Racconti della sera
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Anteprima del libro
Racconti della sera - Domenico Faniello
INASPETTATO
IL NARRATORE DELLA SERA
Uno splendido tramonto, i suoi raggi illuminano una grande piazza in cemento.
Una delle tante zone della città, nata come luogo di raggruppamento e come tutti i grandi progetti, iniziati in pompa magna e mai terminati, con il passar del tempo si è trasformata in un luogo abbandonato della moderna epoca e del tipico stile di vita frenetico che caratterizza l'epoca. Tutti si lamentano dello stato di abbandono, del degrado, della mancata pulizia quotidiana. Gli unici che non badano a tutto questo sono gli alunni della scuola primaria. Al termine della giornata scolastica e in attesa della campanella della scuola media, utilizzano il vasto spazio a disposizione per una partita a pallone, come si soleva fare, frequentemente, in tempi recenti, non molto lontani, dove i bambini animavano i pochi spazi disponibili per il gioco, e trasformavano e adattavano anche un terreno incolto e pieno di erbacce, per le proprie necessità di gioco e di svago nel tempo libero.
All’inizio, in quel luogo non c’erano abitazioni ma solo campagne e pian piano con l’urbanizzazione delle zone limitrofe, hanno subito diverse variazioni (per anni è stata un arteria stradale che collegava il centro della città con l’estrema periferia e subito dopo, con l’aumento della domanda di nuove abitazioni, intorno alla strada sono sorte nuove abitazioni che hanno trasformato l’ambiente circostante). L’arteria principale è diventata una grande piazza, costruita per armonizzare i palazzi esistenti ma che alla fine si è trasformata in un luogo di transito.
Come ogni giorno, al tramonto, una persona soleva recarsi in questi luoghi e iniziava a leggere un libro, narrando storie nuove e mai udite, racconti inediti, frutto dell’esperienza personale di vita. Era stato molto difficile attirare l’attenzione del mondo moderno, sempre impegnato e soprattutto, ormai, non abituato a meravigliarsi di nulla; il più delle volte aveva udito commenti poco gradevoli che lo paragonano a un poveraccio, a un matto perché i loro occhi vedevano solo quello che volevano, le loro orecchie erano chiuse alle parole degli altri e le loro menti erano offuscate, esclusivamente, dai propri desideri. Dopo alcuni giorni, pian piano, un piccolo gruppo di bambini si era radunato intorno al narratore per ascoltare le sue storie, lontane anni luce da tutte le moderne tecnologie ma piene di parole capaci di aprire il cuore e soprattutto capaci di attirare la curiosità e la voglia di apprendimento.
E così, quel pomeriggio, radunatosi intorno al narratore, i ragazzi restarono in assoluto silenzio nell’attesa dell’inizio della storia.
Quel giorno, il narratore, stupì tutto il pubblico. Era giunta l’ora di scrivere una nuova storia e assegnò ai ragazzi presenti, il compito di scriverne una. I ragazzi, meravigliati da tale proposta, non sapevano e soprattutto non riuscivano a mettersi d’accordo sull’argomento della storia; ognuno di loro aveva un’idea diversa dall’altro, ognuno di loro voleva un paesaggio diverso, differenti protagonisti e così via. Stettero lì seduti per due ore a parlarsi uno sopra l’altro, senza ascoltare l’opinione degli altri, e soprattutto senza iniziare un attività di mediazione. A fine seduta, come previsto, il narratore si allontanò dal gruppo e si sedette su una panchina vicino per osservarli da lontano e dietro di lui, alcuni passanti si fermarono a osservarli nel tentativo di comprendere qualcosa. Dopo qualche minuto, ai bambini si aggiunsero i rispettivi genitori, che pur non conoscendo le dinamiche della discussione, iniziarono a insultarsi a vicenda e per poco non arrivarono alle mani. Continuarono per un'altra ora, erano così presi da tale discussione, non nell’argomentare, ma solo nell’essere protagonista di qualcosa di diverso dal solito, che non aveva udito i propri cellulari che squillavano in continuazione e le diverse e strampalate suonerie formavano un unico ammasso di rumore, che diventava incomprensibile a chiunque fosse transitato nei dintorni.
Non vedendo rincasare i propri familiari, i rispettivi coniugi, iniziò la ricerca nelle zone maggiormente frequentate dai propri cari e una volta rintracciati si unirono, in malo modo, nella discussione, contribuendo ad aizzare gli animi dei presenti.
Il narratore aveva ripreso tutta la scena e dopo un po’ di tempo, stanco di non essere ascoltato, chiamò i vigili urbani. Giunti sul posto, tutti i litiganti scomparvero nel giro di pochi minuti. Era bastata accendere la sirena per dileguare i protagonisti.
La sera successiva, giunto in piazza, ritrovò i suoi giovanotti e li invitò a seguirli in una parrocchia vicina al fine di mostrare le riprese cinematografiche del giorno precedente. I ragazzi cercavano di comprendere qualche parola. Ben presto, i giovanotti si resero conto che avevano trascorso