Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La Radio Libera dello Stato di Gaspari
La Radio Libera dello Stato di Gaspari
La Radio Libera dello Stato di Gaspari
E-book698 pagine8 ore

La Radio Libera dello Stato di Gaspari

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La Radio Libera dello Stato di Gaspari è il primo episodio di una serie di avventure incentrate su una stazione radiofonica ed i suoi conduttori. Col riguardo che la Radio si trova in un mondo parallelo al nostro, e che i dee-jay appartengono a una specie particolare di fumettoni animati, localmente conosciuta col nome di homo bambas.
Questa storia ha origine nel giorno medesimo di inaugurazione della Radio Libera, e coinvolge pure due turisti terrestri che si trovarono lì per caso, ad una interconnessione col mondo parallelo. La narrazione è stata resa possibile grazie alla decifrazione di un radioscritto, il quale ci riporta l'intera prima giornata di trasmissione, trascritta in presa diretta da mattino a sera con tanto di colonna sonora originale.
LinguaItaliano
Data di uscita7 dic 2019
ISBN9788835342267
La Radio Libera dello Stato di Gaspari

Correlato a La Radio Libera dello Stato di Gaspari

Ebook correlati

Fumetti e graphic novel per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su La Radio Libera dello Stato di Gaspari

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La Radio Libera dello Stato di Gaspari - Radio Gaspare

    Radio Gaspare

    La radio libera dello stato di Gaspari

    UUID: bf28e0fa-1789-11ea-b4b4-1166c27e52f1

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    LA RADIO LIBERA DELLO STATO DI GASPARI

    o più semplicemente RADIO GASPARE

    La prima commedia

    TEATRALSERIALFUMETTONROMANZATA

    in diretta dallo Stato di Gaspari

    Compilata dal radioscritto originale

    in lingua maccheronica a cura di

    Davide Massa

    Disegni di Floria Elettra Massa

    Tavole dell'autore

    LO STATO LIBERO DI GASPARI

    L'universo è permeato di radiazioni, anzi molti illustri dottori di scienza sostengono che dalla radiazione il tutto prenda forma, e che da essa si espanda, contragga, o addirittura si diffonda il seme dell'intelletto.

    Così può capitare che segnali non ben definiti approdino sin dalle nostre parti, e può anche succedere che essi contengano intere trasmissioni radiofoniche.

    Essendo allora noi venuti in possesso di una di queste, nella forma detta del radioscritto cosmico, ci siamo permessi di trasporla in una forma linguistica che, speriamo, sia molto vicina allo spirito originale, e vi possa con ciò avvicinare a un luogo favoloso chiamato Gaspari.Lo Stato Libero di Gaspari, al tempo di tale radioscritto, si trovava da qualche parte nell’emisfero nord del nostro pianeta. Dove, con esattezza, non ci è stato dato di saperlo. Forse perché esso esiste un po’ nella fantasia delle persone che sanno viaggiare alzando gli occhi al cielo. Forse perché si muove, e talvolta si sposta anche a sud. O forse perché si trova nel mezzo di un cunicolo spazio-temporale, o di un’altra dimensione la quale ha contatti solo occasionali con la nostra, e può approdare su un altro pianeta o anche in un altro universo.

    Comunque qui non importa tanto di sapere dove esso sia, quanto di venire a conoscenza che questo luogo alieno è infestato in modo inestirpabile da una specie parallela al genere umano, detta homo bambas. Tale specie è rimasta quasi volutamente isolata in un mondo a parte per evitare che un giorno si contagi o entri in conflitto con l’ homo sapiens, o con altre forme di vita almeno in apparenza intelligenti.

    Non perché i bambas siano aggressivi o infetti, tutt’altro, ma perché si mostrano così confusionari, pasticcioni, maldestri e impacciati da poter minare alle fondamenta qualsiasi struttura organizzata tipica della nostra ‘sapiente’ civiltà occidentale.

    Con una complicazione. I bambas sono irrecuperabili, e qualsiasi sapiens che cercasse di civilizzarli rischierebbe addirittura di rimanerne a sua volta influenzato, fino a diventare egli stesso un bambas.

    Perciò è meglio che i sapiens non sappiano dove si trovino i bambas, e che i bambas non sappiano nulla dei sapiens: in caso di incontro il contagio è quasi certo, oltre che a senso unico. I bambas infatti non hanno alcun modo né alcuna intenzione di diventare sapiens, mentre sappiamo che i sapiens, cui basta poco per agire come dei bamba, covano una disposizione naturale a trasformarsi irreversibilmente in bambas.

    Ma, mi raccomando, se anche queste storie vi appassionassero e un giorno vi venisse voglia di andare alla ricerca dello Stato di Gaspari, non ditelo mai a nessuno, e lasciate che i bambas continuino a vivere sì, ma solo nella fantasia dei bambini, gli unici tra i sapiens a saper mantenere i segreti importanti ….

    Essendo allora noi venuti in possesso di una di queste, nella forma detta del radioscritto cosmico, ci siamo permessi di trasporla in una forma linguistica che, speriamo, sia molto vicina allo spirito originale, e vi possa con ciò avvicinare a un luogo favoloso chiamato Gaspari.

    SUL PERCORSO DELLO SPIRITO

    PRIMA PARTE

    LA RIVELAZIONE

    CAPITOLO PRIMO

    IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO ORE 08:00

    OREGON, CAPO BLANCO

    capitolo primo - 1

    L’oceano appariva grigio e tenebroso alla luce del mattino, il cui chiarore patinato e ceruleo si espandeva tuttavia piano piano tra i filamenti lattiginosi di nebbie pascolanti come vagabonde greggi. Ne risultava un quadro marinaro intriso di salsedine, che sbiadiva i suoi contorni più scuri e minacciosi all'affacciarsi dei primi raggi solari, al momento ancor pigri e molli.

    Una stradina a fondo cieco conduceva verso la costa, incurvandosi un poco nella macchia arbustiva, quasi per ripararsi dal frangere delle onde. A lato della strada, umida e deserta, un van bianco, parcheggiato parallelamente al senso di marcia, riluceva quando la luce filtrata si faceva più intensa.

    Dentro il veicolo, il navigatore satellitare indicava la posizione, 42°82’ di latitudine nord e 124°50’ di longitudine ovest, mentre la signora Smith, appena desta, si accingeva ad elaborare sul suo notebook la rotta più idonea al programma turistico della giornata.

    «Che ne diresti di un caffè?», fece il signor Smith stiracchiandosi davanti alla vista brumosa e severa del Pacifico. «Adam, finisco di caricare il programma e poi avvio la macchinetta», rispose la signora Smith.

    In pensione per scelta e per età, i coniugi Smith avevano deciso di dedicare il loro tempo e impegno a una super-tecnologizzata dimora ambulante con la quale scorrazzare per il continente in cerca d’emozioni. Questa volta avevano lasciato la loro base di San Francisco alla volta del selvaggio Nord Ovest per provare a rivivere, anche se con maggiori comodità, le epiche gesta dei leggendari pionieri degli States.

    «C’è un’arietta così frizzante, quasi quasi faccio due passi per sgranchirmi le gambe. Cosa ne dici, Bessie, mi vuoi accompagnare?» domandò ancora Adam Smith. «Ti ho detto, Adam, termino di impostare il navigatore e poi sono libera di muovermi», rispose la moglie. «Pfff.. – borbottò con voce dimessa il marito – stai sempre a digitare, programmare, controllare! Al diavolo la tecnologia, tanto vale restare a casa se poi non ci si gode neppure una boccata d’aria fresca!»

    Contagiati dalla sindrome del viaggiatore moderno, i due coniugi non riuscivano più nemmeno a concepire la tradizionale e amata idea del riposo. Fermarsi a oziare avrebbe significato per loro perdere ogni stimolo, forse non a torto.

    Ma così come la pigrizia si rinforza con l’ozio, allo stesso modo l'attività incessante finisce col trasformarsi in pura frenesia ed esaurire ogni energia disponibile. In tale concitazione si potrebbe anche perdere senso e direzione del moto, e della stessa esistenza, finché, una mattina qualunque di una tappa qualunque di quest’eterno viaggio, non succede qualcosa che ci costringe a cambiare per sempre, e dare un senso nuovo a tutto ciò che ci viene incontro.

    Adam si era messo a camminare in direzione della spiaggia, attirato dalla miriade di rocce che spuntavano dall’acqua infrangendo i flutti in modo irregolare e sparpagliato. I massi più grandi costituivano veri e propri isolotti, i più piccoli si riducevano invece a scogli affioranti, talvolta appena accennati, ma insidiosi. La marea era bassa, il fondale veniva allo scoperto in più punti fiaccando la forza dei lunghi cavalloni oceanici, e proprio sul ritrarsi della marea Mr. Smith notò qualcosa che sembrava emergere con regolarità…., questa traccia si mostrava sempre più evidente, anche se a causa della nebbia non si capiva dove finisse. Quasi fosse una strada. Certo, si trattava proprio di una strada in mezzo al mare. A dispetto dei programmi che la moglie stava elaborando, lui aveva già preso una decisione. La mattina qualunque era arrivata.

    GASPARI, VIA DELLE TELECOMUNICAZIONI

    capitolo primo - 2

    Per un caso strano della vita, quella mattina qualunque si svolgeva contemporaneamente anche in un’altra parte del mondo, preludio a una giornata che, pure lassù (o laggiù, a seconda di come la si guardi), avrebbe cambiato il corso delle cose. Non chiedeteci però, cari lettori, di spiegarvi esattamente come tali informazioni riservate siano potute giungere in nostro possesso; il fatto non ha rilevanza nel resoconto, e non sia mai che, per eccesso di confidenza, rivelassimo poi tecnologie o testimonianze che avremmo dovuto custodire col massimo riserbo.

    In fin dei conti, abbiamo tutti i diritti di mantenere un piccolo segreto, senza tuttavia approfittarcene per distorcere a nostro ludibrio il diritto d'informazione.

    Il mondo di cui vi riferiamo ci è infatti straniero, e le fonti nascose e frammentarie, perciò, se pur qualcosa ci è sfuggito, oppure è rimasto dispezzato, non ne procederà nocumento per alcuno, e non muterà il senso della storia.

    Possiamo dunque adesso senza ulteriori avvisi spostare la scena del racconto; lo faremo spesso, per accordarci con la sequenza e l’intreccio delle vicende che ci è dato di narrare. Cercheremo, insomma, di dare un minimo d'ordine ai molti frammenti a disposizione e anche, con il dovuto e umile rispetto, di trarre un poco l'ispirazione dai nostri grandi commediografi del passato, i quali amavano mantenere uniti il luogo, il tempo e l'azione.

    Chiudete quindi gli occhi e preparatevi a volare con la fantasia, atterrando in un viale alberato che risale sino alla cima di una collina, dove svetta un edificio di forma strana. Ve le ricordate quelle vecchie radio, grandi come mobili, impiallacciate in legno e rivestite di tessuto, dove un quadrante zeppo di nomi e di righe veniva percorso da un’asta comandata da tondi manopoloni? Sostituite allora il quadrante con una vetrata, immaginate che i manopoloni siano ricoperti da mattonelle, inserite un finestrone nel tondo superiore, trasformate il tessuto in decoro pittorico, aumentate le dimensioni sino a quelle di un caseggiato, aggiungete in basso una porta e..voilà, riaprite gli occhi: eccoci a Radio Gaspare, in Via delle Telecomunicazioni, dove comincia la nostra storia parallela.

    Ah, dimenticavamo: s’era di giovedì, il giorno in cui a Gaspari si apre la settimana, per dar modo al sabato e alla domenica di sopraggiungere prima.

    I PREPARATIVI

    capitolo primo - 3

    Quella mattina di giovedì si preannunciava giornata speciale per lo Stato Libero di Gaspari. Infatti, grazie alla lodevole iniziativa di un gruppo di audaci impresari locali, stava giusto per aprire i battenti sull’etere la prima stazione radiofonica nella storia del paese.

    Tutte le più moderne apparecchiature - giradischi, piastre a cassette, registratori a bobine, amplificatori, microfoni e miscelatori - erano già collegate tra loro da una inestricabile matassa di fili, cavi e spinotti, e le valvolone di controllo del suono già si stavano scaldando come motori prima di una gara, mentre il conduttore della trasmissione impartiva le ultime raccomandazioni ai propri assistenti.

    I tre dee-jay erano tutti in sala, quasi tremanti per l’emozione del debutto, con le loro cuffione calcate sugli orecchi e i microfoni stretti con forza. Presente pure il regista, un po’ defilato, praticamente intrappolato tra monumentali strumenti, solcati da quantità di cursori pari solo agli scambi di una importante stazione ferroviaria, ma pronto a scattare con l’agilità di un giocoliere.

    «Il mondo è impaziente di ascoltarci e di emettere giudizi importanti sulla Radio e su di noi - declamò Gaspare, il conduttore, sfoggiando un’enfasi degna di un tribuno romano -, spero vi siate svegliati bene e, grazie a un po’ d'acqua fresca, vi siate lavati con cura gli orecchi, perciò cerchiamo …[pausa]… di evitare impappinamenti, digressioni improprie, balbettamenti e ripetizioni!» A queste parole seguì un abulico silenzio premonitore: i dee-jay debuttanti si guardarono fissi negli occhi, ma solo per qualche istante. Poi, davanti alla consolle della regia, con la solennità di chi è chiamato a premere il bottone rosso dell’allarme nucleare, l’impassibile regista Gianduius spinse d’un colpo al massimo i cursori Tape 2; un graffiante riff countrieggiante invase subitaneamente l’etere, anticipando la squillante voce di Patsy Cline e la sua Gotta Lot of Rhythm in My Soul.

    Se vi sentite quel riff risuonare negli orecchi, vi confermiamo che si tratta proprio del brano scritto da Barbara Vaughan e W.S.Stevenson e interpretato nel 1959 dalla cantante del West Virginia, USA, Pianeta Terra. Come tale musica sia arrivata nello stato di Gaspari, fluttuando tra universi paralleli ed extra-dimensioni, dipende dalle stravaganti proprietà di un mondo che presto inizieremo a capire.

    IN ONDA

    capitolo primo - 4

    « Un saluto a tutti voi dalla Radio Libera dello Stato Libero di Gaspari. Io sono Gaspare, e da oggi passeremo insieme le nostre giornate accompagnati da tanta buona musica e da una gran varietà di programmi interessanti ». Iniziarono così, con il sottofondo dello stacchetto principale affidato alle note di Patsy Cline, le trasmissioni della nostra radio del cuore, che speriamo possa entrare anche nelle vostre più gettonate preferenze durante la lettura del racconto.

    « Ci accompagneranno in questa avventura tre amici che rivestiranno insieme le funzioni di dee-jay, speaker, critici musicali, giornalisti e intrattenitori, oltre al tecnico in cabina di regia che avrà modo di presentarsi e di intervenire. »

    La voce di Patsy si innestò sul riff di chitarre e batteria cavalcandolo e domandolo come nei rodei più selvaggi. Caricato dallo slancio ritmico, Gaspare iniziò a presentare la sua squadra.

    « Ho qui accanto Guidistis, dei Gaspari-Giornalisti, che con le sue cronache vi terrà sempre aggiornati sugli avvenimenti più significativi dei nostri giorni. »

    « Come sono emozionato, come sono emozionato, come sono emozionato », esordì Guidistis in stato confusionale inciampandosi con quella sua voce tipica di chi parla con la lingua incastrata in mezzo ai denti. Gaspare cercò subito di consolarlo: « Su non faccia così, Guidistis. Pensi che ci sono milioni di ascoltatori che attendono con ansia le sue rubriche qui a Radio Gaspare … »

    Guidistis, sempre più confuso: « O mamma mia, mamma mia, milioni di spettatori, che paura mamma mia! »

    Gaspare allora si corresse: « Ho detto milioni così, tanto per dire; magari sono centinaia di migliaia, oppure solamente qualche decina di ascoltatori. »

    Guidistis: « Mamma mia come sono emozionato, centinaia di milioni di migliaia di decine di spettatori! »

    Gaspare: « Non ho detto centinaia di milioni, intendevo in realtà riferirmi a qualche centinaio o qualche migliaio. »

    Guidistis: « Aiuto mamma mia, centinaia di centinaia di migliaia di decine di milioni, che emergenza demografica mamma mia! »

    Spiazzato dalla reazione emotiva di Guidistis, Gaspare cercò subito di riprendere il filo della trasmissione: « Cari ascoltatori scusateci ma spero possiate capire l’emozione del nostro Guidistis. Non preoccupatevi, deve solo ambientarsi e scaldarsi, poi finalmente ci racconterà un sacco di cose interessanti. Passo allora la parola al nostro critico musicale, che si è preparato con cura per questa sua avventura radiofonica: signore e signori, ecco a voi Pallosus, che fra poco lancerà in diretta il primo brano della nostra storia! »

    Pallosus esordì esternando ben altre preoccupazioni rispetto a quelle di Guidistis: « Gaspare, dove ha messo quel disco che era qui sulla consolle? Non si trova più », domandò con un vocione basso e cupo (quasi avesse le mascelle gonfie d’aria), che gli conferiva un tono da perfetto citrullo.

    Gaspare si guardò intorno stupito, ribattendo subito: « Io non ho toccato un bel niente! Ma insomma, è così necessario cercarlo adesso? Ne metta un altro, qui ce ne sono migliaia, e si ricordi che siamo in diretta! »

    Pallosus però continuò con un’aria tra lo stranito e il rimbambito: « Eh, ma io volevo mettere proprio quel disco lì. Adesso invece non lo vedo...e neanche lei sa dov'è finito. »

    « Mamma mia non si trova più – irruppe nella diretta anche Guidistis - , con tutte questi milioni di decine di spettatori chissà chi l'avrà preso, mamma mia che ricerca fantasmagorica! »

    Gaspare minimizzò l’accaduto, cercando di mascherare anche l’impaperamento di Pallosus, e afferrò dallo scaffale un vinile qualsiasi, passandolo al regista Gianduius: « Fa niente, metterò io in onda il primo pezzo della giornata. »

    « Eh, ma toccava a me … » tentò di replicare Pallosus con molta lentezza.

    « Insomma, non è che abbiamo un solo disco, se poi lei non si cura delle sue cose … », Gaspare si trattenne dal dire altro per riportare l’attenzione sul programma, mentre il regista andava posizionando la puntina del giradischi su un brano immortale del rock americano, Who’ll Stop The Rain, inciso nel 1970 dai mitici Creedence Clearwater Revival.

    Un’occhiata a Gianduius, e il tecnico con freddezza lasciò le frequenze alle chitarre dei fratelli Fogerty che vibrarono sin nei polmoni della sala di trasmissione, mentre dietro le quinte si accendeva una piccola bagarre.

    FUORI ONDA

    capitolo primo - 5

    Gaspare attese che i Creedence si impadronissero totalmente del mixer per esprimere il proprio disappunto sull’esordio dei suoi due principali conduttori: «Da dieci giorni continuiamo a provare le trasmissioni, ci siamo esercitati su come iniziare, come porsi davanti ai microfoni, come rompere il ghiaccio ed ecco … pronti, via … subito una figura del cavolo, uno che ha l’incubo di miliardi di spettatori e un altro che mi cerca il disco in diretta!»

    «Eppure lo avevo appoggiato lì sul tavolo vicino alla consolle, è molto strano - ribatté Pallosus -, chi me l’ha spostato? Non sarà stato per caso Nervosus?»

    Gaspare fissò il collaboratore con aria interrogativa: «Chi è Nervosus? – poi, cercando di rincuorare il dee-jay, proseguì - Su, Pallosus, non stia lì a farne un caso diplomatico. La nostra sede è nuova, è ricca di audiocassette, di nastri e di dischi, non perdiamoci per un puntiglio. Se non se ne trova uno ne metteremo un altro, e prima o poi il suo affezionato album salterà fuori! Infine non incolpi quel tal Nervosus, che non è un disc-jockey della radio né un organizzatore né un nostro inviato … »

    Guidistis, ringalluzzito da questo riferimento, si sentì in dovere di intervenire: «Come mai non è venuto Nervosus qui con noi?»

    Gaspare: «E dagli con questo Nervosus! Chi sarebbe costui? Lasciamo perdere, pensiamo piuttosto al prossimo intervento. Quando terminerà il pezzo musicale in onda dovremo ancora presentare il terzo conduttore, Ganassus, e anche il nostro tecnico del suono e regista, Gianduius. Perciò concentratevi e non fatevi fuorviare da altre inezie!»

    Nel frattempo Pallosus si era messo carponi, per meglio frugare sotto le sedie, dietro gli apparecchi e sotto la consolle del mixer. Guidistis subito si interessò a questa attività distraendosi dagli ammonimenti di Gaspare: «Pallosus vuoi un aiuto? Cosa stai facendo? Mamma mia che bel gioco anch'io voglio camminare a quattro zampes»

    Pallosus spiegò le sue movenze: «Sto cercando qui sotto l’ellepi che ha nascosto Nervosus!», irritando subito Gaspare: «Smettetela voi due con questa pantomima; a vedervi così impacciatamente chini mi sembra di essere allo zoo comunale!»

    Guidistis, continuando a seguire il proprio filo logico: «Gaspare, sa una cosa?»

    Gaspare: «Cosa?»

    Guidistis: «Anche a me sarebbe piaciuto ascoltare il disco che voleva trasmettere Pallosus poc’anzi…»

    Il conduttore rimase per qualche momento senza parole. Certo, non è che ci si possa aspettare più di tanto dagli homo bambas, che per l'aspetto e le movenze ricordano molto da vicino i personaggi dei fumetti o dei cartoni animati, ma forse Gaspare aveva altre origini, da cui derivavano quelle sporadiche briciole d'assennatezza.

    Fu così che si lasciò andare a una reazione un tantino più accesa: «Mmmmh, mi fate diventare isterico! Smettetela di occuparvi del disco e pensate invece ai vostri compiti! Abbiamo tanta musica, arricchita da notizie e curiosità per stimolare il pubblico, perciò ricomponetevi e finitela di camminare a quattro zampes!»

    Ma la trasmissione era partita e, come cantavano in sottofondo i fratelli Fogerty, Who’ll stop the rain, chi fermerà la pioggia, appunto, perché un diluvio di avvenimenti a catena avrebbe presto irresistibilmente coinvolto i nostri conduttori insieme ad un'inondazione di nuovi personaggi.

    IN MEZZO ALLE ONDE

    capitolo primo - 6

    Adam si era messo alla guida e aveva già avviato il motore mentre la moglie armeggiava sul display dell’erogatore di bevande.

    «Adam! – esclamò Bessie con un’espressione di stupore stridulo – Da dove viene questa fretta improvvisa? Sino a un momento fa mi sembravi così svogliato e inerte, ora perché metti in moto la vettura?». Un piccolo strappo e il van si mosse. «Ehi, ma non dovevamo fare colazione in relax?», continuò la signora Smith, «M’incuriosiva solo quella piccola deviazione che ho notato poco innanzi», rispose il marito con tono pacato e noncurante, mentre l’automezzo avanzava lentamente.

    «Ma quale deviazione? Lo sai vero che ho studiato l’itinerario in tutti i particolari? … e mi sembra già impegnativo … - disse la signora Smith con tono scocciato, intercalando una pausa di riflessione – Poi in questo tratto la strada segue la costa, si può sapere dove ti vuoi cacciare? In mezzo all’oceano?»

    Si sa, la vita è costellata di illusioni, ma è solo quando lo si capisce realmente che si matura e si cresce. Peccato che questo significhi anche dover invecchiare, perché quando infine ci sbarazziamo delle invadenti illusioni il mondo ci appare improvvisamente piatto e banale, quasi privo di prospettive.

    Adam Smith sentì allora il dovere di seguire il suo richiamo puerile per le perdute fantasticherie: girò il volante verso la spiaggia, seguendo una pista in terra battuta, e puntò verso il mare.

    «Che scoperta credi di fare? – esclamò la moglie seccata perché lo sballottamento della strada la disturbava nella programmazione dell’apparecchio delle bevande – Magellano aveva una nave … qui si scorge solo un tracciato che poco avanti sparirà per forza...certo l'illusione è che esso prosegua, come a Mont Saint Michel, chissà, sarà stato forse usato per prendere dei materiali da quegli scogli nelle ore di bassa marea. Non vorrai mica proseguire – e la voce si alzò -, se si alza il livello delle acque resteremo intrappolati!»

    Inutile, Adam guidava già nel mare. Il van iniziò ad avanzare immerso per un palmo nella risacca. Dopo una ventina di metri la pista riaffiorò e Adam la seguì puntando dritto al grande scoglio, nel mentre che Bessie si zittì. La traccia correva proprio a pelo d’acqua, forse artificialmente rialzata rispetto al fondale, ma il moto delle onde di quando in quando la ricopriva con un velo di schiuma. Mister Smith guidava cercando di indovinare il tragitto, perché uscire di pista con ogni probabilità avrebbe significato affondare. La strada a un tratto iniziò a girare intorno allo scoglio, come per evitarlo e poi proseguire. Bessie stava per protestare nuovamente, quando un lembo di terra coperto da una fitta vegetazione apparve dietro al roccione; il percorso pareva proprio puntare in quella direzione.

    «Ecco la nostra meta!», esclamò con soddisfazione Adam, sentendosi quasi il capitano Cook al timone della sua nave di esploratori. «Bella buffonata! Un isolotto vicino alla costa … ne è pieno il mondo! La prossima volta ci carichiamo anche un canotto, così potrai scoprire tutte le isole che vuoi senza rischiare di annegare … a meno che tu non aspiri a guidare un mezzo anfibio della marina ..» La moglie stava terminando la sua ironia quando un’onda più alta sommerse la pista, e con la sua forza fece slittare paurosamente l’automezzo. «O mio Dio! Qui in mezzo all’oceano ci finiamo per davvero!», strillò Bessie mettendosi le mani nei capelli. «Piantala Bessie!», la esortò Adam lottando per tenere dritto il camper mentre altre onde ricoprivano la striscia di terra che ora si poteva a malapena intuire sotto le crestine spumeggianti.

    «Il mare si sta alzando, Adam, torniamo indietro!» implorò ancora lei. «Spiegami, come farei a girare adesso? – lui la interruppe senza mollare per un istante la presa sul volante che continuava a traballare – Non temere, un ultimo piccolo sforzo e siamo arrivati» «Certo …. arrivati dove?»

    Adam accelerò al massimo mentre il motore, lavato dall’onda precedente, sbuffava fumo come un drago pronto all’attacco. Ormai Mr.Smith puntava dritto verso l’isolotto verde sperando che la pista non facesse altre deviazioni. Il van arrancava procedendo a strattoni sotto la spinta del mare che saliva in modo preoccupante. Bessie, paonazza e sballottata, si teneva in piedi, senza riuscire più a proferir verbo, aggrappata con forza alla sponda della cuccetta. Adam, a sua volta non propriamente a suo agio in veste di pilota da Camel Trophy, lavorava di acceleratore e volante tra le continue slittate; gli pareva d’essere a un rodeo ma non poteva mollare adesso … ancora poco … la costa era lì … un altro flusso di risacca … un ulteriore colpo ai pedali … e finalmente il veicolo approdò su una bianca spiaggia di piccoli sassi.

    I ciottolini, scardinati dal movimento delle ruote, colpivano ripetutamente la parte inferiore della carrozzeria causando continui tonfi che rimbombavano all’interno come in una cassa di risonanza. Ma subito dopo, al termine della spiaggia, riapparve la strada, stavolta asfaltata e apparentemente in buone condizioni, che con una svolta si addentrava nella vegetazione. Adam fermò l’automezzo, ed entrambi i coniugi si voltarono a guardare il periglioso percorso appena effettuato: l’oceano aveva già coperto ogni traccia di fondale emergente e di pista artificiale. Intorno, solo acqua e onde e schiume e scogli. La costa di Capo Blanco fuori dalla visuale come in un incubo di Robinson Crusoe.

    «E adesso come faremo a tornare indietro?» esclamò atterrita la signora Smith. «Sempre la solita pessimista; – replicò il signor Smith rilassandosi e asciugandosi la fronte – il viaggio comincia adesso e tu pensi già tornare a indietro!» concluse accennando una battuta che non suscitò ilarità. Detto fatto, il van si mosse sulla strada inondata di verde.

    IN ALTRE ONDE

    capitolo primo - 7

    Le chitarre ritmiche dei Creedence stavano sfumando mentre Pallosus si ostinava imperterrito a cercare il suo disco rovistando negli armadietti. Gianduius al mixer inserì prontamente lo stacchetto principale sulle già familiari note di Patsy Cline.

    Gaspare s’intese al volo con il suo collaboratore e con disinvoltura arpionò il microfono: « Gentili ascoltatori, adesso che avete iniziato a rilassarvi con la nostra ottima musica, proseguiamo nella presentazione dei conduttori e degli operatori presenti in studio, senza i quali non sarebbe possibile la trasmissione. »

    STATUMP! SBADANGHETE! SCRASHH! TOTONFF!

    La modulazione di frequenza diffuse un rumore spaventoso di tonfi e urti a cascata, rimbombanti come se fosse arrivato un terremoto.

    STOTOMP! SBADABUNG! BUMBUNG! TONFF !

    « Oh mamma mia, Pallosus è capitombolato come un sacco di immondizia, mamma mia che emergenza immane! » Guidistis emerse subito dopo nella diretta, e arrivò ai microfoni anche la sibilante voce del dee-jay Ganassus, nella quale le ci, le esse e le zeta diventavano sci, pronunciate per giunta a denti stretti: « Aiutatemi a raccogliere tutti i nastri e le cassette sparse per il pavimento, e a tirar su anche Pallosus, che è caduto giù dalla scaletta mentre cercava il disco sullo scaffale in alto. »

    I dee-jay si misero subito a carponi per iniziare l'opera di raccolta gattonando come segugi, fissando nel contempo Pallosus pronti al peggio, ma lui non esitò a stimolare i compagni: « AHIA che dolore, che lividi, UHI OHI che botta terribile che ho preso! »

    Il commento di Gaspare fu laconico: « Certo Pallosus che dovrebbe dimagrire un po’. Così grasso rischia di sfondarci il pavimento! »

    Guidistis, Gaspare e Ganassus si affrettarono a radunare con ordine il prezioso materiale discografico, mentre Pallosus ancora si contorceva a terra e il tecnico del suono Gianduius si metteva le mani fra i capelli, in ansia soprattutto per la sorte delle musicassette. L’attenzione fu solo un poco distolta dai lamenti di Pallosus: « Guidistis, AHI UHI OHI che sofferenza totale, va bene che sei impegnato in questa operazione, ma almeno UHI AHIA non calpestarmi la pancia con le ginocchia! »

    Gianduius pigliò a sua volta l’ardire di entrare nei microfoni, abbenché penalizzato dalla voce fioca e dalla erre moscia, per rimarcare: « Pallosus, se tu non avessi combinato questo disastro noi non saremmo qui in terra a raccogliere le cassette e, non dovendo camminare a quattro zampes, non rischieremmo neppure di passarti sopra! »

    Gaspare si diede briga di mettere un poco d’ordine: « Ragazzi facciamo silenzio, cosa può pensare chi ci ascolta? Camminare a quattro zampes sulla pancia del dee-jay, per tutte le frequenze, non siamo mica all'asilo! Scusate amici a casa, adesso partirà un altro bellissimo brano, – concluse il conduttore rammentandosi finalmente di essere in diretta - , il ritmo della radio è sempre con voi! »

    Gaspare non ebbe però neanche il tempo di girarsi verso Gianduius per dargli cenno del cambio che subito intervenne ai microfoni Guidistis con una scoperta: « Pallosus, è questo il disco che cercavi? », e gli mostrò la copertina.

    Pallosus si sentì rincuorato: « Sì, è proprio quello, dove l'hai trovato? », ma Guidistis non gli portò buone novelle: « Era rimasto qui incastrato nella scaletta che è caduta insieme a te, c’è anche l’impronta del tuo piede sulla copertina, mamma mia che emozioni copernicane! »

    Pallosus si rimise in agitazione: « Speriamo che il disco non si sia rovinato », ma Ganassus gli diede il colpo di grazia: « Si è solo tutto incurvato e piegato! »

    Mentre Pallosus ebbe quasi un mancamento, Gianduius da buon tecnico prese l’ellepi e, dopo averlo osservato attentamente, senza scoraggiarsi lanciò un'idea: « Ragazzi, non è un problema raddrizzare questo disco. Mettiamolo sotto la schiena di Pallosus, che col suo peso lo sistemerà in pochi minuti! »

    Guidistis, la cui ponderazione oscillava come un'altalena da guinness dei primati, cambiò d'umore all’istante: « Bella idea, bella idea, bravissimo Gianduius, mamma mia come sei intelligente! Ma poi come facciamo a mettere Pallosus sul giradischi? »

    Gaspare dovette per forza obiettare: « Oddio Guidistis, perché mai dovremmo mettere Pallosus sul giradischi? Forza, non diciamo scemenze e passiamo alla musica mentre finiamo di riordinare.... »

    Così, mentre Ganassus e Guidistis sollevavano di lato un piagnucolante Pallosus per infilargli sotto la schiena il disco piegato, Gianduius afferrò un album a casaccio attaccando Keep Searchin, brano del 1964 di Del Shannon, un rocker amante dei falsetti.

    « OOOOH ISSA OOOOH ISSA », proprio mentre partiva la musica i due dee-jay si coordinarono adagiando il macigno sull'obiettivo,

    STUTUMP! SPIACCIKATT! TOTONF!

    Di seguito si levò un lamento baritonale proveniente dall’ormai immobilizzato Pallosus: «Non vale, questo è ancora un brano rock, mentre, AHI OHI UHI, avremmo dovuto cominciare col country...», ma Gaspare lo zittì all’istante: «Visto che è in terra, Pallosus, stia lì fermo in posa di riparazione e si rialzi solo quando avrà deciso di non combinare più guai.»

    PER LE VIE DI GASPARI

    capitolo primo - 8

    Come i nostri lettori potrebbero immaginare già da soli, nello Stato Libero di Gaspari la vita fremeva anche e ben oltre le pareti dell’edificio della Radio.

    I giorni precedenti l’inaugurazione di Radio Gaspare erano infatti stati teatro di una massiccia campagna d’informazione condotta strada per strada e portone per portone. Manifesti e striscioni appesi ovunque, titoloni a sei colonne sul gazzettino locale, l’Eco di Gaspari, una festa pubblica alla presenza del sindaco, dibattiti nei bar e nelle scuole, passaparola, pettegolezzi e maligne supposizioni di ogni genere.

    Ogni cittadino, ogni ufficio e ogni locale pubblico si era dotato di una radio, dal più semplice e compatto apparecchio a transistor sino ai più sofisticati e moderni sintonizzatori stereo con sistemi multipli di altoparlanti; tutte queste radio, dopo anni di ricezioni stentate sulle lunghissime frequenze provenienti da paesi stranieri, erano state regolate sui comodissimi 100 Mhz in modulazione di frequenza di Radio Gaspare. [ A onor del vero, non essendoci altri concorrenti, Radio Gaspare occupava anche i 90, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98 e 99 Mhz, in pratica l’intera gamma delle frequenze ].

    L’attesa era tale che, seppur inaugurata da una manciata di minuti, la nostra Radio stava già diventando il centro di attrazione della vita quotidiana dello stato di Gaspari, per l’impiegato come per la casalinga e l’automobilista. Per evitare ai cittadini il disagio di perdersi anche un solo minuto di trasmissione, i diffusori erano stati dislocati con previdenza oculata dovunque nelle vie, nelle piazze e nei centri di vacanza, un po’ come avviene nei paesi musulmani per la recita delle preghiere. Così il ritornello di Del Shannon veniva contemporaneamente fischiettato in qualsiasi casa o ufficio o mercato.

    Inoltre le occupazioni e le attività, come le intendiamo noi, erano state là soppiantate da luoghi di ritrovo tematici, in origine dedicati a puri passatempi, che col tempo si erano sviluppati sino a concentrare in sè la vita del paese, creando così sempre nuovi interessi e aggregazioni, ma anche invidie e rivalità. Quindi non meravigliatevi se più avanti vedrete giostrare e sfidarsi associazioni e club di ogni tipo, e non chiedetevi poi se questi raduni e questi incontri siano sensati, giustificati o meno, in fondo ognuno ha i suoi gusti, tanto più se proviene da un mondo alieno.

    Nella sede dell’Associazione Tutti gli utenti telefonici in duplex e oltre, appunto una delle tante nate e proliferate nel paese, al posto del consueto teleforum del giovedì era stata organizzata la prima giornata ufficiale di ascolto di Radio Gaspare, con tanto di maxi-altoparlanti, maxi-cuffie per accurate audizioni collettive, scelta di beveraggi misti e, ovviamente, collegamenti telefonici ininterrotti per i commenti.

    Il duplex, per vostra informazione, è quel dispositivo che in tempi non lontani collocava su una stessa linea due terminali telefonici, non comunicanti tra loro, in modo da dividere, e alleviare, il prezzo della bolletta

    Dato che vivere non è telefonare, e pure a Gaspari la telefono-mania si faceva assai diffusa, erano state introdotte anche linee superiori al duplex le quali frazionavano ulteriormente il tempo a disposizione per le chiamate.

    Nella sede dell’Associazione Tutte le ragazze urlanti in età della stupidera, dove solitamente si tenevano corsi e seminari sulle faccende domestiche, diffusori collegati in ogni aula ad un potente impianto centrale permettevano di non far perdere neanche il più insignificante dettaglio delle trasmissioni.

    Nella sede dell’Associazione Dita nel naso in libertà, che ospitava numerose attività sportive e ricreative, si era attrezzato un locale a discoteca con pista e luci psichedeliche per poter ballare al ritmo della musica di Radio Gaspare.

    Oltre a questi storici club della città, un po’ dovunque si stavano organizzando sit-in permanenti destinati a cogliere gli aspetti culturali delle trasmissioni radiofoniche, e tutti, nei club e fuori, erano già rapiti da quei vivaci contenuti che avrebbero presto dato spunto a conferenze e dibattiti d’ogni sorta.

    Insomma lo Stato Libero di Gaspari si stava preparando ad identificarsi con la sua voce ufficiale, Radio Gaspare, e da lì in poi nessuno si sarebbe mai più ricordato che era esistito un mondo senza radio.

    CAPITOLO SECONDO

    RADIO GASPARE SI PRESENTA ORE 08:25

    A MICROFONI SPENTI

    capitolo secondo - 1

    La sala di trasmissione di Radio Gaspare dava direttamente su una parte della grande vetrata dell’edificio, costruito a forma di radiolona d’epoca. La doppia impalcatura di vetro, decorato con la scala delle frequenze, lasciava un ampio interstizio interno dove un cilindro mobile in plastica faceva le veci di un indicatore di canali, mentre la tappezzeria dei locali recava figure di circuiti stampati, valvole e gruppi di derivazione.

    Insomma anche l’architettura interna era disposta in modo tale da rassomigliare al contenuto di un apparecchio radiofonico, infatti i conduttori ci parlavano e discutevano proprio come i bambini immaginano funzionino le radio: che vi sia qualcuno dentro che parli e che suoni!

    Con tali immagini in mente vi riportiamo allora alla trasmissione, mentre sulla base di un tappeto di organo e chitarre, in piena atmosfera sixties, Del Shannon intonava searchin, searchin doppiato da un potente coro, anch’esso nascosto in non si sa quale scatola sonora.

    Sentendosi più tranquillo, con la musica in onda e i microfoni staccati, Gaspare, il conduttore, cercò di indagare su ciò che era accaduto poc’anzi: «Mi dica un po’ Pallosus: ma cosa le è saltato in mente di salire sulla scaletta, visto che è così poco agile? Non sarebbe stato meglio chiedere aiuto a qualcun altro?»

    Pallosus, disteso ancora a terra come un verme e impegnato nel difficile compito di raddrizzare il disco con la schiena, cercò di scusarsi scaricando il barile. «AHI , OHI, UHI, qui mi aiutano in senso contrario, è infatti stata colpa di Guidistis se ho perduto l’equilibrio, poiché lui ha avuto la malsana iniziativa di appoggiare il disco proprio sulla scaletta di legno che si usa per salir sugli scaffali.»

    Guidistis, messo alle strette, si decise a svuotare il sacco per intero: «Aiuto, mamma mia, arriva da Nervosus il sapiente insegnamento che tutti i dischi in scaletta vanno messi sulla scaletta, e ben sporgenti in bilico, ma senza informare nessuno, così si vede se chi la adopera è un esperto musicale oppure un semplice cretinetti che cade come un salame!»

    Gaspare lanciò un’occhiataccia a Guidistis e sbottò: «Siete proprio fissati con questo Nervosus! Mi piacerebbe sapere chi è questo tizio e da dove saltano fuori le idiozie che dice!»

    Pallosus, rendendosi conto di essere stato vittima di un mezzo complotto, reagì parlando con lentezza estrema: «AHIA, UHI OHIO che dolore, allora tu Guidistis, hai fatto apposta a non avvisarmi per vedere se ero un cretinetti?»

    A quel punto Gaspare, mettendosi a gridare, cercò di interrompere l’ignobile sequenza di rimpiattini, scuse e spifferate: «Ma quale Nervosus e quali deduzioni da salumi! Voi avete solo dimostrato di essere una massa di incapaci e di imbranati!»

    Eh sì, cari lettori, la confusione è l'impronta che si ficca ovunque in terra di Gaspari, così come da ogni dove germinano strampalati nomi quali Guidistis, Pallosus e così via. Credeteci, non è per via di storpiature nostre; di codesta guisa sono i nomi propri dei bambas, e nel loro originale suono maccheronicus pare quasi scimmiottino vocaboli nostrani pur se, vi rassicuriamo, trattasi di casualità.

    A proposito della favella chiamata maccheronicus, abbiamo poi da ricordarvi la sua caratteristica più straordinaria, e cioè quella di non abbisognare né di interpreti né di traduzioni, perché le sue sonorità possono variare il proprio segnale attraverso l’aria adattandosi d’acchito all’orecchio dell’interlocutore, e provocandone il pieno intendimento.

    Il personale stile di Del Shannon, a cavallo fra il rock and roll tradizionale e suoni allora più moderni derivanti dal pop e dal folk, stava intanto conquistando radio e ascoltatori bambas in una cavalcata dal sapore tutto terrestre.

    Pallosus, quasi temendo di urtare la suscettibilità del conduttore, se ne venne allora fuori con un'ultima richiesta: « Ma poi, quando il disco sarà di nuovo dritto, lo metteremo in onda?»

    Gaspare per quieto vivere si piegò infine a cotale concessione: «Certo che sì, trasmetteremo il suo brano preferito non appena possibile, per il momento comunque se ne resti in terra finché il suo benedetto album non si sia raddrizzato. Quanto agli altri, – il conduttore pronunciò poi l'ultimo avvertimento -, al prossimo collegamento mi toccherà introdurvi alla platea, perciò, Ganassus, le posso affidare i miei raccomandamenti, nevvero? Lei invece, Gianduius si concentri sui missaggi, sugli stacchetti e sui giusti livelli della musica. Questo sarà il suo biglietto da visita, meglio di una qualsiasi presentazione. Io potrò spiegare al nostro pubblico qual è il suo ruolo e di quale importanza si tinga, ma il gradimento personale dipenderà interamente dalle sue capacità!»

    Gianduius, intrigato da quest’ultima affermazione, sbatté sul piatto con precisione metronomica Mona Lisa, il primo hit di un sedicenne Carl Mann datato 1959, rivisitazione in chiave adolescenziale di un brano di Nat King Cole dei primi Cinquanta, e dai falsetti di Del Shannon il ritmo della nazione si spostò su un tradizionale e mascolino rock’n’roll.

    ONDATE DI ENTUSIASMO

    capitolo secondo - 2

    Può darsi che a questo punto i nostri cortesi lettori facciano fatica ad afferrare il nesso tra un mondo cotanto estraneo e la diffusione di melodie a noi così familiari, laddove ci si aspetterebbero piuttosto le sinfonie degli andromediani o i cantici delle cicale sonore del settimo spazio di Kaluza-Klein. Bisognerebbe allora forse immedesimarsi maggiormente nella fisica degli iperspazi e degli universi paralleli, e immaginarsi un teletrasferimento di materiali, quali i vecchi long-playing e le vetuste audiocassette, rifiutati dalla nostra economia consumistica, ma riciclati nella bilanciata ecologia connaturata allo Stato Libero di Gaspari.

    La medesima materia del raccontare vi potrebbe sembrare di primo acchito alquanto misera, e le corbellerie un po' troppo abbondanti, ma già nel passato vi fu chi diede veste nobile a striminziti e modesti canovacci, e fra i tanti vogliamo solo ricordare le gesta goffe e incomprensibili di tal Chisciana, poi divenuto Chisciotte e celebrato al pari e anche più di eroi dal verace valore e dai reali meriti.

    Allora torniamo prestamente su, o giù, sempre secondo i punti di vista, e allarghiamo un momento lo sguardo oltre quella vetrata, interrotta dall'asta indicatrice delle frequenze, dove si stava giocando il destino di un'intera nazione.

    Dovete allora sapere che, prima dell’avvento della radio, il clou della vita del nostro paese era rappresentato dalle attività delle varie associazioni, con le quali voi avete già fatto precedentemente conoscenza. Esse si articolavano in tale e tanta varietà d’intenti da poter rappresentare e radunare le inclinazioni, le voglie e le istanze di qualsivoglia cittadino.

    Perché, in realtà, i bambas a Gaspari non lavoravano, ma trascorrevano il tempo nel modo in cui meglio aggradava loro di occuparlo. Qual miglior maniera che condividere interessi, passioni e personali ludibri con altri consimili?

    E non solo: era stato addirittura indetto un campionato nazionale tra associazioni, dove alla fine di ogni stagione veniva premiata quella che maggiormente si fosse distinta per le sue iniziative. Le votazioni, raccolte negli uffici del Gasperario, riflettevano in modo diretto le preferenze del pubblico, che si esprimeva compilando formulari, oppure comunicando al telefono gradimenti e insulti in totale libertà.

    Non esistendo a Gaspari partiti politici o movimenti affini, che in fondo anche nel nostro mondo non rappresentano nessuno tranne se stessi, queste associazioni condensavano insomma la vita del paese, per cui tutti partecipavano con entusiasmo alle votazioni del campionato.

    Come negli anni precedenti una delle candidate più probabili all’ultimo posto era l’Associazione Quelli che litigano di gusto per il gusto di litigare, la quale ovviamente non riusciva mai a realizzare alcun valido proposito visto che i suoi membri litigavano in continuazione quando si trattava di ragionar sul come fare il da farsi. L'Associazione accoglieva a braccia aperte tutti coloro che ne chiedessero l'iscrizione; bastava possedere una naturale predisposizione al malcontento, al lamento e alle scenate plateali, e vi accedevano bambas di ogni stato e condizione, i quali vi trovavano il modo e l'occasione per azzuffarsi pubblicamente e a piacimento, raccogliendo con ciò consensi, appoggi o persino aperti dissensi, ma creando comunque interesse e spettacolo.

    Nell'ultima stagione, però, tra Quelli che litigano si era fatto avanti anche chi meditava di ribaltare la consueta precaria classifica contro ogni ragionevole pronostico: infatti l’inaugurazione di Radio Gaspare, con tutto il rumore che l'aveva preceduta, servì a suggerire ad alcuni soci molto potenti l’idea di organizzare un ardito e astuto … colpo di radio… con il quale conquistare la ribalta delle cronache.

    OLTRE LE ONDATE

    capitolo secondo - 3

    La stradina pareva disfarsi un poco tra i cespugli e le buche, ma appena oltre, contro ogni previsione, proseguiva persino asfaltata. Certo non era una grande highway di collegamento, ci passava a malapena il camper, ma in grado comunque di offrire un buon servizio. Ancora qualche metro e la vegetazione più alta e fitta avrebbe tolto infine dalla vista il mare, mentre la via si allargava proseguendo in leggera salita.

    «Niente da dire, quest’isolotto è più esteso di quanto sembrasse! Al primo punto panoramico ci fermiamo a fotografare. L’effetto sarà stupefacente!» Adam Smith andava mostrando imperturbabile grandigia per la sua ‘scoperta’. «Adam, il problema è che quest’isola non esiste!» replicò agitata la signora Smith districandosi tra cartine e rilevazioni satellitari. «Sempre la solita malfidente», tagliò corto Adam.

    «Ho fatto bene i miei calcoli; il navigatore mi passa delle coordinate assolutamente non compatibili con la terraferma, e il rilevatore satellitare, accoppiato alla mappa nautica aggiornata in tempo reale, mi dice che in questo momento ci troviamo in oceano aperto sopra un fondale profondo 56 metri!»

    Adam non si fece impressionare: «Tutta questi tecnicismi a

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1