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Le nove vite di Jacopo
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Le nove vite di Jacopo
E-book145 pagine1 ora

Le nove vite di Jacopo

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Info su questo ebook

Jacopo Martelli è un uomo colto e introverso, una mattina si sveglia ma non riesce a ricordare nulla di sé, eccetto il suo nome e la sua data di nascita. Si guarda allo specchio ma non si riconosce, c’è qualcosa di diverso in quella immagine riflessa, ma non capisce cosa. Ha paura e per questo inizia a scrivere un diario.

Mentre scrive, però, improvvisamente sa chi è e cosa deve fare, si veste e si avvia ad un appuntamento, ma durante il tragitto flashback e déjà-vu gli fanno dubitare, ancora una volta, di sé.

In un altalenarsi tra vite che non riconosce ed una squallida stanza da bagno, il suo stato mentale inizia a vacillare. Incontra persone che non aveva mai visto prima eppure sa tutto di loro, parla lingue che non sapeva di poter parlare.

Una cosa però si ritroverà sempre accanto, il suo diario, che lo inciterà alla ricerca del suo Io perduto.

Passo dopo passo affiorerà una sconcertante verità che farà piombare Jacopo nel terrore, un terrore che si trasforma in panico, isteria, rabbia e la rabbia in calma, freddezza, indifferenza.

Nel buio di quella indifferenza, finalmente, Jacopo ritrova se stesso.
LinguaItaliano
Data di uscita1 dic 2020
ISBN9791220306072
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    Anteprima del libro

    Le nove vite di Jacopo - Carlo Gibiino

    consigli.

    1

    Mi chiamo Jacopo Martelli, sono nato a Palermo il 02 Ottobre 1978, oggi è il 02 Ottobre 2018 ed ho deciso di scrivere questo diario perché ho paura. Ultimamente mi stanno accadendo delle strane cose...vorrei cercare di capire, o quantomeno spero, se dovesse succedermi qualcosa, che queste mie parole possano essere lette da qualcuno o che possano restare a futura testimonianza chissà che non sia il solo!

    Perdo spesso la memoria, non ricordo chi sono, cosa sto facendo, dove sto andando, chi sono i miei amici, chi è la mia famiglia, dove abito, l'unica cosa che ricordo con precisione è la mia data di nascita - 02 Ottobre 1978 - perché? A cosa mi serve conoscere quei numeri? Sono convinto che ci sia una relazione tra quei numeri e la mia situazione, ma non riesco a trovarla.

    Perché la vita mi fugge via? Forse ha paura di me? Ebbene, dovrei essere io ad aver paura di lei e non il contrario. Dovrei essere io ad inseguirla, a condurla, o semplicemente a viverla.

    Questa mattina, appena sveglio, mi guardo allo specchio ma non riesco a riconoscermi, il mio volto è differente, ma non riesco a ricordare, in cosa è differente. Colore dei capelli, taglio degli occhi, avevo la barba oppure no? Mi sento male....ho voglia di vomitare....poi mi assale la rabbia più cieca, comincio a picchiarmi allo stomaco finché non mi spuntano dei grossi ematomi. Magari sto ancora dormendo, spero di svegliarmi...poi passo al volto mi do qualche sberla, forse sono solamente ubriaco e strafatto.

    Prendo il rasoio...hm!!! ma non per farmi la barba, estraggo la lametta ed effettuo un primo taglio al braccio sinistro, con un movimento secco e veloce. Non sento dolore, ma il sangue comincia a zampillare ovunque...non me ne preoccupo, continuo a guardarmi allo specchio, voglio riconoscermi, devo riconoscermi...io esisto...io mi vedo.

    Prendo un tampone e del disinfettante, non è il momento di morire, ho del lavoro da fare. Mi faccio una doccia, mi vesto ed esco. Tutto ad un tratto so dove sto andando.

    Cammino tra la gente sicuro di me, lo sguardo dritto e fisso in avanti, indosso un abito scuro, camicia e cravatta. Arrivo in un garage, metto la mano in tasca, prendo una chiave, premo il pulsante del telecomando, si apre un auto a pochi passi da me. Accendoeparto, mi dirigo verso la periferia Nord di Palermo, entro in un parcheggio sotterraneo abbandonato, apro il portabagagli, c'è un borsone. Dentro trovo un abbigliamento tattico militare nero, un auricolare e un passamontagna.

    Ho un attimo di stordimento, penso...ma cosa sto facendo qui? Dove mi trovo? Ma non ho il tempo di pormi certe domande, arrivano altre auto, escono in totale una ventina di uomini, mi salutano con affetto e distanza, mi chiamano per nome.

    Ho dei momenti di smarrimento, non so se sto sognando, o forse il taglio al braccio mi ha fatto perdere troppo sangue, forse sono in Ospedale??!?. Penso al taglio al braccio, devo vedere se ho il taglio, ma non c'è tempo alzo gli occhi, non riesco a vedere bene, non riesco a respirare bene. Siamo tutti in cerchio e guardo gli altri che hanno tutti il passamontagna sul viso, vestiti in abito militare nero e pieni di armi. Non riesco ad ascoltare una sola parola. Cerco di guardarmi...ho i guanti. Il passamontagna mi soffoca il respiro, mi sento appesantito, stordito e stralunato. Mi chiedo ancora una volta...ma che ci faccio io qua? Chi sono queste persone??? Perché sono vestito così? Domande alle quali non riesco a rispondere.

    Un boato mi riporta alla realtà, sembra un esplosione, ci buttiamo a terra ed istintivamente seguo gli altri, che cominciano a correre armi in pugno. Il respiro si fa ancora più affannoso, il cuore mi batte all'impazzata, ho voglia di piangere, di urlare, voglio fermare tutto questo...QUALCUNO MI AIU- TIIIIIII...ma non posso urlare, devo continuare, qualcosa mi spinge a continuare a correre.

    Sfondiamo una porta, saliamo delle scale, sfondiamo un'altra porta, è tutto un continuo urlare, si sentono voci dappertutto, sudo freddo, ho voglia di svegliarmi...da cosa? Un tremore mi assale, ho le convulsioni, alcuni colleghi mi vengono in soccorso, mi fischiano le orecchie, tutto diventa nero.

    2

    Apro gli occhi, sono sdraiato sul pavimento del bagno di casa mia, mi sento confuso, la vista ancora non riesce a mettere a fuoco le immagini, tento di rialzarmi, a stento ci riesco, ho bisogno di appoggiarmi da qualche parte...dove? ...ah sì...il lavandino.

    Mi tiro su come se stessi tirando su un macigno di 12 tonnellate, eppure non ricordavo di essere così pesante, tutto è rallentato attorno a me. Finalmente la conquista della posizione eretta...la vista pian piano si mette a fuoco, ho un mal testa terribile, vedo qualcuno di fronte a me, sono io o almeno è l'immagine specchiata di me stesso, no...no...sono proprio io. Ok, va bene sono io e allora? Che c'è di così tanto strano? Lo specchio non fa altro che riflettere tutto ciò che gli sta davanti.

    Apro il rubinetto, ho bisogno di lavarmi il viso, anzi faccio una doccia. Ma perché stavo sdraiato sul pavimento del bagno? Perché mi sento stordito e senza forze? Cosa è successo? Forse sono svenuto, sì ma per quale motivo? Forse mi sto facendo troppe domande, per il momento è meglio fare una doccia e riposarsi un po', sdraiarsi sul letto. Che giorno è? Che ore sono? Esco dalla doccia e vado a guardare il mio cellulare, cazzo!!!!.è mercoledì e sono le 09.00 del mattino, devo andare sono già in ritardo.

    Ingerisco un antidolorifico, sperando che faccia effetto il più presto possibile, mi vesto, prendo il computer lo metto in borsa ed esco alla velocità della luce. Mi aspetta una giornata alquanto impegnativa, innanzitutto passare dell'ufficio tecnico a ritirare quella concessione edilizia, finalmente dopo 6 mesi...lasciamo perdere..., portarla al cliente e farmi dare un acconto. Subito dopo prendere l'autostrada verso Caltanis- setta, lì c'è il Sig. Mastrosimone che mi attende in cantiere con impazienza.

    Il Sig. Mastrosimone è un grande proprietario terriero al quale ho progettato una villa di 500 mq su due livelli con ampio garage seminterrato, il Sig. Mastrosimone adora le auto...le belle auto, diciamo che è un piccolo collezionista. Possiede 6 auto tra cui una Porsche, una Bentley e una Ma- serati, oltre ad alcune moto storiche.

    Si dice, in paese, che una di quelle motociclette fosse appartenuta proprio a Benito Mussolini e per questo di grande valore, una Bianchi Freccia D'oro 175 cc classe 1931, la prima moto da 100 km/h. Per queste insinuazioni, il Sig. Mastrosimone, viene di tanto in tanto additato come simpatizzante fascista.

    Ad ogni modo, se fosse stata di Mussolini o no, a me interessa poco, anzi non mi importa proprio, quel che mi interessa è fare il mio lavoro bene, così come ho sempre fatto.

    Prendo l'autostrada, metto un po' di musica e mi godo il viaggio, adoro viaggiare e anche guidare, mi rilassano. Quando sono nervoso, prendo l'auto e vado a fare un giro senza meta...da solo, e immediatamente tutto si quieta. Come avrei voluto avere una moto, ma quando ero adolescente i miei genitori non me l'hanno mai voluta comprare, era pericoloso, dicevano. Adesso che potrei permettermelo non ho il tempo neanche per informarmi e poi devo prendere la patente...sì lo farò!!!

    Arrivo a Caltanissetta c'è una splendida giornata di sole, del resto siamo ancora ad Ottobre, mi sento un po' debole, mancanza di zuccheri penso, il sole picchia, decido di fermarmi in un bar a prendere una bibita fresca, magari un bel the freddo con granita di limone, al solo pensiero mi sento già meglio. Entro nel primo bar che incontro per strada, è sobrio e pieno di gente.

    «Buon giorno signore desidera?»

    «Un the freddo con granita grazie, dov'è il bagno?»

    «In fondo a sinistra».

    In effetti avevo la vescica che mi stava scoppiando, ma tra la musica, il viaggio ed il pensiero di dover affrontare lo stesso discorso per l'ennesima volta con il Sig. Mastrosimone...non ci avevo proprio fatto caso.

    Wow...che bello pisciare!!! È un godimento. Finisco vado a lavarmi le mani e nel frattempo mi do una sciacquatina al viso. Alzo gli occhi e vedo qualcosa di strano...non capisco bene ma c'è qualcosa nel viso riflesso allo specchio del bar...che non mi convince.

    Non è niente, penso, eppure...non ricordavo di avere un neo sotto l'occhio destro. Non è che mi posso accorgere di tutti i nei che mi spuntano.

    Va bene è arrivato il momento di prendere questo the freddo e speriamo che non si sia già riscaldato. Mi incammino verso la porta del bagno e involontariamente sbatto il braccio sinistro contro uno dei lavandini, stranamente provo un dolore terribile, esagerato, come non avevo mai provato prima, ho bisogno di urlare ma cerco di trattenermi, non voglio spaventare il proprietario del bar e gli altri avventori, del resto è solo un piccolo urto.

    Faccio un altro passo verso la porta, il braccio mi sta per scoppiare, metto d'istinto la mano destra sul braccio sinistro e sempre istintivamente, porto la mano destra davanti gli occhi...è tutta piena di sangue. Cosa? Ma è possibile che mi sia tagliato? E come? Magari c'era un vetro sporgente o qualcos'altro, il dolore si fa ancora più intenso sembra che qualcuno mi stia staccando il braccio dal corpo.

    Mi chino su di me, tampono la ferita con della carta, devo chiamare aiuto, cerco di alzarmi ma non ci riesco ho dei forti

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