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La storia dell'uccellino e del piccolo lemure che salvarono la loro foresta!
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La storia dell'uccellino e del piccolo lemure che salvarono la loro foresta!
E-book87 pagine44 minuti

La storia dell'uccellino e del piccolo lemure che salvarono la loro foresta!

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Info su questo ebook

Un grave pericolo minaccio la vita tranquilla di Maki e Foudi, troveranno in tempo il modo per salvare la loro foresta? Un'avvincente fiaba ecologica in Madagascar
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2020
ISBN9788831667272
La storia dell'uccellino e del piccolo lemure che salvarono la loro foresta!

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    Anteprima del libro

    La storia dell'uccellino e del piccolo lemure che salvarono la loro foresta! - Carine Veronique Matthijs

    1

    T

    ut­to era tran­quil­lo nel­la pic­co­la ri­ser­va di An­ja vi­ci­no ad Am­ba­la­vao in Ma­da­ga­scar, un an­go­li­no di pa­ra­di­so do­ve un’im­por­tan­te co­lo­nia di le­mu­ri cat­ta vi­ve­va in pa­ce, pro­tet­ta da­gli abi­tan­ti dei sei pic­co­li vil­lag­gi cir­co­stan­ti.

    Ma­ki, un pic­co­lo le­mu­re cat­ta na­to da po­chi me­si, ave­va fat­to ami­ci­zia con Fou­di, un bel­lis­si­mo uc­cel­li­no ros­so fiam­man­te. Sot­to gli oc­chi vi­gi­li di sua ma­dre, Ma­ki ogni gior­no esplo­ra­va in­sie­me a Fou­di una par­te nuo­va del­la lo­ro pic­co­la fo­re­sta. La sua lun­ga e bel­lis­si­ma co­da ad anel­li gli per­met­te­va di man­te­ne­re l’equi­li­brio an­che nei trat­ti più dif­fi­ci­li. Fou­di spes­so usci­va dal­la fo­re­sta per an­da­re a man­gia­re i chic­chi di ri­so che sta­va­no ma­tu­ran­do nel­le ri­sie­re e dei qua­li era mol­to ghiot­to, ma a Ma­ki era sta­to proi­bi­to di se­guir­lo.

    Mol­ti uma­ni stra­ni ve­ni­va­no a ve­de­re la co­lo­nia di le­mu­ri tut­ti i gior­ni, ma sot­to la gui­da del­la gen­te dei vil­lag­gi non si av­vi­ci­na­va­no mai trop­po e non di­stur­ba­va­no più di tan­to. I le­mu­ri or­mai si era­no abi­tua­ti al­la lo­ro pre­sen­za e li igno­ra­va­no. Da­to il po­co con­tat­to di­ret­to nes­sun ani­ma­le del­la fo­re­sta fi­no ad al­lo­ra ave­va im­pa­ra­to a ca­pi­re la lo­ro lin­gua a par­te qual­che pa­ro­la qua e là. Fou­di pe­rò, sor­vo­lan­do le ri­sie­re, pas­sa­va spes­so vi­ci­no ai bam­bi­ni mal­ga­sci dei vil­lag­gi che gio­ca­va­no e si fer­ma­va a os­ser­va­re e ascol­tar­li. Due bam­bi­ne in par­ti­co­la­re gli pia­ce­va­no mol­to, due so­rel­li­ne chia­ma­te Ma­la­la e Ro­jo. Par­la­va­no con Fou­di, in­se­gnan­do­gli ogni vol­ta pa­ro­le nuo­ve e lui ri­spon­de­va fi­schiet­tan­do. Qual­che vol­ta, di na­sco­sto, ave­va por­ta­to an­che Ma­ki a co­no­scer­le e si era­no di­ver­ti­ti mol­tis­si­mo in­sie­me.

    Un gior­no pe­rò, tut­to cam­biò!

    2

    P

    oco do­po l’al­ba del gior­no che i le­mu­ri ri­cor­de­ran­no co­me il gior­no che gli uma­ni im­paz­zi­ro­no, la fa­mi­glia di Ma­ki sta­va cer­can­do frut­ta e se­mi per co­la­zio­ne co­me al so­li­to, gui­da­ti dal­la ma­dre di Ma­ki, che co­no­sce­va i po­sti mi­glio­ri per tro­va­re frut­ta ma­tu­ra in ogni sta­gio­ne. Quel­la mat­ti­na por­tò tut­ti su un vec­chio fi­co che si tro­va­va al con­fi­ne est del­la ri­ser­va. Dal­la ci­ma dell’al­be­ro si po­te­va ve­de­re mol­to lon­ta­no, ma que­sta vol­ta, in­ve­ce del so­li­to pa­no­ra­ma tran­quil­lo e ri­las­san­te, vi­ci­no a uno dei vil­lag­gi si era ra­du­na­ta tan­ta gen­te, mol­to agi­ta­ta, che par­la­va a vo­ce al­ta e fa­ce­va tan­ta con­fu­sio­ne.

    Fou­di si po­sò su un ra­mo vi­ci­no a Ma­ki e ri­ma­se­ro in­sie­me a guar­da­re l’in­so­li­to spet­ta­co­lo per mol­to tem­po, ov­via­men­te sen­za di­men­ti­ca­re di fa­re co­la­zio­ne. Nes­su­no riu­sci­va a ca­pi­re co­sa stes­se suc­ce­den­do e co­sì, do­po un po’, i due cuc­cio­li de­ci­se­ro di an­da­re in cer­ca del­le lo­ro ami­che nel vil­lag­gio. Vi­sto che tut­ta l’at­ten­zio­ne de­gli al­tri le­mu­ri era con­cen­tra­ta su­gli uma­ni, fu fa­ci­le per i due scen­de­re giù dal vec­chio al­be­ro e, pas­san­do tra i ce­spu­gli, di­ri­ger­si ver­so le ri­sie­re vi­ci­no al vil­lag­gio. Per for­tu­na Ma­la­la e Ro­jo sta­va­no chiac­chie­ran­do vi­ci­no a un ru­scel­lo po­co di­stan­te e quin­di po­te­ro­no av­vi­ci­nar­si a lo­ro sen­za es­se­re vi­sti dal re­sto del vil­lag­gio.

    Con un po’ di fa­ti­ca, tan­ti ge­sti e an­che qual­che di­se­gni­no nel­la pol­ve­re ros­sa del ter­re­no, le due ra­gaz­zi­ne cer­ca­ro­no di spie­ga­re il pro­ble­ma; il gior­no pre­ce­den­te era­no ar­ri­va­ti de­gli ‘va­za­ha’ – è co­sì che chia­ma­no gli stra­nie­ri in Ma­da­ga­scar - quat­tro uo­mi­ni ve­sti­ti be­ne con una gros­sa mac­chi­na nuo­va e luc­ci­can­te. Ave­va­no par­la­to tut­ta la mat­ti­na con il ca­po vil­lag­gio e lui do­po ave­va fat­to chia­ma­re i ca­pi de­gli al­tri cin­que vil­lag­gi. In­sie­me ave­va­no con­ti­nua­to a par­la­re fi­no a not­te fon­da.

    Gli stra­nie­ri, con l’aiu­to del lo­ro in­ter­pre­te, ave­va­no pro­po­sto nien­te me­no che com­pra­re l’in­te­ra ri­ser­va, in­clu­so i sei vil­lag­gi, le ca­se, per­si­no gli ze­bù e tut­te le ri­sie­re, per una gran­dis­si­ma som­ma di de­na­ro – al­me­no per le gen­ti dei vil­lag­gi era una gran­dis­si­ma som­ma! Cer­to, tut­ti gli abi­tan­ti do­ve­va­no an­da­re via ma

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