L'impero delle luci
Di Renzo Saffi
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Info su questo ebook
Thriller - romanzo breve (72 pagine) - Tornare indietro, per andare avanti. Per amore di Bernadette.
Un noir alla francese, nella tradizione di André Héléna.
Jean Paul non è uno stinco di santo. È un uomo della banlieue, si è fatto più di un anno a La Santé per rapina. Ora riga dritto, segue il reinserimento per ex-carcerati lavorando in un archivio storico. Sì: gioca a poker illegale; ma da qualche parte deve pur tirar fuori qualche extra alla paga. È una nuova vita, per quanto non certo fantastica. Purtroppo, non è destinata a durare. Una notte, Philippe, un conoscente del giro del gioco clandestino, ma di estrazione sociale benestante, per ripagarlo di un debito pregresso lo invita in un bordello di lusso. Lì, Jean Paul incontra Bernadette, una prostituta etiope costretta sotto il giogo di Gaspard, un boss malavitoso. Per riscattarla dal quel mondo, l’innamorato Jean Paul sarà pronto ad affrontare Gaspard e a mettere in gioco il proprio futuro.
Renzo Saffi, laurea al Dams, vive a Riva del Garda. Ha pubblicato: Nuvole come gatti bianchi in Gatti dal buio (Magnetica, 2007), Le favole che non ti ho detto mai nell’antologia Tutto il nero dell’Italia (Noubs, 2007), L’ultima mossa in GialloScacchi (Ediscere 2008), Figli di nessuno in Crimini di regime (Laurum editore, 2008), La stagione della violenza in Crimini di piombo (Laurum editore 2009), Lola nell’antologia L’oscura malinconia dei sensi (Demian 2011), L’ombra del tuo sorriso nell’antologia Capacità Nascoste, (Noreply 2012), Senza rimpianti nell’ antologia Dritto al cuore (Galaad 2014), Motore immobile in I racconti della metro (Aracne editore 2016). Il suo racconto Bip è stato tradotto e pubblicato in Moldavia da Arva Color (2015), il racconto A casa in Bastard New Year, (Damster edizioni 2017). Finalista al premio Lama e Trama. Il suo romanzo Bambole perdute, pubblicato dalla Dario Flaccovio Editore nel 2009 ha vinto il premio Nuove lettere. È stato redattore del sito letterario BorderFiction.com. Altri suoi articoli, interviste e recensioni sono stati pubblicati su ThrillerMagazine.it e MilanoNera.com. Il suo prossimo romanzo è in uscita nel 2020, con Alter Ego Edizioni.
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Anteprima del libro
L'impero delle luci - Renzo Saffi
Edizioni.
1
Il cielo sopra Parigi è sempre illuminato, anche alle tre di mattina. Le luci riverberano contro il tetto di nuvole, cariche di pioggia, che dalla cima della Tour Eiffel si possono quasi toccare con un dito. Potrebbero avere la consistenza colorata di un ricordo, di un rimpianto, della brezza di un mattino d’estate. Ma più in basso l’aria si fa più densa e il vento tagliente. Il colore dominante è il grigio, di un tonalità fredda, antracite. Le case, le strade, forse anche i fiori hanno lo stesso colore.
Ancora più in basso, sotto le case di Rue Victor Hugo, il cemento grigio dei tunnel degli scantinati è illuminato dalla luce fioca di lampade a incandescenza. Seguendole, una dopo l’altra, si può trovare una porta di ferro che si apre solo pronunciando una parola d’ordine. Dentro, nel centro della stanza, quattro uomini sono riuniti a giocare a carte intorno a un tavolo dal panno verde.
I quattro non sono amici, e non si potrebbe nemmeno dire che si conoscono molto bene. In altre circostanze, queste persone neppure si saluterebbero, o al massimo si scambierebbero qualche parola di convenienza come quando ti tocca incrociare quelle persone in corridoi troppo stretti o in ascensore che ti salutano guardando altrove con gli occhi vacui. Anzi, i quattro non si sono nemmeno mai visti alla luce del sole.
Francois è un brav’uomo, veste elegante e ha un lavoro che gli fa guadagnare un pacco di soldi, Daniel sbarca il lunario distribuendo volantini dalle parti di Place d’Italie, Philippe è molto ricco e svolge un lavoro che nessuno conosce e Jean Paul… Beh, a dire il vero Jean Paul sono io.
Ma alle quattro di mattina, nella bisca di Zhou, il cinese, si saltano i convenevoli. Tutti sanno di avere un demone in comune. È un demone che ti brucia un giorno dopo l’altro come la cera di una candela, che è capace di pungolarti la mattina quando ti svegli, o a tarda notte, quando ti trovi a vagare da solo per le strade. Il demone del gioco li divora tutti e quattro, da sempre, senza sosta, tutti i giorni.
– Merda – dice Philippe, passandosi una mano sui capelli sudati.
Guardo il mucchio di soldi sul tavolo e sorrido. Ci metto le mani sopra e li tiro verso di me. Liscio le banconote, le raccolgo in mazzette e me le infilo nelle tasche.
– Buonanotte signori.
Vado verso l’uscita, infilo una banconota da cinquanta nel taschino del croupier al tavolo della roulette e saluto il cinese armato che piantona la porta d’ingresso.
– Salutami Zhou.
– Contaci.
È una serata fortunata. Mi alzo il colletto della giacca, mi accendo una sigaretta, e ascolto il canto degli uccelli notturni. Inspiro a fondo e sento che nella partita con la vita, dopo tutto quello che ho passato, sto cominciando a rimontare.
– Jean Paul…
Mi volto e vedo una sagoma che si staglia alla luce di un lampione. È Philippe che avanza verso di me.
– Non stasera, ti prego.
– Jean Paul quei soldi mi servono.
– Anche a me –rispondo, e continuo a camminare.
– Jean Paul sono messo male, davvero.
– Strano.
– Ti dico che non ho più niente.
– Vendi la barca che hai ormeggiata sulla Senna.
– L’ho già venduta.
– Appunto, valeva più di quello che io ho mai avuto in tutta una vita.
– Ti rifarai Jean Paul, io no.
– Forse ti scordi che mi devi ancora quei duemila. Mi hai fatto fesso una volta, non due.
Philippe mi segue, si mantiene a qualche metro di distanza, in una sorta di assurdo segno di deferenza.
– Jean Paul ho dei problemi.
– E chi non ne ha?
– Dico sul serio. Devo già dei soldi a della gente, ed è gente che fa sul serio.
– Cazzi tuoi.
– Jean Paul, ti propongo uno scambio.
– Non hai nulla che io voglio. Risparmiami le tue bugie da giocatore assatanato.
– Non sono bugie. Ti piacciono le ragazze, vero? Jean Paul? Le ragazze…
– Hm… Hm…
– Conosco un posto, giù a Pigalle dove ci sono donne bellissime.
– Pigalle è zeppo di donne bellissime.
– Questo non è un posto come gli altri.
– Intendi un puttanaio?
– Tu non hai mai visto donne così.
– E che ne sai?
– È un bordello di alto bordo. Tutte modelle, ex modelle o attrici.
– E lo scambio qual è?
– Puoi divertirti con loro senza sborsare un quattrino.
– Ah ah.
– Te lo giuro.
– Modelle hai detto?
– Le donne più belle di Parigi.
Annuso l’umidità dell’aria. – Quanto ti serve?
– Dammi mille indietro.
Tiro fuori una mazzetta, la srotolo, gliela porgo. Vedo le sue dita affusolate, tese a mezz’aria che la afferrano, avide di prendere tutto ciò che possono.
– Seguimi – dice.
2
Accrocchi di ubriachi stazionano ai lati della strada. Donne sfatte imitano Marilyn lasciandosi sollevare la gonna dall’aria calda sopra le grate del metrò. Turisti giapponesi fotografano ogni cosa inondando la notte della luce algida dei loro flash a ripetizione. Poco più in là, le luci del Moulin Rouge, i sexy shop, i ristoranti aperti la mattina presto nell’attesa del pesce fresco che arriverà dalle coste della Normandia.
Se chiudo gli occhi vedo i semi delle carte da poker fibrillare sotto la retina, impresse dalla luce e da oltre otto ore filate di gioco. Sento che il corpo non mi sostiene più e comincio ad andare a picco. È sempre così, quando l’adrenalina se ne va mi sento uno straccio. E tra poche ore devo anche andare a lavorare. Mi pento di aver acconsentito alla proposta di Philippe.
Lui mi indica di svoltare in un vicolo illuminato a tratti dalle luci di piccoli night club e locali di spogliarelli. Il chiacchiericcio della strada principale va scemando. Un gatto nero attraversa la strada. Odore di piscio e spazzatura, lo stesso dei cessi intasati che sentivo quando stavo alla Santé. Dalle porte a vetri si intravedono donne in corpetto e giarrettiera appoggiate al banco in attesa di clienti.
Philippe guarda l’ora sul Rolex. È sempre più stanco anche lui e si capisce che è costretto a stare in giro solo togliersi dalle grane. Arriviamo davanti a un portone di ferro, nell’androne di un palazzo. Philippe bussa. I colpi delle nocche sul metallo freddo risuonano come una campana stonata. Si apre una feritoia. Appaiono degli occhi nocciola, circondati da un colore giallo fegato.
– Sì?
– Rimbaud – dice Philippe.
Alla parola d’ordine, la serratura scatta e la porta si apre. Entriamo. Un energumeno ci fissa, occhi quasi socchiusi, mitragliatore a tracolla. Alziamo le braccia e ci lasciamo perquisire. Davanti a noi, dei gradini ricoperti da un tappeto ornato di losanghe bianche e rosa. Saliamo al piano di sopra e troviamo un salottino arredato con mobili d’antiquariato. Ci sediamo su divanetti in stile Luigi XIV. Un enorme lampadario a goccia di cristallo, pende dal soffitto sopra una vecchia scrivania. Incrocio il mio volto nel riflesso di uno specchio e