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F.a.n.c.u.l.o.
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E-book127 pagine1 ora

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Info su questo ebook

Cosa accomuna un poliziotto, un imprenditore, un calciatore, una donna che camuffa la sua identità su Internet, un medico, una maestra e un prete?
Pare siano tutti vittime di torture o trappole tese dallo stesso artefice, da qualcuno che vuole spaventarli, se non peggio. Sta all’ispettore Marco scoprirlo, ripercorrendo il filo conduttore che lega i malcapitati. Una cosa è certa, nessuno dei prescelti ha un’anima pura o innocente. A tratteggiare tutti i profili c’è una certa indifferenza nutrita nei confronti del prossimo, nelle loro vite emergono rapporti dominati dalla freddezza o, addirittura, totalmente assenti.
Un presente di inquieta solitudine e un passato scandito da insensibilità, prepotenza, cinismo e opportunistica smania di potere caratterizza i sette individui, ma le loro anime sono segnate anche da fragilità e ferite che, in qualche caso, risalgono all’infanzia. La durezza, da parte di alcuni di loro, viene innalzata come uno scudo con cui difendersi da delusioni e sofferenze, mentre in altri alberga un male più profondo.
Marco si mette sulle tracce di colui che intende farla pagare a ognuno di loro e si ritrova sempre più coinvolto dalle indagini dell’intricato caso.

Riccardo Gaggero è nato a Genova il 26 settembre 1969. Lavora come impiegato presso un’azienda di trasporti e logistica genovese, con la passione per la scrittura ma anche, e soprattutto, per la ricerca dei pensieri dell’essere umano, accompagnata dalla maturità e saggezza che deve per forza arrivare, data l’età. Da qui la voglia di mettere su carta le riflessioni e le scoperte dei pensieri e delle azioni. Ha scritto tre libri gialli/thriller, tutti contenenti riflessioni anche seminascoste che fanno da contorno ai racconti.
Appassionato di questo genere, predilige scrivere valorizzando nei suoi lavori l’originalità, sperando di farlo in maniera moderna, osando, come in questo caso, con il titolo. Nato e cresciuto nei luoghi del libro, ha trovato spunto nei posti e nelle persone per scrivere quest’ultimo racconto.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2021
ISBN9788830648838
F.a.n.c.u.l.o.

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    Anteprima del libro

    F.a.n.c.u.l.o. - Riccardo Gaggero

    Riccardo Gaggero

    F.A.N.C.U.L.O

    © 2020 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-4170-9

    I edizione agosto 2021

    Finito di stampare nel mese di agosto 2021

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    F.A.N.C.U.L.O

    A Caterina e Luciano.

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Capitolo uno, punto uno

    Fabrizio Venturi

    7.00

    DRIN DRIN DRIN!

    Come tutte le mattine, sono girato dall’altra parte.

    Allungo il braccio e schiaccio il pulsante sopra la sveglia, provo due volte perché alla prima non si spegne mai. Le sveglie hanno una loro vita, una loro anima. Secondo me si spostano per non essere spente. Sono perfide. Ti svegliano e vogliono che la prima sensazione, aprendo gli occhi, sia di fastidio. Per cominciare la giornata nella maniera peggiore. Anche se le mie giornate sono sempre uguali.

    Mi alzo e mi siedo sul letto. Una pantofola la infilo al volo, l’altra si nasconde da qualche parte. La trovo. E la frego. Infilo anche lei, nel piede destro. Mi rendo conto che ho un rituale, da sempre. Infilo prima la pantofola sinistra, poi la destra. E chi se ne frega se quando ho una giornata storta qualcuno mi chiede se mi sono alzato con il piede sinistro. Tanto le mie sono quasi sempre giornate di merda. Che fanno parte di una vita di merda. Sarà il mio lavoro. Sono un poliziotto che si sposta in moto. Devo andare in giro e sanzionare chi non rispetta le regole. Devo essere determinato. Deciso. Devo incutere timore.

    Vado in cucina, accendo la macchinetta del caffè, scelgo la cialda e la metto lì. Controllo che il serbatoio della macchinetta sia pieno, perché odio quando fa quel rumore insopportabile, quando cerca di aspirare acqua e invece risucchia aria. E comincia il balletto del togli la cialda, cade sotto, togli il serbatoio con quelle usate, si rovescia parte del caffè che è caduto, di solito devi fare un po’ di forza e sporchi dappertutto. Poi non capisci quale sia quella che avevi messo, che è ancora buona, cazzo costano 0,45 l’una. Allora guardi bene se ci sono i buchi. No, meglio prevenire. Che curare? Ovvietà retorica. No, meglio prevenire perché basta guardare se il serbatoio dell’acqua sia pieno.

    Mentre si scalda vado in bagno. Prima una bella seduta sul gabinetto. Poi doccia.

    Torno in cucina e faccio il caffè. Uno dei cinque o sei che prenderò oggi. Consigliano massimo tre. Io ne prendo il doppio. La divisa è appoggiata sul letto. Ho un letto matrimoniale. Ma, da quando sono solo, praticamente dormo con la divisa (ben messa, eh) al mio fianco. Altrimenti non so dove metterla. Non voglio che sia sgualcita oppure spiegazzata. No. Voglio la divisa sempre in ordine.

    Sul pavimento ci sono gli scarponi. In moto servono. Una volta sono caduto e mi hanno salvato il piede. E poi mi fanno camminare in un modo che, secondo me, incute timore. Mi piace. Li metto subito, anche se non dovrei perché la moto è in caserma e la posso prendere quando entro in servizio, alle otto. Esco di casa, una casa vuota e silenziosa da quando mia moglie se ne è andata. Si sentiva trascurata. E siccome si sentiva trascurata era caduta tra le braccia di un altro, che non la trascurava. Era arrivata a dire che le facevo paura perché ho in dotazione la pistola. Ma il mio è un mestiere difficile, altro che. A uscire di testa ci vuole un attimo. Io non ero uscito di testa. Evidentemente, o non mi amava più, oppure non ci amavamo più. Zero figli. Zero animali in casa. Casa in affitto. Abbastanza facile andarsene. E così ha fatto. Prendo la mia macchina e vado in caserma. Arrivo sempre per primo, altro caffè, due discorsi. Lunedì si parla dei risultati di calcio, martedì c’è ancora una coda, così come venerdì si inizia a parlare di nuovo di calcio. Molti di noi hanno perfino la menata di dover andare a fare servizio allo stadio. Servizio di cosa poi, che se ci capita diamo delle mazzate anche solo per il fatto di dover stare lì a causa di quattro scemi che cantano cori, qualche volta in un inglese tutto inventato. Per poi, magari, vedere perdere la loro squadra. Anche io sono un tifoso, della Roma, e non vado a casa da una vita. Mio padre e mia madre sono rimasti nella capitale. Io ci vado quando posso. Vero che il treno lo pago meno, ma è uno stress andare fino a Roma.

    Guardo il tabellone e vedo con chi sono di pattuglia.

    Scendiamo in garage per prendere le nostre moto.

    Oggi andremo in giro, sperando di trovare qualcuno da multare. Sì, perché la novità è che se non facciamo multe, o meglio se non raggiungiamo un tot di multe, scatta la lettera di richiamo. Praticamente dobbiamo guadagnarci lo stipendio. Allora si parte incattiviti. I primi che becchiamo, poveri loro. Mentre si scalda la moto indossiamo il casco, la giacca d’ordinanza. D’estate si muore. La maggior parte

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