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L’ombra del carrubo
L’ombra del carrubo
L’ombra del carrubo
E-book137 pagine1 ora

L’ombra del carrubo

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Info su questo ebook

Gli occhi di un bambino di città raccontano la fine della civiltà contadina, una storia appena dietro le nostre spalle eppure già lontana nel tempo.
Osservatorio privilegiato, la grande casa dei nonni paterni, in quella terra di Puglia che prima, e più che altrove nel meridione, ha subito il repentino e traumatico passaggio alla modernità.
Lì, quel bambino, trascorre ogni anno un mese delle sue vacanze estive.
I vari personaggi del romanzo, come Rocco il giostraio, Pinuccio e Nicola, il venditore di ghiaccio, entrano ed escono dal racconto nell’arco di un trentennio, con le loro tante, piccole storie che s’intrecciano alle vicende familiari del protagonista.
Tutto sembra destinato ad essere trascinato via dalla corrente della Grande Storia.
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2017
ISBN9788898555352
L’ombra del carrubo

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    L’ombra del carrubo - Marcello Loprencipe

    L’ombra del carrubo

    Marcello Loprencipe

    Indice

    Collana

    Introduzione

    1. La Notte Della Luna

    Introduzione

    2. L’uomo Delle Stelle

    Introduzione

    3. L’orecchio Di Ferro

    Introduzione

    4. Il Viaggio

    Introduzione

    5. Il Giostraio

    Introduzione

    6. I Santi e il Rosario

    Introduzione

    7. La Campagna

    Introduzione

    8. Spicchiodda

    Introduzione

    9. La Pianta Del Re

    Introduzione

    10. Il Venditore Di Ghiaccio

    Introduzione

    11. Marmoredde

    Introduzione

    12. Il Muro Con Il Fucile

    Introduzione

    13. Rosetta

    Introduzione

    14. Lo Spaccio

    Introduzione

    15. Nero Di Troia E Nero Di Barletta

    Introduzione

    16. Il Mare Lontano

    Introduzione

    17. Il Muro Caduto

    Introduzione

    18. Il Mare Che Prende

    Post scriptum

    CAMPI DI PAROLE - 11

    © 2017 Campi di Carta, Associazione Culturale

    00141 Roma, Via Val Maggia 60

    http://www.campidicarta.org


    Questo e-book contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore.

    Qualsiasi fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633 e successive modifiche.


    Si ringrazia per l’immagine in copertina Rita Barbagiovanni Piseia

    ISBN: 978-88-98555-35-2

    Introduzione

    Luna bianca, chiovi;

    luna rossa, vientu;

    luna chiara, sirenu.


    Luna chelquàte,

    marnàre alzzàte.


    Luna settembbrìna

    setti misi si strascìna.

    Capitolo Uno

    La Notte Della Luna

    Di sera portavamo fuori le sedie di casa, quelle fatte ancora con il cuore di legno e di paglia, e ci mettevamo poi a sedere sul marciapiede, a volte direttamente sulla strada, ché tanto di macchine non ne passavano. Stavamo lì, senza fare nulla di particolare, semplicemente a prendere il fresco.

    Il tempo scivolava via lento, senza correre, arrivava adagio, quasi con pigrizia.

    Si chiacchierava con i vicini e si scherzava fra noi, con semplici giochi di passa parola, di quelli sussurrati all’orecchio. Ogni tanto qualcuno gettava la testa all’indietro, e ridendo volgeva lo sguardo verso il cielo, forse perché in quei giorni era maggiore la familiarità con le stelle.

    La Luna, lontano dalle luci della città, appare incredibilmente immensa nelle notti d’estate, insieme al firmamento buio e profondo e agli astri più brillanti. Ma questo miracolo, per chi vive in campagna, diventa una scontata quotidianità, priva di quello stupore che si impadronisce di chi abita in anonimi palazzoni di cemento.

    Quella sera di luglio si erano unite a noi, per godere della frescura, più persone del solito, e fra queste ben poche riuscivano, ancora, a tenere nascosto il vero motivo della loro presenza.

    Erano arrivati per tempo, perché volevano essere sicuri che quella notte, dai nonni, la televisione sarebbe stata accesa, regalando le immagini che gran parte del mondo, curioso e incredulo, stava aspettando.

    Quella sarebbe stata la notte della Luna!

    Si contavano sulle dita di una mano le famiglie che possedevano un apparecchio televisivo, e i nonni ne avevano uno da qualche anno. Veniva acceso poche volte durante la settimana, in genere tra la fine del telegiornale e il carosello e, non a caso, succedeva che i vicini venissero a fare visita proprio subito dopo cena, per godersi con quella scusa il film o il varietà della settimana. Sempre che avessero la fortuna di capitare nel giorno buono.

    Il nonno non si fermava mai con gli altri, andava a coricarsi appena mangiato, ché la mattina si alzava sempre prima delle sei.

    A dire il vero, non ricordavo di averlo mai visto davanti al televisore e, più in generale, aveva sempre guardato con occhi non troppo benevoli al suo utilizzo.

    Tutto ciò che stava per accadere appariva distante, tanto lontano rispetto alla realtà che avevo davanti agli occhi, malgrado i miei fossero quelli di un bambino.

    A 120.000 chilometri di distanza, nello spazio, l’uomo stava per lasciare, per la prima volta, la propria impronta su un suolo diverso dalla Terra.

    In quella che, per quasi un decennio, era stata una vera e propria corsa, i Russi erano rimasti a lungo in vantaggio, tanto che fino all’ultimo era sembrato inevitabile toccasse proprio a loro tagliare, per primi, il traguardo. Poi, gli Americani avevano recuperato con il programma Apollo e, a sorpresa, si erano presentati all’appuntamento con la storia.

    Ma la maggior parte delle persone che vivevano in paese, come pure in quelli vicini, si spostavano ancora a piedi, con vecchie biciclette o con carri trainati da asini e cavalli. I traìni, appunto. Così, accadeva che quella distanza, misurata in decine di migliaia di chilometri, apparisse persino più grande vista da lì.

    Certo, la piccola folla che si era radunata davanti casa e che faceva avanti e indietro dalla sala dov’era il televisore, non sarebbe restata lì per tutto il tempo del collegamento; il solo fatto di esserci, però, li faceva sentire parte di qualcosa di immenso.

    Il nonno non cambiò le sue abitudini neppure quella sera.

    Le sue due sorelle – le zie, come venivano chiamate da tutti –, prima di prendere la strada di casa avevano ammonito i presenti con una sorta di profezia. Per loro tutto ciò che stava avvenendo e di cui si parlava, erano cose malamente, perché i loro genitori e i padri dei loro nonni avevano sempre raccontato che, il giorno in cui qualcuno avesse messo piede sulla Luna, sarebbe finito il mondo. La zi ‘Ntonietta si avvicinò a me, ricordandomi quanto grande dovesse essere la bocca di quella cosa luminosa che stava in cielo e che, dalla Terra, si distingueva chiaramente assieme agli occhi. Io sorrisi senza replicare all’avvertimento che, per me, aveva già il sapore della favola alla quale non credevo più.

    Non ce la feci a restare in piedi per tutte quelle ore, il sonno arrivò poco dopo la mezzanotte, ma chiesi di essere svegliato prima delle sei. Fu proprio il nonno a farlo, visto che era in piedi già da un pezzo. Con sorpresa, mi sedetti accanto a lui che la televisione non la guardava mai. Ma quella volta, per la prima orma del capitano Armstrong sulla Luna, aveva fatto un’eccezione.

    Introduzione

    Pochi anni prima…


    uno… due… tre…

    stella!


    uno… due… tre...

    stella!

    Capitolo Due

    L’uomo Delle Stelle

    Quel giorno il vento soffiava forte e di traverso, arrivando dalla parte opposta al mare. Era scirocco e alzava di tanto in tanto alte colonne di polvere da terra, facendo volare frammenti di erba secca, foglie e rametti portati via dagli alberi.

    Pinuccio conosceva tutti i segreti di quei terreni, le piante intorno, ogni singolo sasso. Ormai lì non c’era pietra che non portasse, segnata nell’anima, l’impronta dei suoi piedi, così come quella di suo padre e prima ancora del nonno. Ora toccava a lui accompagnare le pecore al pascolo. Erano un bene che non apparteneva alla sua famiglia, ché nessuno era arrivato ad essere abbastanza ricco da possedere animali di taglia più grande di un coniglio o di una gallina.

    Si erano tramandati, di padre in figlio, la nobile arte della pastorizia, lavorando per il fattore e i suoi terreni, che abbracciavano tutto ciò che si intravedeva all’intorno, fino al mare.

    Mentre procedeva contro la forza del vento, un foglio di giornale, arrivato chissà da dove, avvolse all’improvviso la sua gamba. Il ragazzo si fermò, e chinandosi raccolse quella carta che poteva tornare buona, magari per mettere via o conservare qualcosa, in ogni caso utile per accendere un fuoco.

    Prima di riporlo, diede un’occhiata al foglio, rigirandolo tra le mani. Non era in grado di leggere quello che c’era scritto, ma lo incuriosiva tantissimo la grande foto che occupava gran parte della pagina del giornale. In realtà le immagini erano due. Da una parte c’era un militare sorridente, in divisa, che indossava un berretto con una stella al centro.

    Dall’altra, lo stesso uomo vestiva una tuta dalla foggia strana e teneva davanti a sé, in bella mostra, un casco. Anche questo con una stella.

    Il mondo raccontato a quel tempo era ancora tutto in bianco e nero, altrimenti Pinuccio si sarebbe accorto del rosso acceso di quella stella.

    Nella foto, l’uomo sembrava piuttosto minuto e, senza berretto, appariva anche stempiato. A colpire il ragazzo, però, erano il volto luminoso e quegli occhi incredibilmente brillanti, quasi avessero catturato e mantenuto lo scintillio delle stelle.

    Piegò con una certa cura il foglio, riponendolo fra il pezzo di pane e formaggio, che teneva avvolto in un panno triangolare, fatto con un brandello di lenzuolo ormai logoro, e la vecchia zucca che serviva da borraccia.

    Ripensò all’immagine che lo aveva incuriosito: quel militare sembrava sul punto di essere festeggiato per il ritorno da una qualche impresa, che doveva essere stata eroica di sicuro. Il ragazzo non leggeva e per questo non poteva sapere. Quel foglio aveva viaggiato, portando l’uomo delle stelle fin dentro alla logora bisaccia che teneva a tracolla.

    Pinuccio

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