Gli Specchi Brevi
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Le Luna ha trovato lavoro alla stazione dei treni, il Fato ed il Destino giocano a carte. Pezzi teatrali vagabondi alla ricerca di un pubblico immaginario.
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Anteprima del libro
Gli Specchi Brevi - Sara Valpione
Gli specchi brevi
Tre atti e mezzo
Atto I
Atto II
Atto III
Atto mezzo
Epilogo, o Atto IV
Tre atti e mezzo
ATTO I
M1: marinaio, un uomo giovane e grasso, vestito con abiti troppo stretti e corti
M2: marinaia, una donna adulta o anziana, con dei pantaloni molto larghi, le tasche dei pantaloni e della giacca molto gonfie
G: gatto, piccolo, vestito di nero, attillato, sopra alla maglia ed alla calzamaglia sono annodate delle corde colorate; guanti e calzini bianchi
tutti e tre indossano una maschera bianca
[Buio, lentamente si fa luce. Sullo sfondo container colorati ammucchiati l'uno sull'altro in colonne che arrivano al soffitto, luce solo sui personaggi, il resto in penombra]
M1: Notte. Siamo in un porto, due personaggi dai vestiti sgualciti si guardano attorno sperduti in mezzo ad un dedalo di container.
[Si abbracciano stretti, spauriti]
M2 [bisbigliando]: Due marinai, due marinai, ti dico... se questo è un porto, quelli sono due marinai. E non troppo sperduti, mica è la prima volta che veniamo qui.
M1: Sì, ma è la prima volta che ci perdiamo, qui.
M2: Ma và.
M1: Ma và cosa?
M2: Non è mica la prima volta che ci perdiamo. Sarà almeno la terza, tu e le tue tiritere...
M1: No, qui no. Ci saremmo anche persi, ma è un qui diverso, ti pare? L'ultima volta che ci siamo persi mica l'avevano finito, il parcheggio delle gru. Me lo ricordo benissimo. E quella fila di baracconi blu dove ti sei fermata a... va bè, a? Nuovi di pacca.
M2: Embè?
M1: Embè, non è lo stesso qui di prima.
M2: Embè, io allora avevo la barba, quindi non ero io. Tu quando bevi diventi una pigna nel culo.
M1: Se tu non puoi essere tu, allora non puoi non essere tu, se non sei, non sei, e se non sei, allora non puoi neanche non esserci. Ed a maggior ragione, se allora non eri tu, è la prima volta che ti perdi qui.
M2: La prossima volta mi perdo da sola.
G: Ma volete stare un po' zitti, voi due? Possibile che ogni volta ripetiate sempre le stesse identiche cose? Fate scappare i topi.
M1: Chi ha parlato?
M2: Non io, io ho deciso di essere quella dell'altra volta perché così resto giovane, quindi non sono questa che c'è qui, quindi se sono quella dell'altra volta, bè, io non ci sono, e non ho parlato. Ahah. Saranno i fantasmi dell'altra volta.
M1: Chissà, chissà.
M2: La vacca, che stufa che sono. Ed ho una fame bestia. Son due giorni che giriamo.
M1: Anche se più che girare, procediamo in line retta.
M2: Sì, ma il risultato è lo stesso. Secondo me, questo porto del cavolo è cresciuto talmente tanto da circondare il mare. Anzi. Adesso che ci penso, mica mi ricordo di averlo mai visto, il mare. Ci pigliano tutti per il naso, che dici?
M1: Ah? Mai visto il mare?
M2: Io le navi le costruisco, mica ci navigo.
M1: Ma allora che marinaio sei?
M2: Una che va per navi. Lavoro sulle navi come tutti i marinai di 'sto mondo, poi se le navi non stanno esattamente in mare, mica importa, sempre marinaio resto. E tu, che parli tanto?
M1: Io sono ancora in accademia, ho tutta la vita davanti, per vederlo.
G [molto irritato]: Ratti, ratti grossi e pasciuti, non questi due ebeti.
M2: Ah, no,