶. Il moto di liberazione dai Borboni arrivò anche a Crotone, dove la città si ribellò e riuscì a scacciare i regnanti dell’epoca ¹⁷. Vennero nuove elezioni, e per un attimo la città sembrò proiettata ai più moderni ideali di società. Ma fu solo un attimo: nel corso dello stesso anno, il cardinale Fabrizio Ruffo riconquistò la città e reimpose con il sangue il dominio dei Borbone ¹⁸. La Repubblica Napoletana non durò neppure un anno.

    Nonostante la restaurazione Borbonica, che porterà all’istituzione del Regno delle Due Sicilie, si aprì uno spiraglio di notorietà per la città. Nel corso del XVIII secolo infatti la Calabria in generale si aprì ai Grand Tour ¹⁹, ossia dei viaggi storico-culturali compiuti da giovani rampolli delle aristocrazie internazionali. Insomma, giovani che visitavano le rovine dei luoghi che una volta erano greci, romani, con i loro templi ed i loro reperti. Fu paradossalmente un periodo di rinascita culturale, dove la riscoperta archeologica ed i nuovi ideali arrivati dal nord Europa favorirono la nascita e la consolidazione di numerose figure dedite alla ricerca ed alla scoperta, ma soprattutto alla documentazione.

    È proprio in questi anni che si consolida la necessità di una narrazione del territorio. I manoscritti sulla città aumentano a partire dalla metà del ‘700, e si sente sempre più il bisogno di scrivere, di documentare ciò che accadeva. Iniziarono a nascere i primi prototipi di giornali, spesso dei fogli satirici, mentre i più eruditi si scambiavano lettere e lunghe elucubrazioni. Nonostante la riconquista Borbonica, qualcosa cambiò.

    Anche nel Sud Italia, con notevole ritardo rispetto al Nord, arrivò la documentazione storica. Una documentazione sicuramente parzialmente viziata – soprattutto nel primo periodo – alle simpatie ed alle antipatie di chi scriveva, ma importantissima per ottenere un quadro reale della vita a quei tempi. Fu grazie alla stampa, ufficiale e clandestina, che si svilupparono i futuri movimenti del Risorgimento ²⁰, ma anche le coordinazioni delle società segrete come quella della Carboneria ²¹.

    Giornali nazionali e locali:

    Per comprendere ulteriormente il fenomeno, basti pensare che la storia del giornalismo italiano nasce proprio a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo ²². Questi si svilupparono inizialmente come dei grandi fogli scritti, appesi nei luoghi pubblici delle città (chiese, piazze, porticati, mercati ecc.). Pare che le prime città in Italia ad utilizzare questa forma di comunicazione a mezzo stampa furono Roma e Venezia, già nel corso del XVI secolo, e che fossero solite includere anche delle notizie provenienti dall’estero. Successivamente gli altri grandi centri copiarono l’iniziativa, e presero a pubblicare questi grandi fogli con cadenza regolare. Non era un’attiva clandestina, ma strettamente regolamentata dal principio del privilegio di stampa ²³, ovvero era il regnante di turno a decidere chi far stampare o meno tramite il pagamento di una tassa apposita. Si trattava ovviamente di uno strumento dalla doppia utilità: non solo permetteva di fare cassa, ma era anche un modo per bloccare eventuali comunicazioni negative o lesive nei confronti dei regnanti e dei loro amici.

    Per aggirare la censura – e per non pagare la corrispettiva tassa – si iniziarono a diffondere numerosi fogli scritti a mano, senza firma, sui quali non solo era possibile trovare informazioni utili ma anche critiche, battute e offese. L’uso di appendere caricature, disegni, avvisi e bollettini lungo le mura della città e alle porte dei locali probabilmente nacque in questo periodo, e continua tutt’oggi.

    Nel XVIII secolo arrivò in Italia la stampa a caratteri mobili ²⁴, e la pubblicazione di periodici divenne più facile. Storicamente, si considera il primo giornale quello stampato da Lorenzo Landi e Amatore Massi a Firenze, con il nome di La Gazzetta e pubblicato a partire dal 1636. Da lì in poi, ogni regno d’Italia si dotò di almeno un periodico o un quotidiano, sempre previo pagamento al regnante locale.

    Nel Sud però le cose andarono diversamente. A quanto pare, la prima città meridionale a dotarsi di un periodico mensile di informazione fu Messina, con il suo Giornale di Messina pubblicato dal 1675 al 1677. Non sappiamo con certezza perché la stampa si bloccò dopo appena due anni, ma sappiamo per certo che il successivo giornale dovette attendere oltre un secolo per nascere: il Corriere di Messina verrà pubblicato infatti solo nel 1793.

    Nel Regno di Napoli le cose non andarono diversamente. Il primo quotidiano nacque proprio nella città partenopea nel 1753, con il nome di Diario Notizioso. Sulla scia di questo quotidiano ne nacquero altri in tutto il regno, spesso sotto forma di almanacchi e fogli mensili, o addirittura bimestrali. Fino a quel momento, la città di Crotone pare non avesse alcun organo di informazione proprio, e salvo le quasi certe affissioni di manoscritti e fogli clandestini, non vi è traccia di pubblicazioni ufficiali.

    Le cose cambiarono, a Crotone, solo nel corso del XIX secolo, con l’avvento dei primi quotidiani di carattere nazionale. Nel 1835 esistevano 185 periodici pubblicati regolarmente lungo tutta la penisola ²⁵, mentre nel 1853 venne creata, per volere di Cavour, la prima agenzia di stampa italiana, l’Agenzia Stefani ²⁶. In breve, il numero di periodici aumentò esponenzialmente, divenendo 311 nel 1856.

    La città di Crotone si adeguò probabilmente a questa ondata di nuovi strumenti d’informazione, e nel corso della seconda metà dell’800 videro la luce ben tre periodici: Il Corriere Crotonese, nato nel 1874; La Luce, nato nel 1880 e successivamente rinominato Giornale Democratico; Il Giove, nato nel 1890 ²⁷. La stampa locale fu tuttavia sommersa dalle testate a carattere nazionale, e finì per svanire nel nulla, dimenticata anche dagli archivi storici.

    Solo dopo la seconda guerra mondiale la città di Crotone si dotò di una nuova serie di giornali e periodici. Nel 1946 venivano pubblicati due settimanali, il 5 Minuti e l’Eco di Crotone, ma il primo vero giornale fu il Magna Grecia, che venne pubblicato dal 1946 al 1969. A partire dal 1948 venne pubblicato un foglio d’innovazione culturale dal nome Libeccio, mentre nel 1959 venne fondato La Voce del Crotonese. In un periodo di massimo fervore politico, venne pubblicato nel 1967 un numero unico dal titolo Crotone Avanti!, dal chiaro stampo politico. Successivamente, nel 1971, prese il via il periodico Il Grillo Parlante del Crotonese, e nel 1972 nacque Crotone Sud.

    Scrisse il sociologo Fulvio Mazza ²⁸: «Il 1968, accanto ad una forte ripresa della combattività operaia ed al nuovo protagonismo degli studenti, inaugurò un periodo di grande fervore giornalistico che proseguì fino agli anni ottanta. Nacquero Roto Sud del Crotonese, La Scuola, Crotone Sud, Vivere Meglio, La tribuna del Sud, Kroton Sud, La voce del Crotonese, Il giornale del Crotonese, Fabbrica e Crotonese, Fabbrica e città, Nuova Sinistra (stampato a Cirò ma diffuso in città), Forza Crotone (sportivo e legato alle fortune della squadra di calcio), Fragalà (supplemento crotonese de Il Manifesto), Crotone 2000, Il grillo parlante del Crotonese, Il Diario del Crotonese, la Gazzetta di Kroton". Questi ebbero vita effimera, legati spesso alle vicende elettorali di partiti o sindacati.».

    Oltre alle stelle cadenti nasceranno anche due periodici di natura culturale, ossia Kroton e Calabria Kroton: il primo fu legato al passaggio della fiaccola olimpica nella città, il secondo invece fu il primo quotidiano interamente realizzato e stampato in città. L’avventura di quest’ultimo durò fino al 2002.

    Negli anni ’80 nasce Il Crotonese, unico giornale ancora oggi attivo in formato bisettimanale. Negli stessi anni vennero alla luce Il Diario del Crotonese, giornale collegato al PCI e pubblicato assieme ad un altro periodico sempre vicino al partito locale, Il Diario, e La Gazzetta di Kroton, giornale di stampo socialista pubblicato a cavallo degli anni ’80 e ’90.

    Negli anni ’90 prese il via la pubblicazione de La Provincia KR, sia sotto forma di periodico che sotto forma di inserto di cultura, che andò avanti fino al 2014. Diverse furono le altre iniziative di stampo editoriale dedicate principalmente alla cultura, come CalabrOne, Kairos e Il Pitagorico (edito dai docenti e dagli alunni del Liceo Classico Pitagora). Progetti editoriali, purtroppo, conclusi. Solo Il Crotonese è riuscito a sopravvivere al passare del tempo, mentre la città, oggi, dispone di ben 13 testate giornalistiche online ²⁹.

    Gli avvenimenti:

    Come avrete facilmente intuito, i giornali locali pubblicati nel crotonese non hanno avuto la possibilità – volenti o nolenti – di seguire in modo continuativo gli eventi accaduti in città nel corso degli anni. Abbiamo una serie di vuoti molto consistenti, come la mancanza di pubblicazioni per quasi mezzo secolo dai primi del ‘900 a poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, e nonostante la presenza di numerosi periodici da lì in poi, sono veramente poche le copie disponibili, che sono andate perse nella loro quasi totalità.

    Sebbene i principali eventi siano noti e ben documentati anche da fonti private, esiste quasi un secolo di vuoto nella narrazione delle vicende locali. Vicende fatte di cronaca, di criminalità, ma anche di tanti piccoli eroi comuni. Vicende che vennero sicuramente scritte, all’epoca, sui vari quotidiani locali, ma che oggi sono andate completamente dimenticate.

    Per nostra fortuna, una parte di queste informazioni è stata salvata sui quotidiani nazionali. Certo, si tratta solo di una piccola parte, ma pur sempre composta da migliaia di articoli ed approfondimenti, che ripercorrono gli eventi salienti di Crotone e del crotonese in un passato non troppo lontano.

    Da qui in poi, seguiranno delle mere trascrizioni delle notizie pubblicate a mezzo stampa su tre quotidiani nazionali – il Corriere della Sera ³⁰, La Stampa ³¹ e la Repubblica ³² – tra il 1867 ed il 1999. Un range di tempo molto vasto, che è stato possibile recuperare grazie alla digitalizzazione degli archivi storici e delle emeroteche.

    Le notizie vengono riproposte al lettore così come vennero scritte e pubblicate, senza commenti, modifiche, o fronzoli. Il senso di questo lavoro, in fondo, non è spiegare gli avvenimenti, ma riscoprire come vennero raccontati.

    Prima di iniziare la lettura in ordine cronologico, è bene sapere che è presente un sommario indicativo del titolo delle notizie, collegate direttamente ai rispettivi paragrafi. Buona lettura.


    Cronache;

    03/03/1867 - La Stampa

    «Se è da credere ad una lettera di Calabria, pubblicata dal Popolo d’Italia ieri sera, l’ex deputato Donato Morelli sarebbe stato sequestrato dai briganti della banda Palma tra Cotrone e Cirò. I briganti domanderebbero per la liberazione di lui la bagatella di 200 mila lire. La stessa lettera annunzia che le autorità della provincia di Cosenza si danno da fare per liberare il Morelli dai briganti del Palma.»

    Rivista Italia;

    11/05/1867 - La Stampa

    «La commissione parlamentare incaricata d’inquirere sui fatti avvenuti nell’elezione del collegio di Crotone parte per la sua destinazione. Questa inchiesta riveste un carattere tutto speciale di gravità avendo la popolazione tumultamente reclamato in detta circostanza la divisone delle terre signorili.»

    Corriere del Mattino;

    22/05/1867 - La Stampa

    «La commissione d’inchiesta sopra la elezione del collegio di Cotrone è qui ritornata - però finora non si conosce quale sia il suo giudizio essendovi pareri contrari - e non essendo per anco nominato il relatore. Si sa però che il malcontento principale quelle popolazioni lo fanno consistere nel non essersi mai colà recato il barone Barracco dacché è deputato.»

    Cronache;

    31/05/1871 - La Stampa

    «Notizie di questi luoghi altro non portano che recrudescenza nel brigantaggio: le bande di 15 o 20 e più briganti scorrazzano il territorio ed hanno somma audacia - giorni sono una banda venne alle 11 di sera in Cotrone a prendere il caffè -. Le autorità politiche non sono capaci, o non hanno forza, ed il militare, dopoché fu tolta la zona e furono tolti i poteri eccezionali, se ne lava naturalmente le mani nulla avendo più a che fare a tal riguardo.»

    Ministero dei Lavori Pubblici;

    31/07/1872 - La Stampa

    «Il 22 agosto prossimo in una sala del ministero suddetto a Roma, e simultaneamente presso la prefettura di Catanzaro, si addiverrà all’incanto pello appalto delle opere e provviste occorrenti alla costruzione del tronco delle ferrovie Calabro-Sicule (linea da Taranto a Reggio), compreso fra la stazione di Cotrone e quella di Roccabernarda, della lunghezza di metri 31.120,00, per la presunta somma, soggetta a ribasso d’asta, di L. 10.600.000.»

    Corriere del Mattino;

    01/06/1874 - La Stampa

    «Oggi ebbe luogo l’inaugurazione della ferrovia di Cotrone. V’intervennero il prefetto, il presidente della Corte d’Appello, i rappresentanti della Provincia e del Municipio. Le popolazioni accorsero alle varie stazioni, plaudendo colle grida di: Viva l’Italia!»

    La morte di Scaienza, capo mandria silano;

    07/10/1876 – Corriere della Sera

    «La notizia riportata nel n. 260 dell’Opinione della Gazzetta di Napoli, riguardante l’assassinio che sarebbe stato commesso dalla banda Sinardi, in persona di un capo mandra del barone Berlingeri, è assolutamente falsa. Pregovi di rettificare pubblicando questo telegramma.. Senonché – vedi disdetta! – ecco che l’Opinione riceve contemporaneamente quest’altro telegramma, direttore dal barone Berlingeri in persona: Cotrone, 4 Ottobre. Esiste il fatto che la banda Sinardi ha contuso e fatto bollire un caporale capo mandra, ma il caporale non era nostro. Era d’un altro proprietario che ha industrie nella Sila grande ed era soprannominato Scaienza, L’audacia brigantesca è cresciuta.. Ai lettori i commenti. Del resto, quali siano le condizioni attuali della Calabria ce lo dice l’Avanguardia, giornale progressista di Cosenza, non sospettabile, quindi, di manovre elettorali in danno al ministero: La Sila – esso scrive – è resa pericolosissima. Quei contadini che hanno la sfortuna di dimorarvi vengono o maltrattati o scannati dai briganti, e dalla forza pubblica, ci si dice, bastonati come cani e spesso senza ragione alcuna. I casali trepidano continuamente, e non si esce fuori la porta se non armati fino ai denti. Cosenza essa pure; poiché uomini di cattivo affare se ne veggono sempre: i fatti recenti l’affermano.».

    Cronache;

    27/10/1876 - La Stampa

    «Il Consiglio Municipale e la Delegazione Provinciale, appena conosciuta l’uccisione del brigante Seinardi e compagni, si affrettavano ad esprimere al Governo, in nome delle popolazioni, la profonda compiacenza risentita pel fausto annunzio, e la non meno profonda ammirazione pei valorosi che al prezzo del loro sangue ridonavano al paese la tranquillità e la sicurezza. Uguali manifestazioni fecero il Consiglio Comunale di Cotrone, il quale inoltre decretava la cittadinanza cotronese al prefetto comm. Malusardi, ed al sotto-prefetto cavaliere Palomba, per l’operosità e l’energia onde preparavano e contribuivano il felice risultato della spedizione. Nel tempo stesso votava riconoscente appositi sussidi pelle famiglie del vice-brigadiere e del bersagliere morti, e dello squadrigliere ferito.»

    Burrasche;

    05/02/1877 - La Stampa

    «Oltre alle burrasche avvenute in Sicilia il 31 gennaio ed il 1° andante, si hanno a deplorare alluvioni in alcune parti della Calabria. A Cotrone ed in altre località tronchi di ferrovie furono allagati dalle acque.»

    Cronaca Giudiziaria;

    09/11/1878 - La Stampa

    «Siamo alla Corte d’Assise di Catanzaro. Anche questa volta si tratta di un uxoricidio, commesso nelle circostanze più strane. Ignoranza, accecamento e ferocia, tutto assieme, spinsero un uomo che pareva nato nell’onestà a perpetrare freddamente un sì orribile delitto. Anni or sono, nel circondario di Crotone, e precisamente in quel di Cirò, un giovane di 18 anni, Francesco Cavaliere, avvenente nella persona e molto agiato, si invaghì di una vedovella di nome Elisa. Questa, oltre d’essere vedova, aveva due figli, poteva essere quasi madre a Francesco ed era per soprassello bruttissima. Francesco era deriso da tutti i suoi amici per questo suo stranissimo amore. Ma egli rispondeva a tutti: Elisa non è giovane, è vero. Sarà brutta, non mi pare, ma può essere. Io l’amo perché ha delle mani da regina… ciò è più forte di me… quelle mani c’hanno un fascino che io non so distruggere!. I genitori però di Francesco che non subivano il fascino delle mani d’Elisa, e pesavano freddamente l’immensa disparità di condizioni ch’esisteva tra il loro figliuolo ed Elisa, s’opposero con ogni possa a questo matrimonio. Sulle prime Francesco ebbe il coraggio di resistere ai propri genitori; poi incomincio a piegare; finì per cedere: abbandonò Elisa e finì per liberarsi del fascino delle di lei mani con nuovi e più giovanili amori. Elisa, incontrato un giorno Francesco per la via, lo soffermò, e dissegli: Fai benissimo, mio Francesco.... tu corchi una sposa giovane ed avvenente. Ma bada a te, poiché ben presto avrai a pentirtene!. Francesco non fa caso alle parole d’Elisa, da ascolto ai suoi genitori e ben presto si dimentica le mani d’Elisa. S’innamora perdutamente di una bellissima fanciulla per nome Filomena, e la fa sua sposa nel 1872. La Filomena, moglie di Francesco, oltre ad esser bella, era una virtuosissima ragazza stimata da tutto il paesello di Cirò, e perdutamente innamorata del proprio marito. Per qualche anno gli sposi trascorsero una vita d’affetti e di delizie coniugali veramente invidiabile ed invidiato. Francesco aveva dimentica non solo le mani, ma, si può dire, quasi l’esistenza della vecchia e brutta vedova Elisa. Questa però non s’era punto dimenticata del giovane traditore, e non aveva smessi i suoi progetti di vendetta. Filomena, la giovine sposa di Francesco, si sente in cinta: questo ne è quasi pazzo dalla gioia, ed esce di casa per dare la fausta notizia ai parenti ed amici. Correva per la via come sogliono correre tutti i felici del momento: s’imbatte in un individuo che non conosce, ma che lo ferma e vuol parlargli. Chi siete? Cosa volete?. Sto per sposare una figlia di Elisa… mi capite?. Capisco. Ma io con quella donna non ci ho niente a fare… consigliatela a non immischiarsi nelle mie faccende… sono tanto felice nell’ignorare per fino la sua esistenza!. Avete torto… Elisa vi ama sempre…. Ah! Fatemi un po’ il piacere di lasciarmi in pace…. Vi ama ora come potrebbe amarvi una madre… ve ne do una prova…. Sentiamo!. Voi siete stato assente parecchi giorni da casa vostra.. Verissimo… avanti!. Elisa ha vegliato sul vostro onore. Lei? Lei… che ha vegliato, cosa ha scoperto quella strega?. Una cosa da nulla.. Sentiamo e presto: o ti strozzo!. Ha scoperto che un prete, nella tua assenza, s’introduce tutte le notti in camera di tua moglie, per mezzo di una scala a mano che applica alla finestra della tua stanza coniugale.. Tu dici? Tu menti!. Io mento? Vieni qua.. guarda la finestra… vedi là la scala, posta al suolo, bella preparata per l’avventura d’ogni notte?. D’ogni notte?. Eh… sicuro!. Maledizione di Dio… e l’amavo tanto!. Francesco, da vero scimunito, crede alle infami calunnie del promesso sposo della figlia d’Elisa, e si mette a spiare la moglie: nulla scopre e non trova che testimoni della sua virtù. Pure s’ostina ad essere geloso, la perseguita, l’insulta ad ogni momento, la batte quasi ogni giorno. Filomena ai parenti ed agli amici che le consigliano di dividersi dal proprio marito, risponde colle parole della vera moglie, degli angeli del martirio: Sono sua moglie: devo amarlo, l’amo. Anche fossi certa di dover essere uccisa da lui, non mi reggerebbe l’animo di abbandonarlo. Non lo fece, e fu uccisa. Lo stolto di Francesco divenne di giorno in giorno sempre più geloso. Filomena stava all’ultimo della sua gravidanza. Venne il giorno del parto. In questo giorno Francesco trasse alla sua abitazione una levatrice per nome Lucia Buccino: una buona pasta di donna, che soleva predire il sesso alle partorienti. Questa volta predisse un bel maschietto. S’ingannò però la Lucia, poiché la povera Filomena si sgravò di una bimba. Appena uscita alla luce l’infante, la levatrice la presenta al babbo. Questo mette fuori una feroce bestemmia e dice alla levatrice: Non sarebbe egli meglio d’uccidere madre e figlia?. La levatrice si spaventa da prima, poscia crede la sia un’ira passeggera per non essere un maschio il neonato. Si stabilisce il giorno per il battesimo e per la registrazione allo Stato Civile. Alla vigilia di questo giorno Francesco allontana la levatrice ed i parenti di Filomena, pretestando che ora non ha bisogno di nessuno e che basta lui a tutto. È notte. Filomena dorme, la bimba è assopita. Francesco allontana la figliolina dal seno della madre; fra l’una e l’altra frappone un guanciale; mette dello zucchero bagnato nella bocca della fanciullina e… d’un colpo di scure fende il capo alla propria moglie. Il sangue della madre battezzò la figliola! Francesco si presenta da se stesso ai reali carabinieri, confessa il delitto e dice: Ho ucciso mia moglie perché mi era infedele… non l’ho uccisa prima d’ora perché non volevo uccidere con lei anche il povero essere che stava nel suo seno. Tradotto alla Corte d’Assise di Catanzaro, fu condannato ai lavori forzati a vita. È giusto! Ma la legge, per quella megera d’Elisa, demone di tutto questo dramma orrendo, non ha proprio nessuna punizione?»

    Un disastro ferroviario;

    30/09/1879 – Corriere della Sera

    «Telegrafano da Roma in data di ieri, 29: il treno diretto dalla linea ferroviaria Taranto – Reggio (Calabria) giunto presso Cotrone, tra Cirò e Crucoli, precipitò nel torrente Lipada per la rottura del ponte. Rimase morto il macchinista Paoletti; parecchi viaggiatori riportano contusioni più o meno gravi. Si attendono più ampi ragguagli.».

    Un’eroina;

    29/03/1880 – Corriere della Sera

    «Tempo fa, a Crucoli (circondario di Cotrone), una certa Durante Lucrezia, di anni 18, a rischio della propria vita, intromettendosi in una casa di un proprietario del paese, presa dalle fiamme, arrivò a salvare tre bambini che placidamente dormivano nella camera, precisamente ove l’incendio aveva avuto maggiore sviluppo. Questi fatti diedero occasione al Governo del re di manifestare la sua piena compiacenza verso la valorosa giovinetta, concedendole la medaglia d’argento al valore civile.».

    Cronaca elettorale;

    21/05/1880 - La Stampa

    «A Cotrone trovansi in ballottaggio il barone Barracco di Destra e l’avv. Lucente di Sinistra, entrambi hanno 345 voti. Vuolsi che il Barracco sia già riuscito a primo scrutinio e che l’ufficio principale, annullando schede valevoli, abbia annunciato il ballottaggio. Altri vogliono il contrario ed assicurano che il Lucente avrebbe dovuto essere proclamato deputato.»

    Viaggio in Calabria per Umberto I e Margherita di Savoia;

    24/01/1881 – Corriere della Sera

    «Cotrone, 23 gennaio. I sovrani sono partiti da Catanzaro alle ore 9 antimeridiane. Giunti a Cotrone alle ore 10.40 sono discesi sotto ad uno spazioso ed elegantissimo padiglione. I sovrani furono accolti da tutti gli ordini della cittadinanza, con acclamazioni entusiastiche. Erano presenti il vescovo ed il clero, il deputato del Collegio, le Autorità ed i paesani. Le signore hanno presentato un mazzo di fiori alla Regina. I sovrani sono ripartiti soddisfattissimi.».

    Un crotonese che fece fallire una banca;

    1885 - Corriere della Sera

    «La Banca di Savigliano seguì pressappoco la stessa via di quella di Carmagnola. La sua gestione fu regolare fino al 1881, nel qual anno ne prese la direzione certo Barucco il quale fece dare 380.000 lire a mutuo a certo Cosentini di Cotrone, poi 200.000 al notaio Zerboglio prendendo ipoteca su stabili gravati per altre somme superiori al valore degli stabili stessi, infine 62.000 lire a certo Didier quantunque si sapesse cattiva la sua posizione. Di più furono dati prestiti, compartecipazioni e garanzie per enormi somme al Delaleu. Il Zerboglio e il Delaleu fuggirono, il Cosentini mai pagò né capitali né interessi, cosicché anche la Banca di Savigliano fallì. La ragione per cui i direttori delle due banche (che a detta degli amministratori facevano alto e basso senza alcuna sorveglianza) accordavano così facilmente prestiti si deve ricercare nelle provvigioni che essi direttori imponevano a quelli che ricorrevano alle banche, sì che il Deleleu ebbe a lamentarsi che gli fossero chieste 2000 lire per fargliene avere 4000!».

    Le misure contumaciali nei porti del sud;

    12/07/1887 - Corriere della Sera

    «La Gazzetta Ufficiale pubblica un’ordinanza la quale, per provvedere in modo più efficace alla tutela della pubblica incolumità, come richiedono le condizioni sanitarie di Catania e Roccella Jonica, prescrive che qualunque nave, da oggi in avanti, prima della partenza da Catania dovrà essere assoggettata ad una visita medica. I piroscafi che imbarcano passeggeri lungo i porti e scali fra Messina e Siracusa, e fra Pizzo e Cotrone, inclusivamente, dovranno in tutti gli scali da loro percorsi, assoggettarsi ad una visita medica.».

    Una signora milanese gettata da un vagone ferroviario in Calabria;

    27/08/1887 - Corriere della Sera

    «Ci telegrafano da Roma in data di stamani, 27: "Un telegramma da Cotrone (Catanzaro) in data 26 narra che, mentre il treno 275 attraversava la galleria di Cutro, una povera signora milanese proveniente da Milano venne, dopo attentati di violenza a cui seppe resistere, gettata dal vagone. Fortunatamente non si fece gran male e poté raggiungere il treno fermatosi alla prossima stazione di Cutro, indicando uno dei due che avevano attentato al suo onore e che viaggiavano nello stesso compartimento. Era Giuseppe Coffa Tarlata, assistente ferroviario. È stato arrestato. La signora si chiama Elisa Frasca.».

    Incendi di boschi in Calabria;

    21/08/1887 - Corriere della Sera

    «Telegrafano da Roma in data 19 sera alla Gazzetta del Popolo. Giunse notizia da Massa Marittima di un grave incendio, che, sviluppatosi in una proprietà privata, si estese ieri sera alle tenute demaniali di Montioni e Rigattiere. A causa del vento l’incendio assunse proporzioni allarmatissime. Altri grandi incendi svilupparonsi nei boschi di Rossano (Cosenza) ed in altri boschi nei comuni di Cariati, Mandatarino, Caloreto, Campana e Pietrapaola. I contadini spaventati fuggirono. Stamane però il fuoco è stato domato. A Cotrone e Catanzaro bruciarono ieri i boschi presso i comuni di Melissa ed Umbriatico, limitrofi al circondario di Rossano. L’incendio ora quasi completamente spento. Un nostro dispaccio da Roma dice che dalle prime notizie giunte da Cosenza relativamente a questi incendii, parrebbe che fossero dolosi.».

    Un ricatto nelle calabrie;

    15/03/1890 - Corriere della Sera

    «Si ha da Cotrone che ieri sera alle ore 7, mentre il barone Zurlo e suo figlio quindicenne ritornavano a casa, dopo una passeggiata a cavallo, a nove chilometri da Cotrone furono fermati da cinque individui armati, che arrestarono il giovinetto, chiedendo pel riscatto cento mila lire. Il Zurlo padre fu lasciato libero, sotto condizione di pronto ritorno con la somma richiesta. Il barone, dopo quattro ore, tornò al luogo dell’appuntamento e versò ai briganti 46 mila lire, ed essi le presero senza verificare la somma. Padre e figlio furono rilasciati verso le 4 del mattino. Sperasi di scoprire i briganti, a cagione di segni particolari stati fatti dal barone Zurlo sui biglietti e sulle monete pagate per il riscatto del figlio.».

    Dono al museo artistico municipale;

    25/07/1891 – Corriere della Sera

    «La signora Eugenia Mylius ha acquistato il quadro di grandi proporzioni di Eleuterio Pagliano: Zeusi e le donzelle di Crotone, che figurava alla Esposizione Triennale di Brera, testè chiusa, per donarlo al Municipio, affinché sia collocato nella sezione d’arte moderna del Museo Artistico».

    Detenuti in fuga a Cotrone;

    24/11/1894 - Corriere della Sera

    «Ieri mentre i Carabinieri conducevano alla stazione di Cotrone i detenuti, uno riuscì a rompere le catene e a fuggire.»

    Naufragata a Cotrone la Cisterna Tevere;

    19/09/1895 – Corriere della Sera

    «Scrivono da Taranto alla Gazzetta dell’Emilia: la Regia Cisterna Tevere, comandante Rossi, ha naufragato presso Cotrone sabato sera alle 7 ½, la cisterna seguiva la squadra. Causa mare grosso fu ordinata libertà di manovra. La Tevere, incapace di affrontare il mare, cercò rifugio a Punta Alice dove esiste una secca frastagliata e rocciosa nella quale la nave investì. Dapprima si sentì una leggera scossa, poi uno scroscio tremendo. Nello stesso momento il personale di macchina si precipitò in coperta essendosi allagati i locali sottostanti. Poco dopo la cisterna affondava quasi completamente. L’equipaggio, incolume, è attendato sulla spiaggia. Si sono iniziati con potenti mezzi i lavori di ricupero, otturando la grossa falla. Sei navi stanno sopra luogo per soccorso. La notizia del disastro ha prodotto dolorosa impressione.».

    Maltempo interrompe operazioni sulla Cisterna Tevere;

    23/09/1895 – Corriere della Sera

    «Giovedì - La cisterna Tevere in navigazione nello Ionio in condizioni meteo avverse incaglia in costa nei pressi di Punta Alice. Per il perdurare del cattivo tempo non possono essere subito intraprese le operazioni di salvataggio e il giorno 22 per il sopraggiungere di un violento fortunale da NW si verificherà la perdita dell’unità.».

    Cronache dalle città;

    05/05/1896 - La Stampa

    «Una signora che precipita da un balcone durante un funerale. Essendo morta in Napoli la baronessa Gallucci, la famiglia volle trasportarne qui la salma, e ieri l’altro si facevano solenni funerali. I balconi delle vie per le quali passava il corteo erano pieni di persone, e su quello dell’Albergo Concordia prendeva posto la signora Vincenza Giuditta, mogli del causidico Vincenzo Zonte. D’un tratto, rottosi uno dei sostegni del lastrone, la povera signora precipitò nella via dove fu raccolta agonizzante e dopo un’ora spirava nelle braccia del marito intontito per il dolore.»

    Un porto rovinato dal maltempo, quattro milioni di danni;

    29/11/1896 – Corriere della Sera

    «Telegrafano da Reggio-Calabria al Don Marzio di Napoli: "Giungono telegrammi alla nostra prefettura circa i danni prodotti dalla inondazione di Cotrone. Forti marosi hanno rovinato completamente quel porto, producendo danni che ascendono a circa quattro milioni.».

    Uragano nelle calabrie, urgono soccorsi;

    30/11/1896 – Corriere della Sera

    «Ci telegrafano, 29 Novembre sera: "L’Alluvione dell’altro giorno ha recato immensi danni alla campagna circostante Catanzaro. L’uragano distrusse inoltre il porto di Cotrone. I danni si calcolano ad un milione circa. Urgono soccorsi.».

    Uno dei soliti gran ribassi nelle transazioni per lavori pubblici;

    18/19/1896 - Corriere della Sera

    «Ci telegrafano da Roma, 16 Settembre, sera: Fra il Ministero dei Lavori Pubblici e l’impresa Fiocca, a mezzo di una commissione d’arbitraggio, fu definita la questione da parecchi anni pendente per i lavori del porto di Cotrone. L’impresa in origine domandava 6 milioni di maggiori compensi, ma la questione essendo stata discussa in tribunale e davanti ad arbitri, la somma era stata ridotta varie volte. Ora la questione fu finalmente definita e il governo pagherà solo L. 553.000.».

    Sviamento d’un treno;

    18/07/1898 - La Stampa

    «Il treno 275, proveniente da Sibari, al casello 227, fra Strongoli e Cotrone, deragliò, frantumandosi la macchina e capovolgendosi le carrozze passeggeri fra i quali rimasero feriti lievemente due carabinieri. Riportarono poi ferite gravi il macchinista ed il fuochista.»

    Naufragi nell’Adriatico e nello Jonio;

    20/11/1899 - Corriere della Sera

    «Ci telegrafano da Napoli, 18 Novembre, sera: Dai porti dell’Adriatico e dello Jonio giungono notizie di gravi disgrazie avvenute a seguito di un violento nubifragio scatenatosi nel pomeriggio di ieri. Il brigantino Margherita di Torre del Greco naufragò nelle acque di Cotrone: l’equipaggio è salvo.

    Il Times chiede all’Italia di salvare i suoi tesori;

    17/06/1905 – Corriere della Sera

    «Il Times crede che le clausole più importanti siano quelle che si riferiscono agli scavi e dice che il Governo italiano si è dimostrato fin troppo geloso su questo punto, lasciando lavorare impresari ignoranti, ma escludendo qualsiasi corpo di scienziati esteri. Il Times rende omaggio al Boni, ma crede che in Italia vi sia ancora molto da fare: vi sono ancora tesori di antichità e d’arte sepolti a Cotrone, a Cuma, nella Magna Grecia, sui Colli Albani. E perché non si potrebbero riprendere anche gli scavi di Ercolano? Se il Governo italiano porrà gli scavi a disposizione degli scienziati, che già lavorano con grande successo in Grecia e in Egitto, il mondo gliene sarà grato.».

    Il ministro Ferraris nelle Calabria;

    25/08/1905 – La Stampa

    «Si ha da Rossano: il ministro Ferraris, partito ieri dal castello Barracco a Cacini, arrivò, dopo cinque ore di carrozza, a Cotrone, ove fu pure ospite di Barracco per alcune ore; quindi Ferraris, col sindaco di Cotrone, il presidente e parecchi membri della Deputazione provinciale di Catanzaro, recatisi a salutarlo, visitò la città, fermandosi lungamente nel porto. Ferraris ripartì per Rossano, accompagnato alla stazione da una folla plaudente e fino a Rossano dai deputati Turco, Giunti, D’alife, del quale ultimo è ospite a Rossano. A Rossano nella stazione lo attendevano tutte le Autorità, molti consiglieri e deputati provinciali, e parecchie Associazioni con bandiere. La popolazione fece al ministro una grande dimostrazione. Ieri sera Ferraris, col segretario Pellegrini, intervenuto ad un pranzo offertogli dal marchese Carfizzi, a cui parteciparono anche tutte le Autorità del circondario. Il ministro visitò stamane il Municipio, e ripartì per Cassano.»

    Erutta lo Stromboli, danni per il terremoto;

    15/09/1905 – Corriere della Sera

    «Nel circondario di Cotrone, Cerenzia, Cirò, Cotrone, Cutro, danni ai fabbricati. A Santa Severina danni ai fabbricati ecc. e a due chiese. A Scandale danni a due chiese.».

    Allagamento disastroso a Cotrone;

    13/12/1905 - Corriere della Sera

    «Causa le piogge, continuate stanotte ed oggi, è crollato il ponte della strada tra Cotrone e la stazione ferroviaria, e si è prodotto un gravissimo allagamento nel deposito dei cereali presso quella città.».

    Una cospicua collezione di antichità;

    6/02/1906 – Corriere della Sera

    «Il Museo Nazionale acquistò la Collezione Stevens, composta di antichità raccolte nei terreni dell’agro romano. Il contratto fu stipulato il 26 gennaio. La collezione comprende 162 pezzi fra oggetti d’oro e argento, 980 monete di oro e argento, 1288 vasi di bronzo, di argento e di terracotta. Fra gli ori e gli argenti son notevoli parecchi anelli con pietre incise e incastonate e fibule dalle varie fogge: poi collane, braccialetti, orecchini, verghe in oro con leggende, piatti d’argento cesellati etc. Fra le monete, alcune sono uniche o rarissime e tutte molto antiche: parecchie, in oro o in argento, sono di Metaponto, Caulonia, Crotone, Terina, Taranto, Eraclea, Nola, Sibari, Fistelia, Siracusa, Chieti, Salapia, Retelia e di altre antiche colonie greche nel mezzogiorno d’Italia. Fra i vasi ve ne sono alcuni preziosissimi e di raro pregio: corinzi, attici etc. Infine vi sono vetri greci e romani di finissima fattura, statuette, idoli e piccoli busti. La collezione fu venduta per 85 mila lire.».

    Lo sbarco dei superstiti, momenti commoventi;

    16/08/1906 - Corriere della Sera

    «Il piroscafo Orione, giunto oggi da Barcellona, si ormeggiò alla banchina di sinistra di ponte Federico Guglielmo. Alle 18 circa cominciò lo sbarco dei naufraghi. Essi vennero introdotti nella sala dei passaporti della stazione marittima, ove ad un lungo tavolone avevano preso posto il commissario cav. Falcitano e alcuni suoi dipendenti, l’avv. Diani e l’assessore Dofur. Questi ultimi due avevano

    L’on. Lucifero salvato in mare dalla sua signora;

    14/10/1906 – La Stampa

    «Telegrafano da Cotrone alla Tribuna: Ieri l’on. Alfonso Lucifero, deputato di Cotrone, essendosi, nel prendere il consueto bagno di mare allontanato troppo dallo stabilimento balneare, vinto dalla forte corrente, correva serio pericolo di annegare, quando, sopraggiunta la sua gentile signora, più forte della corrente marina, riuscì a trarlo in salvo, fra gli applausi di numerosi bagnanti

    Navi da guerra a Cotrone in occasione di feste religiose;

    13/05/1907 – La Stampa

    «Telegrafano da Cotrone: In occasione delle solenni feste settennali della santa protettrice di Cotrone, Madonna di Capo Colonna, è giunta in queste acque una Divisione della squadra, composta precisamente delle regie navi Garibaldi, Saint-Bon ed Emanuele Filiberto, comandata dal contrammiraglio Zezi. Ieri sera, in Piazza d'Armi, il concerto comunale ha eseguito, fra entusiastici applausi, uno scelto programma musicale, alternandosi con la banda del 94.o reggimento fanteria, espressamente venuto esso pure per le feste della santa patrona di Catanzaro. A mezzogiorno, dall’Amministrazione comunale è stato offerto un sontuoso ricevimento nel palazzo del Municipio all'ammiraglio ed a tutti gli ufficiali di terra e di mare, fra il suono delle musiche e delle campane. Disceso dal Municipio, l'ammiraglio si è recato al palazzo vescovile, ma non avendo trovato il vescovo, vi lasciò la sua carta da visita. Oggi, poi, si attende anche la prima Divisione della squadra, comandata dall'ammiraglio Di Brocchetti II vescovo restituirà, in giornata, la visita a bordo

    Le navi a Cotrone e le feste religiose;

    14/05/1907 – La Stampa

    «Gli onorevoli Treves e Turati hanno chiesto di interrogare il presidente del Consiglio ed il ministero della marina per sapere se è vero che furono mandate tre corazzate in occasione delle feste religiose di Cotrone, e per sapere a quali criteri tale atto fu ispirato. In proposito l'ufficiosa Agenzia Italiana comunica: La forza navale del Mediterraneo, come già ebbe a dire recentemente l'on. Mirabello alla Camera, sta compiendo un giro di istruzione, durante il quale si è trovata nelle acque di Cotrone. Il comandante della squadra non poteva sapere della festa che si celebrava a Cotrone. Sarebbe ridicolo pensare che egli dovesse assumere informazioni e studiare i calendari per evitare che l'arrivo delle navi coincida con eventuali feste locali. Né meno ridicola sarebbe la pretesa che il comandante della forza navale dovesse uscire dal porto appena avesse saputo della ricorrenza che vi si celebrava. Quanto poi agli onori che vennero resi ai cardinali ed ai vescovi che si recarono a bordo delle navi da guerra, basta riprodurre l'articolo del regolamento di disciplina militare della regio marina, che si riferisce al caso e che si esprime così: Le Autorità ecclesiastiche che si recano a bordo in forma ufficiale e nella località di loro giurisdizione, sono ricevute con gli onori del picchetto, della Banda e della tromba nelle misure seguenti: i cardinali con quelli dovuti al grado d'ammiraglio; gli arcivescovi con quelli dovuti al grado di vice-ammiraglio; i vescovi con quelli dovuti al grado di contrammiraglio. Inoltre per i cardinali gli ufficiali sono riuniti al barcarizzo è l'equipaggio è schierato sul ponte. In occasione della prima visita sono salutati allo sbarco i cardinali con 19 colpi di cannone, gli arcivescovi con 17 colpi di cannone ed i vescovi con 15 colpi di cannone. Il Giornale d'Italia ha intervistato in proposito l'on. Lucifero, il quale ha detto semplicemente: Io non ho avuto incarico di far inviare navi a Cotrone, né me ne sono presa l'iniziativa. Non ne so assolutamente nulla. Al Ministero della marina poi dicono: Oramai l'incidente navale è di moda. La squadra di riserva attualmente è in giro nelle acque del settentrione, e l'altra squadra, composta di due Divisioni, nelle acque del Jonio. Le due Divisioni navali navigano separatamente. La prima Divisione, al comando dell'ammiraglio Di Brocchetti, la seconda a comando dell'ammiraglio Seri. Ieri, ad esempio, la Garibaldi, la Saint-Bon e la Emanuele Filiberto, appartenenti alla seconda Divisione, si sotto trovate a Cotrone mentre vi si svolgeva la testa di quella santa protettrice. Ciò ha dato ombra ai giornali. Infatti oggi la prima Divisione, comandata dall'ammiraglio Di Brocchetti si trova a Cotrone, perché é sulla strada di Taranto, e niuno naturalmente se ne accorge, perché non vi è per fortuna alcuna festa. Le navi debbono fare tutti gli scali prestabiliti, senza preoccuparsi di altro. Ma vi è stato l'omaggio dell'ammiraglio al vescovo. Nulla di strano nell'applicazione del regolamento 29 ottobre 1903, che in tale materia è identico a quello che lo precedeva. Intanto la seziono romana della Federazione fra gli ufficiali d'ordino provenienti dai sott'ufficiali dipendenti dal Ministero della guerra ha votato un ordine del giorno di protesta contro l'inchiesta aperta dal gabinetto militare del Dicastero della guerra a danno dell'intero Consiglio direttivo delia seziono suddetta per aver aderito olla manifestazione anticlericale indetta a Giordano Bruno in Borgo, e affermano la loro indignazione per l'abuso dell'impiego dell'esercito, nonché per la prostituzione della gloriosa bandiera navale a servizio dei rappresentanti dell'autocratico governo papale

    Le regie navi a Cotrone, un dispaccio del sindaco;

    16/05/1907 – La Stampa

    «Il ministro della marina ricevette oggi nel pomeriggio dal sindaco di Cotrone il seguente dispaccio: Le navi della prima e seconda divisione della squadra del Mediterraneo si trovarono in prossimità del nostro porto per provvedersi dei viveri ed eseguire le esercitazioni. Le Musiche delle navi Garibaldi e Saint-Bon non furono richieste da quest’Amministrazione, ma gentilmente concesse per il concerto in città. Quindi escludesi assolutamente che le navi si siano fermate in occasione delle feste religiose. Il Sindaco: Arcuri

    Un sergente piemontese suicida;

    12/06/1907 – La Stampa

    «A Cotrone si è suicidato, con un colpo di fucile al mento, il sergente Giulio Rossi, del 49.0 reggimento di fanteria, nativo di Casale Monferrato. Si ignorano le cause del suicidio.»

    Un'audace banda di grassatori nelle mani della polizia;

    01/08/1908 – La Stampa

    «A Cotrone sono state arrestate in questi giorni 32 persone, sotto l'imputazione di associazione a delinquere. Da persone del luogo ho avuto interessanti particolari su questa società, che brevemente vi riassumo. La società aveva un capo che organizzava e dispensava i servigi; un capo minore che succedeva nell'assenza del capo, ed un capo picciotto ed un contabile. Inoltre erano nella società varie donne, veneri da strapazzo, alle quali era dato l'incarico di adescare i merli, che pei erano spennacchiati, bongrè cu malgrè, dagli affigliati della società. A tempo perso esse erano amanti dei capi e concedevano i loro favori agli iniziandi che davano prova di bravura. La società operava più specialmente in piccole rapine e furti campestri, soprusi di ogni genere, danneggiamenti, ecc. La gente della campagna vicina ed i provinciali erano specialmente presi di mira, e molti non reclamavano alle Autorità e sopportavano pazientemente per timore di mali peggiori. La P.S. d'accordo coi carabinieri, cominciò ad indagare, ma i colpiti si mostravano reticenti a svelare le angherie subite. Un furto rilevante commesso nello scorso giugno, la esportazione di ben 50 forme di cacio compiuta con effrazione della porta d'ingresso, forni alle Autorità il bandolo della matassa, ed ecco come: Era stato impiegato in quel negozio un giovane catenese, ma poi era stato cacciato. Avvenuto il furto, i primi sospetti si portarono su di lui: mancando però prove, non si poté trattenerlo in arresto. Fu tenuto d'occhio. La compagnia di giovinastri che frequentava e la sua intima amicizia con un tipo di delinquente svelto ed astuto fecero aumentare i sospetti, che già erano sorti sul suo conto. Tati sospetti furono poi rafforzati dal padre del giovinotto, che ricorse all'Autorità per indurre il figlio a rientrare sulla buona via. Il padre confessò che il figlio si sia dato completamente a frequentare malviventi e pregiudicati. V'era quanto bastava per arrestare il giovane e cercare di sapere da lui altri particolari sull'associazione e sulle gesta compiute. Egli a poco a poco fini per svelare il furto del formaggio ed altri piccoli borseggi. Messo sulla via delle denunzie, quando seppe che i suoi compagni erano stati arrestati, mano mano egli diede anche informazioni sul funzionamento della società. Le riunioni avevano luogo di notte, presso il Cimitero, in una località appartata, sottostante all'antico castello, sotto la presidenza del capo della società, cui facevano corona le altre alte cariche. Alle discussioni partecipavano gli ordinati. Fra le gesta da compiere, il giovane svelò il piano architettato per derubare il Monte di pegni di Cotrone, e una trama ordita per avvelenare il maresciallo dei carabinieri di Cotrone. L'incarico era già stato affidato ad un picciotto. La società aveva pure divisato di sopprimere il maresciallo delle guardie di città di Catanzaro, che anni or sono aveva scoperto altre associazioni del genere. Inutile dire che le perquisizioni operate ai domicili degli arrostati diedero copiosi risultati.»

    Uno scontro ferroviario presso Cotrone, un morto e parecchi feriti;

    02/04/1909 – La Stampa

    «Ieri sera alle ore 21 circa è avvenuto, per un falso scambio alla stazione di Cotrone, uno scontro tra il treno merci numero 6674 fermo nella stazione stessa ed il treno facoltativo numero 8019 per merci e militari, proveniente da Metaponto. Sono rimasti feriti gravemente Vincenzo Fornaro, macchinista del treno 8019 con frattura della gamba desta, e Francesco Gargiulo, fuochista del treno 6674 con asportazione della mano sinistra e frattura complicata alla gamba destra. Sono rimasti feriti anche alcuni altri ferrovieri, ma tutti leggermente. Sessanta militari del 30.o regimento fanteria che erano sul treno 8019 sono tutti incolumi. Parecchi carri rimasero fracassati nell’urto. Alle ore 23 si è formato un treno di soccorso, col quale sono partiti da Cotrone il sottoprefetto con personale ferroviario, il medico provinciale, l’ufficiale sanitario ed altri quattro medici ed altri funzionari. Dopo le prime medicazioni, i feriti sono stati trasportati a Taranto collo stesso treno di ritorno alle ore 2.30, e ricoverati all’ospedale civile ove il Gargiulo è morto stamane. La linea è ostruita da ambo le parti, ma sarà riattivata in giornata.»

    Il rione di Londra inaugurato a Cotrone;

    28/06/1910 – La Stampa

    «Si è inaugurato solennemente a Cotrone, alla presenza delle autorità civili e militari, del rappresentante della Nazione inglese, e coll’intervento dell’intera popolazione, l’elegante rione di Londra con lo scoprimento di due lapidi commemorative, dell’opera altamente umanitaria e filantropica del popolo inglese e della recente gita della Regina Elena, che si compiacque dei magnifici padiglioni di ricovero che sono stati affidati al suo alto patronato. Hanno parlato, applauditissimi, l’assessore del comune, Periconi, e l’avv. Delfino a nome del Governo. A nome del prefetto ha parlato il comm. Pesci ed a nome della Nazione inglese ha parlato il vice-console Briglia.»

    Signora uccisa da un innamorato respinto, suicida il colpevole;

    04/07/1910 - Corriere della Sera

    «La consueta tranquillità di Cotrone, la graziosa cittadina calabra, è stata turbata ieri da una tragedia passionale. A capo del servizio di ripartizione del servizio ferroviario è da un pezzo il signor Giuseppe Ciaramella, di ottima famiglia napoletana, il quale tempo fa prese in moglie l’avvenente signora Gaetana Colello di Reggio Calabria. La giovane coppia visse tranquillamente fino a ieri. Poco tempo fa venne destinato alla stazione di Cotrone il macchinista Ernesto Corriero, di anni 23, e verso di lui il Ciaramella si mostrò affettuosissimo e, credendolo fedele amico, consentì che frequentasse la sua casa. Il giovane non tardò ad invaghirsi della signora, verso la quale fu prodigo di speciali attenzioni che non vennero respinte perché si dava ad esse la parvenza di manifestazioni di sincera amicizia. I sorrisi benevoli della giovane donna alimentavano la fiamma che divampava nell’animo del macchinista, il quale in poco tempo divenne vittima della sua passione. Il giovane si convinse della necessità di spiegarsi colla Colello e, illudendosi, decise di parlarle. Ieri, verso le 11, il Corriero si presentò alla stazione ferroviaria per accertarsi che il Ciaramella fosse al suo posto di lavoro e quando ne fu sicuro, ostentando tranquillità, si diresse verso l’abitato. Appena lontano dalla vista di quelli che avrebbero potuto sospettare dei suoi propositi, il Corriero affrettò il passo ed in pochi minuti guadagnò l’uscio della casa ove abitava la donna oggetto della sua passione. La Colello dovette essere sorpresa della visita inaspettata dell’amico, che di consueto non ne faceva in quell’ora, ma evidentemente inconscia del pericolo cui andava incontro lo ricevette senza sospetti. I due entrarono in casa e l’uscio si richiuse dietro di loro. Passarono alcuni momenti di silenzio profondo, durante i quali nessuno dei vicini sentì nulla di impressionante. Nell’interno dell’abitazione dovette però svolgersi in quel momento una scena terribile, che purtroppo nessuno potrà mai narrare e che rimarrà avvolta nel mistero. Alcuni istanti dopo si sentì un urlo disperato. Era la donna forse che respingeva la violenza dell’uomo accecato da una folle passione. Vi fu un breve intervallo, e subito echeggiò un colpo secco di arma da fuoco e seguì un lamento fievole: poi ancora due detonazioni. I primi accorsi poterono rendersi subito conto della tragedia. La signora, scapigliata e con gli abiti laceri, giaceva al suolo in una pozza di sangue che zampillava a fiotti da una larga ferita all’addome. Ai suoi piedi era il corpo esanime del macchinista Corriero. Egli, in un violento accesso di esasperazione, aveva esploro una revolverata contro la donna che amava e dalla quale non era riamato, poscia aveva rivolto l’arma contro sé stesso e si era ucciso con due colpi alla testa, che gli avevano fatto saltare le cervella. La donna era ancora viva, e gli accorsi si diedero da fare per prodigarle soccorso. Intanto la notizia della tragedia si diffondeva in città, producendo un senso di grande impressione e giungeva al marito della signora che pazzo dal dolore accorse al capezzale della morente. La signora spirò dopo poche ore di agonia. Sul cadavere del suicida furono trovate due lettere, una diretta alla madre, l’altra a due medici suoi amici. Non è stato possibile finora conoscere il contenuto delle lettere. Pare però che in esse sia narrata la passione da cui il giovane era stato preso e sia palesato il proposito della tragedia, nel caso in cui la passione non fosse corrisposta".».

    Feroce vendetta d’un marito tradito: torna dall’America e scanna la moglie e l’amante;

    11/07/1910 - Corriere della Sera

    «Giungono i seguenti particolari di una terribile tragedia che si svolse a Melissa, piccolo paese presso Cotrone. I due contadini Nicola Pellegrini e Caterina Parroco dieci anni or sono si erano fatti sposi e dalla loro unione era nato un bambino. Il Pellegrini, desideroso di arricchirsi, decise di emigrare e si recò in America. La moglie gli rimase per un pezzo fedele, tutta dedita all’affetto del figlio, e il suo marito dall’America non le faceva mancare nulla, mandando sempre denaro finché non cadde malato. Guarito, tornò a lavoro con maggior lena, e riprese a sovvenzionare la famiglia lontana. Se ne aspettava il ritorno in patria da un momento all’altro con un gruzzoletto che gli avrebbe permesso di acquistare case, terre e animali: il sogno di ogni emigrante. La Caterina, che era un tipo formoso, dagli occhi neri e profondi, dai capelli corvini, aveva acquistato con la maturità maggior fascino, del quale restò vivamente preso l’orefice Luigi Fratto, che mise in atto tutte le arti della seduzione per conquistarla. Ma fu respinto. Non si scoraggiò, fu perseverante e raggiunse lo scopo. Fra i due accorsero i più intimi rapporti, e la tresca, tenuta dapprima celata, a poco a poco fu nota a tutto il paese e ne fu informata anche la vecchia madre del Pellegrini. Ma la vecchietta non dette ascolto alle maligne insinuazioni, e volle rendersene conto ella stessa. Purtroppo le avevano detto il vero: pianse. La poverina chiamò la nuora invitandola a ricordarsi del marito e a tornare sulla retta via. Ebbe vaghe promesse, poi tutto tornò allo stato di prima. Fu allora che la madre scrisse al figlio informandolo di tutto: lo sfortunato marito, senza mettere tempo in mezzo, prese il primo piroscafo in partenza da New York. Giunse a Napoli, acquistò una rivoltella ed un rasoio e poi prese il treno per Melissa. Nel lungo viaggio aveva maturato la vendetta e tracciato il piano per mandarla ad effetto. Anziché scendere a Melissa si fermò una stazione prima, a Strongoli, e depositato ivi il suo bagaglio attese la notte per avviarsi a piedi verso il paese nativo, dove vi giunse quando albeggiava. Di filato si recò alla propria casa e si accoccolò sulla porta, fingendo di dormire col viso nascosto tra le mani per non essere riconosciuto, ma con l’orecchio intento ai rumori che venivano dall’interno della casetta. Con la rivoltella in pugno attese trepidante: poco dopo l’amante, ignaro del destino che l’aspettava, aprì la porta per uscire. Alla vista del Pellegrini che minaccioso era balzato in piedi, tentò di ripararsi nell’interno della casa fuggendo: ma quello gli sparò contro tre colpi di rivoltella quasi a bruciapelo, e lo stendeva morente a terra. Alle detonazioni la moglie inconsapevole si precipitò per le scale, e si trovò davanti il marito armato, furibondo. La donna cadde in ginocchio, piangente, e supplicò di risparmiarle la vita per amore del figlio: ma il Pellegrini, estratto il rasoio, afferrava la moglie per la testa e riversatala contro il muro, le recideva la carotide, gettandola poi morente sul corpo insanguinato del drudo. Non contento ancora, per timore che l’orefice fosse soltanto ferito, con la stessa arma recideva a lui pure la carotide. La scena si era svolta sotto gli occhi atterriti del figlioletto: il padre lo prese al collo, lo baciò e lo abbracciò, e corse a portarlo alla madre sua. Poi, senza porre tempo in mezzo, andò dal sindaco del paese a costituirsi.».

    Dal piccolo mare di Taranto allo storico porto di Cotrone;

    19/07/1911 – La Stampa

    «Era meraviglioso stamane all'alba il mare piccolo di Taranto, quando i motoscafi partivano per la tappa, di Cotrone. Il vasto lago marino fiammeggiava riverberando le nubi incendiate dall'aurora. Le venti siluranti, allineate e ormeggiate al lunghissimo pontile, incedevano sull'acqua ardente; le alberature sottili e gli scafi acuminati sembravano avviluppati dai fuochi di una vittoria. Le cacciatorpediniere destinate alla crociera, mollavano le ancore e uscivano lentamente chiamando con gli urli disperati delie sirene i motoscafi che vuotavano nei serbatoi senza fondo gli ultimi bidoni d'essenza. Mentre si sciolgono gli ormeggi. Per la terza volta la crociera mutava la sua scorta. Alle cacciatorpediniere del tipo Ostro si era sostituito a Brindisi la torpediniera tipo Perseo. Ora entrano tn scena le cacciatorpediniere di ultima creazione, tipo Fuciliere, navi velocissime c possenti, di forme ammirevoli. I motoscafi partirono secondo l'ordine ormai fissato dalle loro velocità, incominciando cioè dai più deboli: Graziella, Marietta e Nochette se ne andarono per le prime; seguivano Puu V e Pat Deutz; infine Eolo e Mimosa. Tutte avevano al fianco un cacciatorpediniere fumigante, col suo nome poco marino scritto a grandi lettere sulla poppa. Si vedevano di lontano scintillare sull'acciaio al sole nascente i nomi marziali di Alpino, Fuciliere, Carabiniere. Pontiere, Garibaldino. Solo Graziella usci senza guardiano. Il minuscolo vaporetto si sente troppo forte per accettare l'opera del la nutrice. Ha la sua ciminiera che fuma e che sembra, a titolo del suo diritto all'emancipazione, come la prima sigaretta fra le labbra di un adolescente. Paz Deutz si è riunito ieri alla flottiglia e se ne va a Roma con la sua brava cacciatorpediniera al fianco, ma è ormai fuori gara; le sue avventure non si sono chiuse ad Ortona; ha avuto altri guai di motore fra Bari e Brindisi e fra Brindisi e Taranto. A Brindisi e a Taranto arrivò in condizioni dolorose rimorchiato dalla cacciatorpediniera. Ora questo non è regolamentare. Povero bravo Paz… deve subire la squalifica! In segno di ammirazione per le sue prodezze nella notte della burrasca, gli si concede di venire con noi a Roma, in compagnia dell'istitutrice, ma come privato qualunque, senza diritto a premi. Ero assegnato a bordo dell’Alpino che comanda la squadriglia, ma ho preferito imbarcarmi sulla Mimosa, capovolgere le parti, ed essere sorvegliato invece che sorvegliare. A bordo di Mimosa. II signor Baglietto, costruttore del velocissimo scafo, mi offri

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1