Visto da dentro
Di Mirco Davini
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Anteprima del libro
Visto da dentro - Mirco Davini
633/1941.
PREMESSA
Questo racconto vuole scandire il tempo... Il tempo che in certi posti assume un ruolo spesso difficile da definire. Le attese per i colloqui, per le udienze e di pari passo le speranze che mutano, le priorità che cambiano. Lo scorrere del tempo è inviolabile, inarrestabile, ma ci sono comunque momenti da ricordare, momenti da.... semplicemente attendere come traguardi importanti. Il poter mettere una crocetta su un giorno appena terminato e il potersi rendere conto di come la vita ha avuto una battuta d'arresto forse troppo inaspettata. A volte guardando un calendario ci si proietta troppo in là.... nell' attesa di veder giungere la parola fine. Il calendario ricorda lo scandire delle emozioni stesse. Lo si custodisce gelosamente, a ognuno il suo…. in pochi metri quadri appesi in qualche modo ce ne sono diversi... ognuno con le proprie vicissitudini marcate indelebilmente.
E. L. un amico...
Questa storia è il mio racconto personale, lavoro ormai da più di 20 anni nello Showbusiness, e da 4 sono responsabile di logistica e cantiere per una grande azienda; lavoro nel Centro sud America, la mia base logistica è a San Paolo, ma l’ho girato praticamente
tutto, con voli privati, elicotteri, voli di linea, hotel su hotel, viaggi su viaggi, ho passato esperienze bellissime, ed ho avuto momenti bruttissimi, situazioni in cui una persona normale
forse non avrebbe retto alla situazione o trovato la soluzione, ma, siccome l'azienda mi chiama l'italiano pazzo
, è chiaro che non potevo fare un lavoro normale. Mi trovo a scrivere questo libro però dopo il mio ultimo atterraggio in Italia, dove questa volta le chiavi di una stanza d'albergo
le hanno in mano le guardie carcerarie, e dove la mia permanenza non è per lavoro, ma a causa di un reato contestatomi, mi trovo a trascorrere 103 giorni di carcere. Trovarsi da liberi a rinchiusi, la mancanza della famiglia, dell' amore, la vita che passa dalla libertà all'essere chiusi in un sistema assolutamente sbagliato anche per il più grande professionista della delinquenza, dove non ci sono diritti, o ben pochi, dove non vale niente, neanche la dignità di essere padre, figlio e compagno, dove il tempo non passa mai, dove si deve chiudere la mente della normalità ed aprire un pensiero diverso a tutto quello che accade in carcere, dove si conoscono persone che il carcere lo vivono quasi per lavoro, dove è meglio spegnere i pensieri e vivere le giornate senza grandi aspettative, dove la sopravvivenza è veramente l'unica opportunità che hai per arrivare al giorno in cui uscirai. Tutto comincia poco prima della mia partenza da San Paolo (Brasile) dove praticamente ho la mia base logistica per poi muovermi in tutta l'America del sud. Stavolta la situazione in cui mi trovo, oltretutto da solo, perché stavo per partire e non avevo più i miei colleghi di viaggio con me, prende una piega veramente inaspettata, dove mi trovo obbligato e minacciato (e in Sud America non si scherza) di dover portare una valigia contenente sicuramente qualcosa di poco legale, in Italia. Erano ben informati su me, avevano i miei contatti telefonici, sapevano dove stavo, quanti figli ho, chi frequento, poi, poi c'è il fattore pistola, che non è da sottovalutare! Ho il visto di lavoro, mi muovo liberamente, mi conoscono sono mesi che mi seguono, mi dicono di stare tranquillo, sono professionisti del settore, è già tutto organizzato. Io prendo la valigia, la imbarco sul volo, la recupero all'arrivo ed esco, li mi raggiungerà uno che ritirerà la valigia, e, se faccio il bravo, mi danno anche un regalino per il disturbo. Parlano un po' spagnolo un po' portoghese, uno al telefono in vivavoce, un li con me, non è grosso, potrei affrontarlo, ma già il fatto che mi abbia raggiunto in appartamento, vuol dire che qualcuno della portineria è stato corrotto, quindi non conviene rischiare, sanno tante, troppe cose, magari bleffano, magari no; sono lontano 18.000 chilometri da casa, in altro continente, dove posso appoggiarmi a poche persone fidate, e che al momento sono in viaggio per città del Messico per un nuovo lavoro. Hanno saputo come e quando muoversi, non sono degli stupidi, mi dicono che qualcuno mi seguirà durante tutto il viaggio, per vedere che tutto venga fatto secondo i loro piani, io non ho molto tempo per decidere, anzi, qualcuno ha già deciso per me. Non ho molte scelte, il tizio va via, lascia la valigia nel mio appartamento, sono le 9.00 di mattina, il mio volo c'è stasera alle 23.00. rimango in una situazione di limbo, pensieri, penso a casa, penso alle mie figlie, penso di chiamare il mio capo, ma chi mi dice che non mi controllino, che non c'entri qualcuno all'interno dell’azienda, hanno un sacco di informazioni su me, chiamare la Polizia Federale? Quelli sono i più corrotti da queste parti. Esco fuori dalla mia camera, vado in giro, mi guardo intorno, guardo se qualcuno mi segue, sono in un bel casino, sono alle strette, ho paura, ma non so come altro comportarmi. Passo la giornata a fare degli ultimi giri, passo dall'ufficio a controllare i bauli del materiale che rimane li per settembre che sia tutto apposto, cerco di distrarmi, ma non è facile. Nel tardo pomeriggio torno in camera, faccio una doccia, mi preparo, guardo quella valigia nera, è chiusa con un lucchetto, non ho la chiave, la guardo e la riguardo, sembra una valigia normalissima; scendo vado a cena poi tornerò in stanza a prendere le valigie per andare all' aeroporto; al mio ritorno in stanza penso di partire lasciando li la valigia, ma suona il telefono, mi dicono di ricordarmi che sono seguito, e di non scherzare. Prendo le valigie e mi dirigo tramite metro all'aeroporto internazionale di San Paolo, dove mi spetta il volo per rientrare in Italia, sono preoccupatissimo, il viaggio per l'aeroporto dura un’ora circa, mi guardo intorno, ma non saprei distinguere persone che mi seguono o no, c'è tanta gente comunque. Arrivo al check-in il mio biglietto è già pronto, ma devo imbarcare questo bagaglio, pensavo di andare in bagno e lasciarlo lì, ma poi? Se ci fosse qualcuno che mi segue, se il controllo dell'aeroporto se ne accorge? Rischio di rimanere in Brasile, e magari essere arrestato, qua? E quando mai ci torno a casa? Ora l'importante è mettere i piedi in territorio italiano, dove sicuramente conto di più che qua. Imbarco la valigia, da ora in poi, cerco di non pensare, ma sono nervosissimo, se la trovano? C'è il mio nome sopra; questi m'hanno detto che qua c'è qualcuno pagato per imbarcarla, mamma mia che storia, finalmente si sale in aereo, sto sudando freddo, mi metto a sedere al mio posto cercando di guardarmi intorno e capire chi potrebbe essere a seguirmi. Ho paura, ora comincia la paura, il volo parte, un po' in ritardo, ma parte; penso di non aver mai pregato tanto in vita mia, ad un certo punto penso che la tensione mi abbia fatto svenire e ho dormito per tutto il volo, cosa che non faccio mai perché l'aereo mi fa paura. Mi sveglia la voce del comandante dicendo che tra mezz'ora saremmo atterrati all'aeroporto di Malpensa, Milano. Tiro un sospiro di sollievo, sono in Italia, ma comincio ad aver paura. Atterriamo, usciamo dall’aereo, passo il controllo passaporti, tutto apposto, appena arrivo nella sala di attesa alla consegna dei bagagli, mi chiamano, stavolta è un italiano, parla milanese, mi dice che è fuori che mi sta aspettando, ha una mia foto, mi riconosce lui, devo solo ritirare il bagaglio ed uscire. Nel frattempo che aspetto chiamo a casa per distrarmi, chiamo le mie figlie, la mia donna, dico che sono arrivato in Italia, prendo la valigia e prendo un treno per tornare a casa. Aspetto, passa tempo, tutti ritirano le valigie ma la mia non arriva, sono preoccupato, speriamo sia stata persa, dopo quasi un’ora, uscite tutte le valigie, la mia ancora non arriva, comincia un movimento strano in aeroporto, più agenti della finanza, cani antidroga... e qui comincio a capire la situazione. Arrivano dal nastro altre 5 valigie, la mia ed altre, più grandi, il cane antidroga gli gira intorno, ma non da cenni di niente, prendo la valigia e mi dirigo verso l'uscita, chiaramente al passaggio della dogana mi fermano. passaporto, da dove arriva
? Io crollo, gli dico che sono in un pasticcio grosso, gli dico di accompagnarmi fuori intanto, c'è qualcuno che mi aspetta, tremo, scoppio a piangere, loro capiscono la situazione, mi portano subito in una stanza, e mi dicono di aver intuito cosa sia successo, ma che chi mi aspettava fuori è già partito con tutto quello che doveva ritirare. Inizia un interrogatorio massacrante, io in lacrime, mentre mi spogliano, mi perquisiscono e aprono le valigie, il mio zaino, e la valigia che mi avevano dato, io gli dico che non ho le chiavi del lucchetto, loro già si immaginavano tutto, aprono il bagaglio, ci sono dentro un po' di cianfrusaglie varie, prendono un punteruolo e bucano il doppiofondo, esce polvere bianca, da un primo test verificano che la sostanza ha principi di cocaina, ma la valigia verrà sigillata e portata al comando della G. di F. di Busto Arsizio per poi fare dei controlli più accurati, intanto mi mettono le manette e continua l'interrogatorio, il telefono me lo hanno requisito e messo in modalità aereo, da ora non posso più parlare con nessuno, e mi dicono che mi porteranno in un carcere in attesa di giudizio da un giudice. Io racconto la mia storia, sembra che la Dogana e la G.di F. questa non sia una grossa novità; mi dicono che ne prendono uno al giorno, chi lo fa per lavoro e chi viene messo di mezzo come me. Cercano di rassicurarmi, che tutto si risolverà, nel frattempo io ho ai polsi le manette e sto andando al comando della G. di F. per fare le impronte e le foto di rito. Mamma mia, mi sento sporco, mi sento come un delinquente, cosa che magari un delinquente non si sentirebbe così, ma poi?
Come si sentirebbe un delinquente? Fatte le carte di rito torno all'aeroporto in attesa di essere portato in carcere, nel frattempo mi dicono se devono avvertire qualcuno, e di nominare un avvocato o di fiducia o di ufficio. Chiedo di poter chiamare l'avvocato di famiglia, almeno per dirgli che avvisi tutti dell'accaduto, ma mi sembra più opportuno nominare un avvocato di qui, almeno per sapere qualcosa, perché nessuno mi dice che fine farò. Mi preparano, recupero lo zaino con i vestiti, ma telefono, computer, carte di credito e la mia agenda dove appunto tutto vengono sequestrati per indagini. Ormai è sera. Non so più neanche che ore sono, ma capisco che sia tardi, non ho fame, è dalle 15.30 del pomeriggio che piango e mi dispero e sono sottoposto ad interrogatori. Si parte, è quasi mezzanotte, mi rimettono le manette e mi dicono che mi porteranno nel carcere di Busto Arsizio, i finanzieri cercano di tranquillizzarmi, ma, non è così facile, sono quasi due giorni che sono sotto tensione e sono a pezzi.
15.06.2019
Entro in carcere alle 00.36 della notte o meglio la mattina del 15.06.2019. mi mettono in una stanza di attesa,