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È facile vivere bene a Roma se sai cosa fare
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È facile vivere bene a Roma se sai cosa fare
E-book350 pagine8 ore

È facile vivere bene a Roma se sai cosa fare

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Non c’è nessun altro posto come la Città Eterna...

Roma nasconde esperienze che ti cambieranno la vita

Visitare un museo di notte, cenare su un aereo, ascoltare un concerto in un salotto, ballare il tango in libreria, assaggiare la birra e il cioccolato dai trappisti e tanto altro ancora: Roma è una città magica in cui è quasi impossibile annoiarsi. Basta poco per stare bene, se si sa dove andare. La felicità delle piccole cose è a portata di mano, e in genere non è cara. Alcune delle soluzioni proposte in questa guida alternativa sono assolutamente gratuite e insolite: fare passeggiate romantiche o assistere all’uccisione di Giulio Cesare, oppure dedicarsi a passatempi più impegnativi come la lettura di un antico manoscritto alla Biblioteca Angelica, la visita alla bottega di un antiquario o prendere parte a un corso universitario senza iscriversi all’università. Roma ha molto da offrire a chi vuole vivere esperienze particolari. Perché in fondo, per dirla con gli inglesi, There’s no place like Rome, o anche, con Silvio Negro, «Roma non basta una vita».
Cinzia Giorgio
È dottore di ricerca in Culture e Letterature Comparate. Si è specializzata in Women’s Studies e in Storia Moderna, compiendo studi anche all’estero. Organizza i salotti letterari dell’Associazione di Studi Umanistici Leussô di Roma e insegna Storia delle Donne all’Uni.Spe.D. È autrice di saggi scientifici e romanzi. Per la Newton Compton ha pubblicato Storia erotica d’Italia e Storia pettegola d'Italia.
LinguaItaliano
Data di uscita7 nov 2016
ISBN9788854199514
È facile vivere bene a Roma se sai cosa fare

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    Anteprima del libro

    È facile vivere bene a Roma se sai cosa fare - Cinzia Giorgio

    Introduzione

    «Vi era un tempo in cui il mondo si chiamava Roma». Con queste parole si apriva una nota serie televisiva, Rome, nata da una coproduzione tra la hbo, la bbc e Rai Fiction e scritta da Bruno Heller. La pomposa frase introduttiva ci fa capire in realtà come venga vista la Città eterna all’estero. Roma è un museo a cielo aperto, chi vi mette piede per la prima volta non può rimanere indifferente alla bellezza dei suoi monumenti e alla ricchezza del suo immenso patrimonio artistico.

    Ma Roma è anche la città dove si può visitare un museo di notte, cenare su un aereo, ascoltare un concerto in salotto, ballare il tango in libreria, andare a caccia di fantasmi, seguire un itinerario cinematografico o mistico, assaggiare la birra e il cioccolato dai trappisti e tanto altro ancora. È una città magica in cui solo chi non vuole divertirsi si annoia. Basta poco se si sa dove andare. La felicità delle piccole cose è a portata di mano, e molto spesso non è affatto cara. Alcune delle soluzioni proposte in questo libro sono assolutamente gratuite e insolite: fare una passeggiata romantica, organizzare un bookclub o assistere all’uccisione di Giulio Cesare, tanto per fare alcuni esempi. Oppure dedicarsi a passatempi più impegnativi come leggere un antico manoscritto alla Biblioteca Angelica, visitare la bottega di un antiquario e frequentare un corso universitario senza iscriversi ad alcun ateneo. Roma ha molto da offrire a chi vuole vivere esperienze particolari.

    Nella Città eterna tutto trasuda storia e amore per la vita. Tito Livio, nella sua opera Ab Urbe Condita, racconta che la città fu fondata da Romolo il 21 aprile del 753 a.C. e che ben presto divenne una città potentissima.

    Nel 476, anno della caduta dell’Impero Romano d’Occidente, ebbe inizio il cosiddetto Medioevo. Dopo le invasioni barbariche, infatti, Roma mutò in maniera radicale. Il clero mediava i rapporti tra le classi sociali oltre a detenere il sapere in maniera quasi esclusiva. Tra il vi e il x secolo, i monasteri e le abbazie si trasformarono in importanti centri culturali e artistici. I benedettini, i cluniacensi e i cistercensi divennero ordini monastici fondamentali sia per la società sia per la cultura: furono i frati a fissare, per esempio, le regole dell’architettura e della scultura medievale, influenzando un’intera epoca. Furono ancora loro a trascrivere intere biblioteche e diffondere quindi la cultura, grazie al lavoro degli amanuensi. E infine furono sempre i monaci – e le monache – a contribuire alla conservazione delle tradizioni gastronomiche della Penisola. In un’epoca in cui l’Italia era stata devastata e divisa dalle invasioni delle popolazioni principalmente germaniche, e dopo il crollo dell’Impero Romano, la sola istituzione a sopravvivere era stata proprio la Chiesa.

    Nel 1305 papa Clemente v trasferì la sede papale da Roma ad Avignone, dando così inizio alla cosiddetta Cattività avignonese, che durerà fino al 1377, data in cui il papa rientrerà a Roma, provocando lo scisma d’Occidente, a cui si pose fine con i concili di Costanza nel 1414 e di Basilea nel 1431. Dopo il ritorno del papa, Roma cominciò a riprendere il ruolo di città di potere che aveva perso durante i secoli precedenti. Papi come Sisto iv, Giulio ii e Leone x ne rinnovarono lo splendore, anche grazie agli artisti importanti come Michelangelo Buonarroti, Raffaello Sanzio e più in là negli anni Caravaggio, Bernini e Borromini. Sarà il genio di questi personaggi a restituirle lo splendore e i fasti di cui aveva goduto durante l’Impero. Roma divenne ben presto la capitale del Barocco e della spiritualità. Dopo il Medioevo, infatti, si era anche aperta la stagione dei giubilei e milioni di pellegrini affollavano le strade della Città eterna. A cavallo tra il Seicento e il Settecento fiorirono le accademie e i centri culturali, mentre si affermava il collezionismo di opere d’arte. Le grandi famiglie dell’aristocrazia romana e papalina amavano riempire i loro palazzi di tele e sculture di artisti alla moda per poter sfoggiare la loro ricchezza, vera o presunta che fosse.

    Nel 1871 Roma divenne capitale d’Italia. Dopo l’esperienza traumatica della discesa di Napoleone e della Repubblica Romana si andò verso il processo di unificazione, concretizzato durante il Risorgimento. Venne creato uno Stato apposito per il papa, che non aveva accettato affatto la forzata cessione di Roma allo Stato italiano. La formalizzazione del rapporto tra l’Italia e il Vaticano avverrà solo nel 1929 grazie ai Patti Lateranensi, durante il regime fascista. In questo periodo la città cambiò ulteriormente. Vennero abbattuti interi quartieri per fare spazio a strade imponenti come via dei Fori Imperiali e via della Conciliazione. L’idea di grandeur di Mussolini era quella di rendere Roma la città che un tempo era stata, soprattutto durante l’Impero Romano. Il quartiere Eur ne è un esempio. Negli anni Sessanta la città visse il suo momento di gloria grazie allo sviluppo di Cinecittà, che fece aumentare esponenzialmente sia l’afflusso di turisti che quello di cineasti, star del cinema e addetti ai lavori. Era l’epoca della Dolce vita romana e dei paparazzi di via Veneto.

    Oggi Roma vanta ancora moltissimi primati culturali, gastronomici e mondani. È una città che vive del suo glorioso passato, ma anche del suo presente, fatto di incontri e appuntamenti d’eccezione che spaziano dalla Festa del Cinema alle rassegne letterarie più interessanti. Oltre ai musei e agli spazi espositivi, sono infatti numerose le attività culturali che svolgono le fondazioni, i teatri, le librerie e le biblioteche. Ma il divertimento non manca di certo: Roma pullula di locali, pub e ristoranti ma anche di spazi dedicati all’arte. È facile andare in cerca di murales, passeggiare tra le vie dello shopping (dai negozi dei brand più esclusivi alle botteghe degli artisti e artigiani più originali) o assistere a un concerto in un luogo insolito. La tempistica è tutto se si vuol vivere bene la città e si vuol godere appieno di ciò che ci offre. Perché in fondo, riformulando un noto detto inglese, «There’s no place like Rome».

    Cultura

    1. Musei

    Il termine museo deriva dal latino museum , ovvero «luogo sacro alle muse». Generalmente indica una raccolta di opere d’arte, di oggetti e di reperti che hanno valore e interesse storico e scientifico. Sotto il profilo amministrativo e per la pertinenza i musei si distinguono in: statali (o nazionali), regionali, provinciali, comunali, ecclesiastici, diocesani, universitari, musei appartenenti a enti morali riconosciuti e musei privati. Tipologicamente sono classificati in: musei d’arte e archeologia (come il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia); musei etnografici e antropologici (per esempio il Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico Luigi Pigorini ); musei storici (collezioni di documenti e cimeli di interesse per la storia civile e politica, come il Museo della Civiltà Romana e il Museo del Risorgimento); musei di scienza e tecnica (che raccolgono materiale importante per lo studio delle varie scienze naturali, fisiche, geografiche o di discipline tecniche). Si definiscono musei specializzati quelli che hanno collezioni di una precisa tipologia: musei militari, navali, delle ceramiche, dell’architettura, le case museo di personaggi illustri, musei delle cere. I musei territoriali sono raccolte di documentazione e materiali relativi ai diversi aspetti di un territorio inteso come entità storica, culturale, etnica, economica, ecologica (come i musei della civiltà contadina, delle arti popolari ecc.). Nella categoria dei musei di arte e archeologia rientrano le gallerie d’arte antica e moderna, le pinacoteche, i gabinetti di stampe e disegni, i lapidari, gli antiquaria , i siti archeologici, i musei all’aperto e i giardini. L’ icom (International Council Of Museums) è l’organo che coordina, diffonde e organizza le iniziative dei musei. Gran parte di questi istituti cura la pubblicazione di cataloghi sistematici delle proprie collezioni e delle nuove accessioni; e anche riviste e cataloghi di mostre temporanee e permanenti.

    Essendo una città d’arte tra le più ricche al mondo come patrimonio culturale, Roma ha tutte le tipologie di museo sopraelencate. Alla città va aggiunto anche il Polo Museale Vaticano che attrae ogni anno milioni di visitatori e di pellegrini. Quello che segue è un elenco dei musei più importanti della capitale, ma non è esaustivo. Le mostre e le esposizioni temporanee sono ogni anno numerose, quindi ci si deve per forza di cose limitare a quelle permanenti.

    Visitare questi templi della cultura è un’esperienza unica che riserva molte piacevoli sorprese. Di solito, per evitare file chilometriche, che farebbero desistere anche chi è spinto dalle migliori intenzioni, il consiglio è sempre quello di riservare online i biglietti d’ingresso. Oggi infatti è possibile accedere ai siti dei musei e prenotare tranquillamente la propria visita sia comodamente seduti a casa davanti al computer, sia dal proprio telefono cellulare. A volte i sistemi automatici di cui dispongono i siti sono facili e immediati, altre un po’ meno, ma è pur sempre meglio pazientare nel proprio salotto o in un bar anziché aspettare ore e ore sotto la pioggia o, peggio, sotto il sole cocente. A seconda del museo, si può prenotare la visita anche lo stesso giorno in cui la si vuole fare, ma non sempre è possibile. L’ideale è una settimana o tre-quattro giorni prima, in modo che si possa scegliere anche l’orario. Le visite alla Galleria Borghese, per esempio, sono scaglionate a gruppi di massimo trecentosessanta persone per turno, quindi conviene comunque prenotare per evitare di rimanere fuori dalla villa ad aspettare. Per la Cappella Sistina vale lo stesso discorso, anche se l’itinerario è quello dei Musei Vaticani, quindi quando si prenota, il biglietto vale anche per la visita alla cappella.

    È facile e comodo, e si paga qualche euro in più: la prenotazione ha un costo di poco maggiore rispetto a quello del biglietto. Si evitano in tal modo lo stress della coda e la calca all’entrata. Si ha anche una certa – crudele, forse – soddisfazione nel percorrere la fila veloce dei prenotati, guardando i normali visitatori bloccati in attesa. Il Comune di Roma ha messo inoltre a disposizione un numero telefonico urbano, lo 060608, al quale chiamare per prenotare o chiedere informazioni circa i musei e gli eventi culturali della città. Vi sono poi le cosiddette card come la Roma pass, che offre riduzioni e servizi ai turisti. Nel prezzo della card è compreso: un ingresso gratuito ai primi due musei o siti archeologici a scelta; l’ingresso ridotto a tutti i successivi musei o siti archeologici, l’accesso gratuito ai mezzi di trasporto inclusi nell’offerta. La card si acquista online o telefonando al numero 060608.

    Quando si visitano i musei di Roma è bene portare con sé solo l’indispensabile, in una borsa o un borsello ridotto al minimo. In alcuni musei non è possibile introdurre zaini e borse capienti, per ovvie ragioni di sicurezza. In particolare ai Musei Vaticani si deve passare il controllo al metal detector, come negli aeroporti. Entrando nel Polo Museale Vaticano si entra di fatto in un altro Stato ed è come quando si passa la frontiera. Evitiamo quindi di portare bottiglie, computer, telecamere e tutto ciò che potrebbe venirci temporaneamente sottratto.

    Di solito è opportuno presentarsi almeno una ventina di minuti prima dell’orario indicato nella prenotazione. Spesso, infatti, se non c’è calca, si entra anche subito. Il più delle volte ci viene mandata una email di conferma con un numero di prenotazione che è bene portare con sé, per evitare di far impazzire l’addetto alla ricezione. Per i grandi musei, è consigliabile scegliere un orario insolito, magari intorno all’ora di pranzo. Mentre gli altri visitatori si accalcano al bar o al ristorante del museo, ci si muove meglio. È bene pranzare prima di entrare se si pensa di non riuscire a resistere; oppure fermarsi a pranzo nel museo dopo le quattordici. Nella seconda delle ipotesi ci si deve accontentare di quello che ci hanno lasciato gli altri visitatori. Il bar, tuttavia, ha sempre una riserva di dolci, per i più golosi. Bisogna tener presente che non in tutti i musei è possibile introdurre cibo. Biscotti secchi, sì, ma non sandwich o tutto ciò che potrebbe sporcare. Del resto ormai c’è sempre un bar che di solito è accanto al bookshop. Quindi la sosta è d’obbligo ma è anche un vero piacere quando non ci sono file chilometriche.

    2. Musei di Roma

    Visitare un museo a Roma è facile, se si sa cosa fare ma soprattutto cosa vedere. Di seguito una selezione dei monumenti e delle strutture più importanti corredata da un itinerario di bellezze che non si possono non vedere. Chi vive a Roma, per pigrizia o perché spaventato dalla mole di opere d’arte presenti, spesso si limita a guardare le file di turisti che sgomitano per entrare in questi luoghi dov’è custodito l’antico sapere. A volte è utile avere un’idea chiara di ciò che si sta per andare ad ammirare. Per ogni monumento o galleria ho quindi ipotizzato un breve ma intenso itinerario, fatto di opere che vanno assolutamente viste. Una volta un professore universitario irlandese mi disse quanto trovava assurdo che alcuni romani non avessero mai visto La Fornarina di Raffaello, mentre poi si affannavano a comprare il biglietto per vedere un imbarazzante rudere medievale irlandese. Forse la sua affermazione aveva un che di apocalittico, ma è pur vero che la quantità di capolavori che la Città eterna custodisce è tale da spaventare l’aspirante visitatore. Ci si domanda a quale opera esposta dare più importanza e se si sia in grado di capirla. Il famoso critico d’arte Federico Zeri sosteneva che nessuno, nemmeno uno studioso, può realmente capire un’opera d’arte perché essa è figlia del suo tempo. Noi possiamo in sostanza solo percepirne l’eco.

    Sta di fatto che vale una regola universale: ciò che ci emoziona, ci colpisce e ci dà gioia, agli occhi e al cuore, è degno di essere ammirato. Vi sono opere più o meno importanti ma siamo solo noi a poter stabilirne il valore in base a ciò che ci scatena dentro. Qualcuno penserà che questo è un approccio hippie all’arte e che vi sono canoni ben precisi che determinano quale opera valga più di un’altra. Negli itinerari museali che vi propongo, ho scelto una via di mezzo tra emozione e valore storico-artistico.

    Una passeggiata al Colosseo e al Palatino

    L’Anfiteatro Flavio dall’Alto Medioevo viene chiamato da tutti Colosseo per la sua vicinanza al colosso di Nerone, che si ergeva lì nei pressi, o anche per le sue dimensioni colossali. Da sempre è considerato il simbolo stesso della città anche perché è il monumento più grande della Roma antica. Lo fece erigere l’imperatore Vespasiano intorno al 72 d.C. al posto del lago che si trovava all’interno del complesso della Domus Aurea di Nerone. Vespasiano non lo vide mai terminato, perché toccò a suo figlio Tito continuare l’opera. L’anfiteatro venne inaugurato nell’80 d.C., benché non ancora terminato: un’abitudine italiana a quanto pare, con una storia gloriosa alle spalle. I festeggiamenti durarono più di tre mesi e compresero anche combattimenti gladiatorii e altri spettacoli. L’opera fu completata dall’altro figlio di Vespasiano, Domiziano, che vi aggiunse l’ultimo ordine delle gradinate. Restaurato più volte durante l’impero per via di un danneggiamento causato dai fulmini e successivamente da un terremoto, il Colosseo nel Medioevo divenne la cava a cui attingere pietre già sezionate per costruire altri edifici, come palazzo Venezia. Nella prima metà del Settecento, papa Benedetto xiv lo scelse come luogo dove pregare e meditare sulla passione di Cristo, perché al suo interno si erano spesso consumati i martìri dei primi cristiani. Non è tuttavia storicamente provato che vi siano morti gli adoratori di Cristo, come raccontano i colossal hollywoodiani come Quo Vadis? del 1951, tratto dall’omonimo romanzo del polacco Henryk Sienkiewicz, diretto da Marvyn LeRoy con attori d’eccezione come Peter Ustinov che interpreta Nerone, Deborah Kerr nel ruolo della schiava Licia e Robert Taylor in quello di Marco Vinicio.

    Nonostante abbia perso la sua pavimentazione originaria, oggi sostituita in parte da una pedana di legno che mostra al visitatore come doveva essere il monumento all’apice del suo splendore, entrare nel Colosseo incute sempre un certo timore reverenziale. La sua immensità è visibile a occhio nudo e attraversare le sue arcate e i suoi corridoi ci fa calare per un’oretta buona nell’antica Roma; quasi ci sembra di sentire le grida della folla che incita il campione di turno. Tra gli spettatori vi erano molte donne del ceto medio, che potevano frequentare teatri e arene. Era diffusa in tutto l’impero la mania dei gladiatori e moltissime si innamoravano perdutamente di loro. Un gladiatore poteva diventare un vero divo ed essere idolatrato dalle donne, così come dagli uomini.

    Questi lottatori avevano un fisico scultoreo temprato da ore di durissimo allenamento. Quando vincevano le gare, se andava bene, restavano feriti e talvolta mutilati, ma erano pur sempre considerati veri uomini e modello di mascolinità. Il gladius, ovvero la spada che brandivano durante i combattimenti, nel linguaggio popolare indicava anche l’organo genitale maschile. A riprova di ciò sta il fatto che molti gladiatori scegliessero nomi di battaglia con un forte richiamo sessuale. Alcuni di loro davano appuntamento alle ammiratrici in luoghi appartati e questo scatenava le ire dei romani. Tuttavia molti papà compravano statuette che rappresentavano i campioni dell’arena per i loro figli. Le statue e i gadget venivano venduti davanti all’anfiteatro o al suo interno nei corridoi.

    Gli spettatori entravano nell’arena e si dirigevano verso il loro posto seguendo il numero dell’arcata, che ancora oggi appare visibile all’esterno del monumento. Erano muniti di tessera su cui vi era indicato il numero di ingresso; salivano sulle scale e uscivano nella cavea attraverso uno dei centosessanta vomitoria. La disposizione del pubblico sulle gradinate della cavea è ancora visibile: nella prima sedevano i cavalieri, in mezzo i cittadini e in alto il popolo. Al di sopra della summa, dietro al colonnato, vi era una gradinata con sedili di legno, destinata alle donne. Invece più su, affacciati da una sorta di terrazza, si sistemavano coloro che rimanevano in piedi. Il podium era ovviamente riservato all’imperatore, ed era provvisto di un parapetto con il palco d’onore.

    Il Palatino è il colle dove sorgeva il palatium, ovvero la dimora dell’imperatore ma anche di illustri cittadini romani. Affaccia sul Circo Massimo e la passeggiata archeologica che ci offre ha dell’incredibile, sia perché è uno dei colli più antichi di Roma, sia per la spettacolare vista di cui si può godere. Vi sorgono, tra le tante costruzioni, il tempio della Magna Mater, la casa di Livia Drusilla, la Domus Augustana, la Domus Flavia e la sala regia, dove gli imperatori davano udienza. Da segnalare l’Antiquarium che raccoglie oggetti e sculture rinvenuti durante gli scavi. Vi sono anche raccolte alcune pitture che precedentemente decoravano i palazzi del Palatino. Tra queste, il famoso e controverso affresco del Crocifisso, staccato dal Paedagogium (ovvero il collegio dei paggi imperiali). Si tratta di una caricatura che è però la prima testimonianza visiva di Gesù ed è opera di un anonimo detrattore. L’affresco risale al ii secolo e vi sono raffigurati un uomo crocifisso, con la testa d’asino, e un altro intento a adorarlo. La caricatura reca una scritta in greco: «Alessameno adora il suo dio». La testimonianza è preziosa perché lascia sottintendere due fattori importanti: l’uomo crocifisso a Gerusalemme era considerato un dio dai suoi seguaci e a Roma si sapeva dell’esistenza della setta cristiana, che aveva adottato la tortura della croce come simbolo.

    Durante il Medioevo la collina fu usata per costruire ville, chiese e conventi che vennero edificati sulle rovine dei palazzi romani; invece nel xvi secolo i Farnese vi insediarono la loro sontuosa residenza e i famosi Orti Farnesiani, primo esempio di giardino botanico in Europa. Visitando il colle si può così passeggiare tra edifici costruiti in epoche differenti e godere di un panorama mozzafiato sulla città antica.

    Andare sia all’Anfiteatro Flavio che al Palatino è facilissimo: si prenota online, o si fa la fila alla biglietteria del Colosseo, e si compra un biglietto con cui si può accedere a entrambi i monumenti e vale due giorni; quindi se non si riesce a visitare tutto in un’unica giornata, si può comodamente tornare a casa e riprendere il tour il giorno dopo. Compresa nel prezzo è anche la visita ai Fori Romani.

    Tra le botteghe dei Mercati Traianei e nelle taverne della via Biberatica

    I Mercati di Traiano (o Traianei) sono il primo esempio di centro commerciale dell’antichità. Opera probabilmente di Apollodoro di Damasco, i mercati danno la possibilità di vivere un’esperienza unica. Si accede da via Quattro Novembre. Il mio consiglio per visitare al meglio questo meraviglioso complesso romano è di attraversare la Grande Aula (ovvero il maestoso ingresso) e di dirigersi direttamente alla scalinata che dà l’accesso alla via Biberatica. Il nome deriva dal latino biber, bevanda, e ci fornisce una evidente spiegazione della funzione delle botteghe che si affacciavano sulla strada: erano osterie. Si tratta di una passeggiata breve ma molto suggestiva. Se si ha la fortuna di accedere alla via durante l’apertura nelle ore notturne, prevista dai musei di Roma per tutto il periodo estivo, si avrà l’impressione di essere tornati indietro nel tempo, letteralmente catapultati nella chiassosa Roma antica. Una analoga sensazione si prova solo a Pompei e a Ostia Antica, per cui val la pena viverla al meglio.

    La facciata dei mercati è detta Grande Emiciclo e riprende la forma dell’esedra orientale del Foro di Traiano. In basso si trovano undici tabernae, costituite ciascuna da un solo ambiente, e due ingressi ai margini opposti. La parte superiore è formata da una serie di finestrine ad arco, che servivano a dare luce al corridoio coperto, sul quale si affacciavano altre dieci tabernae. Al terzo piano vi è invece una splendida terrazza panoramica, che in origine ne inglobava altre, ora scomparse.

    Risalendo le scale, si rientra nella Grande Aula, che occupa due piani in altezza ed è coperta da una volta a sei crociere. Sull’aula si affacciano altre tabernae e botteghe, che al secondo piano si aprono su corridoi che costeggiano lo spazio centrale, delimitati da imponenti pilastri. Sopra il complesso dei mercati vi è inoltre la cosiddetta Torre del Grillo, un pittoresco palazzo seicentesco costituito da una facciata e da due avancorpi laterali: quello di sinistra ingloba un’antica torre medievale, detta Torre della Miliziola, per distinguerla dalla vicina e più grande Torre delle Milizie. Edificata intorno al 1223, nel 1675 fu acquistata dai conti del Grillo.

    Come incentivo a visitare questo complesso, è previsto un ingresso gratuito per i residenti a Roma e nell’area della Città Metropolitana, ma solo per la prima domenica di ogni mese. Negli altri giorni si paga un biglietto standard che è come sempre prenotabile e acquistabile online. Ai Mercati non c’è la fila che si trova al Colosseo o presso altri complessi museali, quindi si può andare anche senza prenotare. Vale la regola che se si è in gruppo, però, conviene sempre acquistare il

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