Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Con l'Africa ... nel cuore
Con l'Africa ... nel cuore
Con l'Africa ... nel cuore
E-book302 pagine4 ore

Con l'Africa ... nel cuore

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Cloe è una donna indipendente, realizzata, intelligente e anche un po’ maniaca del controllo.
La sua vita è dedicata alla carriera e all’associazione di volontariato da lei fondata, che si occupa di progetti innovativi per il supporto delle popolazioni africane.
Prima del rientro in patria del suo socio Alex, un amico di vecchia data ritrovato di recente che vive da qualche anno nella Repubblica Democratica del Congo, decide di partire per vedere di persona i risultati dei loro sforzi e per conoscere meglio la realtà locale.
Da qui parte la narrazione delle quattro settimane più intense e significative della sua vita.
Attraverso piccoli episodi, sensazioni, imprevisti, paure, difficoltà ma anche gioie, amicizie vecchie e nuove, incontri e un po’ di romanticismo il lettore imparerà a conoscere meglio la protagonista e avrà modo di accompagnarla nel suo processo di crescita e trasformazione personale.
Al suo ritorno infatti, Cloe sarà molto cambiata…
LinguaItaliano
Data di uscita16 set 2018
ISBN9788894981179
Con l'Africa ... nel cuore

Correlato a Con l'Africa ... nel cuore

Ebook correlati

Arti dello spettacolo per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Con l'Africa ... nel cuore

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Con l'Africa ... nel cuore - Lella Dellea

    (Lella)

    CAPITOLO 1

    Entro nella sala d’attesa dell’aeroporto con titubanza, appoggio il bagaglio a mano e mi siedo sul bordo della scomoda seduta in alluminio, come se dovessi rialzarmi nel giro di qualche secondo per fuggire.

    Sospiro per l’ennesima volta negli ultimi minuti, cercando di rallentare i battiti agitati del cuore.

    È finalmente giunto il grande giorno!

    Ho viaggiato molto nella vita, fin da bambina mi sono spostata da una città all’altra a causa del lavoro di mio padre e da adulta ho avuto modo di visitare molti paesi, di conoscere città e culture differenti perlopiù per motivi professionali.

    Questo però è un viaggio decisamente speciale.

    Per me è una nuova tappa di un percorso complesso ma affascinante per diventare una persona nuova, migliore!

    Avrò modo di toccare con mano ciò che fino ad oggi mi è stato solo descritto da altri!

    Non credo nelle coincidenze ma sono convinta che esista un disegno divino che guida ognuno di noi e, generalmente, quando riesco a lasciarmi andare e a fidarmi del mio istinto non sbaglio.

    In un periodo buio, in cui mi sentivo incompleta e quasi svuotata, si sono verificati degli episodi, apparentemente casuali, che hanno destabilizzato il mio piccolo mondo come un forte vento che abbatte un castello di carta.

    Sentivo la necessità di uno scopo e di riscoprire i veri valori, ho ritrovato entusiasmo e motivazione incanalando le mie risorse interiori in maniera differente e si è aperto un mondo nuovo che mi ha permesso di elaborare il dolore e di dare un nuovo significato agli eventi e alla mia esistenza.

    Ora che sono qui, però, non sono tranquilla, ho i palmi delle mani sudati, la gola secca, un peso sul petto e le gambe che tremano.

    Tutto attorno a me pare oscillare, i rumori sembrano ovattati o assordanti, i colori sbiaditi o accesissimi.

    Mi sembra di essere su una nuvola leggera ma continuo ad avvertire quel fastidioso brivido che parte dalla base del capo e scende lungo la spina dorsale.

    Non sono abituata a non avere nulla da fare!

    In altre occasioni avrei estratto dalla cartella il tablet o il Pc, controllato la posta, impostato il lavoro per un incontro, una presentazione e così via... ma questa volta è tutto differente.

    Sono una persona meticolosa e organizzata che tende a pianificare ogni dettaglio, di conseguenza, mi sono preoccupata di distribuire i compiti tra i miei collaboratori, chiudere i progetti importanti e fissare l’inizio di nuove attività in date successive al mio ritorno.

    Non ho lasciato nulla in sospeso a livello lavorativo, eppure ho la spiacevole sensazione di aver dimenticato qualcosa, di aver trascurato dei particolari che non riesco a mettere a fuoco.

    Ho già controllato più volte i documenti di viaggio, con il dubbio di aver dimenticato qualche richiesta o qualche visto, ma come prevedibile non ho riscontrato né errori né omissioni.

    Continuo a lanciare sguardi verso la porta d’ingresso in attesa della mia compagna di viaggio ma non compare nessuno.

    Mi muovo continuamente, mi alzo, poi mi risiedo, poi sollevo il mio bagaglio a mano per paura che non sia visibile, ma uno zaino formato XL arancione fluo con la scritta Next Africa difficilmente passerebbe inosservato.

    In sottofondo una voce metallica annuncia i voli in partenza ma non le presto molta attenzione, mancano ancora parecchi minuti all’imbarco.

    Come nei cartoni animati di quando ero bambina mi sembra di avere un diavoletto sulla spalla sinistra ed un angioletto sulla destra che litigano in continuazione:

    Se non è sicura può ancora cambiare idea!

    Ma che dici? Nella vita bisogna osare, ormai la decisione è presa! E’ un’occasione unica che le permetterà di crescere e migliorarsi!

    Sì, ma nessuno la obbliga! Sta iniziando un viaggio pieno di incertezze e di pericoli!

    Vedrai che andrà tutto bene!

    Potrebbe scoprire che la realtà è diversa da come se la aspetta e rimanere molto delusa!

    O potrebbe esserne affascinata ed entusiasta!

    Prudenza! Non è sempre oro ciò che luccica!

    Per risponderti a tono ti direi - Chi non risica non rosica!

    Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa ciò che lascia ma non sa ciò che trova!

    Decisa la strada, seguila ovunque vada!

    Basta cliché e modi di dire!

    Sottovaluti il suo istinto e le sue capacità di giudizio!

    Ma potrebbe commettere un grosso errore!

    Si sta fidando di qualcuno che lei reputa speciale e che le ha dato tanto in questi mesi!

    E se non fosse così? Se tutto fosse diverso da come se lo aspetta? Si sta fidando di chi non ha mai incontrato prima!

    Il solito esagerato... andrà tutto bene, è tutto organizzato e c’è chi si occuperà di lei, non fare il guastafeste come al solito!

    Bevo un sorso d’acqua nel tentativo di distrarmi e di non ascoltare questo fastidioso battibecco che è solo frutto della mia fervida fantasia e di tutti i dubbi che affollano la mia mente.

    Faccio un respiro profondo, cerco di dominare la tensione e improvvisamente mi si affaccia alla mente un vecchio ricordo. Come in una fotografia, mi rivedo ragazzina, seduta sulla panchina ad attendere l’autobus con Cristina.

    Per attenuare la noia dell’attesa ci eravamo inventate un passatempo: osservavamo i passanti e ci dilettavamo a trasformarli nei protagonisti di mille situazioni romantiche, tragiche o buffe, spesso surreali. Talvolta ci inventavamo solo brevi episodi, ma in altre occasioni le storie generate dalla nostra mente erano un fiume di idee, di parole, di emozioni e di risate che proseguivano per ore e ci aiutavano ad affrontare i lunghi pomeriggi di due pre-adolescenti intelligenti e vivaci ma poco attraenti, un po’ impacciate e poco interessate alla moda, perciò con una vita sociale piuttosto limitata.

    Credo che con un po’ di impegno potrei riuscirci ancora, spirito di osservazione e fantasia certo non mi mancano.

    Scruto l’ambiente intorno a me, alla ricerca di soggetti interessanti, ma non ci sono molti passeggeri in questa ala dell’aeroporto. Il corridoio di fronte a me è quasi deserto, scorgo solo un uomo di mezza età che si sta assopendo sulla scomoda seduta in design moderno e una giovane coppia.

    Ecco! Loro potrebbero essere i protagonisti di una storia!

    Lei è graziosa e fuori dagli schemi, capelli leggermente mossi rosa con ciuffi blu e un taglio asimmetrico medio-corto, matita cerulea e ombretto in tinta su due grandi occhi castani con sopracciglia folte e scure. Senza orecchini o pendenti, solo un bracciale e un anello di plastica variopinta che spicca su mani piccole e curate dalle unghie lunghe, probabilmente ricostruite, laccate a motivi astratti. Calza infradito gialle, pantaloncini inguinali di jeans e un top striminzito di un verde brillante. Sicuramente ama i colori sgargianti e non vuole passare inosservata.

    Sulle sue spalle spicca una sobria felpa blu slacciata dal taglio maschile che non le si addice ed è decisamente troppo grande per lei. Ne deduco che sia del ragazzo che le sta accanto e lo immagino mentre la copre in un gesto galante, probabilmente preoccupato per la temperatura da frigorifero generata dall’ aria condizionata.

    Decido che nel mio racconto si chiamerà Zoe, un nome particolare, originale ma non esagerato.

    Lui non è particolarmente affascinante, alto, magro e sgraziato, scarpe sportive griffate, jeans lunghi di ottima qualità e una maglietta di cotone con una scritta stampata. Cerco di leggerla ma sono troppo lontana. Sta digitando qualcosa sullo smartphone quindi le sue lunghe braccia coprono parzialmente il busto. I capelli sono dritti e chiari, ha degli occhiali da sole stile Ray-Ban aviator con lenti azzurre quindi non riesco ad identificare il colore degli occhi. Le labbra sono sottili, e sta sorridendo mostrando due simpatiche fossette.

    Dà l’impressione di essere un ragazzo pieno di risorse ma un po’ insicuro.

    Lui potrebbe chiamarsi Luca, un nome semplice e comune.

    Visualizzo come in un film il loro primo incontro...

    Si sono conosciuti ad una festa pochi mesi prima. Lei aveva ballato tutta la sera e sembrava conoscere tutti, sorrideva continuamente ed emanava allegria ad ogni passo. Lui se ne stava un po’ in disparte ad osservarla incredulo, chiedendosi come un essere umano potesse essere così forte e delicato al tempo stesso, paragonandola mentalmente ad una ninfa.

    Quando lei si era voltata, lanciandogli uno sguardo ammiccante, Luca aveva rischiato di cadere dalla sedia su cui era seduto. Poi però si era fatto coraggio, era andato verso di lei e, con un tono che sperava calmo, le aveva offerto da bere e l’aveva accompagnata su un divanetto in disparte.

    Avevano parlato a lungo e da quella sera non si erano più separati.

    Probabilmente stanno già pianificando cosa faranno una volta arrivati a destinazione. È il loro primo weekend insieme da soli all’estero e si sentono grandi ed intraprendenti.

    Lei vorrebbe girare per la città e scovare qualche locale un po’ alternativo, originale e allegro che rappresenti la sua anima creativa ed eccentrica. Lui preferirebbe andare al Louvre o salire sulla torre Eiffel, fare lunghe passeggiate romantiche vicino alla Senna e dedicarle una serenata.

    Il giovane ha pensato a tutto, ha scelto un piccolo hotel dignitoso ma un po’ alternativo, ha prenotato la cena in un locale discreto molto carino ma non troppo retrò, e sta già facendo fantasie sul dopo cena.

    Il suo sguardo si posa con delicatezza su di lei, pare che voglia accarezzarla, con calma, assaporando ogni momento, attento a non perdere nemmeno un istante, spaventato dall’idea che tutto possa finire in un attimo. Le fa piccoli accenni, lancia segnali nella speranza che vengano colti. Lei vuole sembrare disinvolta, finge di non pensarci e gli sorride atteggiandosi a femme fatale. Vuole apparire più sicura di quanto sia in realtà, desidera ardentemente vedere una città nuova, sofisticata, eclettica e dinamica, ed è in fermento perché sa che passerà due giorni interi con il ragazzo più dolce, sensibile ed affettuoso che abbia mai conosciuto.

    Un autentico principe azzurro... come lei ama definirlo.

    All’improvviso si alza in punta di piedi e le loro labbra si incontrano in un piccolo, tenero bacio.

    Distolgo lo sguardo, mi sembra di invadere la loro intimità.

    Il telefono nella mia mano vibra e il battito del mio cuore perde un colpo.

    Guardo speranzosa il display che si illumina, cerco di mettermi comoda e mi accingo a leggere, ma con mio sgomento si tratta solo di un messaggio pubblicitario dell’operatore telefonico.

    Bevo un altro sorso d’acqua e rialzo lo sguardo; Zoe e Luca si stanno allontanando, si tengono teneramente per mano e si avviano verso il fondo del corridoio per poi scomparire rapidamente dietro l’angolo...

    Ed eccomi di nuovo sola con i miei pensieri ed i miei dubbi.

    CAPITOLO 2

    Cloe?!

    Il mio cervello oggi si diverte a farmi scherzi, possibile che il ricordo mi abbia condizionato al punto tale da farmi sentire la voce di Cristina?

    Abbasso le palpebre e tutto diventa buio e silenzioso, ma poi le immagini riaffiorano.

    Me la ricordo bene Cristina, anche se ci siamo perse di vista da tantissimo tempo. Una ragazza solare, ottimista e positiva. Aveva l’incredibile capacità di vedere il bello e il buono in tutti, anche grazie ad una fede incrollabile ed inusuale per la sua età. Qualche chilo di troppo, occhi verdi che spiccavano sul viso tondo, carnagione chiara e capelli rossi, così ricci da essere soprannominata Cespuglio dai bulletti della scuola.

    Quando, ormai più di vent’anni fa, la mia famiglia si trasferì in un piccolo paesino di montagna, lei fu la prima persona che incontrai. Quando mi vide scendere dall’auto mi venne subito incontro con passo deciso, come se mi conoscesse da sempre, e si offrì di aiutarmi a scaricare i bagagli informandomi di essere la figlia dei nostri vicini di casa.

    Mi incantai a guardare il suo sorriso aperto e sincero, felice di avere la possibilità di fare una nuova amicizia, visto l’esiguo numero di abitanti del paese e la mia innata timidezza.

    Le vie erano strette e le finestre delle nostre camere da letto erano esattamente l’una di fronte all’altra. La sera avevamo l’abitudine di passare ore a parlare con i vetri spalancati anche in pieno inverno, con la coperta sulle spalle, guanti e cappello per non sentire il freddo.

    Eravamo praticamente inseparabili. La mattina al risveglio ci davamo il buongiorno, poi prendevamo insieme l’autobus per andare e tornare da scuola, dopo pranzo ci ritrovavamo nella stradina sotto casa o nella piazzetta poco distante. Ci scambiavamo cassette, libri, riviste e sogni.

    In primavera, con l’arrivo delle belle giornate, ci incamminavamo a piedi verso il lago, percorrevamo il lungo sentiero con i teli mare e un libro nello zaino, e raggiungevamo la nostra spiaggetta preferita, anche se poi nessuna delle due osava tuffarsi nelle acque scure e gelide.

    Talvolta ci chiudevamo in camera a leggere, ridere o parlare, a raccontarci le storie che ci inventavamo. Le mie di solito erano storie d’amore mentre le sue erano più a sfondo sociale. Sicuramente i racconti migliori erano quelli inventati in coppia.

    Io avevo la tendenza a giudicare i miei personaggi, talvolta anche in modo spietato, come spesso fanno i ragazzi molto giovani per cui esistono solo bianco e nero senza sfumature intermedie.

    Lei invece cercava sempre di andare più a fondo, di interpretare, comprendere, di trovare il modo di far emergere gli aspetti positivi o le motivazioni di un comportamento scorretto.

    Cristina aveva un anno più di me e frequentava il primo anno di Liceo, avrebbe voluto diventare pediatra per dedicare la sua vita agli altri ed in particolare ai bambini, ma era spaventata dalla prospettiva di lunghi anni di studio.

    Io non avevo le idee così chiare, frequentavo l’ultimo anno delle scuole medie e mi piacevano le lingue. Ero abituata a spostarmi da un luogo all’ altro, a causa del lavoro di papà non ci eravamo mai fermati più di un anno nello stesso posto, e mi sarebbe piaciuto girare il mondo ma allo stesso tempo avrei voluto mettere radici, avere una casa, un rifugio sicuro dove poter tornare.

    Durante quell’anno scolastico presi la mia prima cotta.

    Le parlavo per ore di lui, che ai tempi mi sembrava bello come il sole nonostante l’acne, i baffetti radi, la bassa statura e la voce stridula. Le chiedevo consigli su come conquistarlo e lei si sforzava di aiutarmi, anche se in realtà non le importava nulla dei ragazzi, aveva altre priorità.

    Un pomeriggio in camera mia, la costrinsi a sopportare un’autentica sfilata e a guardarmi per ore passeggiare con un abito, poi con un altro, indecisa su cosa indossare. Il giorno successivo avrei dovuto recarmi in biblioteca con lui per una ricerca ed ero agitatissima.

    Ho passato ore a fare voli pindarici e ad immaginare scene romantiche con lui che mi fissava negli occhi intensamente, mi prendeva la mano e mi dichiarava il suo eterno amore. Ero talmente condizionata dalle mie fantasie da non essere più in grado di vedere la realtà.

    Inutile dire che l’incontro non si svolse affatto come avrei voluto; lui si concentrò solo ed unicamente sullo studio senza notare il mio aspetto o il mio abbigliamento e rivolgendomi solo poche parole relative all’ argomento della ricerca.

    Come dargli torto!?

    Ai tempi sembravo una scopa vestita. Alta, magrissima e senza forme, arrossivo in continuazione e avrò detto dieci parole in tutto il pomeriggio, inclusi i saluti!

    Forse avrei preferito che si comportasse male, che esprimesse giudizi sprezzanti o volgari nei miei confronti o nei confronti di altri. Almeno avrei provato rabbia e antipatia verso di lui. Invece lui continuava ad essere semplicemente meraviglioso ai miei occhi, ma irraggiungibile.

    Intelligente, educato e gentile nonostante l’età.

    Il viaggio di ritorno in autobus fu uno strazio, avevo un peso sul petto e mi sentivo malissimo, era come se fossi trasparente, inutile. Trattenni le lacrime fino al paese e solo quando vidi Cristina le sentii scorrere incontrollabili sul mio volto.

    Lei non mi disse nulla, si limitò ad abbracciarmi con fare protettivo e ad aspettare che la crisi passasse, mi portò a casa sua e mi offrì un delizioso gelato alla crema, il mio preferito.

    Quando, durante l’estate successiva, ci siamo trasferiti per l’ennesima volta, una parte del mio cuore è rimasta con Cristina.

    Un lungo abbraccio e tante lacrime al momento della separazione. Mi ha guardata con determinazione, chiedendo:

    Mi scriverai vero? Io non mi muovo mai da qui, potrei vedere posti nuovi grazie a te!

    Ma quando mi limitai ad annuire senza convinzione, la sua espressione mutò. Temevo che scriverle avrebbe fatto riemergere tutto il dolore della separazione e mi allontanai in silenzio. Non ero abituata a stringere amicizie vere ed ero terrorizzata dall’idea di soffrire.

    Ora, a distanza di anni, mi pento di questa scelta; per paura del dolore mi privai di un dono prezioso.

    Non avevo mai costruito prima un legame così importante e anche in seguito non ho avuto la fortuna di trovare un’amicizia così profonda.

    A pensarci bene negli ultimi mesi una certa sintonia con qualcuno è nata ma le due cose non sono paragonabili.

    Chissà come sarà diventata? Che cosa avrà fatto in questi anni?

    Non so se mi serbi rancore per essere svanita nel nulla ma, conoscendola, ne dubito.

    Mesi fa ho avuto modo di ricontattare persone che appartenevano al mio passato e ho provato a cercarla, senza successo. Non vive più al paese da molti anni e non è un tipo da social network.

    Mi sembra di sentire nell’ aria una nota di rose e gelsomino, l’inconfondibile profumo che creava con le sue mani mischiando acqua, alcol ed essenze in proporzioni precise perché diceva che quelli in commercio erano troppo sexy e non li sentiva adatti a lei.

    Cloe!. Ancora quella voce, ma questa volta è vicinissima.

    Riapro gli occhi, fisso il pavimento per un istante e con uno sforzo torno alla realtà. Di fronte a me c’è una donna che mi sta osservando. Calza un paio di sandali di cuoio scuro, un modello maschile e un po’ consumato. Unghie corte e curate ma senza ombra di smalto, pelle dorata dal sole e un po’ screpolata. Probabilmente si tratta di qualcuno che cammina molto e non sempre su terreni comodi. Le caviglie sono coperte da un lungo abito di cotone beige dall’ aspetto fresco ma un po’ rigido, con gonna ampia.

    Alzo lo sguardo molto lentamente per osservare bene la persona di fronte a me e nel farlo analizzo mentalmente ogni dettaglio: tiene in spalla uno zaino identico al mio, lo riconosco dagli spallacci. All’altezza del cuore porta una semplice croce di legno e in testa un velo candido da cui spunta un ricciolo rosso in mezzo alla fronte.

    Mi blocco, ho la bocca aperta ma non riesco a parlare, non esce nemmeno un suono dalle mie labbra mentre riconosco quel viso, quel sorriso e quello sguardo diretto. Per una frazione di secondo credo di avere un miraggio ma poi la mia mente analitica inizia ad incastrare tutti i pezzi.

    L’associazione umanitaria di cui faccio parte e di cui sono la fondatrice, per motivi di sicurezza, non permette mai ad un volontario di viaggiare da solo, in particolar modo se si tratta di donne. Mi avevano detto che avrei viaggiato con una suora missionaria, Suor Cristina, ma non avrei mai immaginato che potesse essere quella Cristina!

    Mi ridesto improvvisamente dal mio torpore e in uno slancio di pura gioia scatto come una molla. Mi alzo, le corro incontro e la stringo in un abbraccio che racchiude tutto il mio affetto e il mio rammarico per tutti questi anni di silenzio e di lontananza.

    Nel momento esatto in cui anche lei mi stringe tra le sue braccia, incredula e stupita, sento le mie guance bagnate di lacrime. Ma questa volta sono lacrime di gioia, non di tristezza.

    Non posso crederci, sei davvero tu?, la mia voce è poco più di un sussurro.

    Un nuovo tassello positivo che andava a comporre l’intricato puzzle di questa nuova avventura. Cri, la sorella che non ho mai avuto, l’amica del cuore, l’unica a cui confidavo tutti i miei segreti più intimi.

    Sentiamo l’annuncio riferito al nostro volo, l’imbarco è ormai imminente.

    Infilo velocemente il cellulare in una delle tasche laterali dei morbidi pantaloni di cotone, mi asciugo le lacrime con un fazzolettino di carta ed afferro il mio zaino.

    Ci avviamo insieme, sorridenti, verso il pulmino che ci porterà alla pista.

    Con il nodo in gola per l’emozione, continuavo a voltarmi e ad osservarla, come se potesse sparire da un momento all’altro.

    Non esistono parole per esprimere il tumulto di emozioni.

    Mentre ci avviciniamo alla pista controllo i nostri biglietti e mi accorgo con delusione che non abbiamo posti vicini. Avevamo tante cose da raccontarci e speravo che potessimo conversare durante il viaggio.

    Lei guarda l’espressione del mio viso e sembra leggermi nella mente. Prende l’altro biglietto, quello relativo alla seconda tratta del viaggio, e mi chiede se può guardare anche il mio. Lo cerco nella tasca dello zaino e le porgo la stampa.

    Mentre lo osserva sorride, e con la sua voce dolce mi dice: Mai disperare, mia cara. Guarda, nel tratto più lungo del viaggio saremo vicinissime! Potrai farmi un riassunto di tutto ciò che è accaduto in questi anni, ammesso che il tempo del volo sia sufficiente, perché da quello che ricordo non hai il dono della sintesi.

    Ti adoro Cri! Cercherò di sintetizzare, prometto! Ma non credere di poter sfuggire, anche tu devi raccontarmi tante cose!

    Sulla scaletta dell’aereo scoppiamo simultaneamente in una sincera e incontrollabile risata liberatoria. Chissà cosa avranno pensato gli altri passeggeri. Una suora piccoletta ma energica e una bella donna dall’aria elegante anche in abiti sportivi, che apparentemente non hanno nulla in comune, se non due zaini arancione fluorescente, che ridono a crepapelle mentre salgono in aereo!

    Ma non mi importa il parere altrui. Con il passare del tempo ho costruito una sorta di corazza che mi ha permesso di sopravvivere e di raggiungere risultati professionali invidiabili.

    Sono al settimo cielo! I dubbi sono svaniti, almeno per ora, ho ritrovato la mia migliore amica e passerò un mese intero in sua compagnia. Un autentico raggio di sole, una guida e un conforto in un cammino che, pochi minuti prima, mi era parso irto di difficoltà ed ostacoli. Un autentico dono del cielo!

    CAPITOLO 3

    Depongo ordinatamente il mio zaino nel vano bagagli e mi accomodo al mio posto, guardandomi attorno: alla mia destra il finestrino e alla mia sinistra un cinquantenne in doppio petto che fissa il monitor del PC

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1